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Autore: MissNoWayItsAllGood    25/06/2013    1 recensioni
Flavia è una ragazza italiana che vive negli USA, ha un bel lavoro ed un ragazzo che ama. Deve partire, torna in Italia per qualche giorno, dopo ben 10 anni, per una rimpatriata con gli amici del liceo. Torneranno a galla vecchie cicatrici e situazioni irrisolte. Cosa sarà successo in 10 anni?
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Ho deciso di scrivere questa storia perchè ho bisogno di credere in un futuro migliore.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardo intorno cercando disperatamente di capire se ho dimenticato di mettere qualcosa in valigia. So che dare un'occhiata fugace al caos che c'è nella stanza non può aiutarmi, ma mi fa sentire sicura, è un' abitudine che ho da quando ero una ragazzina.
Mentre tiro la zip per chiudere la valigia sento il mio cellulare squillare. Sarà un bel problema trovarlo in questo mare di vestiti sparsi, trucchi, scarpe, asciugamani eccetera eccetera. Scavo un po' tra il caos, butto all'aria un paio di cose, sento un rumore preoccupante, come qualcosa di delicato che si schianta sul pavimento, e lo trovo. Rispondo al volo senza nemmeno vedere chi sia. Ma non ce n'è bisogno, appena sento la voce dall'altro lato mi appare un sorriso sulle labbra.
- Pronto.
- Hey Fla', ti disturbo?
- Come sempre.
- Dai, dico sul serio, devo chiamare dopo?
- No, ormai ho finito di fare la valigia, sono quasi pronta.
- Bè, era ora, il tuo volo è fra 4 ore.
- E' presto allora, no? - dico ridacchiando, so che odia il fatto che io sia una ritardataria cronica.
- Allora ti passo a prendere più tardi?
- No, non ti preoccupare, prenderò un taxi, non avevi un' intervista tu?
- Sì, ma mi libererò in tempo.
Mi sento in colpa, tanto per cambiare. Alex nemmeno deve partire con me, ma vuole accompagnarmi a tutti i costi. Ovviamente queste premure mi fanno piacere, ma comunque mi sento in colpa. Il senso di colpa mi accompagna da quando avevo 16 anni e sto ancora imparando a conviverci ora che di anni ne ho 28.
- Senti, veramente, non è importante, tanto ci vediamo fra un paio di giorni
- Saranno giornate lunghe - fa una pausa e sul viso mi si forma un sorriso involontario -allora fatti trovare pronta fra un'ora.- e così chiude la conversazione.
Nessuno mi ha mai trattata così, nessuno si è mai preoccupato per me come fa lui, senza farmelo pesare. Diciamocelo, non sono molto carina, anche se posso dire di essere migliorata con gli anni, e non ho avuto molti ragazzi nella mia vita. Di quei pochi con cui sono stata non posso dire siano stati degli stronzi totali, o che mi abbiano picchiato, o che mi abbiano trattato come la puttanella di turno, ma non mi sono mai sentita considerata ed amata come da quando sto con Alex. Prendiamo ad esempio Mark, un mio ex con cui sono stata per qualche tempo durante il secondo anno di università. Mi coccolava, mi faceva anche dei regali di tanto in tanto, ma sentivo che non ci teneva veramente a me. Ero il ripiego, la bruttina sola che poteva usare per riempire le sue notti solitarie visto che la figa bionda della stanza accanto non gliela dava. Questo era il concetto più o meno.
Alex, invece, mi fa sentire unica, l'unica per lui.
Lo conobbi poco dopo essere arrivata negli USA. Io sono italiana, ma ho deciso di frequentare qui l'università e grazie ad una gran botta di culo mi hanno preso. Frequentavo un college non lontano da Philadelphia, dove poi mi sono trasferita per lavorare. Ricordo bene il nostro primo incontro.
Alex ed io ci siamo conosciuti nel modo più tradizionale possibile, tramite amici. Lui ha una band, e all'epoca erano agli inizi della loro carriera. In quel periodo avevo una compagna di stanza, Lucy, che era molto amica del loro chitarrista, diciamo che se lo scopava ogni volta che veniva a Philadelphia. Era una molto aperta, diciamo così, molto estroversa, una che pensava solo a divertirsi. Avendo una famiglia molto ricca, poteva anche permetterselo. Mi invitò ad uscire con il suo gruppo di amici, mi disse che andavano in un locale con musica dal vivo o qualcosa del genere. Essendo nuova, non avevo molti amici nè molta vita sociale e, nonostante sapessi che mi si prospettava una lunga serata noiosa durante la quale mi sarei sentita molto fuori posto, accettai. Ricordo che pensai che non volevo apparire la solita sfigata sciatta agli amici di Lucy, quindi mi misi un vestito carino, niente di eccessivo insomma, e già così mi sentivo una stupida, una fottuta stupida civetta. Ma veniamo al dunque. Arrivate al locale, vidi, con orrore aggiungerei, Lucy dirigersi verso un tavolo superaffollato, dovevano essere una quindicina di persone o qualcosa del genere. Io non sono una misantropa o chissachè, ma non so bene come rapportarmi con tante persone, mi sento in imbarazzo ed insicura, soprattutto se si tratta per la maggior parte di ragazzi, con la i finale maiuscola. Sopravviverò, pensai. Faccemmo tutte le presentazioni e via dicendo e dopo nemmeno 5 minuti finii a fare il palo, o da tappezzeria, come preferite, perchè Lucy stava amorevolmente flirtando con uno dei suoi amici. Chissà con quanti di loro era già andata a letto...scacciai questo pensiero, a cui involontariamente si collegò un altro: ero di nuovo l'amica bruttina, quella ignorata o considerata per pena. Ormai ero lì e non dovevo rimuginarci sopra. Vedendomi spaesata uno dei ragazzi attaccò bottone con le solite domande di rito: Sei amica di Lucy? Che studi? Che strano accento, di dove sei? eccetera eccetera. Nonostante fosse mortalmente noioso, quel ragazzo, Andrew, mi fu utile quel, mi spiegò i piani della serata. Prima di tutto dovevamo aspettare che il gruppo finisse di suonare, erano loro amici (cioè di uno di loro) e poi saremmo andati in un qualche pub/locale/discoteca insieme e saremmo rimasti lì fino a quando non ci saremmo annoiati, il che significava fino all'alba. In quel momento quasi mi mancò il liceo. Anzi, la serata si stava rivelando un grande deja vu, qualcosa che avevo già vissuto per 5 anni consecutivi. Dopo poco la nostra conversazione si esaurì, e proprio in quel momento ci portarono le birre. Affogai la mia disperazione in quella bevanda aspra che non mi era mai piaciuta particolarmente. Dopo un' ora circa (di cui 15 minuti riuscii a passarli in traquillità in bagno) sentii che la musica terminava e che annunciavano una nuova band. Forse era ora di sloggiare. Eravamo in un tavolo in fondo al locale, la musica l'avevo sentita poco e niente e non sapevo nemmeno chi fossero questi amici. Aspettammo un po' e si presentarono anche loro. Uscimmo e finimmo in un fast food per mangiare qualcosa. Lì mi ritrovai seduta in mezzo a Lucy, che ora stava amoreggiando con il chitarrista della band, che non sembrava respingerla, e questo tizio, che anche era uno dei membri della band e che poi scoprii essere Alex. Ormai ero rassegnata, ogni tanto mi intromettevo nelle conversazioni di qualcuno, ma nessuno mi dava molto retta, quindi tornai a mangiare silenziosamente il mio panino. Usciti da lì iniziarono a parlare di qualcosa, che al momento non ricordo, Lucy, il chitarrista, Alex, un altro tizio e io mi unii a loro. Dopo poco Lucy e il chitarrista, che si chiamava Josh, finirono a slinguazzare alla grande, quell'altro tizio si unì ad un altro gruppo e Alex, con mia sorpresa, mi rimase accanto e mi sorrise. Iniziammo a parlare. Scoprii che anche lui non conosceva bene quella gente, erano sopratutto amici di Josh e Nick, il loro batterista. Mi raccontò che stavano facendo un tour per gli USA cercando di sfondare, e che stavano iniziando ad avere un discreto successo, avevano anche un contratto con una casa discografica. Iniziammo a parlare di musica e scoprimmo di avere gusti simili. Poi gli raccontai un po' di me e la serata fu meno di merda di quanto mi aspettassi.
Dopo quella sera ci siamo tenuti in contatto, siamo diventati molto amici, chiamarlo era un po' un' evasione dalla vita quotidiana, perchè, essendo lontani per la maggior parte del tempo, ci raccontavamo di esperienze diverse e riuscivamo, parlando, a vedere le cose da un'altra prospettiva. Ora conviviamo da qualche mese e solo la parola mi spaventa, sembra molto seria e "da adulti", ma non è proprio così che definirei la nostra relazione. Mi sento, anzi ci sentiamo, eterni diciassettenni.
Controllo di nuovo di non aver dimenticato niente, poi mi sdraio sul divano e guardo la tv, mandano uno dei miei telefilm preferiti. Il tempo passa e io sono ancora in ciabatte quando Alex citofona. Gli dico che sarei scesa subito, ma so che non mi crede. ormai mi conosce e sa che sono una ritardataria cronica. Mi risponde con un "Ok" e una risatina. Mi affretto a scendere solo perchè ho bisogno di rivederlo. 

 
 
 
 
 
 
Angolo dell' autrice: Ciao a tutti, grazie per aver letto il prologo della mia prima storia lunga. Mia madre mi guarda contrariata da un po', forse che sto perdendo tempo a computer, ed in fondo è vero, ma sto scrivendo, mi piace, mi sento bene, anche se questa è solo cacca. Ma mi serve perchè ho bisogno di credere in un futuro migliore. Wow, sono poetica oggi. Ho scritto questa storia presa da un'ispirazione improvvisa e ho deciso di pubblicarla, spero vi piaccia. I prossimi capitoli saranno più lunghi e più interessanti, almeno spero, questa è solo un'introduzione. Parlando di cose pratiche, avverto che sarò fuori tutto luglio, quindi non so quando aggiornerò la storia. Credo non ci saranno molti capitoli comunque. Questo è solo il prologo, spiegherò meglio molte situazioni in seguito, spero almeno che non sia incomprensibile. Fatemi sapere che ne pensate, soprattutto le critiche sono ben accette. Ci vediamo presto :)
  
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