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Autore: eia    24/06/2013    9 recensioni
Carissime, non è una nuova storia, ma saranno piccole one-shot legate a mezzo&mezzo, con i nostri personaggi preferiti, brevi storie che raccontano situazioni partorite dalla mia mente malata...
Spero vogliate seguirmi anche in questa..
Per chi non ha letto la serie mezzo&mezzo.. bè vi consiglio di leggerla, specialmente se adorate Jacob Black, ma se volete farvi una lettura veloce e volete capire di chi parla questo capitolo fatevi un salto su mezzo&mezzo3 appendice, una presentazione dei miei personaggi.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'mezzo&mezzo '
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Leah: presa di posizione

Primo giorno nella casa nuova. Ho portato con me tutto quello che mi sembrava giusto non lasciare alle due stronze che si approprieranno di casa mia, non cose solo mie ma anche qualcosa che apparteneva a mio padre e a cui sono affezionata in modo particolare. Anche se sistemare la sua vecchia poltrona in questa casa non è stato semplice: stona con tutto!
Per questo l’ho fatta mettere qui, in camera da letto. Ci passo davanti e storco in naso. Quella pelle rossa segnata dal tempo non centra nulla con il bel copriletto grigio con effetto sfumato o con la miriade di cuscini dalle varie tonalità dal bianco al nero che decorano il letto.
Il letto sembra quello di un’esposizione e la poltrona sembra uscita dalla discarica. Ma è la poltrona di mio padre… forse però… potrei comprare un telo in tinta e ricoprirla…
Dalla porta Embry si schiarisce la voce per richiamare la mia attenzione.
“Ho sistemato la bici di tuo padre in garage…”
“Ahm… grazie.”
“Hai bisogno di qualcos’altro?”
“No, grazie… ho tutto.” Anche troppo a dirla tutta. Mai avuta una camera così grande, o una cabina armadio o un bagno in cui potrei anche nuotare nella vasca…
Lui si guarda attorno, sospira e affonda le mani nelle tasche. Sembra abbia qualcosa da dire ma che non trovi il modo per farlo.
“Dimmi.” Lo esorto, anche se è strano che Embry si tenga qualcosa per sé.
“Non fraintendermi… sono contento per te, insomma tu senza casa, questa era vuota… è stata la soluzione migliore, ma da qualche parte, giù in fondo, mi dà un po’ fastidio. Una casa così grande, così bella e per di più completa in tutto… insomma se Rachel non la voleva poteva dirlo che me la sarei presa io. Magari era la volta buona che approfondivo il rapporto con Billy.”
Lo guardo allibita non sapendo cosa dire. Poi farfuglio qualcosa sulla sua, quella che si è preso sulla spiaggia.
“Certo che mi piace! È isolata e posso fare quello che voglio… ma la sto pagando e la pagherò ancora per qualche anno. E anche io come te non ho un lavoro, non uno vero e proprio, eppure lo sto facendo.”
“Embry… non so cosa dire… a me è stata offerta. Se sapevo che la volevi per te non avrei accettato…”
Sbuffa e dondola sul posto.
“Hai ragione… mi sto lamentando con te quando non è a te che dovrei dire queste cose… ma parlare con lui a volte è proprio impossibile.” Alza lo sguardo su di me e mi fissa silenzioso.
“Cosa c’è?”
“Si dice in giro che lo hai accettato…”
Il suo commento mi fa prudere le mani e la lingua e la voglia di mandarlo a quel paese mi solletica non poco, ma mi mordo la lingua e lascio cadere il silenzio.
“E’ vero? E’ per questo che sei venuta ad abitare qui?”
Lo  guardo per qualche minuto senza dire nulla e mi viene il dubbio che l’astio di prima non fosse rivolto tanto al fatto che mi sono trasferita qui ma piuttosto alla possibilità che tra me e Billy ci sia qualcosa.
“Se così fosse ti darebbe fastidio?”
Non risponde subito, ci pensa qualche attimo, poi scuote la testa.
“E allora cos’è che vuoi sapere?”
“E’ vero che Sam ti ha fatto una scenata?”
Lo fisso senza rispondere e dopo qualche attimo lui sogghigna.
“Che stronzo… con che coraggio? Prima ti lascia e poi… è contrario se qualcun altro ti gira attorno?”
“Gli dà fastidio che sia Billy: per la differenza d’età e… forse anche per tutto quello che c’è stato tra di noi. Voglio dire, non è uno sconosciuto, era amico di mio padre, mi ha vista nascere, crescere…”
“Ma a te queste cose danno fastidio?”
Non so cosa rispondere. In effetti un po’ si… pensarmi con l’amico di mio padre, quello stesso uomo con cui la mia famiglia si trovava il sabato sera quando ero piccola… è strano.  Ma non del tutto. Lui mi conosce, io conosco lui. Conosciamo il nostro passato e questo può essere un punto a nostro favore. Un po’ come mia madre e Charlie: lei stessa ha detto che a volte si perde a ricordare mio padre e Charlie la rispetta, rispetta i suoi bisogni e i suoi spazi. Per noi potrebbe essere lo stesso. Certo, sempre che tra noi prima o poi qualcosa si sblocchi.
“Non tanto vero?” chiede Embry  e sono in quel momento mi ricordo di non essere sola.
“No, non tanto.”
“Quindi… tra qualche tempo potrò considerarti la mia matrigna?” chiede fingendosi esaltato dalla cosa.
“Non provarci!” ribatto di petto ma poi tutta quell’enfasi si sgretola.
“A dire il vero non so nemmeno se succederà mai…”
Mi guarda stranito e fa un’espressione buffa e stranamente mi sento a mio agio. Anche se non è poi così strano. È vero, io ed Embry non siamo mai stati amiconi, lui per i miei gusti è sempre stato troppo libertino e troppo giullare mentre io sono riservata o come dice lui musona, quindi creare un legame è sempre stato difficile. Ma, a parte il modo frivolo con cui conduce la sua vita, so che lui è uno presente, uno che quando chiami corre, uno che ti fa scudo con il suo corpo se serve, quindi non è così difficile sentirsi al sicuro con lui.
“Sai… vuole sposarmi.” Dico scatenando in lui la reazione che mi aspettavo. Sgrana gli occhi e resta a bocca aperta.
“Si… prima o poi. Ma vuole fare le cose con calma, vuole dare alla gente il tempo di abituarsi della mia figura accanto alla sua. Per il mio bene e anche per il suo.”
“Ma tu sei…. Voglio dire… cioè non è che ci si sposa così… tanto per…”
“No… cioè… non so… no!” sbuffo e mi siedo sulla poltrona. La seduta si affossa un po’ troppo… dovrei portarla a far mettere a posto se voglio davvero tenerla.
“Sono… interessata… cioè era l’ultima cosa che mi aspettavo, non avrei mai pensato che… però… voglio dire… non sono innamorata… cioè… non…nel senso che… voglio dire…” mi sto ripetendo e sentirmi tanto impacciata mi dà fastidio. Io sono quella dalla risposta pronta no?
"Non me lo aspettavo, non più ormai. C’è stato un tempo in cui anelavo l’imprinting solo per passare oltre… ma ora mi sembra decisamente fuori tempo massimo. Però… non mi lascia indifferente. Capisci quello che voglio dire?”
Piega la testa di lato e si appoggia allo stipite, arricciando le labbra. Ho fatto un discorso troppo enigmatico perché risulti chiaro.
“Quando ho capito cos’era successo mi ha mandata in panico, prima, e poi… non so, è come se fosse finalmente giunto qualcosa che…” sospiro ancora e mi chiedo dove siano finite le parole giuste per spiegare cosa provo “non sono rimasta indifferente, ecco! Potevo far finta di nulla e tornare a New York, riprendere la mia vita, il lavoro e tornare qui quando sentivo il bisogno di vedere mia madre… e invece sono rimasta per lui. Ho seguito… l’istinto. Forse posso essere felice anche io qui, senza andare chissà dove… e lo so che è strano, so che lui è Billy… voglio dire… potrebbe essere mio padre, ma… qualcosa in quello che ha detto e fatto per tenermi qui… ha fatto effetto.”
“Ma…?”
“Ma cosa?”
“Tu che balbetti, che fai un giro lunghissimo per dare una risposta… beh è strano! O New York ti ha cambiata o c’è qualcosa che non mi hai detto.”
Rido, anche se tristemente. Sembra una persona così superficiale e invece riesce a scorgere anche quello che cerco di nascondere. Avremmo potuto essere amici… certo, se solo io non fossi stata così pedante al tempo…
“Ha fatto qualcosa per tenermi qui ma poi… basta. Non mi aspetto grandi cose… ma almeno che sia presente. Ad esempio… perché ci sei tu qui? Perché hai dovuto darmi una mano tu per il trasloco? Non poteva venire lui? Sarebbe stata un’occasione per stare assieme…”
Sospira e annuisce.
“Lui… non è di tante parole. Ho scoperto tempo fa di essere suo figlio. Ma io e lui questo argomento non lo abbiamo mai affrontato.”
Restiamo in silenzio ed entrambi lasciamo spaziare i nostri sguardi per la camera, come per sciogliere una sorta d’imbarazzo.
“Però trovo stupido questo aspettare che la gente si abitui. Voglio dire… a me non me ne frega un cazzo degli altri… io faccio quello che voglio e delle malelingue non mi curo… quindi…. Perché farti venire qui a vivere? Non potrebbe sposarti subito?”
 “Scusa?”
“Si. Insomma… la gente ha sempre da dire, ogni cosa che fai alla fine a qualcuno non va bene e la cosa si propaga a macchia d’olio. Guarda Nessie e Jake. Nessie ha voluto sposarsi qui, alla riserva, in mezzo alla gente di Jake, con un rito antico, che richiamasse la sacralità del matrimonio e l’importanza che ha per lei il fatto che lui sia un Quileute. Lo ha fatto perché lo sentiva, per essere accettata e tutti hanno partecipato al matrimonio, tutti hanno bevuto, brindato e mangiato con loro. Poi… tutti ad additarla come la bianca che s’intromette in cose più grandi di lei. E del loro matrimonio parlano ancora tutti, in bene e in male. Soprattutto in male. Secondo me se vi sposate subito farete scalpore in una volta sola, tutti parleranno ma poi la cosa scemerà. Invece ora tu vivi qui e tutti dietro alle spalle a dare la propria versione. Quando non vedranno il pancione crescere avranno ancora da dire, se poi il vostro rapporto progredirà… giù altri pettegolezzi e se alla fine vi sposerete ne diranno ancora e ancora. date alla gente qualcosa da dire ora e vivete la vostra storia coi vostri tempi. Mi sembra di capire che tu hai voglia di provarci, lui pure… solo che teme il giudizio degli altri.”
“Ma se non so nemmeno se… ci sarà un futuro per noi… è così… lento! Sembra… insicuro!”
“Fai tu il primo passo.”
Ancora? Ricordo quel giorno al cimitero: io mi sono mossa per prima, se aspettavo lui sarei ancora inginocchiata sulla lapide di mio padre!
“Credo che sia nel dna dei Black essere un po’ torti in amore: anni fa se Nessie non fosse venuta qui a cercare Jake a quest’ora… cazzo potrei essere io, ora, il capobranco! Non ci avevo mai pensato…”
“Quindi non devo stupirmi se fa un passo avanti e due indietro?”
“Già… credo tocchi a te tenerlo fermo sul traguardo raggiunto. E spingerlo avanti, verso il prossimo.”
“Uhm… mi prospetti un futuro roseo e felice… grazie.” Dico sarcastica anche se so che ha ragione.
“Bah… ho detto anche troppo… mi ritiro nei miei appartamenti.” Si volta e fa per andarsene ma poi torna sui suoi passi.
“Ah, comunque… se un domani vuoi lasciare questa casa, fammi un fischio.” Dice facendo l’occhiolino. Lo mando a quel paese ma intanto rido.
Una volta sola mi sento davvero sola. In una casa grande piena di mobili e comfort, mi sento sola. E, dopo questo discorso, sento Billy ancora più lontano. C’è una porta che ci divide ma è come se fosse un muro.

Sono solo tre giorni che mi sono trasferita e già me ne sono pentita. Chissà che mi credevo… magari di passare delle ore con lui una volta qui, chiacchierare mentre cucino o durante i pasti… solo che mi sono dimenticata di un piccolo particolare: lui non mangia. Non tocca cibo. Anche se si trasforma in lupo è un vampiro a tutti gli effetti. Beve solo il sangue dalle sue prede, quindi è inutile sperare che possa sedersi al tavolo con me e degustare i miei manicaretti. E io devo imparare a cucinare solo per me… cosa che mi è sempre risultata difficile. Non sono mai stata davvero da sola, anche a New York ero io la cuoca di casa e Jeanne apprezzava un sacco. Ma non è neanche questo il punto: non mangia ma almeno potrebbe degnarsi di tornare a casa e sedersi al tavolo con me. Invece sono sola per la maggior parte del tempo.
Quando mi alzo al mattino lui non c’è già più, torna nel pomeriggio ma sta quasi tutto il tempo nella rimessa, poi esce ancora e chissà quando torna. Prima di uscire mi chiede sempre se ho bisogno di qualcosa, ma devo davvero essere io a dirgli di restare? Che ho bisogno di parlargli? Prima veniva a trovarmi, restava una mezzora e parlavamo di cose futili, ora nemmeno più quello. È una situazione opprimente.
E il discorso fatto con Embry l’altro giorno mi sembra sempre più un’utopia.
Ogni tanto torna Rachel, lei e Paul non sono ancora sposati ma vivono già assieme, credo torni per sistemare la camera di Billy… potrei farlo io ma non voglio impormi su di lei e vorrei che fosse lui a propormelo. In fondo nei suoi piani un giorno noi saremo una coppia… sconsolata passo il panno umido sul lavandino.
Suona il campanello e mi ritrovo a fissare la porta con una voglia pari a zero di vedere qualcuno. Ma apro comunque. E me ne pento subito.
“Cosa ci fai qui?”
Mi guarda per un attimo poi entra quasi spintonandomi indietro.
“Ohi! Cos’è non conosci più le buone maniere?”
“Se questa è una ripicca è davvero esagerata!” sbotta Sam rivolto verso il muro.
“Scusa?”
“Tu. Qui. Con Billy. Ti rendi conto? È Billy! Era l’amico di tuo padre, andavano insieme a pesca e passavano le ore a giocare a carte! E ora tu… stai con lui? È un vecchio! E ora è anche un vampiro! Vuoi tentare la fortuna? O forse il tuo è un macabro gioco? Se vuoi morire ci sono modi meno cruenti!”
“Non credo di capire quello che stai dicendo. Ma sai una cosa? Non m’importa! Hai perso il tuo potere su di me tanto tempo fa! E non sto parlando di te come capobranco!”
Chiude gli occhi e serra i pugni. Sta cercando di controllarsi. Mi allontano di qualche passo, non voglio finire con il viso sfregiato come mia cugina!
“Io non ho potuto scegliere. Ho dovuto… fare quello che ho fatto. Ma una parte di me non ha mai smesso di amarti, lo sai! E quando sei entrata nel branco ho sofferto per te… sapevo che i miei pensieri su Emily ti facevano male ma anche in quel caso non potevo farci nulla. Ma ora…”
“Oh ti prego! Risparmiami questa solfa! Hai avuto l’imprinting con Emily ma avresti potuto cercare di resistere se davvero mi amavi ancora! Invece no… e non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmelo subito: hai lasciato che mi crogiolassi nel dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. Hai una vaga idea di quello che ho passato?”
“Tu non sai quello che dici… l’imprinting è…”
“Basta! Finiscila! E vattene!”
“No Lee-lee…  io… voglio provare a rimediare...” dice e mi mette le mani sulle braccia e mi accarezza dolcemente guardandomi negli occhi. In un primo momento cerco di vedere altro in questo suo atteggiamento perché la prima impressione sarebbe troppo rivoltante se fosse vera… mi si avvicina ancora e schiude le labbra… oh merda!
Gli poggio le mani sul petto e lo spingo via. Lo muovo di soli pochi centimetri ma tanto basta per fargli capire che deve lasciarmi andare.
“Lee-lee potremmo… farcela. Sono passati anni e io sto cercando di non mutare più… se torno ad essere…”
Mi viene la pelle d’oca a sentirlo parlare in questo modo: non è il Sam che conosco, che amavo!
“Con che coraggio vieni qui a propormi una cosa simile? Ora che Emily è incinta? Ora che… anch’io sono oggetto di un amore devoto come quello che tu hai donato ad un’altra? E non osare chiamarmi mai più in quel modo!!”
Si volta dandomi la schiena e ancora serra i pugni.
“Non puoi dire sul serio… Billy è…”
“E’ qui!” tuona una voce dietro di noi. Sam si volta di scatto con gli occhi sgranati e ha un leggero tremito. Billy è davanti alla porta, in mano stringe i gambi di un mazzo di fiori le cui teste sono ormai inguardabili.
“Se vai via ora farò finta di non averti trovato in casa mia a proporre alla mia donna un tradimento in piena regola.” dice guardandolo con gli occhi a fessura. Il rosso sembra ancora più inteso del solito in questo momento.
Sam abbassa la testa e lentamente gli passa davanti, guardingo, e poi se ne va.
“Allora sono la tua donna?” chiedo mentre chiude la porta.
Si volta ma non mi guarda, solleva i fiori e sbuffa… poi li accortoccia e li butta nell’immondizia.
“Mi spiace… li ho rovinati.”
“Sono la tua donna?” ripeto piazzandomi davanti a lui, obbligandolo così ad affrontarmi.
Mi guarda negli occhi e mi chiede se è deve proprio ripetersi mandandomi su tutte le furie.
“Secondo te mi sento la tua donna? Non so nemmeno cosa ti passa per la testa! Mi hai prospettato un futuro insieme, come una coppia sposata, ma ora? Cosa vedi nel tuo presente? Nel nostro presente? Credi che avermi alla porta accanto faccia di noi una coppia? Non ci sei mai! Passavamo insieme più tempo prima, quando stavo ancora a casa mia!”
Chiude gli occhi e sospira e io… no, un attimo, non sta sospirando… sta annusando l’aria.
“E’ il mio odore vero? Il tuo lato vampiro vorrebbe azzannarmi, è per questo che stai sempre fuori casa!” sbarra gli occhi e in un attimo sono prigioniera tra le sue braccia.
“Non ho problemi di autocontrollo!” sibila tra i denti mostrandomi volutamente le lunghe zanne. “Non per quel tipo di fame, almeno…” continua poi a voce più bassa.
Come?
Così velocemente come mi ha stretta mi libera e in un battito di ciglia è già sulla porta.
“Vado… devo….” Non termina la frase e se ne va.
Resto imbambolata a guardare la porta chiusa. Non ho capito bene… non teme di saltarmi addosso in quanto vampiro ma… come uomo? E’ questa la fame di cui stava parlando? Non teme la sete del vampiro ma gli appetiti sessuali della sua parte umana? Non appena questo pensiero mi attraversa la mente mi sento in fregola, irrequieta… come non mi succedeva da un pezzo.
Apro la porta ed esco pur sapendo che lui a quest’ora sarà ben lontano, ma il bisogno di trovarlo, di vederlo, di non so nemmeno io cosa, è più forte.
Corro per la strada e per la prima volta in vita mia sento la mancanza di quelle capacità che avevo  quando mi trasformavo. Potrei comunicare con lui con la mente, fargli sapere il mio bisogno o potrei seguire il suo odore e trovarlo…  quando mi rendo conto di cosa sto desiderando mi fermo e cerco di capire cosa voglio davvero.
Smettere di mutare non è stato facile eppure ora lo rimpiango.
Ho sempre odiato i vampiri eppure ora…
Per un periodo ho desiderato l’imprinting ma poi l’ho odiato, mi aveva portato via tutto e lo ritenevo ingiusto. L’imprinting t’impone una scelta mentre io sono sempre stata per il libero arbitrio. Ma ora…
Poi vedo qualcosa sfrecciare tra i cespugli al limite della strada. Una macchia grigia e subito dietro un’altra, un po’ più chiara. Paul ed Embry. Ma come mai sono così vicini alle strade?
“Embry!” urlo, sperando che si fermi.
Dopo qualche secondo spunta da dietro un albero con il viso sudato e il fiato grosso, indice che la corsa è stata parecchio lunga.
“Vieni con me.” Dice prendendomi per mano e tirandomi dietro di sé, ancora nel bosco.
“Ma cosa…?” chiedo sconcertata. Fa per prendermi in braccio ma mi divincolo.
“Se ti porto io facciamo più in fretta.” dice tentando ancora di prendermi.
“Portarmi dove?”
Mi guarda esterrefatto poi scuote la testa.
“Non sai nulla? Pensavo fossi in strada per quello…”
“Sapere cosa? Ma di che stai parlando?”
“Sam… Sam ha attaccato Billy. Si è trasformato e lo ha attaccato. Io e Paul eravamo nel territorio dei Cullen per una ronda di controllo e abbiamo sentito tutto.”
“Sam cosa??” mi si accappona la pelle e mi volto nella direzione in cui è andato Paul.
“Se ti porto io…” non lo lascio nemmeno finire, gli allaccio le braccia intorno al collo e lui subito mi prende in braccio. Il bosco ci sfreccia accanto e mi sembra di essere tornata indietro nel tempo. Eh si… questa è proprio nostalgia.
Sento i rumori della zuffa ancora prima di vederla e il cuore mi rimbalza nel petto. Come ha osato Sam? Con che diritto?
Quando Embry si ferma sono talmente scioccata da ciò che vedo che resto stretta a lui. Parecchi tronchi spezzati e buchi grandi come crateri nel terreno, Sam pare ancora più grosso di come lo ricordavo e se è ferito il pelo nero non lascia vedere nulla mentre Billy ha grosse chiazze di sangue su tutto il corpo. Paul e Quil, tra loro due, cercano di tenerli separati, facendo da scudo. Poi Sam gioca d’astuzia, fa una finta a destra ma subito torna indietro liberandosi così del placcaggio di Paul e si avventa contro Quil e Billy. Billy spintona Quil di lato restando da solo sulla traiettoria di Sam che si avventa con le mascelle spalancate sulla sua spalla già ferita.
Lo sento guaire e il suo dolore diventa il mio. Me lo sento dentro, è qualcosa talmente forte che non so nemmeno descrivere.
“Basta!!!!” urlo, mi rimetto in piedi e m’incammino verso i quattro lupi. Embry tenta di fermarmi ma prima guardo la sua mano stretta intorno al mio polso poi lui negli occhi e deve aver capito che, anche se sono solo un’umana, in questo momento non è consigliabile crearmi degli impicci, anche se sono per il mio bene.
Sam molla la presa e Billy cerca di tenersi su, ma ha uno squarcio da cui sgorga sangue in modo preoccupante.
Mi metto tra loro e, mentre gli altri tre arretrano di qualche metro, Billy si avvicina e, abbassando il muso, mi tocca una mano.
Vai via… è pericoloso.
Mi volto a guardarlo nei suoi occhi trovo tutte le mie risposte. E le parole di Nessie, di quel giorno sulla spiaggia, ora hanno un significato più vero. Lei ama Jake e ama il lupo come fossero due entità distinte. Jake le dà tutto quello che può darle un compagno, il lupo le dà tutta la sicurezza e la tranquillità di cui ogni donna ha bisogno. E ora il mio lupo ha bisogno di me. Sta affrontando una battaglia che verte sulla mia persona, non posso stare a guardare.
“Non posso. Sei ferito.”
Sento Sam grugnire e Billy ringhiare nella sua direzione.
“E sei il mio compagno. Non puoi chiedermi di starne fuori.”
Alle mie parole Billy si zittisce ed è Sam a ringhiare.
Mi volto verso Sam e lo guardo con astio.
“Con chi decido di passare la mia vita, sono affari miei. Hai fatto la tua scelta anni fa ora non puoi tornare indietro solo perché pensi che io… lo stia facendo per ripicca o perché mi senta costretta.”
Alle mie parole Sam torna nella sua pelle restando nudo davanti a me.
“Lui è tutto quello che hai sempre odiato, come puoi credere che io non pensi che ti stai accontentando? O vuoi forse dirmi che lo ami? Che sei pazza di lui? Io ti conosco Leah… mi ricordo com’eri quando eri innamorata.”
Dietro di me anche Billy muta ma ha almeno la decenza di coprire le parti intime con le mani, anche se ha una spalla con l’osso completamente esposto. Mi trovo a guardare le loro ferite e mentre Sam ha solo qualche graffio, Billy ha molteplici morsi su tutto il corpo. Non capisco… perché Billy non lo abbia… ma la risposta mi arriva nel mentre mi sorge la domanda. Billy è anche un vampiro e forse il suo morso sarebbe letale per Sam. Hanno combattuto ad armi impari. E lo sapevano entrambi.
E ancora le parole di Nessie tornano nella mia testa “quando Billy è mutato ha parlato di un libro della vita, qualcosa dove tutte le nostre vite sono già state scritte da qualcuno.. e che niente accade per puro caso... forse il tuo destino era di finire con lui, sei  solo nata troppo tardi e... la natura ha posto rimedio...”
“Forse non lo amo oggi ma ogni giorno che passa sento che il nostro legame sta crescendo. Io imparerò ad amarlo anche se lui è un lupo che non potrà mai smettere di mutare e io invecchierò, anche se non potrà mai dividere la sua cena con me, anche se tante altre cose ci sono contro… ma tu, Sam… sai cosa vuol dire amare? O ti sei accontentato di Emily solo perché il tuo essere lupo ha deciso così? Perché se tu l’amassi davvero non saresti qui, ora, a fare questo discorso.”
S’irrigidisce, trema e scopre le zanne.
Billy e gli altri ringhiano in modo sommesso, Quil e Paul si abbassano sulle zampe davanti, pronti per attaccare. E io non riesco a restare seria. Sorrido e mi sento stupida. Mi sono sentita sbagliata per tanto di quel tempo… e invece avrei solo dovuto aprire meglio gli occhi. Sam non è mai stato un buon capobranco, non mi ha mai saputo proteggere, nemmeno dai suoi pensieri… e spesso e volentieri ha fatto scelte azzardate. Perfino Jake ha avuto l’acume di capirlo, anni fa. Ero così concentrata su me stessa che non ho mai voluto vedere quello che c’era oltre.
“Scusa se rido…”
“Non sei affatto divertente!” dice lui a denti stretti.
“No, non rido di te, ma di me. Non ho capito niente per tanti anni e ora è bastato un attimo per aprirmi gli occhi.”
“Di che stai parlando?”
“Mi sono sempre ritenuta inadatta e inferiore: pensavo che l’imprinting che avevi avuto con Emily  fosse un chiaro segno di quanto poco io valessi. Ma forse… non ero io ad non andare bene per te ma eri tu che non andavi bene per me. Tempo fa Nessie mi ha detto che probabilmente il mio destino è intrecciato a quello di Billy, che forse io sono destinata ad un vero capo. Uno che sa farlo.”
“Cosa stai…?” dice avvicinandosi  di un passo. Ma il ringhio dei due lupi alle sue spalle lo ferma sul posto.
“Tra le tante leggi del branco c’è una che tutela gli imprinting e tu ora mi stai minacciando. In più sono una donna, destinata ad un altro e tu sei qui davanti a me, nudo come un verme, e non fai nulla per coprirti. Se non per cortesia almeno per rispetto, non credi? E poi… hai attaccato un membro del branco per un tuo tornaconto e lo hai fatto sapendo che lui aveva meno armi a disposizione. E ne ha meno solo perché con un suo morso tuo figlio saprebbe di te solo dai racconti degli altri. Sapevi che non ti avrebbe mai morso ma non ti sei fermato né hai limitato gli attacchi. Io credo che tutte queste cose potrebbero bastare per allontanarti, non solo dal branco, ma anche dalla riserva.”
Mi guarda con occhi sgranati e sembra non capire.
“Non lo sai? Sono figlia di mio padre, un membro del consiglio degli anziani e mio padre tutte le leggi sia dei Quileute che del branco me le ha impartite per bene.”
“Io non so cosa mi ha…”
“Zitto! E copriti! Prendi esempio da chi ha fin troppo rispetto per gli altri.” Così dicendo mi volto verso Billy che mi guarda con ammirazione. “Lui è il mio compagno eppure si sta coprendo, anche se è ferito e non dev’essere né semplice né indolore. Ecco a che tipo di maschio sono destinata!”


   
 
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