Entrò nel TARDIS
e si avvicinò
scherzosa al Dottore, le braccia conserte, i passi, lenti ma ampi,
quasi noncuranti, la avvicinarono a lui che era di spalle. Cercava di
sbirciare la loro destinazione ma di coordinate non ci capiva proprio
niente.
-“Allora Dottore, dove mi porti
questa volta?” chiese allegra spinta dalla
curiosità, un
ampio sorriso sulle labbra.
-“Nello spazio” rispose il Dottore
con un sorrisetto enigmatico che prometteva molto.
Voleva controbattere ma quel sorrisetto
l'aveva lasciata interdetta e ancora più curiosa per cui
prese
posto di fronte a lui e si aggrappò alla console, le gambe
leggermente divaricate per avere più stabilità.
Lui la
guardò e quando i loro occhi si incrociarono le sorrise
complice. Era un'occhiata d'intesa, erano pronti entrambi. Appena
tirò la leva il pavimento ebbe un fermento sotto ai suoi
piedi
e ci fu l'immancabile suono mentre si metteva in funzione
preparandosi a partire per condurli dove loro volevano.
Dove lui voleva portarla questa volta.
Il viaggio fu come al solito:
traballante, vorticoso ed estremamente divertente.
Un paio di volte le gridò di
tirare la leva rossa o di abbassare quella gialla, mentre lui era
indaffarato a mantenere la rotta per chissà dove. Ci fu
tempo
perfino per un paio di sguardi tra loro per assicurarsi che il
viaggio stesse andando bene ad entrambi.
Alla fine tutto si fermò con il
solito scossone che quasi la fece rotolare a terra.
Eppure... aggrottò un po' le
sopracciglia guardando il Dottore che stava sistemando un paio di
cose fissando lo scanner. Era come se il viaggio non fosse ancora
finito, come se mancasse qualcosa. Ma cosa? Ci pensò un po'
e
poi, finalmente, realizzò: il rumore. Il rumore che fa
sempre
il TARDIS quando atterra. Quello che aspetti ogni giorno prima che
lui arrivi, quello che ti sembra di sentire ovunque quando lui non
c'è, quello che aspetterai per sempre quando questa magia
finirà.
-“Non siamo atterrati...” osservò
lei fissando il Dottore perplessa.
In risposta lui alzò gli occhi
dallo scanner e le sorrise, compiaciuto dal fatto che se ne fosse
accorta. Si avvicinò a lei scansando velocemente la console
quindi le arrivò di fronte: “Chiudi gli
occhi”.
-“Perchè?” chiese lei
guardandolo divertita ma perplessa.
-“Perchè è una
sorpresa!” disse lui impaziente.
-“Ma...” cominciò lei.
-“Ho capito” ribatté
divertito “Allora ti bendo io” fece, tirando fuori
una striscia
di stoffa dalla tasca. Lei sostenne il suo sguardo acceso da una
scintilla luminosa ancora un po', quindi obbedì chiudendo
gli
occhi e lasciandosi bendare mentre la curiosità insieme alla
sorpresa le facevano tenere le labbra piegate in un sorriso. Lui la
voltò verso la porta e dopo averle appoggiato le mani sulle
spalle la spinse delicatamente portandola verso quelle che, in base
al cigolio prodotto, dovevano essere le porte del TARDIS.
-“Fermati qui un attimo, non ti
muovere e non toglierti la benda!” disse lui mentre
armeggiava con
qualcosa.
-“No tranquillo, adesso vado a farmi
una passeggiata per i corridoi conciata così giusto per non
sbattere il naso da qualche parte...” rispose lei sarcastica
ma
bonaria incrociando le braccia al petto.
Lui la guardò, scosse il capo e
si lasciò sfuggire un risolino: quella ragazza lo sfidava
anche da così!
-“Ho quasi fatto” disse per
rabbonirla “Ecco...” tornò da lei e
riprese a spingerla ma
la fermò quasi subito.
-“Siediti” così le disse,
semplicemente, con tono piuttosto divertito.
-“Cosa? Sedermi? Dove?!” la sua
voce era confusa.
-“Oh quante storie ragazzina! Tu
siediti e basta. Fidati...” rispose il Dottore ridendo.
Lei allungò le mani in cerca di
un appiglio e lui gli fece trovare le sue che pronte le strinsero e
la accompagnarono fino a che non fu seduta a terra.
-“Ecco, ora dovrai fidarti di me
completamente. Devi fare esattamente come ti dico. Lo farai?”
Esitò. Il viso bendato rivolto
verso la fonte del suono.
-“Sì” disse infine.
-“Bene! Ora non spaventarti e tieni
le mani per terra. Devo farti sedere meglio...”
Non fece in tempo a capire che le sue
mano le afferrarono delicatamente i piedi e... e? Cosa stava
facendo?!? Dove... perchè le sembrava di essersi seduta su
una
sedia ora? Non era possibile!
Sentì lui sedersi accanto a lei:
“Tieni sempre la mani appoggiate a terra o ti sbilancerai.
Abbiamo
fatto, ti tolgo la benda”. Percepì le sue mani
dietro la sua
nuca che slegavano la stoffa. Si era irrigidita involontariamente
perchè non capiva cosa, dove, come fosse.
Ma poi lui le tolse la benda e dopo i
primi attimi e due battiti di ciglia capì. Lui aveva capito
lei, cosa voleva veramente. “Mostrami le stelle”
gli aveva
chiesto e lui l'aveva portata a spasso per l'universo, ma non le
aveva ancora mostrato le stelle. Ma ora era lì, seduta sul
bordo del TARDIS con le gambe a penzoloni nello spazio e le stelle
davanti a lei. Più grandi, più luminose,
più
brillanti. Era rimasta a bocca aperta, gli occhi spalancati, una
risata indecisa che le faceva fare un buffo verso. Guardava avanti a
lei, guardava lo spazio, guardava le stelle. Si girò verso
di
lui, gli occhi che le brillavano dalla felicità, lucidi di
gioia. Era esattamente questo che intendeva, esattamente questo che
aveva sempre sognato! Lui le prese la mano e sorrise apertamente, un
sorriso dei suoi, di quelli che gli iluminavano gli occhi.
-“Grazie Dottore” mormorò
lei, quasi sottovoce.
-“Allora” iniziò lui “Ecco
a te le stelle. Hanno storie curiose sai? Alcune decisamente
bizzarre. Una volta mi raccontarono di una stella che nacque grazie
all'implosione...”