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Autore: meiousetsuna    28/06/2013    6 recensioni
Questa storia è per festeggiare il compleanno della carissima Iansom e di Damon!
28 giugno 1856.
Damon non è mai stato entusiasta di celebrare il giorno del suo compleanno, ma stavolta ha il presentimento che qualcosa dovrà cambiare; passerà la mattinata col suo fratellino, ma sa che durante il ballo che si terrà in serata, chiarirà la situazione con una sua carissima amica d’infanzia…
Dal testo:“Ascolta bene, quando una ragazza scappa, vuole essere raggiunta, capisci? Il gusto è proprio quello, la difficoltà che devi superare per afferrarla… come pescare! Se il pesce saltasse nel paniere da solo, non saresti contento, no?”
“Allora se riuscirai a prenderla, ti piacerà di meno, giusto? Questa cosa delle donne è difficile…”
Damon sentì il sorriso che gli aveva modellato le labbra soffici raggelarsi sul viso: pensare è una faccenda, invece pronunciare delle parole le fa diventare più vere.
“Quando ce la fai ad ottenere qualcuno, non smetti di volergli bene, è solo… diverso. Diventa l’amore degli adulti, la sfida che devi affrontare è quella di mantenerlo vivo. Oppure accetti che quella persona vuole che tu apra le braccia e la lasci andare, ma non puoi saperlo prima di provarci”.

Vostra, Setsuna
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Giuseppe Salvatore, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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    Avvertimenti: Fluff, Lime, UST
Personaggi: Damon, Giuseppe, Jenny (OC), Stefan
    Ambientazione: 28 giugno 1856


The Catcher in the Rye

Giugno era il mese migliore per ammirare i campi di cotone nel pieno della loro fioritura,* cogliendo quell’attimo cadùco in cui i semplici petali bianchi si accendevano di un intenso color malva, prima di perdere la loro bellezza producendo la bambagia per la quale erano ricercati.
Qualcosa che avesse un puro valore estetico non rientrava negli interessi di Giuseppe Salvatore: tutto aveva uno scopo nella sua esistenza, concreto e produttivo.
Anche quella mattina si era alzato al canto del gallo, per controllare di persona il lavoro dei suoi sorveglianti, dei domestici, degli schiavi.
Cosa avesse suo figlio Damon in contrario col loro utilizzo restava un mistero per lui, a meno di optare per la spiegazione più ovvia; era semplicemente per contraddirlo, per mettere in discussione la sua autorità anche se questo significava dubitare di tutto il loro sistema di vita, dei Padri Fondatori della comunità e prima di loro dei pionieri che avevano eroicamente strappato la terra ai selvaggi, che la possedevano senza nessun titolo.
Stupidaggini albergate nella mente di un adolescente immaturo: ma che quel giorno compiva sedici anni e doveva cominciare a fare i conti con la realtà.
A meno di un cambiamento sostanziale in un tempo accettabile, gli avrebbe riservato una carriera militare, mandandolo all’Accademia di Lexington;** lì l’avrebbero raddrizzato a dovere, più di quanto avrebbe potuto fare lui stesso, rendendolo finalmente orgoglioso.


In quanto a Villa Veritas, la tenuta sarebbe stata gestita ottimamente da Stefan appena avesse raggiunto la maggiore età, per altro restando sotto la sua supervisione.
Il suo cadetto era molto più docile nel seguire i suoi voleri e i suoi insegnamenti, forse perché non avendo conosciuto sua madre, nessuno gli aveva instillato certe fantasticherie romantiche e debolezze caratteriali, che Damon mascherava con una incredibile faccia tosta e poco autocontrollo davanti a un’occasione di attaccare briga.
Stefan era tranquillo, ligio al suo dovere quando studiava; inoltre pur essendo un bambino di neanche dieci anni  aveva una grande capacità di farsi benvolere sia dai compagni di gioco, che dagli adulti che incontrava in occasioni di raduni e ricevimenti.
Damon era diverso: lui non era capace di compiacere qualcuno comportandosi in modo impeccabile, ma soltanto di sedurlo; era il gentil sesso a cadere nelle maglie della sua rete, che fossero rispettabili matrone che cinguettavano ricevendo un baciamano accompagnato da un sorriso malizioso, o le ragazzine che si sarebbero accapigliate per avere sul loro carnet il suo nome per il primo valtzer, da quando da un anno a quella parte era stato ammesso ai ricevimenti serali.
Era molto bravo nelle cose mondane come ballare, giocare a carte, o cavalcare.
Questo non gli portava però il consenso dei signori, che si sentivano poco rispettati dal quel suo fare sfrontato, raccomandando a Giuseppe di usare il pugno di ferro con lui; consiglio che non dimenticava certo di mettere in pratica.


Soltanto su una cosa non poteva rimproverarlo, mai; l’affetto devoto con cui si occupava del suo fratellino.
Pareva che tutta la sua capacità di essere responsabile, attento e altruista si fosse riversata  nell’amore per Stefan; se ne prendeva cura in ogni modo, senza mostrare quella noia che tutti i ragazzi nell’età della crescita hanno quando si trovano tra i piedi i più piccoli, sentendoli come una zavorra.
Erano l’ombra uno dell’altro, al limite il problema era che fossero eccessivamente interdipendenti; ma quando Damon fosse partito per due anni, la cosa si sarebbe risolta spontaneamente.
Al momento non c’era un motivo per cui i suoi figli non dovessero sviluppare il senso sacrale dei legami familiari, purché il bruno non accennasse a guastare il più piccolo.


Comin’ thro’ the rye, poor body     
Comin’ thro’ the rye
She draigl’t a’ her petticoatie
Comin’ thro’ the rye

Avanza nella segale, poverina
Avanza nella segale
Si è inzuppata la sottana
Avanzando nella segale


Jenny Sullivan era considerata da tutti una bellissima giovane, coi suoi riccioli color mogano e gli occhi di un colore davvero indecifrabile; i suoi corteggiatori più banali scrivevano poesie per lei, lodandone la somiglianza col cielo al sorgere dell’alba; ma non erano celesti.
I più patriottici*** trovavano che a seconda del tempo, assumessero una magnifica tonalità grigio perla; ma una tinta così sbiadita e incerta non si sarebbe trovata a suo agio con l’incandescenza delle sue pupille.
Solo Damon li aveva descritti bene, una volta: ‘del colore dell’acqua di un torrente’; il verde pallido delle piante che crescevano sul fondo, visto attraverso la trasparenza dell’azzurro della superficie ghiacciata in inverno.
Le iridi di una sirena; anche se nessuno dei due aveva mai visto il mare, la descrizione era così calzante da ovviare a quella difficoltà.
E il premio per le ore perse a osservarla fino a decifrare quel mistero era stato un bacio, un vero bacio; lei gli aveva messo una mano sugli occhi per non vergognarsi troppo e aveva premuto la bocca rossa su quella morbida di lui, lasciando che, in modo un po’ impacciato, il ragazzo insinuasse la lingua tra le sue labbra, per qualche secondo.
Poi, pentendosi, lo aveva spinto via, correndo attraverso il campo d’avena fino alla staccionata che divideva le loro due tenute, evitando da quel momento in poi, di restare sola con lui; se si incontravano in qualche occasione gli voltava addirittura le spalle, sedendosi vicino a chiunque altro.


In compenso, se le loro famiglie si trovavano a fare una merenda sul prato all’ombra delle acacie e delle magnolie del giardino, Jenny elargiva carezze e dolcetti extra a Stefan, che accettava con un ringraziamento garbato; ma se non lo guardavano, li passava di nascosto a suo fratello, perché non diventasse geloso, arrabbiandosi con lui.
Damon sorrideva e spezzava i dolcetti a metà, dividendoli col minore; sperava di non illudersi del tutto, quando a volte lei li controllava con la coda dell’occhio, come se volesse vedere avvenire quel passaggio, quell’invio di un messaggio tenero, spersonalizzato dall’uso di un tramite.
Ormai erano passati quasi due mesi dall’episodio e il giorno successivo sarebbe stato il suo compleanno; di norma non era contentissimo di veder svanire un altro anno della sua prima giovinezza senza sentirsi più saggio, o più autonomo.
Erano soltanto responsabilità, che si aggiungevano a quelle precedenti. ‘Ormai sei adulto, non perderti in giochi, dovresti iniziare a preoccuparti di cosa farai del tuo futuro’.
Sapeva benissimo ciò che desiderava, ma era l’ultima cosa che avrebbe potuto ottenere: la sua libertà, non dover rendere conto di ogni parola e ogni azione e molto di più: non dover somigliare all’idea che gli altri si facevano di lui, rispondere alle loro aspettative; soprattutto, riguardo il rapporto con suo padre, non voleva diventare una copia in grande di Stefan.
Quella volta, però, non aveva tentato di opporsi ai progetti di Giuseppe riguardo un modesto ricevimento, anzi l’aveva assecondato con un entusiasmo che, invece di far felice suo padre per la sua gratitudine, l’aveva insospettito oltre misura.


Jenny avrebbe mandato un segnale chiaro, quella sera: se si fosse data malata, forse avrebbe rinunciato a corteggiarla; se invece fosse arrivata col vestito elegante preferito da lui, quello di merletto color crema, sarebbe stato l’inequivocabile gesto che quel piccolo bisticcio era superato.
L’occasione sarebbe stata complice e dopo due o tre balli l’avrebbe baciata di nuovo; ma questa volta, se il prezzo da pagare doveva essere tanto alto, le avrebbe dato un buon motivo di lamentarsi…
La giornata era appena iniziata e Damon non aveva intenzione di sprecarne neanche un minuto; si vestì in modo semplice, con una camicia bianca comoda per arrotolare le maniche, pantaloni grigio scuro con le bretelle e i vecchi stivali che usava sempre quando andava al fiume, entrando senza bussare in camera del suo fratellino.
“Alzati Stefan, ti porto a pescare!”
Il minore si svegliò di soprassalto, lanciando via il copriletto per correre ad abbracciarlo.
“Buon compleanno, fratello! Ma dovevo essere io a chiamarti per portarti il tuo regalo, non vale… che ore sono?”
La frase terminò in un gigantesco sbadiglio che fece ridere Damon, rendendogli impossibile rinunciare a fargli una carezza sulla testa.
“Lo so, sono soltanto le sei, ma in realtà è già tardi per sperare in un buon bottino; però quello che mi importa è passare molto tempo insieme, oggi. L’ho chiesto, a nostro padre, di farti restare alzato stasera, ma il vecchio è dannatamente testardo”.
La faccina basita di Stefan quando il bruno osava parlare male del loro genitore era sempre memorabile e anche in quell’occasione non si mostrò da meno.


“Non dovresti dirlo, anzi pensarlo… ma è sabato,**** c’è il precettore, devo rientrare alle nove”.
“No, questa l’ho spuntata! Ho fatto finta di insistere per la festa perché si sentisse generoso nel farti saltare la lezione! Muoviti, non vedo l’ora di uscire di casa”.
Stefan, con gli occhi rilucenti, andò ad aprire il secondo cassetto del suo scrittoio, prelevando un pacchetto avvolto da un'elegante carta blu, porgendoglielo con palese soddisfazione.
“Tanti auguri, Damon”.
Il maggiore lo prese, rivolgendo uno sguardo inumidito dalla commozione al piccolo, che si mutò subito in uno tendente alla rassegnazione.
“Grazie, mi hai regalato… un libro”.
Stefan si esibì in uno dei suoi rarissimi sorrisini furbi.
“Ma non è di scuola, te lo giuro! Aprilo!”
Strappata rapidamente la carta, tra le mani fini di Damon apparve un volume rilegato in tela rosso scuro, quasi color sangue: “Racconti di fantasmi”.
“É bellissimo, Stefan! Questo sì che merita di essere letto, anzi lo leggeremo insieme, ma mi devi spiegare come hai fatto a comprarlo da solo. Se vuoi. Lo sai che non è per giudicarti”.
Il piccolo arrossì leggermente.
“Veramente è stato il signor Gilbert ad aiutarmi… quando ho chiesto il permesso di andare a comprare qualcosa per te, era nello studio con nostro padre e si è offerto di accompagnarmi lui; mi ha detto che non è troppo presto perché cominciamo a renderci conto della vera natura di tutte le cose che esistono. Che vuol dire?”
Damon adorava essere scambiato per il detentore di tutto il sapere del mondo.
“Te lo dirò man mano che andremo avanti coi capitoli – ‘e se avrò capito io che intendeva quel fanatico’, lo tenne per sé – sarà più semplice; adesso sbrigati”.

Gin a body meet a body
Comin’ thro’ the rye
Gin a body kiss a body
Need a body cry?

Se una persona incontra una persona
che avanza attraverso la segale;
se una persona bacia una persona,
una persona deve piangere?

La luce rosata dell’alba illuminava lo stretto sentiero che conduceva al torrente, passando attraverso la Tenuta Salvatore, poi in una porzione del bosco che tutti chiamavano Old Wood, visto che era sopravvissuto al disboscamento effettuato per ottenere il terreno adatto a essere coltivato.
Anche perché i soliti barbagianni del Consiglio dei Fondatori ritenevano che fosse infestato dalle tracce ‘spiritiche’ di antichi riti pagani e in seguito, di quelle che chiamavano ‘sentenze capitali contro membri che mettevano in pericolo la comunità’, che un osservatore esterno avrebbe potuto classificare come ‘giustizia sommaria su delle povere donne’.
Comunque, in presenza del suo fratellino, Damon si sarebbe fatto uccidere piuttosto che ammettere che provava un certo disagio quando passava in alcuni punti precisi.
Arrivati sulle sponde del punto dove le tranquille acque del James River ***** formavano un piccolo specchio ovale, prima di riprendere il loro percorso lineare, si sedettero su un grosso masso piatto; posato accanto a loro il cestino con dei sandwich di carne arrosto e ciambelle glassate, misero una bottiglia di limonata a rinfrescarsi tra due sassi nell’acqua.
Poi, con gli stessi gesti, come se fossero mossi da un’unica volontà, stesero a terra le semplici canne di bambù che Damon aveva costruito con le sue mani: una di tre metri, per sé, l’altra di due, fissando tre segmenti con corda di canapa e pece, unendo alla fine la lenza fatta di crine di cavallo intrecciato.******
Con la coda dell’occhio, Stefan controllava di stare eseguendo correttamente tutti i passaggi dell’attacco  dell’amo e della legatura della mosca, inorgogliendo Damon, che fingeva di non vedere, eseguendo tutti i movimenti con lentezza.
La prima volta che aveva portato il piccolo a pesca, si era offerto di preparargli un’esca artificiale o di liberarlo dal peso di infilzare l’animaletto, cosa che già a lui provocava un forte fastidio, ma contro ogni sua aspettativa Stefan non aveva battuto ciglio; forse era per fare il coraggioso davanti a lui, o perché nel fondo del suo buon carattere c’era una piccola componente crudele, di quelle egoistiche, da bambini.
Per la verità non aveva commentato di proposito, limitandosi ad insegnarli il metodo più corretto.


Preso lo slancio contemporaneamente, tirarono la lenza sul pelo dell’acqua, restando in attesa, in un religioso silenzio che fu interrotto dopo un po’ dalla voce insicura del minore.
“Damon… non vedi l’ora che sia stasera, perché ci sarà Jenny Sullivan, vero?”
Il bruno restò sorpreso da questa domanda a bruciapelo, ma d’altro canto non aveva fatto nulla per cercare di nascondere quell’interesse a Stefan, anzi, il trattamento gentile che lei gli riservava era stato un forte punto a suo vantaggio, voleva che ci fosse affetto tra loro.
Restò un momento incerto sulla risposta più adatta, intravedendo dietro quelle parole la paura di essere sostituito nel suo cuore dalla ragazza, ma questo servì solo a dare il tempo al suo fratellino di proseguire.
“Perché quando diventiamo grandi ci piacciono tanto le donne? Non sono facili da capire, come noi… tu sei geloso di Jenny, perché scherza con gli altri amici e allora perché continui a stare male per lei?”
“Vedi Stefan, quando un ragazzo cresce, sente il bisogno di avere una compagna di cui innamorarsi e con la quale passare la vita insieme, forse avere dei figli… Jenny è molto bella e non è noiosa, non lo sopporterei: le piace ballare, scherzare, è intelligente e siamo sempre andati d’accordo; quando da piccola la lasciavano ancora giocare con me, una volta ci siamo arrampicati su un albero e lei è caduta, ma non si è messa a piangere; forse è da allora che sono stato un po’ innamorato di lei”.


“Però come fai a sapere se anche lei ti ama? A me sembra che lei scappi e che tu la insegua, come a nascondino…”
“Non è mai troppo presto per imparare! Ascolta bene, quando una ragazza scappa, vuole essere raggiunta, capisci? Il gusto è proprio quello, la difficoltà che devi superare per afferrarla… ecco, come pescare! Se il pesce saltasse nel paniere da solo, non saresti contento, no? Per questo ti ho insegnato a non usare il guadino”.*******
“Allora se riuscirai a prenderla, ti piacerà di meno, giusto? Questa cosa delle donne è difficile…”
Damon sentì il sorriso che gli aveva modellato le labbra soffici raggelarsi sul viso: pensare è una faccenda, invece pronunciare delle parole le fa diventare più vere; ma forse era semplicemente arrivata la giornata giusta.
“Quando ce la fai ad ottenere qualcuno, non smetti di volergli bene, è solo… diverso. Diventa l’amore degli adulti, la sfida che devi affrontare è quella di mantenerlo vivo. Oppure accetti che quella persona vuole che tu apra le braccia e la lasci andare, ma non puoi saperlo prima di provarci”.
In quel momento, come se una volontà superiore dovesse toglierlo d’impaccio, la lenza della canna di Stefan cominciò a tendersi, spostandosi con un brusco strattone verso sinistra.
Una grossa trota iridea lasciò scorgere il dorso verdastro decorato di punti violacei e rosso brunito, affiorando a tratti sulla superfice, mentre si dibatteva lottando per la sua vita.
Stefan cominciò a tirare lentamente verso di sé, recuperando la lenza girandola intorno ad una mano cercando di non aggrovigliarla; in ultimo Damon decise di aiutarlo, l’animale era troppo pesante.
Quando fu vicinissima a loro, il minore afferrò il pesce dalla coda, riuscendo a metterlo nel cestino con un movimento deciso.
“Sei stato bravissimo, fratellino!”


I Salvatore si persero nel contemplare la trota che boccheggiava in cerca d’acqua; la luce faceva brillare le sue scaglie come gioielli, specialmente le sfumature dorate sui fianchi, che si perdevano in screziature arancioni a metà del corpo.
Si guardarono negli occhi e senza dire nulla, Damon piegò l’uncino di sottile metallo, lisciandolo, fino a farlo scivolare fuori dalla mandibola del pesce, mentre Stefan capovolgeva il cesto nel fiume.
“Era così bella, che l’abbiamo liberata”.
La voce del bambino era seria, consapevole.
“Sì, è stata una buona idea. Torniamo a casa, ti porto a fare una corsa a cavallo, mi sembra una trovata migliore”.
Ormai il sole era piuttosto alto, inducendo i fratelli a camminare piano, approfittando del tragitto di ritorno per concludere il discorso rimasto in sospeso.
“Tu e Jenny vi siete baciati?” L’aveva detto tutto d’un fiato, per non farsi bloccare dalla timidezza che gli stava accendendo le guance e le orecchie.
“Certo, che credi, tuo fratello ha un fascino invidiabile!”
Damon si sentì incredibilmente sollevato davanti alla possibilità di continuare quel discorso impegnativo in più volte.
“E… com’è?” Stefan aveva perso la sua reticenza a favore della curiosità che lo riempiva completamente.
“Qual è la cosa che ti piace di più?”
Il bruno riusciva sempre a rendere le cose più facili.
“La torta di crema!”
“Bene, le labbra della ragazza che ami sanno della più squisita torta di crema che tu abbia mai assaggiato”.
“Oh… allora diventare grandi deve essere bello”.
La risposta fu una risata dolce e un braccio passato sulle spalle del più piccolo, mentre lasciavano il sentiero soleggiato per entrare all’ombra dei primi alberi dell’Old Wood.

Gin a body meet a body
Comin’ thro’ the glen
Gin a body kiss a body
Need the warld ken?

Se una persona incontra una persona
avanzando nella valle
se una persona bacia una persona
c’è bisogno che tutti lo sappiano?

Le note dei violini, violoncelli e degli ottavini******** si rincorrevano gioiose al ritmo della polka, mentre le coppie di ballerini gareggiavano in bravura, le fanciulle mettendo in mostra il più possibile la ricchezza dei loro abiti da sera.
In quanto a Jenny, due lunghi boccoli davanti alle orecchie, che sfuggivano dall’acconciatura morbida trattenuta da un nastro di velluto nero, attraversavano le sue spalle candide audacemente scoperte, fino all’orlo del pizzo crema del famoso vestito.
Quando Damon l’aveva vista scendere dalla carrozza, una nuvola di organza, merletto, marocchino delle scarpine con un accenno di tacco tutto del medesimo colore, non aveva potuto fare a meno di ripensare alla torta di cui aveva parlato col fratellino quella mattina, realizzando che in effetti, ne avrebbe fatto un sol boccone.
Non per approfittare di lei, la amava, voleva che diventasse la sua fidanzata; ma il pensiero predominante, in quel momento, erano il profumo di vaniglia, la morbidezza della pelle color panna, la tinta calda e invitante del tessuto che la ricopriva, il rosso con sfumature ciliegia della chioma.
Per un attimo si preoccupò di stare sviluppando una specie di istinto cannibale nei confronti delle donne, se anche quella a cui teneva di più, appariva ai suoi occhi come un gustoso pasticcino su un vassoio d’argento; per liberarsi di quel ridicolo paragone, passò ad immaginare che gli sarebbe successo se avesse espresso quel pensiero ad alta voce, magari ai genitori della ragazza.
Al loro arrivo, lei era stata assolutamente fredda, dandogli una stretta di mano, come al più vecchio amico d’infanzia, piuttosto che porgendogliela da baciare come a un cavaliere; questo atteggiamento aveva reso Damon certissimo che nascondesse la voglia di essere a contatto con lui, da vicino.
A mezzanotte Giuseppe avrebbe richiesto un brindisi per fargli gli auguri, terminando la festa; non aveva poi tanto tempo da perdere.
L’aria nel salone si era già surriscaldata grazie alle numerose candele che lo illuminavano a giorno, e all’attività dei ballerini che non intendevano sprecare neanche la possibilità di un valtzer con le dame preferite; a metà serata, finalmente Jenny si decise ad uscire sul portico, muovendo freneticamente il ventaglio, mostrando di aver bisogno di fresco.
Improvvisamente un braccio uscì da dietro una colonna, agguantandola per il polso, facendola ruotare all’indietro; Damon le stava riservando quel sorriso da predatore con cui la omaggiava impunemente quando si trovavano soli, quasi spogliandola con gli occhi cristallini.
Premendo l’indice sulla bocca vellutata, le fece cenno di seguirlo in silenzio; lei esitò qualche secondo, poi con un’espressione suadente, fece cenno di sì col capo; facendo attenzione a non essere visti da nessuno, scivolarono fugacemente fino al retro dell’edificio principale, per dirigersi poi verso il capanno degli attrezzi nel giardino.
Il giovane aprì il lucchetto della porticina di legno, tenendola socchiusa per Jenny: lei entrò tranquillamente, sapeva di avere a che fare con un gentiluomo; una volta all’interno, si poggiò con la spalle contro la parete, sfidandolo con lo sguardo.
Damon si avvicinò, per ricevere subito un colpetto sul viso, portato col ventaglio chiuso; la sua reazione fu una risata, seguita da un bacio a fior di labbra.
Un secondo colpo, molto più forte, un bacio profondo, la lingua che assaporava quella dolce di lei.
Si distaccò, aspettando uno schiaffo, questa volta; invece le mani di Jenny si intrecciarono dietro il suo collo, tra le ciocche ribelli dei suoi capelli corvini, mentre lo baciava a sua volta, con trasporto.
Quando si staccarono per prendere fiato, nessuno dei due riusciva a parlare; solo il battito accelerato dei loro cuori rimbombava tra le pareti, riempiendo lo spazio col suo ritmo perfettamente percettibile.
Damon non intendeva mancarle di rispetto, ma il suo corpo la pensava diversamente; un calore e un senso di tensione all’inguine, che gli erano familiari già da alcuni anni, si impadronirono di lui imbarazzandolo terribilmente.
Quella reazione l’avrebbe riservata volentieri alle taverniere della locanda sul fiume, dove era stato un paio di volte in compagnia degli amici più grandi, imparando anche troppo bene cosa volesse dire perdersi tra le gambe di una donna; l’idea di poter fare lo stesso con Jenny  lo fece impazzire, facendo pulsare il suo membro in modo doloroso.
Si poggiò alla sua coscia, facendole avvertire la rigidità della sua carne, come una dichiarazione di amore appassionato, sperando non sapeva neanche lui cosa, perché non c’era nessuna soddisfazione che avrebbe potuto ricevere, quella notte.
Lei sussultò più stupita che spaventata, restando ferma; poi, con voce spezzata, pronunciò poche parole.
“C’è una cosa che devo dirti, Damon”.
Per tutta risposta, il giovane le fece delle carezze sul viso, posando le labbra delicatamente dietro le sue orecchie; le gocce di acquamarina degli orecchini  lo ricambiavano col loro bacio freddo, in contrasto con la pelle caldissima.
“La prossima primavera, appena compiuti sedici, anni mi sposerò con Joshua Harris, è stato deciso due mesi fa e non c’è niente che tu ed io possiamo fare”.
Una statua sarebbe apparsa più viva del ragazzo, se non fosse stato per un pugno dato alle assi di legno alla  sua destra, con tale forza da incrinarne una, facendosi male alla mano.
“Joshua Harris è un vecchio, ha il doppio dei tuoi anni e tu sei mia. So che è molto ricco, ma anche io erediterò la proprietà di mio padre, devi solo aspettarmi qualche anno, dimmi che lo farai, Jenny… parlerò con la tua famiglia stasera stessa, io…”
“Damon. Hai solo un anno più di me, non posso aspettarne cinque, magari dieci per trovare un marito, sai che per quanto ingiusto, una ragazza non può fare altro. Come lo spiegherei? Joshua è un partito irrinunciabile, tornerà tra un mese con la sua nave dal Messico, dove ha metà delle miniere d’argento del Nuevo Leòn, non potrai mai competere con lui. Per questo ti stavo evitando, però…”
“Però lui non ti piace, dillo. É grasso, rozzo, nessuno lo scambierebbe per un signore, sotto i suoi abiti ricercati. Non voglio che ti abbia”.

O Jenny’s a’ weet, poor body
Jenny’s seldom dry
She draigl’t a’ her petticoatie
Comin’ thro’ the rye

La povera Jenny si è bagnata
Jenny si asciuga raramente
ha inzuppato la sua sottana
avanzando nella segale

Senza potersi frenare, il bruno si schiacciò completamente su di lei toccandola al di sopra del bustino che la proteggeva come un’armatura erta contro la sua sfrenatezza, scendendo poi a stringerla per i fianchi.
Lei lo spostò indietro con una spinta, senza riuscire a fingersi arrabbiata; le lacrime che scendevano dagli occhi dello stesso colore delle pietre preziose che le illuminavano il viso, erano sincere, accompagnate da singhiozzi soffocati.
Damon riuscì a inghiottire la sua sofferenza, nel tentativo di sembrare un uomo, in quell’ inglorioso paragone col suo rivale; tornò a baciarla delicatamente, poi in un attimo di pazzia, prese la mano di lei, posandola sulla sua erezione.
Jenny lasciò che lui la guidasse, con la mano sul dorso della sua, premendo forte sulla sua voglia, spostandola su e giù, sempre più velocemente, scambiandosi il respiro; in pochi minuti il piacere si impadronì di lui, riversandosi nei suoi vestiti mentre gemeva, facendolo sentire sporco, in ogni modo, ma incredibilmente eccitato.
Aprì gli occhi, che aveva chiuso per assaporare pienamente le sensazioni, incontrando quelli brillanti di Jenny, leggendo senza alcuna esitazione il desiderio nelle sue pupille infuocate; poteva farla sua, in quel momento, non l’avrebbe respinto; poi avrebbe messo tutti davanti al fatto compiuto, costringendoli ad un matrimonio riparatore.
Oppure, poteva aprire le braccia e lasciarla andare.
“Scappa, adesso, senza voltarti. Mai più”.
Due secondi ed una folata d’aria fresca era entrata a prendere il posto della giovane, scomparsa dalla porta rimasta spalancata.
Addio, resterai il ricordo della fine della mia età verde.


Quella notte il sonno non voleva saperne di accoglierlo nel suo abbraccio, lasciandolo a tormentarsi tra le lenzuola.
Quando era rientrato nella sala, aveva trovato suo padre ad aspettarlo, per consegnargli il suo dono di fronte a tutti; un fucile, col manico intarsiato di madreperla, accompagnato da un discorso pomposo quanto intollerabile; l’unica cosa che riusciva a visualizzare era la testa di Joshua Harris centrata in pieno da un proiettile del suddetto oggetto, mentre sorrideva, ringraziava con un’abilità nel mentire che non sapeva di possedere, stringendo i denti fino all’ultimo minuto del dannatissimo ricevimento.
Finalmente aveva potuto ritirarsi in camera, gettandosi a peso morto sul copriletto bianco, respirando lentamente, per calmarsi.
Mentre tentava disperatamente di pensare a qualcosa di diverso, girando lo sguardo verso il comodino, vide il libro che Stefan gli aveva regalato quella mattina; solo l’affetto di suo fratello, forse, l’avrebbe aiutato a stare leggermente meglio.
Lo afferrò al volo, aprendo un capitolo a casaccio, non c’era gusto ad andare sempre in ordine.

“LA FANCIULLA DALL’ABITO BIANCO”
. Sembrava interessante.

“Una sera un ragazzo di nome Michel si recò a un ballo e lì conobbe una bellissima ragazza con un vestito bianco. Il giovane fu colto da un colpo di fulmine e passò l’intera serata a danzare con la fanciulla per sapere ogni cosa su di lei, finché a un certo punto, vedendola tremare, le prestò il suo cappotto. A mezzanotte la giovane chiese al suo corteggiatore di portarla a casa dicendo di abitare nei pressi del cimitero; Michel, ormai pazzo d’amore per lei, disse che l’avrebbe accompagnata volentieri. I due giovani uscirono dal ballo e si incamminarono nelle nebbiose strade del villaggio, dove non c’era nessuno. A un tratto la fanciulla disse di fermarsi: erano proprio davanti al cancello del cimitero”.

Damon richiuse il libro in fretta, fermandosi a riflettere. Il racconto era troppo scontato e puerile per proseguire; se il sentimento per una persona così solare gli aveva spezzato il cuore, chi avrebbe potuto perdersi per una donna morta?

Note e citazioni:
*Vero
**Lexington, città della Virginia ospitò una delle prime accademie militari dal 1777, bruciata durante la Guerra di Secessione 
*** L’antenata della divisa della Guerra di Secessione, quella usata nella Guerra del Messico (1846-1848), prevedeva già la giubba grigia.
**** Vero
***** Geografia di Mystic Falls, Wikipedia
****** Mi sono documentata sulle canne da pesca d’epoca, ma vorrei specificare che sono assolutamente contraria.
******* Retino da pesca per aiutarsi a catturare il pesce già all’amo
********Tipico flauto dell’orchestra ‘romantica’

“Comin' Thro the Rye” è un poema scritto da  Robert Burns (1759-1796), popolare come canzone tradizionale per bambini col testo aggiunto alla partitura del menestrello Scozzese Common' Frae The Town.
"...io mi avvicinai per sentire che cosa cantava. Cantava quella canzone: "Se scendi tra i campi di segale, e ti prende al volo qualcuno" …
Nel romanzo, “ Il giovane Holden” (titolo italiano di The Catcher in the Rye), un ragazzo di sedici anni  dotato di particolare senso critico e sensibilità, ascolta questa canzone e si sente meno depresso; quando la sorellina minore di sei anni, che è il suo punto di riferimento, perché gli comunica  affetto e la sua "saggezza" infantile, gli chiede che farà da grande, risponde che vuole essere “il ricevitore nella segale”.
Il "catcher" nel baseball è il ruolo del giocatore più esperto, o comunque un riferimento importante per la squadra. É anche l'unico che può vedere in faccia sia gli avversari che i compagni schierati in difesa. Lui immagina un campo di segale dove, alla fine, c'è un burrone. Nel campo ci sono bambini inconsapevoli che corrono nella segale, ma così  vanno  verso il burrone, quindi verso la morte. Lui, che conosce il pericolo, ha il compito di salvare quegli innocenti "afferrandoli al volo prima che precipitino”, cioè proteggerli dal precipitare nell’età adulta; lui stesso vorrebbe protrarre eternamente la sua infanzia.
Il  “Rye”  è il popolare  "Rye whiskey", un distillato che deve essere prodotto impiegando almeno il 51% di segale. Ma c’è un gioco di parole, perso in italiano, per cui può riferirsi ad un autentico fiume scozzese; (per cui Jenny si è bagnata per aver inzaccherato la sua sottana attraversando a fatica il fiume).
Esiste  anche un’interpretazione erotizzata del testo, generalmente non riconosciuta.
Claim: Il personaggio di Jenny è un mio Original Character: prego quindi tutti di non utilizzarlo, o di chiedermi preventivamente di farlo.
Mi scuso della traduzione, alcune frasi non le ho trovate già fatte e mi sono arrangiata con le poche parole di scozzese che ho reperito, potrebbero esserci degli errori.

  
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