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Autore: DazedAndConfused    26/06/2013    3 recensioni
"Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, e in fondo ci crede per davvero."
Scritta in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Hillel Slovak.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I’m part of you and you’re part of me

Hillel be jumpin' on that little baby Frumpkin

Say what, you got a pumpkin in your pants?

 

“Allora, sei pronto?”

“Guarda che io sono nato pronto!”

Il ragazzo scoppia a ridere e molla uno spintone alla testa di cazzo che si ritrova come migliore amico: non lo ammetterà mai, ma si sta letteralmente cagando sotto.

Non è per il pubblico, no: Hillel sa che lui e la sua vecchia sul palco se la cavano egregiamente… è che stasera Rona Frumpkinquella Rona Frumpkin- assisterà alla loro esibizione e non è più sicuro che le rime che Antoine The Swan ha sfornato appositamente per l’occasione possano funzionare, ecco tutto.

Ma il paroliere si è già accorto dell’agitazione in cui il buon vecchio Slovak è piombato –gli è bastato vederlo sistemarsi spasmodicamente la tracolla della chitarra per qualcosa come una trentina di volte- e quindi gli si avvicina sorridente, mollandogli un paio di pacche d’incoraggiamento.

“Mi sa che stasera qualcuno giocherà a ‘dolcetto o scherzetto’ anche se non siamo ad Halloween!” si affretta a canzonarlo, mentre Hillel non può far altro che diventare di tutti i colori.

“Prega solo che la caramellina non sia amara!” sbuca dal nulla Flea, ridendo sguaiatamente quando il diretto interessato si fionda a rincorrerlo.

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, e in fondo ci crede per davvero.

 

He's as close to me

As a friend can be

I'll be standin' by my buddy

He'll be standin' by me

 

“Sicuro che Tone sia d’accordo? Voglio dire, v’ho tirato il pacco per i What Is This? e adesso eccomi qua, come un perfetto stronzo, a chiedervi di rientrare nella band…”

HillelFlea non può far altro che sorridergli incoraggiante, indicandogli la porta “Va’ lì dentro e vedrai che non te ne pentirai.”

Il chitarrista ricambia il sorriso e segue il consiglio dell’amico, fiondandosi come un fulmine dentro l’appartamento dell’uragano che, da qualche anno, gli ha praticamente sconvolto la vita.

Anthony è seduto sul divano mezzo sfondato, un sorrisetto lieve a solcargli le labbra, e con un cenno del capo gli fa cenno di avvicinarsi.

Hillel ubbidisce ma si affretta subito a parlare: a quanto pare l’altro non è molto propenso a farlo, e lui desidera soltanto chiarire un po’ la faccenda.

“Senti, Tone, so che sono una testa di cazzo immensa e che ho lasciato te e Flea nella merda nel momento meno opportuno, ma ho voluto cogliere l’attimo, non capendo subito quanto importante fosse la nostra amicizia… siamo più di una band, cazzo! Siamo qualcosa d’indescrivibile, quando suono con voi è come se riuscissi ad arrivare sulla fottuta Luna e”

“Fatti abbracciare, idiota!” sbotta Anthony, alzandosi di scatto e stringendolo affettuosamente “Non c’è nessun problema, amico… siamo qua, siamo insieme e nessuno ci fermerà.”

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, e ricambiando l’abbraccio sa che crederci non sarà poi così difficile.

 

Just another half of

The two headed freak

But I need him like

My heart needs to beat

 

“Dove cazzo è quella primadonna di Kiedis?”

In sala prove la tensione è alle stelle: Anthony è in ritardo di un’ora e mezza e la domanda di Cliff suona come più che lecita.

Ciononostante Flea lo ignora e continua a strimpellare distratto sul proprio basso, gesto che induce il batterista a mandarli a cagare e ad uscire per fumarsi una sigaretta.

“Mike, tu lo sai che cazzo ha Tone, non è vero?” chiede Hillel, e gli basta vedere gli occhi dell’amico così insolitamente tristi per capire che Anthony dev’essersi messo nella merda.

“Non so quanto possa tirare avanti in queste condizioni, amico” sbotta l’altro, fermandosi a fissarlo sconsolato “Non lo so proprio… Un giorno di questi potrebbe lasciarci le penne”

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, ma il groppo in gola gli fa capire che è probabile che stavolta le preghiere non basteranno: non può immaginare una vita senza quel cazzaro del suo migliore amico.

 

It's about my man

And his name is Hillel

For who my love

Is woul brother sacred

 

“Ok, allora le regole le ho rispolverate… direi che l’incontro può iniziare!” trilla Anthony tutto pimpante, andandosi a sedere in un angolo e pregustandosi già la vittoria: Flea sarà anche piccoletto e lesto, ma Hillel è un armadio a quattro ante… non c’è storia, i soldi li ha praticamente già in tasca.

Nel frattempo il bassista parte all’attacco e, in men che non si dica, butta al tappeto il compagno di band, sotto lo sguardo sbigottito degli astanti… Flea compreso.

Quest’ultimo si affretta a tendere la mano ad Hillel, che si tira su a fatica e borbotta qualche scusa imbarazzata, qualcosa come “Scusate, devo aver mangiato qualcosa che m’ha scombussolato un po’… Vado a buttarmi un po’ sul letto, ci si vede” e poi sgattaiola via in fretta e furia.

Anthony rimane impietrito sul posto, un brivido freddo che gli corre su per la schiena e che comincia a fargli temere il peggio.

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, sprofondando tra le lenzuola e ignorando la figura debole e triste che lo fissa dallo specchio: certi mostri è bene lasciarli fuori dalla porta.

 

We were young

And we were looking

Looki-i-ing

Looking for that deep kick...

Seen 'em come, seen 'em go...

 

“Anthony, ti cacciamo dal gruppo.”

Il silenzio cala inesorabile nella stanza, così come la verità, che non può far altro che colpire il cantante in pieno volto, quasi fosse un cazzotto.

“Vogliamo fare musica ed è evidente che tu non lo vuoi, quindi te ne devi andare. Prenderemo un altro cantante e andremo avanti. Tu sei fuori.”

Hillel lascia fare tutto a Flea e Jack: non si sente nella posizione di cacciare Anthony, non può farlo… lui stesso è il primo a farsi e strafarsi, ma gli altri gliel’hanno già detto: “Tone non viene quasi mai alle prove”, “Tone si addormenta durante le prove”, “a Tone non gliene frega un cazzo della band”…

Non è vero.

Hillel lo sa: la band l’ha fondata proprio lui, ha passato intere giornate sulla terrazza a scrivere versi su versi, a cercare il modo giusto per far fluire più spontaneamente le rime…

Che cazzo significa “Vogliamo fare musica ed è evidente che tu non lo vuoi?”

Sono tutte balle, dannatissime balle, e lui non può far altro che sperare che l’amico sbotti e s’incazzi e si metta ad urlare e protestare e ricordare loro che la band è anche sua, e che se sono arrivati dove sono ora è anche merito suo.

“Avete ragione, ragazzi. Vi chiedo scusa per non aver contribuito come avrei dovuto per tutto questo tempo. Me ne vergogno, ma avete la mia più completa comprensione; ragazzi, vi auguro ogni fortuna.” conclude invece l’altro con fare laconico, per poi alzare i tacchi.

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, osservando il proprio migliore amico scomparire dietro la porta: sa già dove andrà, ma non farà nulla per fermarlo. Purtroppo.

 

He'll play a little guitar, sing a few blues

He's the kind-a-guy that you can't refuse

 

“È la cosa più bella che abbiamo mai fatto, te lo dico io… Non vedo l’ora di far uscire questo disco!” esclama entusiasta Hillel, sfilandosi di dosso la chitarra e fiondandosi ad abbracciare Anthony: entrambi ridono come dei bambini, profondamente soddisfatti di quello che hanno appena finito d’incidere.

E quale miglior modo di festeggiare se non quello di farsi un po’ di China White in compagnia?

E pazienza se Tone ha appena festeggiato i cinquanta –cento? Duecento? Boh!- giorni di totale assenza di droghe varie nel corpo: un disco figo come quello che hanno appena concluso non lo si fa tutti i giorni… tanto vale festeggiare, no?

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, tornando a casa con Anthony sottobraccio, un po’ barcollando e un po’ cantando canzoni sconce con lui, sempre senza smettere di ridere.

 

Deep inside the canyon I can’t hide

All I ever wanted was your life

 

“Dai, Hillel! Vedrai che una volta sul palco si risolverà tutto!” lo rincuora Flea, ma Hillel sa che la sua è solo una falsa speranza.

Non ce la fa più: Londra è una merda, Londra diventerà la sua cazzo di fottutissima bara –lo sente, lo sa- e lui non ce la può fare, di salire sul palco non se ne parla proprio.

“Non posso farlo… Muoio qui.” singhiozza, al che gli altri due si scambiano uno sguardo d’intesa e si siedono sul letto, proprio accanto a lui.

Passano un’oretta in sua compagnia, a suon di “Tu non preoccuparti, non c’è nessun problema” lo convincono a suonare anche stasera, e lui li accontenta.

Una volta sul palco, però, non è più l’Hillel Slovak di un tempo: è l’ombra di se stesso, non si unisce all’intro scoppiettante e alla seconda canzone si scusa di nuovo con un “Non ce la faccio”, per poi fiondarsi nel backstage come una scheggia.

È Anthony a ritrovarlo, accovacciato in un angolo e con la testa tra le mani, le lacrime che gli sgorgano dagli occhi come un fiume in piena.

Hillel, ce la puoi fare. Prendi la tua fottuta chitarra e torna sul palco!”

“No, non posso, cazzo!” piagnucola nuovamente lui “Cancella tutto, è finita”

L’amico sospira e si lascia cadere sul pavimento, al suo fianco, per poi abbracciarlo.

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, anche se stavolta sarà più difficile di tutte le altre.

 

I'm tired of being untouchable

I'm not above the love

 

“Dove cazzo s’è andato a cacciare Hillel?” ruggisce Lindy, mentre Anthony si guarda in giro con il cuore in gola: sono alla NYU, manca pochissimo all’inizio dello show e del chitarrista nemmeno l’ombra.

Ma è quando lui e Flea arrivano nel backstage che lo trovano, strafatto di eroina fino al midollo.

Hillel, cazzo! Avevamo fatto il patto di non sballarci prima del concerto!” sbotta il cantante, mentre il diretto interessato lo fissa con sguardo assente.

“Amico, questo non deve succedere… Se proprio vuoi farlo, fallo dopo!” parte in quinta Flea “Prima si fa il concerto e poi si festeggia… ma tu non ne sei capace.”

“Scusatemi…” mormora flebilmente Slovak, profondamente ferito dallo sguardo velenoso che il migliore amico gli ha appena rivolto.

Sa di averlo deluso, e questo è il dolore più grande che possa provare: deludere Anthony significa deludere il mondo intero.

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, afferrando la propria chitarra e iniziando a dirigersi verso il palco con andatura incerta.

 

I used to shout

Across the room to you

And you'd come dancin'

Like a fool

 

“Vaffanculo, Hillel! Sei fuori!”

Queste sono le ultime parole che Hillel ha sentito uscire dalla bocca di Flea: è vero, ha perso qualche prova, ma non credeva fosse una tragedia…

Sta ancora rimuginando sulle due frasi secche con cui l’hanno ormai liquidato da qualche giorno, quand’ecco che suona il telefono: è proprio Flea, che gli rivela di aver deciso di dargli una seconda possibilità.

Hillel non ci pensa su due volte, prepara le valigie e si appresta ad andare avanti con la tournée europea: il resto sono solo chiacchiere in confidenza con Tone, promesse di disintossicazioni varie e risate condivise sul bus.

E quando il tour è finito e l’aeroporto sembra improvvisamente troppo piccolo per contenere due persone così legate come lui e Anthony, non resta altro da fare se non stringersi forte e salutarsi con svariati “Grande tour, grande essere con te”, “Chiamami presto”, “Starò bene, tu starai bene?”, “Sì, anch’io starò bene” e poi via, filare immediatamente dallo spacciatore di fiducia.

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, lasciando le banconote al messicano e ficcandosi in tasca la dose che ha appena acquistato.

 

In my room

I'm all alone

Waiting for you

To get home

 

“Come te la passi?”

“Solite cose, fratello… Tu?”

“…”

“… Hillel? È tutto ok?”

“Io… James… No, non è tutto ok” sospira il ragazzo, strofinandosi gli occhi con la mano che non sta reggendo la cornetta del telefono “Io… Voglio smetterla di farmi di quella merda, no? E invece lei torna sempre, imperterrita, e non so se resisterò ancora per molto, ecco”

“Dimmi dove sei, vengo a prenderti!”

Nah, fratellino, lascia stare… è solo un momento di paranoia, adesso me ne vado a letto e domani mattina sarò come nuovo, ok?”

“Ne sei sicuro? Guarda che non ci pesa venirti a prendere, basta che mi dici dove sei e”

“Tranquillo, James… Tranquillo, no problem” abbozza un sorriso “Mi ha fatto piacere sentirti, davvero”

“Anche a me!”

“E ti voglio bene… Lo sai, vero?”

“Anch’io te ne voglio… Magari un giorno di questi usciamo insieme, che dici? Così ricominciamo a vederci come una volta…”

“Sarebbe magnifico”

“Perfetto! Allora… buonanotte?”

“Buonanotte, James… Stammi bene”

Andrà tutto alla grande, si dice Hillel, riagganciando la cornetta e sbirciando con la coda dell’occhio la siringa che se ne sta sul suo comodino, pronta ad accoglierlo.

 

On the day my best friend died

I could not get my copper clean

 

“Non ci sarà alcun funerale, piantala di dire cazzate!”

Ione un po’ lo capisce: Anthony è strafatto e il dolore è troppo opprimente per poter essere metabolizzato, ma deve mettersi in testa che Hillel non c’è più e che non è comportandosi così che lo farà tornare indietro.

“Ormai non c’è più nulla da fare, Anthony… Ti prego, ascoltami”

“Non me ne frega un cazzo! Io devo andarmene di qui, mi sento morire… Mi sento morire, capito? Non ce la faccio più” chiude la valigia in fretta e furia e si precipita fuori dalla porta, dove c’è un taxi ad aspettarlo.

Non c’è nessun dannatissimo funerale, stop.

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, mentre il panorama sfreccia veloce fuori dal finestrino e a lui ritorna in mente la chiacchierata che lui e Hillel hanno fatto qualche settimana fa in pullman, diretti verso Oslo.

 

Too late to tell you how I feel

I want you back but I get real

Can you hear my falling tears

Making rain where you lay?

 

Hillel Slovak. Figlio devoto, fratello, amico, musicista.

“Ok, è qui e noi siamo venuti. Ora possiamo andarcene?”

“No, non è ancora arrivato il momento di andarcene. Io ora mi farò una passeggiata… perché non mi fai un favore? Parla con Hillel, digli come ti senti per la sua morte. E perché non gli fai anche una promessa, qui, che non ti infilerai un altro ago nelle vene e che non berrai e che non toccherai più droghe?”

“Parlare a cosa?” sbotta l’uomo, cercando di sembrare la solita testa di cazzo sicura di sé “È un pezzo di terra con sopra una pietra”

“Fa’ come se Hillel sentisse e parlasse con te” taglia corto quel sant’uomo di Bob, per poi allontanarsi.

Anthony si siede e, dopo svariati minuti di silenzio imbarazzato, prende coraggio e se ne esce con un “Yo, Slim”, il saluto che gli ha sempre rivolto.

È un attimo e sta già piangendo senza freni, la barriera è franata senza alcuna esitazione e lui non può far altro che assecondare tutto il dolore che aveva rinchiuso dentro se stesso e che ora sta fuoriuscendo.

Riesce a dire a Hillel quanto gli voglia bene e quanto cazzo gli manchi, e gli racconta di essere pulito e della clinica che lo sta seguendo.

“Ti prometto che non m’infilerò più un ago nel braccio. Starò pulito.”

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, poggiando una mano sulla lapide e lasciandovi sopra qualche carezza: spera con tutto il cuore che Hillel lo possa sentire.

 

Destruction leads to a very rough road

But it also breeds creation

 

“Ho scritto una cosa…” Anthony porge il foglio al chitarrista, che lo inizia a leggere con fare curioso “Ti avviso: sono un fiume in piena, può essere che qualcosa possa essere incomprensibile e”

“Oh, perfetto! Ho già lavorato su una certa melodia e so come applicarla a questi versi” gli sorride il più giovane e, una volta sedutosi, gli fa sentire quel che ha in mente.

Anthony rimane bloccato per qualche istante, ma si affretta a sorridergli a sua volta: il ragazzino è impressionante, gli son bastati cinque minuti per imbastire una canzone dal nulla e sembra che sia abituato a farlo da sempre.

“Comunque le parole mi piacciono, e sono sicuro che anche Hillel sia del mio stesso parere” John azzarda un commento, arrossendo un po’, e Anthony non può far altro che sorridere intenerito.

“Te ne sono grato, non avresti potuto farmi complimento migliore…”

Dopodiché prende uno sgabello e gli si siede di fronte, porgendogli il proprio taccuino “Se vuoi, qui ho altro materiale su cui possiamo lavorare…”

John sorride entusiasta e insieme iniziano a leggere i testi, cercando di tirarne fuori il meglio.

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, approvando con fare soddisfatto il nuovo riff che John gli ha appena fatto sentire.

 

Just in case

You never knew

I miss you, Slim

I love you too

See my heart

It's black and blue

When I die

I will find you

 

“Se solo Hillel fosse ancora qui…” mormora Anthony nel backstage, guardandosi intorno con fare sconsolato.

Le prove sono finite da poco e John gli è appena passato davanti, non degnandolo nemmeno di uno sguardo.

Ha un brutto presentimento, Anthony: ha paura che John possa fare la stessa fine di Hillel, e la cosa lo terrorizza a morte.

È capitato che abbia provato ad affrontare l’argomento con il chitarrista, ma quest’ultimo lo ha sempre liquidato con qualche scusa o –peggio ancora- cacciato via di malo modo.

Anthony sa che non può contare nemmeno su Flea: lui e John si fanno i cannoni insieme, non crede proprio che il bassista possa essere di qualche utilità in questo frangente.

“Ah, Hillel, bel casino, vero? Non riesco a tenermi una cosa stretta manco a pagarmi, devo sempre mandare a puttane tutto…” si massaggia le tempie, cercando di smaltire un po’ di tensione “Mi chiedo sempre cosa sarebbe successo se al posto tuo ci fossi stato io… Avreste mandato avanti i Red Hot? Sareste arrivati qui o avreste buttato tutto quanto giù per il cesso?”

Si ferma per qualche istante, Anthony: effettivamente sta parlando da solo, e perlopiù a voce alta, ma non gliene frega un cazzo.

Sta parlando a Hillel, questo è l’importante.

“Ti sarei grato se potessi darmi qualche dritta, Slim… Anche solo un minuscolo segnale… Io ormai non so più che cazzo fare, qui”

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, anche quando vede John scomparire nella propria stanza con un cartoccetto in mano.

 

I heard your voice through a photograph

I thought it up it brought up the past

 

Anthony si rigira il pacco tra le mani: è una piccola scatola marrone, e lui ha paura di sapere cosa ci sia dentro.

All’improvviso gli cade lo sguardo su una parte scritta a penna, e d’istinto la legge ad alta voce.

“Anthony, tu pensi quel che sento e capisci quel che dico. Ti voglio bene. Questo è il nostro anno, 24. Hillel

Il cantante si dirige meccanicamente verso il giardino e, sedutosi sui gradini davanti alla porta d’ingresso, scoppia a piangere.

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, mentre in testa gli risuona My Lovely Man.

 

Rest with me

My lovely brother

For you see

There is no other

Memory so sad and sweet

I'll see you soon

Save me a seat

 

Phoenix, Cobain… tutti, sono caduti tutti.

Anche lui.

È in momenti come questo, quando ha la scimmia a mille e il cervello inizia a ronzare un po’ troppo, che Anthony maledice il fatto di non essere crepato.

Sa di aver deluso più di una persona… una in particolare.

“Lo so, Hillel! Lo so! Ti ho fatto una promessa e non l’ho mantenuta! Ma nemmeno tu l’hai fatto, eh? C’eravamo promessi che ci saremmo dati una mano ad uscire dalla merda, e invece? Guardaci, io sono un fantasma e tu ormai sei sottoterra da otto anni… Il mondo fa schifo”

Dopo qualche minuto di silenzio, riprende a parlare: “Che merda di uomo che sono, vero? Ho anche il coraggio di rinfacciartelo… Devo solo starmene zitto, mi merito tutta la merda che mi circonda”

“Mi manchi, Slim… Se ci fossi tu, sarei una persona diversa… Tutto sarebbe diverso.

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, asciugandosi qualche lacrima e preparandosi l’ennesima siringa: lo sballo non vuole ancora arrivare? E allora lui andrà a prenderselo, con le buone o con le cattive.

 

In you a star is born and

You cut a perfect form

 

Sai, Anthony… Quando sento Dosed mi viene sempre in mente Hillel.”

Anthony si volta a fissare John: è imbarazzato –lo si vede- e a volte al cantante sembra di avere ancora a che fare con il ragazzetto che arrossiva sempre quando si andava a finire sull’argomento Slovak.

“Non te l’ho mai detto, ma una volta c’ho parlato alla fine di un vostro concerto… era il mio idolo, avrei fatto di tutto pur di essere come lui.”

“Ah sì? E che t’ha detto?”

“Che era felicissimo di far parte della band e che dovevo solo pensare ad essere me stesso… Ora torniamo al nostro album, su” taglia corto il chitarrista, alzandosi in fretta per non mostrargli il lieve rossore che è comparso sul suo volto.

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, seguendolo e ripensando alla stella che, quattordici anni prima, è esplosa in tutta la sua magnificenza.

 

Yes I'm cryin'

Now and no one can

Ever fill the

The hole you left, my man

I'll see you later

My lovely man if I can

 

A Hillel sarebbe piaciuto poter ritirare questo premio, questo è poco ma sicuro.

A Hillel sarebbe piaciuto poter conoscere Josh o rivedere John –ecco, appunto: anche a lui sarebbe piaciuto rivederlo, l’eremita- o fare la jam con i Guns n’ Roses

Fosse stato un altro giorno, Anthony lo avrebbe speso rimuginando sull’ingiustizia della precoce dipartita dell’amico; ma oggi non è un giorno qualunque, nossignore.

Oggi bisogna festeggiare, ed è sicuro che Hillel li stia guardando in questo preciso istante, sperando che la baldoria inizi al più presto.

Andrà tutto alla grande, si dice Anthony, mentre James Slovak raccoglie una standing ovation ritirando il premio del proprio fratello.

 

I pray for you most every day

My love's with you, now fly away

 

“Un quarto di secolo e sembra ieri…”

È vero: Anthony non possiede molti ricordi chiari di quel periodo –nessuno, a dire la verità- o di quel giorno, ma da una parte è un bene: ricorda con più gratificazione il sollievo di quando è riuscito finalmente a liberarsi di tutto il dolore che lo stava mangiando dall’interno, e la gioia della rinascita della band.

È vero, se tutto fosse andato per il verso giusto a quest’ora Hillel sarebbe un allegro cinquantenne, sicuramente padre, ma non sa se sarebbe ancora il chitarrista dei Red Hot Chili Peppers.

Già averlo vivo sarebbe un grandissimo dono.

Ma Hillel il suo dono lo ha già fatto: ha contribuito a creare e realizzare il loro progetto ambizioso, e se oggi sono qui, se oggi Anthony stesso è qui, deve ringraziare anche lui.

Andrà tutto alla grande, vecchio mio? Non lo so, si dice Anthony, per ora mi basta sapere che è da venticinque anni che ci tieni d’occhio, e sapere che una parte di me è lassù, in tua compagnia, non può che rendermi estremamente felice.

Yo, Slim.

   
 
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