Koi no yokan (premonizione d'amore)

 Ti guardo seduto al centro del letto mentre gironzoli per la stanza d’albergo cercando non so cosa. Sorrido.
Nonostante tu mi superi in altezza di più o meno 40 cm ai miei occhi sembri un bambino. Ti guardo mentre t’incazzi , rovesci sul pavimento il contenuto della tua valigia, fai i capricci.                                                                      
– Che hai perso, Totchi?- Finalmente mi dedichi un po’ di attenzione.                                                                       
– Il mio amo da pesca portafortuna- arrossisci.                                                                                                            
Non posso fare a meno di fissare il tuo visetto corrucciato sotto una folta chioma riccia. Lo stesso con cui incredibilmente sei riuscito in ciò in cui altre persone, magari molto più spigliate e audaci, avevano fallito. Fare breccia nel mio cuore. Eh sì, grazie a te ho scoperto di averne uno anch’io.                                                                                             Qualcosa, forse tutto, di te mi attrasse già la prima volta che ci parlammo, in quella live house sgangherata a Nagano. “Koi no yokan” mi avresti detto tu poi, ma io allora non ci credevo a quelle stronzate. Non ci credevo finché  non hanno incominciato a passare gli anni, e ad aumentare le palpitazioni quando facevi capolino tra i miei pensieri anche solo per sbaglio. Finché non ho incominciato ad essere geloso dei tuoi fan services e delle tue gambine esili che andavi mostrando a destra e a manca. Decisi che dovevo farti  mio e solo mio. Per la prima volta nella sua vita Kyo si era innamorato. Non ricordo come mi dichiarai, perché troppe furono l’emozione e la sorpresa nello scoprire che mi ricambiavi. Perché un giovane così bello e talentuoso, che tutti, uomini e donne, desideravano aveva scelto un warumono come me?                                                                                                                                                                                                          -Non lo so neppure io perché mi piaci tanto Kyo, è solo che tu sei… così… tu, ecco. E poi sei gentile solo con me- dicesti ridendo. Quella fu la prima volta che facemmo l’amore. La prima volta che assaggiai quella droga che è il tuo corpo, dalla quale ancora non riesco (e non voglio) disintossicarmi. Non so se tu l’abbia già capito piccolo sciocco, ma mi hai cambiato la vita.                                                                                                                                                     
– Kyo! Kyo!- ritorno alla realtà e ti trovo che mi osservi con aria divertita. –L’ho ritrovato!- esulti, e da dove sei ti fiondi sul letto con un salto, piombandomi dritto addosso. Ma non mi fai male. Anzi è piacevole sentire la pressione del tuo corpo gracile sul mio più minuto quanto più muscoloso. Cominci a baciarmi appassionatamente bramando ciò che io non vedo l’ora di darti. Mi tieni in pugno Hara Toshimasa. Con te io non rispondo più di me stesso, ma solo della tua volontà. Sorrido di nuovo mentre le tue labbra sono ancora sulle mie. Sei la mia più grande forza e la mia più grande debolezza. Tu hai capito tutto, smetti di baciarmi e mi accarezzi senza fare domande.