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Autore: Yandeelumpy    27/06/2013    7 recensioni
Ispirata alla creepypasta di Jeff the killer. Perché non continuare la storia della sua vita ora che è diventato uno spietato assassino ricercato in America? No, la sua famiglia non è stata la sua unica banda di vittime. Conterà corpi come pecore, a ritmo dei tamburi di guerra.
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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 Qui dentro il respiro si fa sempre più pesante, come se qualcosa mi stesse schiacciando da ogni lato del mio corpo. Non posso vedere nulla, ma sento benissimo gli occhi addosso di queste dannate mosche intorno a me, che si rifiutano di perdermi di vista per mezzo secondo. Insisto e respiro forte, quasi divoro tutto l’ossigeno presente all’interno di queste tre mura fatte di cemento, l’unica parte che non è coperta dai mattoni sono le sbarre poste proprio davanti a me.
Le sbarre…non avrei mai pensato di finirci dentro, mai in vita mia avevo pensato di finire qui, su questa sedia, neanche per un attimo. Sono letteralmente bloccato da questa roba che mi costringe a tenere ferme le braccia dietro la schiena, con il ferro tagliente che al minimo movimento potrebbe lacerarmi la pelle.

…Per tenermi fermo, eh? Per impedirmi di fare ciò che voglio, eh? No, questo è uno strumento di tortura che non riuscirà a tenermi bloccato. Niente sarebbe riuscito a fermarmi, niente che sia presente sulla faccia della terra, perché io stesso sono una macchina di tortura per voi. Dovrete spaccarmi fino a distruggere ogni ingranaggio.
Io sono Jeff, un tempo chiamato Jeffrey, e ora citato con il nome di “Jeff the killer”. È per questo che sono finito qui dentro: Perché ogni notte mi sporco del sangue umano, perché ogni notte mando a dormire la gente per non vederle sveglie il giorno dopo, per farle emettere l’ultimo respiro gelato dalla paura sulla lama del mio coltello.

Passi fermi e decisi si avvicinano alla mia cella, sembra il tacco di uno stivale, probabilmente si tratta di una donna, forse quella stessa che insieme ad altre mosche mi aveva condotto qui dentro, rinchiuso dietro le sbarre, messo a sedere su una sedia, con gli occhi coperti da una benda e avvolto in questa ferraglia bastarda chiamata camicia di forza. È colpa sua se sono qui dentro, e una volta che sarò fuori di qui, io le reciterò in gran bellezza le ultime tre parole della sua vita, lasciando che il mio coltello assapori il suo sangue sporco, quello stesso che ha avuto il coraggio di circolare nelle vene quando mi ha chiuso le sbarre in faccia.


- Jeff chiamato killer, sono qui per la seconda volta. Vuoi parlare o ti rifiuti ancora? -

- …Cosa ti fa pensare che io abbia cambiato idea? -

Rispondo a quella voce che sembra volermi mettere i piedi in testa senza prima avermi conosciuto sul serio. Non mi sbagliavo, è proprio una donna, e dalla voce sembra anche quella di prima. Perfetto, non potevo chiedere di meglio: Conoscere la voce della prossima vittima è già tanto, così sarò capace di distinguerla anche senza averla vista.
Sento un sospiro di disapprovazione, rumore di carta accartocciata, e subito dopo la voce riprende ad infastidirmi con provocazioni repentine.

- Non rifiutarti ancora di rispondermi. Potresti essere condannato a morte da un momento all’altro a causa di tutti i tuoi omicidi, di conseguenza quel che ti conviene di più è rispondere alla mia domanda: Vuoi parlare o ti rifiuti ancora? -
- Lo sai che se mi uccidi non potrò mai più parlare, vero? -

Sento improvvisamente battere qualcosa sul ferro delle sbarre. L’ho irritata, è palese, l’ho sentito chiaramente in quel rimbombo. Rispondo alla rabbia della donna con un largo sorriso, lasciando che gli squarci ai lati della mia bocca si riaprano, mostrando così la mia perfetta dentatura.

- Sarò costretta a prendere dei provvedimenti, ti concederò un’ultima notte, una soltanto, pazzo omicida!! Continua così, e morirai di fame!! -

…Una notte, eh? Peccato che la notte sia mia amica, non tua. Il buio è mio amico, io e il buio facciamo squadra, questo non aiuterà te. Torno a sentire il suono dei tacchi battenti che va scomparendo lentamente, chiaro segno che si è allontana insieme alle altre mosche. Abbasso il capo lasciando ricadere le ciocche bruciate sulla benda e in parte sul mio volto ormai completamente bianco, emettendo un respiro soddisfatto: Si, mi sentivo soddisfatto, avevo vinto perché mai le avrei dato risposta riguardo come sono diventato così. Io non sono più quello di prima, Jeffrey non esiste più, adesso sono Jeff the killer e basta, rinato dalle bende che mi hanno tolto dal viso che ho sempre sognato.

Sono passate ore dall’ultima volta che ho sentito la voce della donna e i passi di qualcuno, e questi sfortunatamente si fanno risentire. Mi sento nuovamente osservato, ho gli occhi di qualcuno puntati addosso, riesco a sentire chiaramente il suo respiro tremante.
…Ha paura di me? Hanno mandato qui qualcuno che ha paura di me? Ahahah!! Ma facciamo sul serio!? No, davvero! Com’è possibil…no, aspetta, sì che siamo seri…farò in modo che la situazione volga a mio favore. Non poteva capitarmi occasione migliore, e questo mi fa sorridere di nuovo. Sorrido passandomi la lingua sui denti, sospirando falsamente stanco.

- Va…bene…io non conosco te…e tu non conosci me…va bene? Si, va bene…ora…ora io devo fare da guardia alla tua cella…se tu non farai nulla…io…io non ti creerò fastidi di nessun tipo…o-okay? -

E’ un uomo e la sua voce risulta piuttosto tremolante, le sue parole sono sconnesse e il suo respiro vibra in continuazione. Non mi sbagliavo, ha una dannata paura di me e di questo me ne compiaccio, anche se dovrò dimostrarmi tutt’altra cosa agli occhi di questo povero idiota. Sospiro ancora, pensando al fatto che dovrò trovare il modo di convincerlo, e per poterlo fare dovrò mettere in mostra le mie doti da attore.

- …No, ti prego! Basta! Sono innocente! Non vedi come mi ha ridotto quell’assassino psicopatico?! Ha distrutto la mia vita!

Esclamo drizzando il capo, lasciando che parte del mio viso scoperto si trasformi in un’espressione di puro terrore e disperazione, mentre fingo di cercare l’uomo destinato a farmi da guardia durante la notte. Cerco falsamente di liberarmi dall’attrezzatura che mi tiene immobile da giorni, emettendo singhiozzi innocenti.

- D-Di che stai parlando? C-Come sarebbe a dire? N-Non sei tu il killer? Non sei tu Jeff…the killer? Ma…l’agente Mitchell ha detto che… -

Mi risponde sussultando di sorpresa e paura allo stesso tempo. Sta abboccando al mio amo, ahh, non poteva andare meglio di così! Ahahahah! …No, non è ancora il momento di esultare. Devo continuare a fingere finché non si decide ad entrare in cella, devo fare in modo che si avvicini a me.

- No, si stanno sbagliando tutti sul mio conto! Guarda come mi ha ridotto! È piombato in camera mia e mi ha sfigurato il volto senza pensarci su due volte, è un pazzo! Un pazzo! E io per colpa sua mi ritrovo in questa situazione! Aiutami, ti prego…aiutami! Non voglio passare il resto della mia vita qui! È già tanto se la continuerò con una faccia del genere! -

Silenzio. Un lungo minuto di silenzio che sembrava non essere interrotto nemmeno dai respiri di entrambi. Venne improvvisamente spezzato solo dal dolce rumore ( o almeno alle mie orecchie ) della serratura che scattava, seguita dal cigolio delle sbarre che si aprivano, finalmente. L’uomo si avvicinò a me a passo molto lento, poi ne giunse uno più sconnesso ( probabilmente era inciampato, l’idiota ) e in seguito altri due. Mi aveva raggiunto, sentivo l’odore nauseabondo di quella persona ancora tanto umana, ancora capace di provare pena per uno come me.

- Io ora…ti libero, farò finta che sei scappato, così riavrai la tua vita visto che sei innocente…non pensavo di dover fare questo al mio primo giorno di lavoro, dovevo aspettare l’agente Philipps…doveva essere con me, lui almeno ha otto anni di esperienza…-

…Primo giorno di lavoro? Ecco perché è così idiota, ahah! Ora i conti tornano! Ahh, quanto sei ingenua, maledetta bastarda. Quanto lo sei stata a sottovalutarmi così, peccato che tu non sappia recitare, peccato che tu non abbia un aspetto perfetto come il mio. Questo è sicuro.
Le manette venivano sganciate, le cinture della camicia allentate, e poi…la benda scese lenta lungo il mio viso. Potevo vedere, POTEVO VEDERE DI NUOVO! Solo quando torturavo le mie vittime riuscivo a provare una simile soddisfazione. Andai a cercare l’uomo con lo sguardo, era dietro di me, e…

Gli occhi intrisi di terrore, spalancati e tremanti. Le labbra serrate e il corpo più in carne del mio irrigidito dalla testa ai piedi.
Ha lo sguardo pieno d’orrore e disgusto, solo perché ora mi guarda in faccia. Che c’è, non ti piaccio?!

-…Che c’è, non ti piaccio!? -

Nulla, non parla. Mi alzo e mi massaggio i polsi, uno alla volta, sentendo i muscoli irrigiditi a causa di tutta quella merda che mi teneva immobile. Ignoro totalmente questo cretino, facendo qualche passo verso l’uscita, ma poi…
Il mio sguardo si posa verso il basso, andando a rintracciare al di fuori della cella, una grossa spranga di ferro poggiata al muro.
…E così è questa l’arma con cui mi hanno colpito il primo giorno di carcere, così insistentemente, così…FORTE. Il mio sguardo si fece colmo d’ira, ma allo stesso tempo sorrisi, mettendo ben in risalto i miei magnifici squarci rossi.
Mi avvicinai all’oggetto, afferrandolo saldamente in una mano, tornando poi con lo sguardo sull’uomo che ancora non era riuscito a muoversi per la paura.

- Siediti. -
- …P-Perché?!-
- Ho detto…SIEDITI.-

E così fece, non appena si accorse che cominciai a spazientirmi. Prese posto proprio sulla sedia dove prima c’ero io. Mi riavvicinai a lui standogli davanti, battendo il ferro della spranga sulla mia mano libera, mentre sgranai gli occhi e sorrisi: La mia vendetta sarebbe stata amara, così amara che non sarebbe stata facile da digerire.

-Ora diventerai anche tu bellissimo.-




Primo capitolo concluso, spero vi sia piaciuto come inizio! Appena avrò tempo pubblicherò subito il secondo, cercherò di farlo almeno una volta a settimana. Al prossimo capitolo! :) 

  
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