Anime & Manga > Twin Princess
Ricorda la storia  |      
Autore: Uni    23/06/2013    5 recensioni
[No Paring — a Fear]
Non prendete alla leggera le mani, i gesti che compiono. Ciò che non si riesce ad esprimere a voce, lo si esprime a gesti, no? Le mani sono voci e lo stilo il loro microfono. Non date per scontata la danza che la penna compie sul foglio: è l'eco dell'anima di qualcuno la quale voce è stata sommessa dal rumore dei sentimenti, una voce pura e candida che, attraverso lo stilo, ha trovato la strada per arrivare fino a te.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fine, Rein
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciò che è importante.
Riconoscere la scrittura di un amico sulla busta solleva il cuore, anche nel giorno più grigio.
– Charlotte Gray.

 
— Il treno è arrivato in stazione — la voce dall’altoparlante annunciava la nostra separazione. Calde lacrime cominciavano a rigare il mio volto e il sole, andandogli contro, lo rendeva splendente. Anche la Mamma e il Papà erano nella mia stessa condizione, ma mentre loro ti salutavano, io restavo di spalle, cercando di reprimere i singhiozzi. Ti accorgesti subito del mio flebile pianto, così ti avvicinasti cautamente poggiando la tua nivea mano sulla mia spalla. Mi girai di scatto, incontrando di conseguenza i tuoi occhi, anch’essi velati da un leggero strato di lacrime: a differenza dei miei le trattenevano.
Ti invidiavo per questo! Tu, a differenza mia, riuscivi a essere forte mentre io - debole ramoscello - mi spezzavo al minimo soffio di vento.
Mi guardasti dolce e io a quel punto scoppiai, mi gettai tra le tue braccia, che sempre, nei momenti di tempesta, mi hanno curato e coccolato, e solo allora ti accorgesti della piccola busta bianca che reggevo salda tra mani. Mi guardasti interrogativa prendendo quella busta un po' bagnata dalle lacrime, un po' stropicciata: i nostri occhi parlavano al posto della voce, che avrebbe rovinato ulteriormente il mio viso da altre lacrime e avrebbe fatto tacere i tuoi occhi.
Un secondo richiamo da parte dell’altoparlante, ti spinse a salire su quel treno. Ti accompagnai a testa bassa al portellone del treno e con una mano ti aiutai a salire. Le porte si chiusero e un vetro trasparente come l’acqua ci separava. Solo un vetro. Avrei potuto abbatterlo con un soffio, eppur ci separava.
Già mi mancava il tuo contatto. Il treno cominciò a muoversi  verso la destinazione che ci avrebbe distanziate per mesi, tu guardasti la busta che poco prima ti avevo donato e correndo seguii il treno per altri dieci metri, urlando «Ti prego! Ti prego, aprila solo quando sarai arrivata.» Mi guardasti quasi confusa, ma poi i miei occhi ti fecero capire tutto - come sempre del  resto.
Appena il marciapiede della ferrovia finì, io fui costretta a fermarmi: se non fosse stato per quello, ti avrei seguita fino a là. Appena il treno sparì dal mio campo visivo, altre calde e amare lacrime caddero dai miei occhi, ma un sorriso pieno di tristezza e solitudine si fece largo tra le lacrime, alleviando di poco il dolore. Solo il pensiero del tu ritorno faceva splendere le mie giornate di quel sole tiepido che solo la tua compagnia riusciva a far sorgere. 
Quella lettera, esprimeva la vera voce della mia anima, che muta, chiese aiuto alle mani per poter esprimere ciò che avrebbe voluto urlare: non andare via.
Scendendo dal treno, salisti sul taxi per raggiungere la tua nuova casa: volevi che fosse affacciata sul mare, perché dicevi che - modo suo mi somigliasse. Una casa bianca, a due piani, vicino il centro storico. Speravi con tutto il cuore che si vedesse il mare, quindi salisti le scale dimenticando all'entrata le valigie cariche. Ecco la tua stanza; giri velocemente la chiave e ti stupisci vedendo che il mare è proprio lì. Aprendo le ante del balcone, una lieve brezza marina invase il tuo corpo, e ti sentisti come a casa. Pensando alle nostre notti in bianco a parlare dei nostri sogni, ti ricordasti di me e della mia lettera, ecco che l'apristi:

Cara Sorellina,
non sarà la distanza a farci perdere, non sarà il buio a farci dividere. So bene che soffri tanto quanto soffro io, la nostra distanza. Proprio noi che siamo sempre state insieme, come il cielo e il mare: identiche e diverse, insieme ma divise impercettibilmente da quel nastro illusorio, chiamato orizzonte. Ora pare quasi che le nuvole abbiano oscurato il cielo e che il mare, rimasto solitario, dentro sé, conosca la forza di mille tempeste: soffre la mancanza del sole. Ma anche se non riesce a vederlo, il mare sa che il cielo è sempre lì. Distante, ma presente. Quindi aspetterò con ansia, che le nuvole si dissolvano, permettendo al cielo e al mare di ricongiungersi e permettendo al sole di splendere nuovamente.
Quindi, torna presto a far splendere il sole.
ti voglio bene.

Calde lacrime sul tuo volto, immerse in un paesaggio che abbracciando la tua anima, sapeva ridurre quella terribile distanza.
Calde lacrime sul mio volto, oscuravano l'immagine di un cielo limpido e luminoso.


Linee dedicate alla mia preziosa stella.
Perché nulla - e dico nulla - riuscirebbe a dissuadermi dal volerti bene
.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: Uni