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Autore: Windofchange    29/06/2013    3 recensioni
A volte la vita non ti chiede il permesso, decide lei e basta, anche se tu non sei d'accordo. Entra senza bussare e cambia tutte le carte in tavola, carte sconosciute con le quali i fratelli Gallagher non hanno mai giocato...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.      Ferite Aperte


 
NOEL



 
Il fumo della sigaretta cominciava lentamente ad invadere la stanza, creando una nebbiolina fastidiosa. Noel era seduto sulla sua sedia, la chitarra appoggiata vicino a lui e la sigaretta tra le mani.
-No ragazzi, non mi piace per un cazzo-
-Perché no?-
-Mah non lo so…le parole mi piacciono, ma il ritmo ha qualcosa che non va..-
-Secondo me è perfetta-
Noel aspirava lentamente la nicotina dalla sua sigaretta, la barba leggermente incolta e lo sguardo basso, pensoso.
-Va beh, ormai è tardi, andate pure a casa. Ci penseremo domani, io nel frattempo vedrò di inventarmi qualcosa..-
Gli altri del gruppo uscirono lentamente dallo studio, dopotutto contenti di finire prima e di godersi un po’ la giornata.

Erano giorni che provavano, Noel aveva deciso di rimettersi a lavorare, nonostante avesse concluso un tour da poco. Ma ogni canzone scritta non sembrava mai trovare la melodia adatta, ogni pezzo gli sembrava troppo lento, troppo pop, troppo da stadio…insomma, era insoddisfatto e Noel Gallagher aveva imparato a cercare la perfezione, soprattutto nel lavoro.
Prese in mano la chitarra, ricominciando a strimpellare nella speranza che gli tornasse l’inspirazione. Tutto era ben chiaro nella sua mente, ma non riusciva a trasformarlo in musica, ogni suono gli risultava imperfetto. Le canzoni che aveva scritto parlavano di vita vera, di situazioni realmente accadute, e nell’ultimo periodo gli erano successe cose davvero inaspettate, come rivedere suo padre. Noel era rimasto abbastanza scosso da quell’incontro, non perché era anni che non lo vedeva, ma perché lui lo aveva totalmente rimosso dalla sua vita, come se non fosse mai esistito. E rivederlo lì, vicino a sua madre, gli aveva fatto tornare in mente tanti ricordi che aveva tentato di rimuovere.
Ripensava alle violenze che aveva dovuto subire sua madre quando Thomas tornava a casa ubriaco, tanto da non reggersi quasi in piedi, ma con la forza in corpo per sfogare tutta la sua frustrazione. Oltre a sua madre, anche lui e Paul avevano avuto un’infanzia difficile per colpa delle botte del padre, e questo era forse uno dei motivi che li aveva fatti crescere abbastanza legati: combattere il dolore in due sembrava più sopportabile.
L’unico che si era salvato da Thomas era Liam, che più di qualche ceffone o qualche spintone non aveva mai ricevuto. Ma Noel si ricordava benissimo quanto la situazione avesse influenzato la sua crescita: di notte si intrufolava nel suo letto piangendo, spaventato dalle urla che arrivavano dal piano di sotto, e lui lo consolava per tranquillizzarlo, abbracciandolo fino a che non prendeva sonno.
Una volta Noel, dopo essersele prese di santa ragione, si era chiuso a chiave in camera, finchè sentì bussare. Non voleva aprire a nessuno ma Liam insistette così tanto che si alzò per aprire la porta: suo fratello entrò con le mani piene di medicinali e creme, dicendo che gliele aveva portate per farlo guarire presto. Lo abbracciò così forte da fargli quasi male.
Pensando a questi aneddoti della sua infanzia, si stupì di come fosse cambiato Liam in tutti questi anni. Com’era possibile che quel bambino tremante da consolare fosse diventato uno stronzo col quale si rivolgeva la parola a malapena? Ma forse, in cuor suo, Noel sapeva benissimo che il fratello era solo una maschera sotto la quale si nascondeva una profonda insicurezza.

Lo squillo del cellulare risvegliò Noel dai suoi pensieri. Era Sarah, che voleva sapere che fine avesse fatto suo marito. Noel ritirò la chitarra, chiuse tutto e si avviò a casa. Fuori il tempo era sereno, si stava bene anche solo con il maglioncino, e Noel aveva poca voglia di chiudersi in casa. Si ritrovò così a camminare per le vie della città, aiutato da occhiali e cappello per non farsi riconoscere dai passanti.
 


LIAM


 
Chiuso dentro la sua auto, Liam attendeva che i suoi figli uscissero da scuola. Non era ovviamente in mezzo a tutti gli altri genitori, e Lennon e Gene sapevano esattamente dove si appostava il padre ad aspettarli. Uscirono tra gli ultimi, ed entrambi si diressero in direzione del grosso albero alla sinistra dell’edificio, sotto lo sguardo di qualche curioso che sapeva perfettamente che i figli di Gallagher andavano in quella scuola.
-Ehi, ciao, com’è andata?- Disse Liam mentre salivano in macchina.
-Bene, per fortuna non sono stato interrogato di niente- Lennon si mise davanti come al solito, mentre Gene si toglieva la cartella per posizionarla di fianco a lui nel sedile posteriore.
-E a te, Gene?-
-Tutto bene papà, niente note e niente voti-
-Ottimo. L’importante è che a scuola non seguite l’esempio del vostro vecchio, mi raccomando-.
Liam accese la radio, nonostante lui preferisse di gran lunga ascoltare qualche cd dei suoi, al contrario dei figli che invece volevano sempre ascoltare le ultime novità.
-Mai che mettano qualche nostro pezzo, sti cazzoni!- disse a bassa voce Liam, stufo di non sentire mai qualche loro singolo per radio.
Arrivarono a casa, scesero dall’auto e si avviarono tutti e tre verso la porta. Proprio in quel momento a Liam suonò il telefono.
-Pronto?-
-Salve Sig. Gallagher, sono il dottor Haller. La chiamo per dirle che sua madre ha avuto un peggioramento..- Liam non ascoltò neanche la fine della frase, saltò in macchina e si diresse all’ospedale.
 
 
Stessa scena di qualche settimana prima.
Percorreva il corridoio trafelato, mancava ancora poco ad arrivare in reparto. L’ansia gli attanagliava lo stomaco e la camminata tranquilla e dinoccolata aveva lasciato il posto ad un’andatura quasi militaresca.
Finalmente vide la stanza numero 6.
-Mamma..- disse appena aprì la porta. Peggy dormiva, o almeno così sembrava, con la mascherina dell’ossigeno appoggiata sul viso pallido e un tubo che gli usciva dalla bocca. Noel era accanto a lei e gli teneva una mano.
-Ha avuto una forte crisi respiratoria oggi” gli disse il medico controllando la cartellina che teneva in mano - e abbiamo dovuto intubarla. Appena si riprenderà dovremo decidere se intervenire o meno e poi darle una giusta terapia che la aiuti a riprendersi..” Liam si avvicinò al letto titubante.
-Quindi si riprenderà, vero?- chiese poi a bassa voce.
-Penso di poter essere abbastanza positivo, ma tutto dipende da come supera questa crisi. Ora per favore uscite dalla stanza, deve riposare-.
Per una volta ubbidienti, i due fratelli si sedettero nella sala d’attesa, aspettando di poter entrare nuovamente. Erano uno di fronte all’altro, con un tavolino basso in mezzo che li divideva.
-Paul dov’è?- chiese Liam.
-Era fuori città, mi ha detto che appena rientrava ci raggiungeva qui- .
Noel sembrava più magro di quello che era, seduto su quella sedia in quell’atrio dalle pareti bianche. Guardava per terra, lo sguardo perso e preoccupato.
Liam sembrava la sua immagine allo specchio, stessa posizione e stesso sguardo, solo con i capelli un po’ più lunghi. Non si guardavano, ma il silenzio non era piacevole per entrambi.
-Dici che si riprenderà?-
-Certo che si riprenderà- sbottò quasi Noel guardandolo fisso -ci vuole solo un po’ più di tempo…e bisogna che comincino a dargli una terapia da subito, prima che accada un’altra volta-
Liam sospirò, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra. Passarono in silenzio gli altri cinque minuti, ognuno perso nei proprio pensieri, poi Noel ruppe il ghiaccio.
-Come va il disco?- Liam, appoggiato al muro sempre vicino alla finestra, si voltò piano a guardarlo.
-Benissimo…davvero benissimo-
Noel sogghignò. Conosceva abbastanza bene il fratello per capire che in realtà era preoccupato e che non stava andando per il verso giusto.
-Anch’io ho ricominciato a scrivere, ora stiamo mettendo giù qualche pezzo-
-Uao!- fu la risposta ironica di Liam, e Noel capì che avrebbero dovuto trovare un altro argomento, se no sarebbero finiti di nuovo a litigare. Si alzò anche lui dalla sedia, giusto per sgranchirsi un po’ le gambe. Camminò su e giù per un po’, poi si mise dall’altra parte della finestra, di fronte a Liam.
-Liam, non possiamo continuare così, lo sai anche tu-
-Così come?-
-Così, che non ci parliamo, o se lo facciamo cominciamo subito a litigare-
-E da quando ti dispiace?- Lo aggredì subito Liam. Noel sospirò.
-Senti, sto solo dicendo che potremmo anche mettere le nostre stronzate da parte e parlarci come due persone civili, facciamolo almeno per la mamma-
Liam si raddrizzò, pronto a sferrare l’attacco.
-Se lasciare me e il gruppo è stata solo una stronzata per te, hai fatto bene a dirmelo. Tu adesso te ne esci fuori che dobbiamo ricominciare a parlare, ma quando te lo chiedevo io no, vero? Non ti immagini nemmeno quanto ci sono stato male, e ora tu vorresti che ci comportassimo come niente fosse?? No amico, proprio no, cazzo-
-Ehi, non ti sto dicendo di fare come niente fosse, ti sto solo chiedendo di comportarci come due adulti, sempre senza mettere i nostri dissapori di mezzo. Non mi sembra di chiedere chissà cosa!!- Anche Noel si stava scaldando, non capiva perché doveva sempre essere così frustrante parlare con suo fratello.
-Tu non ti rendi conto…non puoi sempre decidere tutto tu…non sei più The Chief, almeno non per me!-
Noel si allontanò e si rimise a sedere sulla sedia. –Ok Liam, come non detto. Pensavo che almeno in questa situazione avessi messo un po’ di quel tuo cazzo d’orgoglio da parte, ma vedo che non è così, sei rimasto il solito coglione di sempre-
Liam non ci vide più, lo prese per il collo della maglia e lo appiccicò al muro .
-Coglione ci sarà quel tuo amichetto idiota con il quale diverti tanto, capito?-
Noel lo spintonò, tentando di allontanarlo da lui, ma Liam era forte fisicamente e lo continuava a tenere imprigionato tra il suo corpo e il muro.
-Liam, lasciami- gli ringhiò in faccia, sperando di intimorire un po’ il fratello, inutilmente.
-Chi è il coglione, allora?-
-Lasciami, cazzo!- Noel per liberarsi gli sferrò un pugno, che lo colpì nella parte bassa della mascella. Liam lo lasciò e si prese la faccia tra le mani, piegato leggermente in avanti. Noel lo guardava ancora immobile, non sapendo cosa fare. Inaspettatamente Liam gli si fiondò addosso, cercando di colpirlo a tradimento, ma Noel riuscì a difendersi, schivando il pugno del fratello e cercando di tenerlo fermo.
-Ma che cazzo state facendo??-
Si girarono entrambi. Era Paul, che li guardava con una faccia sconvolta.
-Siamo in un ospedale cazzo. Smettetela di comportarvi da fottuti idioti!! Non avete neanche un po’ di rispetto per vostra madre??-
Liam e Noel si divisero ma continuavano a guardarsi in cagnesco.
-Ho bisogno di fumarmi una sigaretta, ci vediamo dopo- Le mani di Liam tremavano visibilmente, così come quelle di Noel, che esausto si lasciò cadere sulla sedia.
 
 
  
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