Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: extraordinharry    25/06/2013    42 recensioni
«Le foto si interrompono qui. C’è solo una foto di Ronnie, a sessant’anni.»
La donna aggrotta la fronte. «Come mai? Si è stancato di fare foto?» sorride.
Scuoto la testa. «No. Mi sono reso conto che nemmeno con delle foto avrebbe potuto ricordarsi di me. Non sempre, almeno.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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5 Minutes.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sollevo la mano, bussando leggermente sulla porta della stanza. Da dentro la voce di una donna risponde «avanti» e io faccio scattare la serratura, trovandomi la stessa stanza familiare di sempre.
Lei è seduta sul divano, con gli occhiali sul volto e un libro in mano. Mi sorride, come sempre. «Buongiorno Conor.»
E io, come sempre, mi innamoro di lei. Mi innamoro ogni giorno del sorriso che mi regala, dell’eleganza con la quale mi saluta e del modo in cui è invecchiata negli anni. Come sempre mi siedo accanto a lei, con l’album in mano. «Ho portato questo album di foto.» annuncio flebilmente.
Lei chiude il libro e osserva l’album marrone. La sua mano rugosa accarezza la copertina. «Ci sono foto sue, Conor?»
Annuisco. «Foto dell’estate del 97 e gli anni dopo.»
«Ma… Ha solo le foto di quella estate? Come mai?»
La guardo dritta negli occhi, reprimendo le lacrime. Cosa potrebbe pensare di un signore di sessant’anni passati, che nemmeno conosce bene, se questo scoppiasse a piangere in faccia? «Perché è stata l’estate migliore della mia vita. Ho conosciuto il mio primo e unico amore.» mormoro.
La donna anziana sorride, facendomi cenno di aprirlo.
Con mano tremanti prendo la prima pagina e indico la prima foto. Ci sono io, giovane, con i capelli biondo scuro, la pelle chiara e gli occhi azzurri. Nessuna ruga sul volto, se non quella del mio sorriso. Accanto a me c’è Ronnie. Capelli rossi, spettinati, il sorriso più bello del mondo e due occhi color mare notevolmente più incredibili dei miei.
Ricordo ancora quella sera.
 
Mio fratello Jack si infilò in bocca un pugno di pop-corn, masticando come un maiale. Infastidito volsi lo sguardo nelle giostre, dove tanti marmocchi di massimo otto anni gridavano cose tipo “mamma, guarda: la giostra!”, “mamma, guarda: un pupazzo!”.
Emozionante, davvero.
«Guarda quel gruppo di ragazze lì infondo, Conor.» bofonchiò mio fratello indicandomi cinque ragazze in fila per lo zucchero filato.
Erano tutte biondine vestite in modo provocante, e avevano tutte l’aria civettuola. Magari per una notte ci sarebbe pure stato, ma fui colpito dall’ultima della fila. Aveva i capelli rossi a boccoli, e li toccava in continuazione spostando il ciuffo ora a destra ora a sinistra, infastidita. Aveva un vestito lungo fino al ginocchio, azzurro, con una cintura sotto il seno. I suoi occhi azzurri catturarono i miei e sentii una scossa lungo la schiena. Lei distolse lo sguardo e fissò innaturalmente dritto davanti a se.
Senza dire niente, mi alzai di scatto, abbandonando lì quel coglione di mio fratello. Mi avvicinai alla ragazza e picchiettai sulla sua spalla. «Ehi.» salutai sistemando bene il mio chiodo in pelle nera.
La rossa mi trafisse con lo sguardo. «Ciao, ci conosciamo?»
Scrollai le spalle. «No, ma potremmo.»
Una bionda accanto a lei ridacchiò. «Ehi, ciao. Di dove sei?» poggiò una mano sulla mia schiena, ammiccando in modo fastidioso.
«Ehm… di queste parti.» risposi guardando la reazione della rossa. Sembrava scocciata.
La bionda stava per rispondere, quando indicai la macchina fotografica che aveva in mano. «Scusa, ce la puoi fare una foto?» domandai.
«Foto? A noi due?» ridacchiò e porse la macchina alla rossa. «Certo, Ronnie scattaci una foto!»
Scossi la testa. «No, a me e lei. Ronnie?»
La rossa con il vestito azzurro strabuzzò gli occhi. «Perché vuoi una foto con me?»
Io mi misi affianco a lei, circondandole la vita con il braccio e chinandomi leggermente. Lei sollevò il capo e i nostri occhi si scontrarono ancora una volta. «Perché così poi potrai tenerla e ricordarti di me.» sussurrai.
«E tu come farai a ricordarti di me?» obbiettò in risposta.
«Io non potrei mai dimenticarti, Ronnie.» calcai sul suo nome e mi voltai per sorridere all’obbiettivo.
 
Ed era vero. Io non mi sono mai dimenticato di lei. Lei sì. Lei si è dimenticata di me. «Che bella ragazza.» spezza il silenzio la donna accanto a me.
Annuisco. «Sì. Si chiamava Ronnie.»
La sua fronte si aggrotta. «Ronnie…»
Vago con lo sguardo nelle altre foto. Ci siamo io e mio fratello Jack che facciamo gli stupidi in spiaggia, e poi di nuovo io e Ronnie. La foto era stata scattata proprio da Jack. Ricordo ancora quella notte. Ricordo ancora tutto, mentre Ronnie ha rimosso dalla sua mente quei momenti.
 
Mio fratello e i nostri amici ridevano come cretini, mentre si scambiavano aneddoti patetici sulle ragazze che si erano fatti la notte prima. Io non partecipavo alla discussione: non mi importava. La mia mente vagava a senso unico verso il pensiero di Ronnie.
Camminavo svogliatamente davanti a loro, per le strade buie del paese.
«Cos’ha Conor?»
«Si è innamorato di una rossa vista l’altra sera al parco giochi.»
«Ma davvero? Oh, che cucciolo!»
Qualcuno mi accarezzò con fare materno i capelli, e io mi voltai malamente, spingendolo via senza nemmeno guardare chi fosse. «Non rompete il cazzo, coglioni.»
Altre risate di scherno, poi Jack mi affiancò. «Ehi, ma che ti prende, fratellino?»
«Niente.»
«E se ti dicessi che la rossa è proprio dietro di noi e tu non te ne sei reso conto?»
Mi bloccai di scatto, facendo passare avanti i nostri amici e poi la notai. Camminava a braccetto con una sua amica. Aveva i capelli spettinati, ma il suo abbigliamento era diverso. Portava degli anfibi, dei pantaloni e una camicia semplice. Era ancora più bella del giorno prima.
I nostri sguardi si incrociarono e colsi la stessa scintilla nell’azzurro dei suoi. Mio fratello mi diede una pacca, ridendo. «Ok, sei completamente andato.»
«Ehi, ciao.» la salutai sollevando la mano.
Ronnie si fermò, poi sorrise. «Ma tu sei il ragazzo della foto!»
Mi strinsi nelle spalle, sorridendo e facendola ridere. «Esatto. Allora la foto è servita davvero. Non ti sei dimenticata.»
Dondolò la testa di lato. «No, non mi sono dimenticata.» sussurrò.
La sua amica sembrava in imbarazzo. «Ronnie, io mi avvio…»
«Sì, andiamo.» si riscosse lei.
La delusione si dipinse sul mio volto. «Come? N-no, rimani qui con me un po’.»
Rise. «Perché dovrei? Non ti conosco nemmeno.»
Le porsi la mano. «Conor Maynard, diciotto anni, piacere.»
Ronnie la strinse. «Ronnie Knowels, diciassette, piacere mio.»
La sua amica sbuffò, allontanandosi da noi e decidendosi a lasciarci soli. Le sorrisi, ancora, colpito dalla sua bellezza. «Vuoi farla una cosa stupida e terribilmente irresponsabile?» le domandai con un sorrisetto malizioso stampato sul volto.
Ronnie socchiuse gli occhi. «Cioè?»
Camminando all’indietro mi allontanai da lei, fino a finire in mezzo ai binari del treno. Ronnie impallidì. Lentamente mi sedetti su di essi, fino a sdraiarmi completamente nell’esatta lunghezza del binario. Chiusi gli occhi, sorridendo. «Vieni anche tu, Ronnie.» gridai e la mia voce riecheggiò per la strada deserta.
«Cosa? Sei pazzo! Alzati subito.» esclamò lei preoccupata.
Aprii gli occhi e trovai il suo volto sopra il mio, una smorfia ansiosa e i capelli che ricadevano in avanti. «Non succede niente. Sdraiati qui con me, Ronnie, dai.»
Afferrai la sua mano e la tirai giù. Lei lanciò un urlo e si divincolò. «E se il treno dovesse schiacciarci?»
Ridacchiai. «Moriremo insieme. Non la trovi una cosa romantica?»
«Sei un pazzo!» urlò allontanandosi.
«Mi sembra un aggettivo adatto a me. Ma per te posso essere tutto, Ronnie. Dimmi tu.»
Scrutai la sua espressione. Era rimasta in silenzio, con le braccia conserte. «Alzati, Conor, per favore.»
«Tu prima sdraiati cinque secondi con me.»
La vidi fare un respiro profondo e poi affiancarmi, tremante. La accolsi stringendola al mio petto e beandomi del profumo dei suoi capelli. «Vedi? Non è così male.» mormorai.
Improvvisamente scoppiò a ridere.
«Perché ridi?» domandai scioccato.
«Non lo so.» continuò ancora.
Scossi la testa. «E poi ero io quello pazzo, signorina Knowels.»
 
Ha dimenticato anche questo. Ha dimenticato che per lei sarei potuto diventare qualsiasi cosa. Ancora oggi potrei essere tutto ciò che vuole. Ma lei si è dimenticata di me. Mi ha rimosso dai suoi ricordi. Mi ha abbandonato. Ed è guardando ogni giorno queste foto che mi sento perso.
«Sembrate molto felici insieme.» commenta la donna.
«Eravamo molto felici insieme.» approvo.
Sfoglio la pagina, trovando altre foto mie e di Ronnie. Ce n’è una in particolare che mi piace. Lei è in braccio a me, io la tengo stretta per i fianchi. Le nostre fronti sono appoggiate l’una contro l’altra e i nostri occhi si osservano. Sui nostri volti è dipinto un sorriso.
Anche la donna accanto a me sembra colpita dallo scatto. «Questa mi piace molto. Eravate un bella coppia, sa, Conor?»
 
Quando vidi Ronnie uscire dal negozio seguita dalla sua amica bionda della sera del luna park, sorrisi, abbandonando mio fratello e i nostri amici. Le corsi incontro, fermandola per il polso. «Ehi, Ronnie!» la salutai.
Lei mi guardò in volto e con sguardo infuriato si liberò dalla mia presa, voltandomi le spalle. La biondina mi sorrise malignamente, seguendo l’amica.
Rimasi immobile qualche secondo, poi la raggiunsi, fermandola per le spalle. «Che succede? Ho fatto qualcosa di male?»
«Mollami, Conor!» sbottò.
«Ronnie!»
Lei grugnì. «Lasciami in pace. Torna dai tuoi amici e lasciami in pace.»
Spalancai la bocca. «Ma cosa ti prende? Credevo di piacerti almeno un pochino…» mormorai.
Lei spostò un ciuffo di capelli da un lato, facendomi impazzire. «Anche io credevo di piacerti.»
Ignorai l’oca bionda che ci fissava con tutte le mie forze. «Infatti tu mi piaci!» ammisi arrossendo.
Ronnie scosse la testa. «Ci hai provato con Lindsay!» indicò la sua amica, che sollevò la mano salutandomi e mimando un “ops”.
La prima cosa che mi venne da dire fu: «Che cosa? Con questa cavalla? Io?» La cavalla in questione mi uccise venti volte con lo sguardo mentre Ronnie scoppiava a ridere. «Non l’ho nemmeno sfiorata con lo sguardo, Ronnie. Te lo posso giurare.»
Lei smise di ridere. «Si, va bene. Ci si vede.» mi fece un cenno col capo e si voltò ancora una volta.
Mi presi la testa tra le mani, infuriato. Agii di istinto, e ancora oggi non mi pento di quello che feci. La afferrai per il braccio, la feci voltare verso di me e la baciai. La baciai nonostante i cori dei miei amici, nonostante ci fossero persone intorno a noi che non avrebbero gradito quella scena. La baciai perché ero pazzo di lei.
Lei mi saltò in braccio e poggiò la sua fronte contro la mia. Guardai dritto dentro i suoi occhi azzurri come il mare e sorrisi. Lei sorrise di rimando e passò l’indice sulla mia guancia. «Stupido.» sussurrò.
«Te l’ho detto che per te posso essere tutto ciò che vuoi. Pazzo, stupido…» mormorai dandole un altro bacio. «… il tuo ragazzo.»
Ronnie si morse il labbro, sorridendo.
 
Perso nei miei pensieri, perso nei ricordi, mi dimentico di chi ho accanto. La donna sta osservando compiaciuta una foto. Ronnie e io al nostro matrimonio, cinque anni dopo.
«Vi siete sposati, ma che cari.» dice sfiorando la foto.
Quando fa per sfogliare l’altra pagina, io la blocco. «Aspetta.»
«Cosa?»
Ogni giorno non trovo mai le parole adatte. «Le foto si interrompono qui. C’è solo una foto di Ronnie, a sessant’anni.»
La donna aggrotta la fronte. «Come mai? Si è stancato di fare foto?» sorride.
Scuoto la testa. «No. Mi sono reso conto che nemmeno con delle foto avrebbe potuto ricordarsi di me. Non sempre, almeno.» Lei non capisce cosa sto dicendo, leggo la confusione nei suoi occhi.
Volto la pagina e le mostro la foto. Subito spalanca gli occhi, boccheggiando. Si posa una mano sul cuore. I suoi occhi color mare cercano i miei. «S-sono io!»
Ci guardiamo negli occhi, come quando avevamo diciotto anni. Come quando ci baciavamo, come quando ci bastava un solo sguardo per capirci. E Ronnie sembra vedermi veramente. Gli occhi si velano di lacrime. «Conor, sei tu?» sussurra.
Le sue lacrime contagiano le mie e scoppio a piangere. «Ronnie.»
Lei si butta tra le mie braccia, e io la stringo in un abbraccio. Annuso ancora l’odore dei suoi capelli, che non è mai cambiato negli anni. Adesso i suoi capelli hanno perso il colore rosso, la loro vitalità. Sono bianchi, lisci e a caschetto. Il suo volto è coperto di rughe, ma i suoi occhi sono sempre gli stessi. Due oceani bellissimi.
«Ma… Cosa è successo? Perché non mi ricordo di te? Conor…» singhiozza guardandosi intorno. Guarda la stanza della clinica nella quale è ricoverata.
Sospiro, chiudendo l’album. «Ti sei ammalata di alzhaimer dieci anni dopo il nostro matrimonio. Lentamente hai cominciato a dimenticarti di me, dei nostri figli, dei nostri ricordi, del nostro amore. I tuoi ricordi erano sempre più vaghi, fino a quando una mattina non ti sei svegliata e mi hai chiesto “chi sei tu?”. Da quel giorno sei ricoverata in questa clinica. Da quel giorno io vengo ogni mattina e ti faccio vedere le nostre foto, sperando che tu ricordi qualcosa. Sono poche le volte nelle quali ti torna la memoria, ma dopo cinque minuti dimentichi di nuovo tutto.»
Ronnie è in lacrime. Le mani davanti alla bocca. «Quindi tra poco mi dimenticherò di te, Conor? Di nuovo?»
Piango, piango ancora. Nonostante sia un uomo di sessant’anni passati, piango come un bambino di cinque. «Sì, amore mio.»
Lei stringe il mio maglione con la mano. «Promettimi che tornerai anche domani. Promettimi che non ti arrenderai mai. Promettimi che mi farai vedere le nostre foto, e che tenterai di farmi tornare la memoria definitivamente. Promettimi che non ti innamorerai di nessun’altra donna.»
Accarezzo la sua pelle rugosa e sorrido, dandole un bacio delicato sulle labbra. «Te lo prometto, Ronnie.»
«Per favore, non innamorarti di qualcun’altra.» sussurra.
Scuoto la testa con forza e continuo a piangere. «No, Ronnie. Sarai per sempre l’amore della mia vita. Hai il mio cuore, solo che non lo sai.»
Ronnie tira su col naso, e per un istante vedo la diciottenne di cui mi sono innamorato. Ma poi torna la donna di sessant’anni, malata. E non posso fare a meno di innamorarmi ancora di lei. Mi innamorerei sempre di lei. Non importa la malattia che la divora, non importa il dolore.
Quelle foto la porteranno indietro. Io ci credo.
La sento irrigidirsi tra le mie braccia. «Amore, che succede…?»
I suoi occhi si appannano e si libera violentemente dalla mia presa. «Chi è lei? Cosa vuole da me? Perché mi sta toccando?» grida spaventata.
Il mio cuore perde un battito; i cinque minuti sono già passati. «Ronnie, amore, sono io, Conor…» tento di raggiungerla ma lei si mette in piedi e indietreggia. «Amore…»
«Perché mi sta chiamando amore? Io non la conosco! Se ne vada via! Non mi tocchi! Via!» urla istericamente.
La seguo, piangendo. «Ti prego, Ronnie, sono Conor. Ricordati di me. Ti prego.»
Lei continua a gridare, e delle infermiere accorrono nella stanza. La tengono ferma, ma lei si divincola come una pazza, come sei io volessi farle del male e lei dovesse scappare via il più lontano possibile da me.
Questa immagine mi spezza il cuore. Lo sento rompersi e il respiro viene a mancarmi.
Il dottore entra nella stanza, con una siringa in mano. «Ronnie, calma, va tutto bene. Adesso ti diamo la medicina e andrà tutto bene.» la rassicura.
Ma Ronnie mi guarda, sconvolta. «Mandatelo via! Fatelo uscire! Aiuto!»
Una ragazza mi sfiora il braccio. «Signore, le devo chiedere di lasciare la stanza, mi dispiace.»
I miei occhi incrociano quelli di Ronnie, in un disperato tentativo di farle ricordare tutto. Ma lei devia il mio sguardo e si lascia somministrare il calmante.
 
Sollevo la mano e busso sulla porta di legno. Quando sento provenire dall’interno un «avanti» faccio scattare la serratura ed entro nella stanza, come il giorno prima.
Ronnie è seduta sul divano, con gli occhiali e sta leggendo lo stesso libro di ieri. Mi sorride dolcemente, e io mi innamoro di nuovo di lei. «Buongiorno Conor.»
«Buongiorno Ronnie.» saluto sedendomi accanto a lei.
Ronnie nota l’album che ho in grembo e si mostra subito interessata. «Cosa ha portato?»
«Un album di foto che vorrei farle vedere.» dico guardando nei suoi occhi color oceano.
Non mi arrenderò mai. Fino a quando il mio cuore batterà, io verrò in questa clinica e mostrerò a Ronnie le nostre foto. Gliele mostrerò per farle ricordare di me.
 
 
 
 
AIEEEAH.
Tipo che questa è la mia prima OS su Conorello huhuhu.
L’avevo scritta esattamente il 13 gennaio, ma non l’ho mai pubblicata perché non mi convinceva tanto…
Ok, la verità è che mi ero completamente dimenticata di averla scritta HAHAHA Sgamaaata.
Comunque sia, ho preso ispirazione da “Le pagine della nostra vita”, film bellissimo che amo da morire.
E poi io boh, ho una fissazione per le perdite di memoria, arroddd.
Non ho nient’altro da dire, luckily. Spero solo vi sia piaciuta almeno un pochino (:
Grazie per aver letto <3
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Facebook – Mary DomenicaDagosto
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