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Autore: Piperilla    26/06/2013    3 recensioni
Spesso gli umani non si rendono conto di avere in sé la propria strada. La cercano in ciò che li circonda e perdono la direzione. Si gettano inconsapevolmente nell’abisso, lì dove altri prima di loro sono rimasti intrappolati. Finiscono nella nebbia. E non riescono più a riemergerne.
One-shot legata al racconto "La Verità nell'Ombra", è possibile comprenderla anche senza aver letto la storia principale.
Genere: Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Equilibrium Saga'
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Angolo dell'Autrice:
Questa è la prima song-fic che scrivo, abbiate pietà. Purtroppo non avevo pace se non la scrivevo e pubblicavo, quindi... sorbitevi pure questa!
La song-fic è basata sulla canzone "Angelo della Nebbia" di Luciano Ligabue. (Per intenderci, i pezzi in corsivo sono il testo della canzone!).
P.s.: tanto amore per chi capisce chi è il protagonista della song-fic!




Scelti da chissà che mano

per esser buttati in mezzo alla nebbia
con chi alla nebbia s’è già rassegnato
ed ha spalle curve e vestiti umidi.

Spesso gli umani non si rendono conto di avere in sé la propria strada. La cercano in ciò che li circonda e perdono la direzione. Si gettano inconsapevolmente nell’abisso, lì dove altri prima di loro sono rimasti intrappolati. Finiscono nella nebbia. E non riescono più a riemergerne.

Corse finite al mattino
col cuore che batte in un mucchio di sabbia,
su fette d’asfalto dal fondo ceduto
due lepri ogni tanto si fermano lì…
si fermano a urlare…

Vagano nel buio, cercando un raggio di luce che indichi loro la via. Corrono sul terreno sconnesso della vita fino a quando hanno forza, fino a quando non gli manca il fiato. Allora si fermano, col cuore che batte impazzito e la mente smarrita, sperando di scorgere nella nebbia, a un passo da loro, un segno, senza trovarlo. Ed è a quel punto che invocano il mio aiuto.

Siamo qui
Angelo della Nebbia,
guardaci!
Buttaci solo un po’
di colore,
Angelo!

Calo su di loro, avvolgendoli con le mie ali per proteggerli; indico loro la strada, sussurro al loro orecchio ciò che hanno bisogno di sapere. Ma gli umani temono quello che non conoscono e non riescono a sentirmi, né a capire che il potere di dipingere il mondo è nelle loro stesse mani. E di nuovo invocano, rabbiosi.

Ci puoi sentire o no?
Sei lì? Sei lì? Sei lì?
…sei lì?

Non sentono la mia presenza, eppure sono qui. Accanto a loro, pronto a guidarli in ogni istante, ad illuminarli lungo il cammino.

C’è un piatto pieno di vita
puntata in scommesse già perse in partenza,
ma prima di tutto van tutte giocate
che l’allibratore si diverta un po’.

Riprendono coraggio e si mettono in gioco, seppur convinti di non poter vincere; tentano ugualmente, credendo di scommettere contro chi li ha creati, senza capire che è contro loro stessi che scommettono e che non può essere altrimenti, perché una vita senza rischi non è davvero vita, perché senza uno scopo nulla ha senso.

Senti proprio tutto bene o no?
Rumori e corpi attutiti
e gocce che provano a bagnarci dentro,
due lepri si danno una bella scrollata
e al prossimo campo si fermano un po’…
si fermano a urlare…

Il dubbio e la paura avvolgono ognuno di loro come una coperta bagnata; calano sulle loro teste una ragnatela di mestizia e solitudine che li convince di essere soli nell’incertezza, nel sacrificio, nella sofferenza. Intrappolati in questa nebbia che cerca di arrivare alla loro anima, qualcuno di loro si scuote di dosso la paura e scappa, scappa lontano, fino a trovare un rifugio sicuro. E lì, ancora, mi chiamano a sé.

Siamo qui
Angelo della Nebbia,
guardaci!
Buttaci solo un po’
di colore,
Angelo!

Grido loro le risposte attraverso la nebbia, ma non riescono a sentirmi. Con le mie ali dissipo questa cortina che li avvolge, ma ai loro occhi essa appare sempre intatta, soffocante, impenetrabile. Non importa quanto mi sforzi, sono loro stessi a impedirsi di vedere il sole, di scorgere il colore tornare a dipingere ciò che li circonda. Le loro voci si levano verso l’alto, verso di me, disperate, supplicanti. L’ultima spiaggia, l’ultima speranza di scoprire che no, non sono soli. Che sono sempre stato qui, a prendere sulle mie spalle la maggior parte di questa nebbia.

Ci puoi sentire o no?
Sei lì? Sei lì? Sei lì?
…sei lì?

Alla fine eccolo, il coraggio di vedere, di udire, di comprendere. I più decisi, i più ostinati aprono gli occhi e riescono a sentire la mia voce, a scorgere gli indizi che ho seminato sul loro cammino, a trovare dentro di sé la propria strada. Trovano il loro destino. E lo inseguono. Senza più timore, senza più dubbi, senza più soffrire. La forza di vivere zampilla dalla loro stessa anima, i loro occhi sono finalmente in grado di vedere la mia luce ardente fargli compagnia lungo il cammino. I colori sono più intensi, le certezze più salde. La solitudine è scacciata per sempre. Ora Vita è davvero Vita, e Morte non fa più paura.
Alcuni umani raggiungono questo traguardo. Per tutti quelli che non ce l’hanno ancora fatta, io sarò qui. A guidarli, a confortarli, fino a quando anche l’ultimo di loro non avrà ritrovato sé stesso.
Arderò attraverso l‘eternità. Per loro.
   
 
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