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Autore: Ramble On    22/06/2013    4 recensioni
Prendete una ragazza sbadata, un terribile malinteso e un gruppo di quattro ragazzi scatenati.
Il gioco è fatto!
Genere: Demenziale, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Montreal
 
 
 
Non avevo mai avuto problemi con le ragazze che seguivano il gruppo. Io, al contrario delle altre, ero considerata la "fidanzata" di Robert, e nessuna aveva ancora osato provare a mettersi tra noi due. 
Ma di tutte le grupies che orbitavano intorno ai Led Zeppelin, ce n'era una che mi stava cordialmente antipatica. 
Magrolina, riccia e con una bocca un po' troppo grande per il suo volto scarno. 
Sentivo Jimmy chiamarla spesso "il mio angelo", ma il suo vero nome era Lori o Lori il cavallo, come la chiamavamo io e Blue. 
Perché Jimmy la preferisse a tutte le altre era un mistero. 
Jonsey ipotizzava che si scambiassero consigli per domare i loro capelli ricci, ma dubito che facessero questo tutte le volte che scomparivano dal gruppo. 
Io e Lori cavallo non avevamo mai avuto una conversazione vera e propria, ma le battutine che faceva a Robert, alludendo ai loro tempi passati, mi facevano saltare i nervi. 
Robert non faceva niente per migliorare la situazione, anzi negli ultimi giorni si era mostrato insolitamente distaccato rendendomi ancora più agitata e di cattivo umore.
 
Quella mattina eravamo tutti nella suite di Peter per discutere del concerto della sera precedente. Jimmy insolitamente allegro e gentile con me. Robert insolitamente non geloso e distante.
Jonsey era troppo occupato con Blue per accorgersi che qualcosa non andava. 
Fortunatamente Bonzo, mi propose di accompagnarlo a comprare qualcosa da riportare a Pat e Jason. 
Accettai senza pensarci due volte.
 
-Sei stata veramente gentile ad accompagnarmi. 
Bonzo mi sorrise dolcemente e mi fece passare il braccio intorno alle spalle. 
-Meglio così. Un altro minuto in quell'albergo e sarei impazzita. 
-Che ha combinato stavolta? 
Chiese incuriosito anche se era ovvio che avesse capito. 
-Non cosa gli sia preso, ma in questi ultimi giorni lo vedo così distante...
-Sarà lo stress per il tour, no? 
Si affrettò a dire Bonzo sorridendo imbarazzato. 
Capii che c'era qualcosa in più che sapeva e che non voleva o non poteva dirmi. 
Prima che potessi cercare di convincerlo a parlare mi prese sottobraccio ed entrammo in un negozio di antiquariato. 
Aprimmo la porta facendo suonare il campanello. Nessuno venne ad accoglierci. 
-Pat adora questo genere di cose. 
-Sono molto belle effettivamente. -Dovresti vedere a casa nostra, abbiamo un letto in mogano veramente stupendo. 
Camminammo lungo il negozio in cerca di un regalo. 
-Non c'è anima viva. 
-Vuol dire che siamo liberi di prendere tutto quello che vogliamo senza pagare. 
Sghignazzò Bonzo dirigendosi verso una scatola di vinili. 
Una voce alle nostre spalle ci fece trasalire. 
-Non credo che sia proprio così! 
Ci girammo di scatto. Un vecchietto sorridente ci fece incontro. 
-Ma noi scherzavamo, ovviamente. 
Cercai di giustificarmi. 
-Non ho dubbi. Posso aiutarvi comunque? 
-Si grazie, sto cercando un regalo per mia moglie. 
Bonzo e il vecchietto si allontanarono mentre io rimasi indietro. 
C'erano oggetti di ogni tipo: tagliacarte, accendini, lampade, vecchi libri. 
Su un tavolino in mogano trovai un carillon. Feci girare la manovella e le note di "Let it be" si liberarono nell'aria. 
Rimasi ad ascoltare incantata. 
Appena la melodia finì rigirai la manovella per far ripartire la musica. 
-Pensi di comprarlo o vuoi rimanere qui tutto il giorno? 
Mi girai di scatto facendo cadere a terra il carillon. 
-Scusi. Sono qui solo per dare un'occhiata. 
Mi piegai a terra per raccoglierlo, ma il ragazzo fu più veloce di me. 
-Scusa tu, non volevo spaventarti. 
-Però ci sei riuscito. 
Il ragazzo mi sorrise. 
-Ammetto che ci avevo pensato. 
-Lo fate con tutti i clienti? 
-No, solamente con le ragazze carine. 
Sorrisi compiaciuta. 
-Se è una tecnica per cercare di farmi comprare qualcosa, sappi che non funziona. Non ho nemmeno il portafogli. 
-Puoi pagare domani. 
Disse riponendo il carillon sul tavolo. 
-Spiacente, ma non ho proprio soldi. 
-Cerchi lavoro allora? 
-Nemmeno. È una situazione un po' più complicata. Diciamo che sono partita con degli amici piuttosto di fretta e senza soldi. 
Mi guardò scettico. 
-Non mi credi eh? 
-Mi sembra un po' una scusa campata per aria. Comunque, il mio nome è Tim. 
-Eva. 
Risposi porgendogli la mano. 
-E dimmi Eva, sbaglio o il tuo amico è John Bonham? 
-Conosci i Led Zeppelin? 
Domandai stupita. 
-Lavorerò pure in un negozio di antiquariato, ma ho pur sempre venticinque anni, non sono così vecchio dentro. 
Scoppiai a ridere. 
-Hai ragione. Comunque è proprio lui. 
-Caspita! E tu saresti una sorella, cugina o qualcosa del genere di qualche componente della band? 
-Non proprio. 
-Ah! Dovevo immaginario, sei una di quelle ragazze che li accompagnano nei tour...
-Una groupie? No, non esattamente. 
-Sei la loro manager? Non credo ci siano altri ruoli. 
Mi immaginai manager dei Led Zeppelin con tanto di vestiti e ciccia alla Peter Grant. 
-Nemmeno. Senti, non lo so nemmeno io e sinceramente non mi va di parlarne con uno sconosciuto. 
Tim incassò il colpo. 
-Scusa, hai ragione. Volevo solamente chiacchierare con qualcuno che avesse meno di 80 anni. 
Disse passandosi una mano tra i capelli nervosamente. 
Mi misi a ridere. 
-Scusa tu. Hai beccato la giornata sbagliata. 
-Domani potrebbe essere la giornata giusta? 
-Mi stai chiedendo di uscire? 
-Sono consapevole di non essere spigliato con le ragazze come potrebbero essere i tuoi amici, comunque... Si. Ti andrebbe di uscire con me? 
Rimasi a pensare qualche secondo. Tim mi guardava con i suoi occhioni azzurri da bambino in attesa di una risposta. 
Pensai che saremmo potuti uscire da amici. Avrei avuto qualcuno con cui sfogarmi, una persona che non girasse nella band. Non frequentavo persone normali da un po' e poi Robert non si sarebbe preoccupato, non stavamo nemmeno insieme. E le cose ultimamente non andavano per il verso giusto... 
-Okay. Si potrebbe fare. 
-Ottimo! 
-Hai un foglio? 
-Vado a prenderlo. 
Tim si scapicollò in cerca di un foglio andando a sbattere contro un tavolino. 
-Tutto okay, giuro! 
Gli sorrisi. 
-Vedi di non morire prima, o domani non potremo vederci. 
Tim tornò con carta e penna dove scribacchiai il numero dell' hotel e della mia camera. 
Glielo porsi e lui se lo mise in tasca dopo averlo osservato come se fosse un trofeo.
 
 
Rientrammo in albergo giusto in tempo per l'ora di cena. 
-Ragazzi, questa sera ci hanno invitato a una festa. È roba importante a scopo promozionale. Quindi vedete di mettervi un po' in tiro.- Peter ci scrutò uno per uno, poi si soffermò su di me. -Tu troverai quello che ti devi mettere in camera tua. 
-Okay capo. 
-Robert niente camicie slacciate e limoni in mostra. 
Il biondo si guardò compiaciuto il pacco. 
-Non penso ci sia altro da dire. Comportiamoci in maniera decente. Qualche domanda? 
Alzai la mano. 
-Io.
-Sentiamo. 
-Vorrei sapere dove troverai un vestito elegante che abbracci tutte le tue forme.
Sentii le risate soffocate di Jimmy e Robert. Peter gonfiò il petto. 
-Ora se non ci sono VERE domande, andate a prepararvi.
Il ciccione ci congedò frettolosamente riservandomi una personale occhiata di disprezzo.
 
 
Ci misi qualche minuto a capire se quel vestito me lo sarei dovuto mettere sul serio o se si trattava di uno scherzo di Cicciopanza. Quando Blue venne a bussare in camera con un vestito simile al mio, mi rassegnai al mio destino.
 
-Potrei accorciarlo. 
-Eva sei bellissima così. Credimi ti sta veramente bene. 
Mi girai un'altra volta davanti allo specchio. 
-Mi sento così inadeguata. 
-Smettitela. Scommetto che quando Robert ti vedrà rimarrà senza parole. 
-Già. 
-Che è questo tono? 
-Non ti sei accorta? Sono due giorni che non mi parla praticamente. 
-Dove è finita la Eva che conosco io? Quella che non si lascia coinvolgere sentimentalmente? Io fossi in te lo lascerei perdere. 
Abbozzai un sorriso. 
-Ora andiamo giù prima che salga Peter a cercarci. 
-Allora possiamo anche prendercela comoda.
 
Alla nostra vista i ragazzi rimasero a bocca aperta. 
Jonsey si sbrigò a prendere Blue sotto braccio per accompagnarla alla macchina. 
Io rimasi indietro con Cole, Grant e gli altri tre. 
-Devo dire che sembri quasi una donna con questo vestito. 
Commentò Cole facendo cadere il suo sguardo fastidioso nella mia scollatura. 
Robert storse la bocca. 
-Grazie Richard, ma ora potresti anche guardarmi negli occhi se non vuoi che ti ficco una scarpa in culo. 
-Ecco, basta sentirla parlare per capire che è sempre la stessa. 
Sghignazzò Grant. 
Mi morsi la lingua per non rispondergli a tono. 
Contro ogni mia aspettativa, Jimmy mi si avvicinò. 
-Posso accompagnarti alla macchina? 
-Credo di potercela fare da sola. Saranno si e no cento metri. 
Jimmy sorrise. 
-Insisto. 
-Come vuoi. 
Il chitarrista mi prese sotto braccio facendomi sussultare quando la sua mano accidentalmente sfiorò il mio fianco.
Mi voltai per osservare la reazione di Robert. Non provai nessun senso di colpa quando vidi la sua espressione contrariata, era sempre l'uomo che da due giorni aveva deciso di ignorarmi.
 
 
-Con questo vestito sembri una principessa. 
-Odio le principesse. 
Jimmy scolò il bicchiere di Jack Daniel's e si passò la lingua sulle labbra. 
-Era per fare un complimento. 
-Ritenta. 
-Sei bellissima stasera. Va bene così?
-Perfetto. 
Mi avvicinò l'ennesimo bicchiere. 
-Peter si è raccomandato di comportarci bene. 
Sorrise socchiudendo gli occhi. 
-Noi ci stiamo comportando bene signorina Rigby. Almeno per ora. Che ne dice di brindare? 
-A cosa signor Page? 
-Bisogna per forza brindare a qualcosa? 
Mi resi conto che stavo flirtando con Jimmy Page e la cosa non mi dispiaceva e non dispiaceva nemmeno a Robert a giudicare da come se la stava spassando circondato da un branco di adulatrici. 
Jimmy notò che stavo guardando il suo amico e richiamò la mia attenzione. 
-Io direi di brindare ad un nuovo inizio. 
Sorrisi convinta e avvicinai il mio bicchiere al suo facendoli scontrare.
 
-A cosa pensi Eva? 
-A Robert. 
Jimmy sospirò. 
-Non ti ha ancora parlato? 
Alzai le spalle e rimasi in silenzio. 
-È diventato più vigliacco di quanto mi ricordassi. 
-Se non mi vuole più me lo potrebbe venire a dire in faccia. 
-Non è questo. Credo che si sia innamorato di te. 
Sentii qualcosa bruciarmi nel petto. 
-Io non lo capisco più Jimmy. 
-Non posso fare io quello che dovrebbe fare lui. Ti dico solo che le cose cambieranno d'ora in poi. 
Smisi di torturare il ghiaccio nel bicchiere con la cannuccia. 
-L'avevo capito. 
-Mi dispiace, ma io non posso aggiungere altro. 
-Evviva l'omertà. 
-Una cosa posso dirtela. Lui non ti merita. 
-Tu pensi di meritarmi di più?
-Credo di si. 
Rimanemmo in silenzio imbarazzati. 
-Credo che sia meglio che io me ne vada. 
-Aspetta!
Mi avvicinai a lui portando la mia mano sul suo viso. Gli accarezzai le guance e le labbra. Jimmy intrecciò la sua mano tra i miei capelli. 
Mi avvicinai ancora di più al suo viso e dischiusi le labbra.
I nostri sguardi si incontrarono per qualche secondo. 
-Non sai quanto ti desidero Eva, ma non così. 
Si allontanò da me lasciandomi sola con il bicchiere vuoto ancora in mano. 
Dietro di me c'era Robert. 
-Cosa stavi facendo? 
-Che ti importa? Ti sei ricordato che esisto? 
-Non rendere la cosa più complicata di quanto sia. 
Sbattei il bicchiere sul bancone. 
-Mi volete spiegare che cos'è questa cazzo di cosa? 
Robert sembrava piuttosto brillo ed io stavo per piangere dalla rabbia. 
Mi prese con rabbia e mi strinse a se baciandomi aspramente lasciandomi senza parole. 
Le mie lacrime bagnarono il suo volto. 
Mi meravigliai di quanto mi fosse mancato il suo profumo. 
-Io ti devo parlare. 
-Non voglio parlare ora. Ho capito. 
Robert mi strinse ancora più forte baciandomi la fronte. 
-Andiamo in albergo?
Riuscii a pronunciare un debole "si" ed uscimmo dal salone sotto lo sguardo contrariato di Jimmy.
 
 
Quella fu la nostra notte più bella. Io e Robert ci amammo senza alcun pudore, contenti di esserci ritrovati. Facemmo l'amore più e più volte senza mai essere stanchi, entrambi consapevoli che quella sarebbe stata l'ultima volta. 
Non trovai il coraggio di chiedergli spiegazioni e nemmeno ero sicura di volerle, mi bastava vivere quel momento e poterlo ricordare per sempre. 
Mi sentii pronta a separarmi da lui pur sapendo che in qualche modo ci saremmo appartenuti ancora.
 
Mi svegliò il telefono sul comodino che squillava incessantemente. Pensai subito a Tim e mi affrettai a rispondere. Non vedevo l'ora di vedere qualcuno che non avesse a che fare con la band. 
-Bonjour Tim! 
La voce che rispose dall'altro capo non era proprio quella di Tim. 
Rimasi senza fiato per qualche minuto. 
-Mamma?


*angolo dell'autrice*
A due giorni dalla terza prova cosa faccio invece di studiare? Pubblico un nuovo capitolo ovviamente! :D
Comunque spero che vi piaccia almeno la metà di quanto sia piaciuto a me (modestia).
Non so cosa dire se non che devo fuggire a studiare ._.
Spero vivamente di aggiornare presto, ma ne dubito fortemente.
Adios zan-zan!
<3
  
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