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Autore: MaylorMerryWho    29/06/2013    0 recensioni
Taylor Swift, appena 15enne, è distrutta. La sua vita non le riserva altro che delusioni e la scuola non fa che abbatterla ogni giorno di più.
Decide di farla finita con la sua vita, decide che è ora di smetterla con tutta questa sofferenza e così, nei bagni della scuola, decide di prendere una lametta e chiudere qui la sua miserabile esistenza. O almeno così credeva.
Taylor, nel giorno in cui stava per crollare definitivamente, farà il primo incontro con la persona che le ha cambiato la vita: il Dottore.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song, Sorpresa, TARDIS
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Tu sei inutile, biondina."
Taylor non faceva altro che ripetersi questo, tutti i giorni. Lei non lo pensava davvero, lei credeva di non essere inutile, sapeva di poter dare qualcosa al mondo, ma purtroppo quando la massa esprime un pensiero, quando essa applica un' etichetta su una persona c'è ben poco da fare, prima o poi convinceranno anche la persona stessa che non è altro che quel giudizio. 

 

Era il 7 dicembre del 2002 quando Taylor si lasciò vincere dagli insulti, dalle cattiverie e dagli sguardi che troppo l'avevano ferita. Ogni giorno portava nel suo astuccio una piccola lametta, non l'aveva mai usata ma la faceva sentire, nel limite del possibile, più sicura. La guardava ogni giorno, massaggiandosi il polso “se un giorno le loro parole mi faranno così male da spingermi a usarla vuol dire che sarà proprio la fine.” si ripeteva fra se e se. Vederla ancora li dentro, pulita, le dava forza, la faceva sorridere “Non importa quanto mi hanno ferita, io sono ancora qui senza un taglio.”

Ma quel giorno aveva raggiunto il limite, anche una persona forte come lei. Quel giorno, appena suonata la campanella dell'ultima ora, camminava a passo svelto verso il bagno delle ragazze con la lametta nascosta nella tasca dei suoi jeans.

“Questa volta è la fine Taylor, hanno vinto loro...” sussurrò appena chiusa dentro l'ultimo gabinetto.

Impugnò la lametta e la poggiò delicatamente sul polso, senza spingere. Respirava sonoramente emettendo qualche gemito di paura. “Avanti, non essere così codarda” ripeté premendo leggermente più forte la lama sulla sua pelle candida. “1...” respirò ancora “2...” .

VROOOM.

Un suono mai sentito prima la fece sobbalzare, lo aveva sentito vicinissimo, appena fuori la porta che la divideva dal resto del mondo.

“C'è qualcuno?” gridò spaventatissima, pronta per un nuovo attacco da parte dei suoi compagni.

“T-Taylor...Sei qui dentro?” un voce maschile con un marcato accento inglese echeggiò per tutto il bagno. Non era uno della sua scuola, le conosceva tutte le loro voci, colme di cattiveria. Questa era una voce più dolce, più.. buffa.

“Chi sei?” rispose lei, quasi sussurrando. Finalmente l'uomo aprì la porta. “Ehi Tay!” la sua voce allegra riempì lo spazio circostante, l'uomo, sulla trentina, sorrideva felice ma appena vide cosa impugnava la ragazza in mano il suo sorriso spensierato scomparve.

“Chi sei?” ripeté lei, stavolta a voce più alta. Lui la guardò fissa negli occhi.

“Taylor perché hai in mano quella lametta?” il ciuffo castano dondolò sulla sua fronte.

“Come sai il mio nome?” chiese lei lievemente accigliata.

“Stoooria lunga come il tempo, ora non posso risponderti, magari prima o poi saprai tutto ma ora, ti prego, lascia quella lametta.” il suo sguardo era sincero, colpo di preoccupazione, come quello di un fratello che vede la sua sorellina piangere.

Taylor, con l'aiutò dell'uomo, si alzò lasciando a terra il piccolo oggetto.

“Come sei cresciuta... avevi solo 5 anni la prima volta che ti incontrai.” sussurrò lui con aria malinconica.

“Ma ci conosciamo?” chiese lei con aria interrogativa.

“Oh certamente signorina!Ora non posso spiegarti , ma un giorno capirai tutto! Croce sui cuori.” annunciò lui con aria solenne.

“Ehi, fermo un attimo!” Taylor puntò i piedi sul pavimento “sei arrivato da neanche due minuti e sembra che tu sappia già tutto di me.” Lui si voltò verso di lei avvicinandosi “Hai ragione, facciamo una cosa: tu puoi farmi tutte le domande che vuoi ed io sarò sincero ma io poi ne potrò fare solo una a te e sarai tu ad essere sincera, ci stai?” Qualcosa in quell'uomo la rassicurava, la spingeva a fidarsi, sentiva di conoscerlo già. “Ci sto.” annuì.

“Inizio io, perché eri in quel bagno tutta sola?” Taylor sentì una fitta allo stomaco per la vergogna, uno sconosciuto – che però sente di conoscere da sempre – l'aveva trovata in un bagno, mentre piangeva e con una lametta in mano; non certo il modo migliore per conoscersi.

Sospirò “è per colpa dei miei compagni. Sono cattivi con me. È iniziato tutto in prima media, non so perché, forse dissi le cose sbagliate al momento sbagliato o più semplicemente ero troppo diversa da loro...” l'uomo annuì, come se la capisse, lei continuò “passarono tre anni d'inferno, non passava giorno che non cercassero di ferirmi in qualche modo. Mi chiamavano “oca bionda” o più semplicemente “secchiona”, avevo tutta la classe contro e più crescevano più diventavano cattivi con me, mia madre diceva che era del tutto passeggero ma-” la sua voce si spezzò lasciando il posto alle lacrime “-ma non è cambiato e tutti quei nomignoli non hanno fatto altro che aumentare e-e io non ce la faccio più.” cominciò a piangere ed uno scatto di disperazione si buttò fra le braccia dell'uomo, abbracciandolo. Lui fu colto alla sprovvista, ebbe un sussulto ma poi la abbracciò anche lui carezzandole leggermente i capelli.

“Ehi su, Taylor non fare così. So che ora può sembrarti difficile ma col tempo...” lei alzò lo sguardo, cercando di ricomporsi “io non voglio aspettare, signore. La verità è che io sono...sono inutile” subito lei scosto il viso per la vergogna e si mise a fissare il pavimento “Ti svelo un segreto Taylor: in 900 anni di tempo e spazio non ho mai incontrato qualcuno che non fosse importante.” Le sue parole la fecero sentire meglio anche se non le capì a pieno. “Grazie signore” fece un sorriso dolce “Adesso tocca a me fare le domande!” Lui sorrise a sua volta “Avanti spara!” Taylor socchiuse gli occhi, pensandoci un po' su. Aveva così tante domande da fare al suo 'salvatore' che l'avrebbe scelta con cura “Come ti chiami?” “Io sono il Dottore!” lei inclinò la testa con aria interrogativa “Dottore chi?” il Dottore sorrise un po' malinconico “Dottore, Dottore e basta.” “Ok Dottoreebasta, io sono Taylor Swift anche se sembra che tu già mi conosca” Si strinsero la mano “E con le presentazioni siamo a posto!” disse lui felice “Ora a seconda domanda: cos'è quel coso che indossi?” Lui si guardò intorno stupito “intendevo quel coso rosso che hai su collo!” “è un cravattino! I cravattini sono forti” disse stupito, stingendolo con le dita. “Oh un farfallino, tutto chiaro Dottore!” sorrise “L'ultima domanda...mm-OH CAVOLO!” spalancò la bocca per lo stupore “Cos'è la cabina blu alle tue spalle? Un attimo fa non c'era prima, giuro!” il Dottore spiegò con aria orgogliosa “questo, Taylor, è un T.A.R.D.I.S, una 'cabina' che viaggia ovunque tu voglia nel tempo e nello spazio!” Annuì soddisfatto “Come quella di Doc in 'Back to the Future'?” il Dottore parve stizzito “Una specie...” “Woooow! Senti Dottore... sono desolata ma ora dovrei tornare a casa dalla mia mamma, si starà preoccupando, non torno mai così tardi” guardò l'orologio battendo sul quadrante con il dito indice “e poi sto morendo di fame.” ammise lei “Ok Taylor facciamo così: ti porto a fare merenda in un posto speciale e subito dopo ti prometto che tornerai a casa sana e salva giusto in tempo per il pranzo!” Taylor restò interdetta “Ehi un momento ma la merenda viene sempre dopo il pranzo perciò è impossibile...” “Nulla è impossibile con un T.A.R.D.I.S Taylor! Ricordalo sempre!”.

Entrarono insieme nella cabina blu.

“MA FUORI È PIÙ PICCOLA!” Taylor non poteva credere ai suoi occhi.

“Sei così stupita e non hai visto ancora niente ragazzina! Dove ti piacerebbe andare?” chiese il Dottore voltandosi verso di lei “Posso andare dove voglio?” “Ogni spicchio del pianeta” confermò lui “Mi è sempre piaciuta Londra!” “Non potevi scegliere posto più bello!”.

 

 

“Come ci si sente a stare sulla punta più alta del Big Ben, Taylor?” chiese il Dottore sorridendo “Mi sento...alta!” scoppiarono a ridere entrambi, spensierati. “Farai impazzire d'invidia i tuoi compagni di classe appena lo sapranno” “tanto non mi crederebbero mai, sono troppo stupidi” subito s'incupì.

“Ti va un bastoncino di pesce alla crema?” cambiò subito discorso lui per non intristirla di nuovo.

“Ma stai scherzando Dottore? Saranno terribili!” “Sono ottimi!” Il Dottore si gustò sonoramente la sua merenda. Guardarono per un po' la magnifica vista di cui avevano il privilegio di ammirare e poi Taylor prese un piccolo diario dal suo zaino “Che fai Tay?” lei lo guardò sorridendo “Non ti avevo detto che ogni tanto scrivo canzoni? In genere lo faccio quando sono triste ma oggi mi sento ispirata perché sono felice, davvero felice.” Il Dottore cercò di dare uno sguardo agli altri testi “Allora non ti disturbo più piccola scrittrice di canzoni”

 

 

Ho tredici anni ora, e non so come i miei amici hanno potuto essere così meschini
Sono tornata a casa piangendo e tu mi hai stretto forte e hai preso le chiavi
E abbiamo guidato e guidato finché non abbiamo trovato una città abbastanza lontana
E abbiamo parlato e abbiamo guardato le vetrine finché non ho dimenticato tutti i loro nomi

Non so con chi parlerò ora a scuola
Ma so che sto ridendo sulla macchina tornando a casa con te
Non so quanto ci vorrà per sentirsi bene
Ma so di aver passato il giorno più bello insieme a te oggi”

(The Best Day – Taylor Swift)

  
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