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Autore: Letizia14    28/06/2013    1 recensioni
Una ragazza, un Dottore, il TARDIS e le stelle.
Una storia semplice, quasi una fiaba, per far sognare ognuno di noi almeno una volta...
Da leggere con una musica soft, chiudendo gli occhi per un attimo per poi risvegliarsi sul TARDIS con il Dottore e... lasciare che lui ci mostri le stelle.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrò nel TARDIS e si avvicinò scherzosa al Dottore, le braccia conserte, i passi, lenti ma ampi, quasi noncuranti, la avvicinarono a lui che era di spalle. Cercava di sbirciare la loro destinazione ma di coordinate non ci capiva proprio niente.
-“Allora Dottore, dove mi porti questa volta?” chiese allegra spinta dalla curiosità, un ampio sorriso sulle labbra.
-“Nello spazio” rispose il Dottore con un sorrisetto enigmatico che prometteva molto.
Voleva controbattere ma quel sorrisetto l'aveva lasciata interdetta e ancora più curiosa per cui prese posto di fronte a lui e si aggrappò alla console, le gambe leggermente divaricate per avere più stabilità. Lui la guardò e quando i loro occhi si incrociarono le sorrise complice. Era un'occhiata d'intesa, erano pronti entrambi. Appena tirò la leva il pavimento ebbe un fermento sotto ai suoi piedi e ci fu l'immancabile suono mentre si metteva in funzione preparandosi a partire per condurli dove loro volevano.
Dove lui voleva portarla questa volta.
Il viaggio fu come al solito: traballante, vorticoso ed estremamente divertente.
Un paio di volte le gridò di tirare la leva rossa o di abbassare quella gialla, mentre lui era indaffarato a mantenere la rotta per chissà dove. Ci fu tempo perfino per un paio di sguardi tra loro per assicurarsi che il viaggio stesse andando bene ad entrambi.
Alla fine tutto si fermò con il solito scossone che quasi la fece rotolare a terra.
Eppure... aggrottò un po' le sopracciglia guardando il Dottore che stava sistemando un paio di cose fissando lo scanner. Era come se il viaggio non fosse ancora finito, come se mancasse qualcosa. Ma cosa? Ci pensò un po' e poi, finalmente, realizzò: il rumore. Il rumore che fa sempre il TARDIS quando atterra. Quello che aspetti ogni giorno prima che lui arrivi, quello che ti sembra di sentire ovunque quando lui non c'è, quello che aspetterai per sempre quando questa magia finirà.
-“Non siamo atterrati...” osservò lei fissando il Dottore perplessa.
In risposta lui alzò gli occhi dallo scanner e le sorrise, compiaciuto dal fatto che se ne fosse accorta. Si avvicinò a lei scansando velocemente la console quindi le arrivò di fronte: “Chiudi gli occhi”.
-“Perchè?” chiese lei guardandolo divertita ma perplessa.
-“Perchè è una sorpresa!” disse lui impaziente.
-“Ma...” cominciò lei.
-“Ho capito” ribatté divertito “Allora ti bendo io” fece, tirando fuori una striscia di stoffa dalla tasca. Lei sostenne il suo sguardo acceso da una scintilla luminosa ancora un po', quindi obbedì chiudendo gli occhi e lasciandosi bendare mentre la curiosità insieme alla sorpresa le facevano tenere le labbra piegate in un sorriso. Lui la voltò verso la porta e dopo averle appoggiato le mani sulle spalle la spinse delicatamente portandola verso quelle che, in base al cigolio prodotto, dovevano essere le porte del TARDIS.
-“Fermati qui un attimo, non ti muovere e non toglierti la benda!” disse lui mentre armeggiava con qualcosa.
-“No tranquillo, adesso vado a farmi una passeggiata per i corridoi conciata così giusto per non sbattere il naso da qualche parte...” rispose lei sarcastica ma bonaria incrociando le braccia al petto.
Lui la guardò, scosse il capo e si lasciò sfuggire un risolino: quella ragazza lo sfidava anche da così!
-“Ho quasi fatto” disse per rabbonirla “Ecco...” tornò da lei e riprese a spingerla ma la fermò quasi subito.
-“Siediti” così le disse, semplicemente, con tono piuttosto divertito.
-“Cosa? Sedermi? Dove?!” la sua voce era confusa.
-“Oh quante storie ragazzina! Tu siediti e basta. Fidati...” rispose il Dottore ridendo.
Lei allungò le mani in cerca di un appiglio e lui gli fece trovare le sue che pronte le strinsero e la accompagnarono fino a che non fu seduta a terra.
-“Ecco, ora dovrai fidarti di me completamente. Devi fare esattamente come ti dico. Lo farai?”
Esitò. Il viso bendato rivolto verso la fonte del suono.
-“Sì” disse infine.
-“Bene! Ora non spaventarti e tieni le mani per terra. Devo farti sedere meglio...”
Non fece in tempo a capire che le sue mano le afferrarono delicatamente i piedi e... e? Cosa stava facendo?!? Dove... perchè le sembrava di essersi seduta su una sedia ora? Non era possibile!
Sentì lui sedersi accanto a lei: “Tieni sempre la mani appoggiate a terra o ti sbilancerai. Abbiamo fatto, ti tolgo la benda”. Percepì le sue mani dietro la sua nuca che slegavano la stoffa. Si era irrigidita involontariamente perchè non capiva cosa, dove, come fosse.
Ma poi lui le tolse la benda e dopo i primi attimi e due battiti di ciglia capì. Lui aveva capito lei, cosa voleva veramente. “Mostrami le stelle” gli aveva chiesto e lui l'aveva portata a spasso per l'universo, ma non le aveva ancora mostrato le stelle. Ma ora era lì, seduta sul bordo del TARDIS con le gambe a penzoloni nello spazio e le stelle davanti a lei. Più grandi, più luminose, più brillanti. Era rimasta a bocca aperta, gli occhi spalancati, una risata indecisa che le faceva fare un buffo verso. Guardava avanti a lei, guardava lo spazio, guardava le stelle. Si girò verso di lui, gli occhi che le brillavano dalla felicità, lucidi di gioia. Era esattamente questo che intendeva, esattamente questo che aveva sempre sognato! Lui le prese la mano e sorrise apertamente, un sorriso dei suoi, di quelli che gli iluminavano gli occhi.
-“Grazie Dottore” mormorò lei, quasi sottovoce.
-“Allora” iniziò lui “Ecco a te le stelle. Hanno storie curiose sai? Alcune decisamente bizzarre. Una volta mi raccontarono di una stella che nacque grazie all'implosione...”

  
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