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Autore: reby    23/06/2013    1 recensioni
Talvolta i sentimenti non sono così chiari come li definiscono.
Entrano ed escono dalla nostra vita come polvere al vento senza offrirci la possibilità di afferrarli e stringerli a noi.
-STORIA IN FASE DI REVISIONE, ripubblicata con capitoli corretti ed ampliati
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Personalmente odio i dormitori di Serpeverde.

Sono talmente umidi, con i muri in pietra così freddi e pieni di spifferi che sembra di trovarsi ad Azkaban.

Chiamatemi anche schizzinoso ma dovreste provare voi a dormirci in inverno.

In quel posto, Azkaban intendo, ci sono stato realmente solo una volta quando accompagnai mia madre a trovare quello.

Non ho mai accettato il fatto che i miei genitori fossero dei Mangiamorte e non Mangiamorte qualunque, no. Veri aiutanti di Voldemort, collaboratori a tempo pieno.

Non fosse stato per il cuore che mia madre dimostrò d’avere solo in quell’occasione, a quest’ora forse ci starei anche io in quel covo di pazzi assassini.

Scommetto non pensavate che io, Draco Malfoy, facessi simili discorsi.

In tutti questi anni ho forgiato su di me una maschera impenetrabile che riparasse il vero me dagli sguardi della gente, dai pensieri, dai loro giudizi che mi feriscono fin dentro l’anima. Il pensiero che tutti mi reputino uguale a coloro che mi hanno messo al mondo, che non sia capace di provare veri sentimenti, mi ha sempre logorato.

Le mie colpe però le ammetto.

In questi quasi sette anni ad Hogwarts non ho fatto niente per smentire le voci che si sono create sulla mia persona e all’inizio ci marciavo anche.

Che volete farci, sono un ragazzo orgoglioso e l’alone di sciupa femmine, maschilista e menefreghista si è rivelato anche utile in più di un’occasione.

Fino al quinto anno posso dire di essermela spassata. Quello che però nessuno sa, escludendo Blaise naturalmente, e che a volte quando ritornavo in camera mi chiudevo nel mutismo assoluto, lacerandomi nell’incertezza del mio destino e nell’erroneità dei miei comportamenti.

Più di una volta ho pensato di farla finita.

Quando lo Sfregiato e gli Auror sono riusciti a sconfiggere Voldemort, la mia vita si era trasformata in un vero incubo. Mio padre nascosto chissà dove, mia madre disperata che cercava di rintracciarlo e intanto fuggiva dagli Auror anche lei.

Ed io qui.

Costretto a subire gli sguardi muti e pieni di disgusto di tutti, ammirato soltanto da alcuni miei compagni di Casa che veneravano quello che i miei genitori avevano fatto.

Una volta Theodore disse che mi invidiava.

Invidiare, certo.

Può sapere lui come ci si sente a vivere in una situazione più grande di se stessi?

Come può comprendere cosa significhi sentirsi destinati ad altro e non poterlo ammettere davanti a nessuno?

Come può capire come ci si sente ad avere entrambi i genitori rinchiusi ad Azkaban?

Con estrema cura e parsimonia arrivai a preparare una pozione complicata che mi avrebbe fatto morire senza alcun dolore. Finii il lavoro dopo tre lunghi mesi e la riposi in una boccetta che portavo sempre con me durante le lezioni, nascosta sul fondo della mia borsa.

Ma poi accadde l’impensabile.

Accadde che lei inciampò nella mia vita, letteralmente.

Eravamo usciti dall’aula di Trasfigurazione e Pansy si rivelò la vigliacca di sempre. Senza farsi vedere le mise un semplice sgambetto, non calcolando però che io stessi passando proprio in quel momento e la Mezzosangue mi finì addosso.

Cademmo entrambi, facendo ammutolire tutti. Ricordo ancora bene quel momento, nonostante siano passati alcuni mesi.

Sentivo il suo corpo aderire al mio completamente, sentivo le sue mani sul petto e lei ancora stordita che cercava di rialzarsi.

Aprii gli occhi e ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio. Non so cosa accadde, pensai allo spavento, ma rimasi incantato dai suoi occhi.

La vidi arrossire e pochi attimi dopo le forti braccia di Potter la tirarono su. Mi ripresi da quel contatto così strano, aggiustai mentalmente la mia maschera da freddo Serpeverde e iniziai la mia solita sequela di insulti senza nemmeno volerlo.

Poi l’impossibile.

Blaise si avvicinò alla mia cartella rimasta a terra, e notò che era macchiata da un liquido nero. Non gli bastò nemmeno chiedere, è esperto almeno quanto me in Pozioni.

Mi gettò la cartella e si allontanò con grandi passi, mentre Pansy, Daphne e le altre Serpeverde mi attorniavano chiedendomi se stessi bene.

Continuavo a rivedere gli occhi furiosi del mio migliore amico. Continuavo a rimanere basito, pensando a cosa quell’avvenimento avesse comportato.

Continuavo a pensare che, seppure involontariamente la Mezzosangue mi aveva salvato la vita.

 

 

 

 

- Draco? -

La voce di Blaise mi riscuote dai miei pensieri e senza prestargli molta attenzione inclino il capo dalla sua parte.

Ma alzando gli occhi vedo che tutta la classe mi sta guardando e i Grifondoro ghignano.

Solo adesso mi accorgo che Vitious mi guarda spazientito.

- Signor Malfoy allora? - mi chiese irritato.

Lo guardo senza capire, il che di sicuro mi rende ridicolo agli occhi degli altri.

Decido di sfoderare le mie armi da perfetto Serpeverde quale sono.

- Mi sono scocciato di seguire la lezione di oggi, - affermo algido, convito e il ghigno dei Grifondoro si spegne all’istante, facendo posto a quello dei miei compagni.- Me ne vado fuori -.

- Signor Malfoy questo le costerà una settimana di punizione!Dieci punti in meno a Serpeverde! - mi urla dietro e io continuo a ghignare raccogliendo le mie cose e spostando la sedia con un calcio.

Vedo Blaise che mi guarda storto, ma ghigna anche lui quasi reggendomi il gioco.

Ho la mano sulla maniglia della porta quando per sbaglio – oppure no -, i miei occhi freddi finiscono dalla parte dei rosso-oro.

E vedo Hermione Granger scrutarmi con le sopracciglia aggrottate, seduta tra lo Sfregiato e Lenticchia.

Accentuando il ghigno verso la sua direzione, spingo la maniglia ed esco fuori dall’aula.

Mi fermo sotto un arco e getto la cartella a terra di fianco a me.

Allento il nodo della cravatta e  ravvio i capelli con una mano.

Era la prima volta che mi rivolgeva uno sguardo del genere.

Non sprezzante, non da fervida Grifondoro… ma quasi crucciato. Oserei dire indagatore.

Che avesse percepito la mia farsa?

No, impossibile. Nessuno oltre Blaise riesce a distinguere i due lati di me.

Sfilo dai pantaloni della divisa una sigaretta babbana e con un colpo di bacchetta l’accendo.

Si, so cosa state pensando.

Draco Malfoy che fuma roba babbana. Vi dirò, nonostante non ami i babbani, - anche se la mia massima aspirazione non coincide con il loro sterminio, – ho scoperto che possiedono oggetti davvero utili. Come le sigarette e un apparecchio con tanti numeri con il quale è possibile comunicare a distanza con un’altra persona. Non ricordo come si chiami, anche se Blaise da quando me l’ha regalato non fa altro che ripetermelo.

Ho tirato la prima boccata quando infondo al corridoio vedo la porta dell’aula che ho appena lasciato riaprirsi.

Rigiro la testa con noncuranza, tornando ad aspirare lentamente.

- Non sapevo fumassi, Malfoy -.

La voce che sento mi fa fremere il cuore. Ed ecco che il solito ghigno torna ad incurvare le mie labbra. - L’unica cosa che i babbani abbiano mai fatto di buono nelle loro inutili vite -.

Girò la testa nella sua direzione e la vedo stringere i pugni con lo sguardo assottigliato.- Sei il solito scemo Malferret -.

Non rispondo e butto il fumo nella sua direzione con la mia aria di strafottenza.

- Mi sei sembrato strano prima -.

Per un attimo i miei occhi si sgranano e le dita intorno alla sigaretta si irrigidiscono impercettibilmente.

- Inizio a credere che la tua sia solo facciata, Malfoy -.

Non riesco a credere a quello che la mia Mezzosangue mi sta dicendo. Eppure…

- Cosa blateri Mezzosangue? Torna dai due cocchi che ti porti dietro, i loro due neuroni potrebbero offendersi - le rispondo, riprendendo il controllo della voce.

Non riesco a guardarla e lei sicuramente pensa che sia un gesto di superiorità nei suoi confronti.

No Hermione… non è superiorità la mia.

- Non so nemmeno perché io stia perdendo il mio tempo qui…- continua lei assorta, e quando decido di puntare i miei occhi su di lei vedo che ha incrociato le braccia sotto il seno.

Non so come io abbia fatto a non accorgermi prima del suo fascino.

Anche con la divisa riesce a distinguersi, con i capelli crespi e arruffati di sempre che le danno quel tocco di diverso.

E i suoi occhi…

Aspiro nuovamente e butto la sigaretta a terra. Quando inizio ad avvicinarmi la vedo quasi barcollare ma non si muove dal suo posto.

- Cosa ti autorizza a parlarmi in questi toni, mh Granger? - le chiedo con la voce inspiegabilmente più rauca.

Vedo che per un attimo si guarda intorno per poi ritornare a puntare gli occhi nei miei.- Non ho bisogno di nessuna autorizzazione. Io parlo come voglio -.

Ah, Granger Granger…sempre orgogliosa e fiera.

Ormai le sono di fronte, ad un passo da lei. Vorrei accarezzarle una guancia rosea ma so bene che non posso.

Come hai fatto a ridurmi in questo stato?, penso mentre infilo le mani nelle tasche restando in silenzio.

- Allora?- mi domanda, alzando le sopracciglia quasi sfidandomi in qualcosa.

- Perché sei venuta qui Granger? - soffio a bassa voce, sperando che lei non colga la muta speranza che ho riposto in quella domanda.

- Mi ha mandata Vitious. Ti informo che la punizione la sconterai con me a partire da domani. So che non sei eccellente in Incantesimi e mi ha incaricato di aiutarti -.

E’ un fulmine a ciel sereno, ma questa volta il fatto di esser stato usato da bersaglio ha un sapore meno amaro.

Forse per la prima volta dovrei dire grazie ad un professore, nano che sia.

- La punizione vera e propria sarà stare con te, Mezzosangue -, affermo con una smorfia disgustata.

Sono proprio un bravo attore, dovete ammetterlo.

Lei sembra offendersi.- Come ti pare. Domani alle otto nell’aula dei Duelli, a quell’ora è libera. E non tardare -.

Si volta indispettita e a passo svelto la vedo allontanarsi per poi rientrare nell’aula a gran fretta.

E finalmente posso lasciarmi andare ad un sorriso mentre il cuore continua a battermi furioso nel petto.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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