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Autore: Neko no Yume    24/06/2013    3 recensioni
I legionari romani dovevano sentirsi allo stesso modo, ne era sicura.
Protetti da una corazza di cicatrici e placche in bronzo e cuoio, provavano il suo stesso smarrimento man mano che la notte avanzava e i loro compagni ancora non tornavano.
Continuavano a desiderare, a cercare di raggiungere le stelle, sino a consumarsi il cuore.
E poi, come Annabeth, si lasciavano sconfiggere da un sonno pietoso che aveva lo sguardo di chi avevano perso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era già passato un mese.
Un mese da quando lui era scomparso, trenta giorni esatti, settecentoventi ore.
Avrebbe potuto facilmente calcolare anche i secondi, ma stava cercando di non autocommiserasi troppo.
Gli altri avevano bisogno di lei, Percy aveva bisogno di lei.
La presenza costante di Jason al Campo non faceva altro che ricordarle della situazione in cui si trovava il suo ragazzo in quel momento e del fatto che avrebbe dovuto aspettare ancora altri cinque mesi per anche solo sperare di rivederlo sano e salvo.
Eppure avere il figlio di Giove lì con loro poteva rivelarsi anche piacevole e addirittura divertente a tratti, come quella sera.
Si erano come al solito riuniti attorno al falò e un ragazzino proveniente dalla casa di Ermes aveva insistito a gran voce affinché il romano raccontasse loro qualche storia.
In breve alla sua voce si erano aggiunte quelle di più o meno tutti gli altri ragazzi del Campo e Jason si era arreso con un ghigno divertito.
Continuava ad avere numerosi vuoti di memoria, ma era riuscito a placare la loro curiosità con una storia sugli antichi legionari.
Aveva raccontato loro che il verbo “desiderare” derivava dai desiderantes, soldati che restavano svegli tutta la notte ad aspettare il ritorno dei propri compagni sotto le stelle.
Ad Annabeth sfuggì un sorriso nel ripensare alle espressioni rapite dei suoi compagni, poi si accorse di essere arrivata in riva al mare.
Probabilmente a portarla lì erano stati i ricordi, troppi e dolorosi.
Ricordi che ormai appartenevano solo a lei.
Scosse la testa, ricacciando indietro a forza il groppo che le si era formato in gola, per poi sfilarsi le scarpe e muovere qualche passo incerto sulla sabbia.
Socchiuse le palpebre mentre le piante dei piedi le affondavano tra i granelli che brillavano alla luce della luna, frammenti delle stelle che le palpitavano tutt'attorno.
Continuò a camminare finché non arrivò il pizzicore della spuma a lambirle le caviglie, quindi si accovacciò sulla battigia umida.
Le ginocchia, strette contro il petto, erano ruvide per le innumerevoli sbucciature; quelle più recenti bruciavano ancora, ma lei non vi badava.
Come non badava alle ore di sonno che perdeva ogni giorno, agli incubi, alla fatica che le appannava la vista dopo il troppo allenamento.
Alzò il volto verso il cielo per osservare il crepitio di astri che le danzavano davanti, incuranti del suo dolore.
La voce di Jason le riecheggiò nella mente e Annabeth si concesse un sospiro stanco, che si condensò immediatamente nell'aria gelida di fine gennaio.
Le sembrava quasi di riuscire a sentire l'angoscia di generazioni di legionari vissuti migliaia di anni prima di lei riverberarsi nel cielo, carica di speranze in cui nessuno riusciva mai a credere, attesa e i visi dei compagni con cui sino al giorno prima avevano condiviso una vita.
Non era una cosa da poco abituarsi a vivere attraverso gli occhi degli altri, le loro risate, il ritmo dei loro respiri, per poi vedersene privati senza il benché minimo preavviso.
Solo perché una causa all'apparenza più alta li aveva reclamati per sé.
La figlia di Atena chiuse i pugni in un moto di rabbia nel pensare a come Era aveva agito, calpestando senza riguardi il precario ma splendido equilibrio che lei e Percy si erano conquistati a fatica dopo la guerra.
Il mormorio dell'oceano, così simile alla voce del suo ragazzo quando le soffiava nelle orecchie parole impacciate e troppo dolci per entrambi, sembrava volerle tenere compagnia col salire della marea, mentre l'odore della salsedine le pizzicava gli occhi e le stelle restavano lontane.
Non sapeva neanche lei cosa stesse aspettando.
Il suo animo razionale continuava a ripeterle che Percy non sarebbe emerso dalle onde come per magia, eppure non riusciva a muoversi da lì.
Avrebbe aspettato anche tutta la notte, se necessario.
Avrebbe aspettato ogni singola notte di quei cinque, interminabili mesi e alla fine sarebbe riuscita a rivederlo.
Nel frattempo l'unica cosa che le restava da fare era osservare le stelle fino a crollare addormentata sulla sabbia, purché le concedessero di perdersi nell'oblio dei loro spazi almeno quel poco che le bastava per poter ricominciare da capo ogni mattina senza di lui.
Si rese distrattamente conto di aver perso la sensibilità dei piedi e delle mani, ma non era abbastanza a calmare la tempesta che le opprimeva il petto, rischiando di spezzarle le costole una a una.
Non aveva idea di quanto fosse rimasta lì.
Percy sarebbe stato in grado di dirle che ore fossero con un solo sguardo alla posizione delle costellazioni, come un marinaio, e anche lei era sicura di averlo imparato da Chirone anni prima, eppure una parte di lei si rifiutava di ragionare.
Come se avesse avuto paura di scoprirsi troppo vicina all'alba, troppo vicina alla tregua che le era concessa.
I legionari romani dovevano sentirsi allo stesso modo, ne era sicura.
Protetti da una corazza di cicatrici e placche in bronzo e cuoio, provavano il suo stesso smarrimento man mano che la notte avanzava e i loro compagni ancora non tornavano.
Continuavano a desiderare, a cercare di raggiungere le stelle, sino a consumarsi il cuore.
E poi, come Annabeth, si lasciavano sconfiggere da un sonno pietoso che aveva lo sguardo di chi avevano perso.







Yu's corner.
Haloa, miei cari!
Questa storiella l'avevo in cantiere già da parecchio tempo, ma ho deciso di pubblicarla ora perché non ne posso più dell'atmosfera da esamidgkfgald-
Ad ogni modo, il latino fa male.
Percy e Annabeth fanno ancora più male.
Yeeeh!
Spero vi sia piaciuta, in caso contrario avete diritto a un rimborso in muffin blu. (?)
Bye bye,
Yu.
  
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