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Autore: IndelibleSign    26/06/2013    6 recensioni
Avvenne tutto in un attimo: Zayn lasciò strusciare la sua sedia sul pavimento per alzarsi, Georgia sobbalzò lasciando cadere il latte bollente su se stessa e provò la stessa sensazione di quattro mesi fa.
Calore, spavento.
-Scusami, Georgia.. i-io..- le parole gli morirono in gola quando vide gli occhi verdi di Georgia riempirsi di terrore e lacrime.
Stava succedendo qualcosa.
Un fulmine squarciò il cielo. 
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Laura, credo di aver cambiato idea.- rispose la ragazza.
-Vuoi indossare dei tacchi invece che delle stupide ballerine? Per me va benissimo!- la voce eccitata dell'amica le riempì lo orecchie.
-No, intendevo: ho cambiato idea su stasera. Credo che rimarrò a casa ad ingozzarmi di pop corn mentre guardo per la quarta volta in questa settimana, Titanic.- borbottò lei, quasi parlando con se stessa.
-Cosa!?- urlò dall'altro capo del telefono la ragazza.
-Io sono già sotto casa tua e tu sei già pronta, quindi sbrigati a scendere o sarò costretta a venirti a prendere con le cattive!- la minacciò Laura e l'ultima cosa che lei sentì prima di riattaccare fu uno sbuffo da parte di Georgia.


Quando Georgia entrò nella decappottabile dell'amica quest'ultima la squadrò da capo a piedi: il suo corpo era fasciato da un tubino nero e stretto che arrivava un po' più in su rispetto alle ginocchia, un rossetto rosso ricopriva le sue labbra perfette e aveva addirittura stirato i suoi lunghi capelli che arrivavano quasi al fondo della schiena, e colorato i suoi occhi verde prato con una matita nera.
Solamente quando abbassò lo sguardo verso i suoi piedi, una smorfia disgustata le riempì il volto.
-Sapevo che avresti indossato le tue ballerine rosse di nuovo.- sbuffò Laura accendendo il motore, pronta a partire.
-Si abbinano al rossetto.- si giustificò la biondina.
-Anche i miei tacchi di pelle rossi si abbinavano al rossetto.- trillò lei.
-Mi ripeti ancora una volta perché siamo amiche, Lau?- chiese ironicamente Georgia prima di beccarsi uno sguardo dall'amica.
Solamente dopo un paio di minuti di silenzio, Laura esclamò:
-Comunque sei perfetta anche così e la cosa mi irrita parecchio.- fino a far ridere Georgia che le fece la linguaccia, sorridendo.


-Guarda che se metti il piede dentro nessuno ti divorerà, eh.- ridacchiò Laura guardando divertita la sua amica, troppo timida per entrare in quella discoteca piena di ragazzi.
-Che ne dici di tornare a casa? Mi sento male.- chiese lei fissandola disperata.
-Cos'hai ora?- sbuffò l'amica.
-Ansia pre-discoteca.- disse portandosi la mano alle labbra e iniziando a mangiucchiare nervosamente le unghie.
La risata sfacciata di Laura le inondò i timpani, insieme alla musica altissima, e l'ultima cosa che sentì pronunciare dalle sue labbra fu:
-Spero che troverai un passaggio allora, ciao amore!- poiché l'amica l'aveva ormai abbandonata per poi lanciarsi nella mischia.
Georgia imprecò, ormai costretta ad entrare in quel caos vivente.


Entrare in quel locale era stata una delle scelte più assurde che Georgia avesse mai fatto.
Iniziando dal fatto che nemmeno dieci minuti dopo già sentiva l'aria mancarle e il fatto che il locale fosse stracolmo di gente e ci fosse un odoraccio di alcolici, non aiutava.
-Ballerò.- si era ripromessa la sera precedente, ma vedendo tutta quella gente ballare le aveva messo la nausea.
"Ballare" poi, più precisamente si strusciavano l'un l'altro scambiandosi effusioni.
-Quel ragazzo là giù le offre questa.- la voce del barista la fece sobbalzare.
Georgia alzò lo sguardo verso quel ragazzo biondino e sorrise, abbassando lo sguardo verso il bicchiere per poter vedere al suo interno della vodka.
Quando si voltò verso la figura indicatagli poco prima, vide un ragazzo dai capelli rossi leggermente mossi che le fece l'occhiolino.
Era assolutamente ubriaco e lo si poteva notare immediatamente dal colore rosso dei suoi occhi ormai piccoli.
-Allora, lo prende?- ancora una volta il barista la distrasse.
Frettolosamente lei accettò e senza nemmeno pensare alle conseguenze, ne prese solamente un piccolo sorso, ma evidentemente abbastanza forte da farle bruciare insistentemente la gola.


Non sapeva cosa le succedeva.
Nemmeno cinque minuti dopo aver bevuto quella sostanza disgustosa si era gettata fra la folla e aveva iniziato a ballare, saltare e cantare a squarciagola. Quasi non sembrava più la stessa Georgia di sempre.
La testa le girava vorticosamente e vedeva le persone attorno a lei fare giro tondo.
La musica le faceva eco nella mente e i suoi occhi non riuscivano a distinguere nemmeno una persona dall’altra.
Solamente quando riuscì a liberarsi da due luride mani, uscì dalla folla per riuscire a trovare Laura, ma evidentemente il fatto che vedesse doppio non l’aiutava.
-Quella non era vodka.- riuscì a dirsi prima che gli occhi, ormai troppo pesanti, si chiudessero di scatto e le gambe cedessero al suo peso.
Buio totale.


-“Occupati di lei”, nemmeno fosse una bambina di due anni!- una voce dura risvegliò Georgia.
Solamente quando quest’ultima aprì gli occhi toccandosi la testa a causa del mal di testa, notò la figura di un moro davanti a lei parlare da solo.
-Finalmente la principessa si è risvegliata!- le urlò contro lui notando finalmente che si era risvegliata.
-Come, prego?- chiese sfacciata lei.
-Invece di imbottirti di pillole non puoi semplicemente suicidarti? Se ti vuoi ammazzare delle stupide pillole non serviranno!- urlò ancora.
-Ma di cosa parli? Pillole?- Georgia era ormai spaesata.
Non sapeva chi fosse quel ragazzo. Non sapeva come faceva a trovarsi su un prato nel retro del locale e non sapeva cosa fosse questa storia delle pillole.
-Io non ho preso nessuna pillola! L’unica cosa che ho bevuto è stato un bicchiere di vodka!- urlò contro al ragazzo.
-E tu bevi tutto ciò che i baristi ti danno?! Siamo nella realtà, principessa, non in un film. Le persone non ti regalano mai nulla senza farti del male!-
-Smettila di chiamarmi principessa! Il mio nome è Georgia!- urlò alzandosi dall’erba bagnata per camminare scalza verso l’uscita.
Non le importava nemmeno più se Laura fosse in pensiero, a dirla tutta era arrabbiata anche con lei.
-Vai a farti fottere!- le urlò dietro il moro.


Camminava da più di mezz’ora in compagnia di uno strano ragazzo per fortuna sobrio che si era offerto di riportarla a casa siccome era leggermente brilla.
-Dove hai detto che abiti?- le richiese il riccio sorreggendola siccome il più delle volte aveva rischiato di cadere.
-In Irlanda.- rispose ridendo lei.
-Questo è logico, intendo la via.- sorrise anche il ragazzo fin quando Georgia non agitò la mano, sbuffando.
-Vuoi sapere troppe cose.- concluse.
Prima che il riccio riuscisse a dire qualcos’altro una macchina si accostò al marciapiede.
Lentamente il finestrino si abbassò rivelando la figura di un ragazzo moro.
-Georgia?- la richiamò lui, attirando l’attenzione della ragazza che voltò il suo sguardo all’interno dell’auto.
-Ancora tu? Ma cosa vuoi?!- sbuffò lei continuando ad essere sorretta dal riccio.
-Su sali in macchina, sei ubriaca fradicia.- trillò lui.
-Io non parlo con gli sconosciuti né tantomeno mi faccio dare un passaggio, tsk!- urlò lei.
Il moro ruotò gli occhi al cielo –Quindi il riccio con cui stai parlando e che ti sta mantenendo lo conosci, vero?- la stuzzicò lui.
-Ovvio!- urlò lei fiera. –Si chiama Henry.-
-Harry.- la corresse il riccio suscitando una risatina da parte di Zayn nell’auto.
-Ha 21 anni.- continuò lei –Venti.- precisò ancora Harry.
-..Ha un fratello e vive col padre.- terminò lei fiera del suo discorsetto.
-..ho una sorella e vivo con mia madre.- la corresse grattandosi la nuca imbarazzato.
Zayn non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata di gusto.
-Vedo che lo conosci molto bene.- la sfotté Zayn uscendo dall’auto e facendole segno di entrare.
La bionda sbuffò lasciandosi trascinare fino a dentro l’auto dal riccio.
-Vuoi un passaggio anche tu?- chiese Zayn sperando in un “no”.
Fortunatamente Harry capì il suo sguardo e rifiutò l’offerta.
-Grazie, ma credo che ritornerò alla festa. Sono solamente le due.- concluse salutando con la mano Georgia che gli sorrise riconoscente.
-Le due!? Ma è tardissimo!- urlò Georgia battendo le mani contro lo sportello ormai chiuso, mentre l’auto prendeva movimento.
Zayn sbuffò.
-Smettila di urlare, piuttosto dormi.- le consigliò lui.
Georgia si lasciò scappare un grugnito di fastidio e si sistemò meglio sul sedile, fissando insistentemente la figura del moro per individuare un suo difetto.
Erano esattamente l’opposto.
Lui aveva una pelle mulatta perfetta mentre lei una pelle candida da far invidia ad un lenzuolo bianco.
I suoi occhi erano di un marrone intenso, mentre i suoi erano di un verde chiarissimo.
I suoi capelli erano biondissimi mentre quelli del moro erano quasi neri come la pece.
Per non parlare del suo carattere scorbutico e antipatico.
Se avesse potuto l’avrebbe ucciso.
-Vuoi un autografo?- ridacchiò lui notando come la ragazza lo fissava.
Immediatamente lei abbassò lo sguardo, colorandosi di rosso. –Come ti chiami?- chiese allora.
-Zayn Malik.- le rispose lui.
Georgia annuì per poi chiudere gli occhi.
Quando Zayn voltò il suo sguardo verso di lei, la vide sospirare: -Zayn Malik. Anche il nome è perfetto.- si lasciò scappare sussurrando.
Un sorriso soddisfatto increspò le labbra di Zayn.


-Andiamo principessa, svegliati.- ancora una volta il ragazzo si ritrovò a cercare di svegliare Georgia che si era distrattamente addormentata in auto durante tutto il tragitto.
Zayn non la conosceva quindi non sapeva dove abitasse ed era stato costretto a portarla a casa sua.
-Umh..- mugugnò lei serrando più forte gli occhi e dando le spalle alla figura del moro.
Zayn sbuffò e, facendosi coraggio, la prese in braccio imprecando di tanto in tanto.
-Ron, mettimi giù.- mugugnò ancora nel sonno, stringendo le sue braccia e catturando la camicia del moro con un pugno.
-Ron?- si chiese Zayn. Evidentemente doveva essere il fratello oppure il ragazzo.
Da quando Georgia aveva pronunciato quel nome la sua fronte si era corrugata, formando piccole rughe, mentre gli occhi sembravano serrarsi dal dolore e le mani stringere la sua camicia con forza.
Come se provasse terrore, paura.
-Andiamo, Georgia svegliati!- le urlò Zayn ormai arrivato sulla soglia di casa.
Quando le chiavi del ragazzo gli caddero dalle mani, il rumore assordante che ebbero al contatto con le mattonelle fece sobbalzare Georgia, la quale immediatamente aprì i suoi occhi verdi quasi spaventata.
-Tutto bene?- le chiese Zayn poggiandola a terra e accarezzandole una ciocca di capelli per tranquillizzarla.
Nonostante non sopportasse per niente quella ragazza doveva ammettere che si stava preoccupando.
-I-Io pensavo di aver visto..- inizio lei, ma immediatamente tramutò il suo tono preoccupato in una risata. –Oddio, che sciocca! E’ impossibile!- concluse continuando a ridere.
Zayn scosse il capo. Ormai ne capiva sempre meno.
-Su entriamo.- le disse indicando la porta d’entrata.
Prima di entrare però, Georgia si affacciò dentro.
-Sei solo?- chiese fissandolo negli occhi.
Quando Zayn entrò in quel verde stagnante quasi provò lo stesso dolore che sentiva la ragazza.
Era un vuoto che partiva dallo stomaco e finiva con l’annebbiarti la mente.
-Abito da solo. Dentro è sicuro, non preoccuparti.- disse lui tendendogli la mano.
Lei l’afferrò, sentendo per un millesimo di secondo, colmarsi quel vuoto.
Sorrise leggermente prima di entrare.


-Allora, Georgia..- la richiamò Zayn.
I due si trovavano in cucina dove il moro si era offerto di prepararle una buona tazza di latte caldo per farle passare la sbornia.
-..che lavoro fai?- chiese prendendo lo zucchero.
La ragazza prontamente rispose: -Uccido gli zombie.-
Zayn rise, fissandola. –Gli zombie non esistono, Georgia.-
Lei invece alzò lo sguardo incontrando di nuovo i suoi occhi marroni. –Ne hai mai incontrato uno?- gli chiese alzandosi dal divano e avvicinandosi a lui.
Zayn deglutì. –No.- rispose ovvio.
Ormai solamente una decina di centimetri divideva i solo visi e fu allora che Georgia rispose:
-Allora ringraziami!- prima di scoppiare a ridergli in faccia.
Vedendo quella risata spensierata, Zayn non riuscì a trattenersi.
Sì, quella ragazza era proprio ubriaca.


Erano un paio di minuti che Georgia continuava a sorseggiare il suo latte sotto lo sguardo attento e premuroso di Zayn.
Lui la fissava e basta, stava in silenzio e continuava a fissare i suoi gesti lenti e il suo sguardo perso nel vuoto.
Avvenne tutto in un attimo: Zayn lasciò strusciare la sua sedia sul pavimento per alzarsi, Georgia sobbalzò lasciando cadere il latte bollente su se stessa e provò la stessa sensazione di quattro mesi fa.
Calore, spavento.
-Scusami, Georgia.. i-io..- le parole gli morirono in gola quando vide gli occhi verdi di Georgia riempirsi di terrore e lacrime.
Stava succedendo qualcosa.
Un fulmine squarciò il cielo.


 

Georgia aveva spento il televisore. Erano le 3.20 del mattino e non riusciva a dormire, probabilmente a causa del forte temporale che si stava abbattendo.
Si alzò riluttante dal divano e raggiunse la cucina, pronta a bere il suo latte caldo appena preparato.
Era una cosa che l’aveva sempre rilassata, insieme alla lettura e alla musica.

Aveva quasi finito di berlo quando sentì il rumore di alcune chiavi cadere. Immediatamente sobbalzò lasciandosi cadere il liquido sui pantaloni.
Emise un urlo di fastidio, pronta a dirigersi verso il rumore.
Una volta arrivata davanti alla porta di entrata notò le chiavi che poco prima erano nella serratura, a terra.
-Evidentemente il vento le ha fatte cadere.- disse a se stessa prima di riprenderle.
Nemmeno un minuto dopo e lo strusciare di una sedia le riempì i timpani.
C’era qualcuno.



Georgia non si era nemmeno accorta di star raccontando tutto ciò ad alta voce.
Era la prima volta che lo faceva e sembrava che stesse rivivendo quel terrore.
Quella serata che per circa quattro mesi aveva cercato di dimenticare.

Si avvicinò lentamente alla porta d’entrata della cucina.
Lui era lì: Ronald Keagin. Il nuovo marito di sua madre.
-C-come sei entrato?- balbettò lei.
Sua madre si era risposata da poco e, vivendo da sola, Georgia non aveva avuto il tempo di conoscere a fondo il nuovo ragazzo della madre.
-Ci sono delle chiavi sotto al tappeto fuori alla porta.- vedendo lo sguardo interrogativo della ragazza si affrettò a continuare: -Me l’ha detto tua madre.- ridacchiò.
Georgia annuì.
-Cosa ci fai qui?- chiese a quel punto.
Immediatamente un sorrisino comparve sul viso dell’uomo, scomparendo impercettibilmente.
-Tua madre mi ha raccontato del tuo ex-ragazzo. Liam.- iniziò lui avvicinandosi e mettendosi dietro di lei.
-Mi ha detto che lui non è riuscito a cogliere il tuo fiore.- spiegò allungando la sua mani verso i suoi capelli e stringendoli nel suo pugno, per poi odorarne il leggero profumo alla pesca.
-F-Fiore?- balbettò lei non capendo dove Ronald volesse arrivare.
Prima che potesse pensare anche solo di difendersi e chiamare qualcuno, le mani di quel mostro finirono sulla sua bocca, impedendole di urlare.
I suoi luridi occhi neri vagavano lungo il suo esile corpicino e le sue gambe si insinuavano in quelle della ragazza.



-Georgia, ti prego smettila..- sussurrò Zayn avvicinandosi e avvolgendo le sue braccia intorno al suo corpo.
Doveva difenderla. Voleva cancellarle quei ricordi.


La sua bocca continuava a baciarle ogni angolo del viso, passando al collo.
L’unica cosa che riusciva ad urlare Georgia erano piccoli gemiti di terrore e lacrime salate che bruciavano al contatto con la sua pelle.
-Zitta!- urlò lui gettandosi su di lei.
Prese il suo fiore e ne rubò fino all’ultima linfa vitale.


Quando Georgia finalmente rialzò il suo sguardo verso Zayn poté vedere i suoi occhi marroni bagnati dalle lacrime.
-Ogni minimo rumore, Zayn, mi ricorda di lui.- gli sussurrò lei.
-Quando mi bussano alla porta ho la costante paura che sia lui.- iniziò iniziando a tremare –Ho il terrore che lui sia ritornato per approfittarne di me!- urlò lei rialzandosi.
Zayn non muoveva un muscolo, solamente si limitava a ripensare le parole che da poco aveva smesso di dire e al dolore che aveva dovuto sopportare.
-Io ho paura di lui e non voglio che lui lo sappia, perché..- ma la voce si fermò.
-Perché?- ebbe il coraggio di chiedere lui.
Georgia si voltò, incatenando il suo sguardo a quello del moro.
-Perché mi ha promesso di ritornare, Zayn. Mi ha giurato che l’avrebbe rifatto.- disse per poi accasciarsi al suolo e portarsi le mani davanti alle orecchie.
I gemiti di quel mostro le tornarono alla mente, il suo tocco le tornò sulla pelle e il gelo delle sue labbra bruciò sul suo viso.
-Georgia, apri gli occhi. Sono io.- le sussurrò Zayn all’orecchio.
Non sapeva cosa fare, non si era mai ritrovato davanti a cose del genere e non avrebbe voluto rifarlo mai più.
Georgia continuava a serrare i suoi occhi.
Fu allora che Zayn capì cosa fare.
Si avvicinò lentamente al suo volto e poggiò le sue labbra calde su quelle della ragazza.
-Io mi prenderò cura di te, perché tu sei un fiore che deve ancora sbocciare.- le sussurrò –E non permetterò a nessuno di abbatterlo.- concluse prima di tenerla stretta fra le sue braccia.


Le lacrime della ragazza si trasformarono in sorrisi.
La paura divenne speranza.
E il gelo sul suo viso divenne calore sulle sua labbra.
-Grazie, Zayn.- sussurrò lei stringendosi.
Voleva dimenticare.

“Dietro quel seno, quelle labbra da baciare al sapore di pesca, si chiudeva a chiave e si portava dentro una piccola dispettosa bambina di cinque anni, lei che non voleva crescere, che non aspettava altro che le rimboccassero le coperte calde.
Lei era magia incompresa, ma io l’avevo capita.”

 
— Charles Bukowski



 

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Aloha lettrici bellissime, come va?
Finalmente domani parto per una settimana, vado in vacanza per la prima volta (YEAAAH) e ho deciso di postare questa one-shot all'ultimo momento.
In realtà l'ho iniziata a scrivere da 2-3 giorni ma solo oggi l'ho conclusa.

In verità non doveva riguardare la tematica contro la violenza sulle donne, ma doveva essere comica (come potete notare nella prima parte),
ma non so perché ho finito così.

Comunque, spero che vi piaccia e ho concluso con quella frase finale che io personalmente AMO da morire.
Spero lo stesso per voi.

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina. (:

ps: se non l'avete capito, le parti della one-shot che sono scritte in corsivo e partono da destra, sono i flashback. (:

CREDITI BANNER: @hjsdjmples on twitter!
  
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