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Autore: sheishardtohold    30/06/2013    2 recensioni
“Perché non torni – a tenermi stretta tra le tue braccia, ad accarezzarmi sotto la luce della luna, a sussurrarmi segretamente che mi vuoi bene, a farti dare i baci sulle guance? Perché non torni a darmi le mie tredici ore di coccole? Perché non torni stanotte e quella dopo e quella dopo ancora?”
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia Sara.

Tredici ore di coccole.
C’è il tuo odore in questa stanza. Sono completamente circondata dal tuo odore – sul mio pigiama, tra le lenzuola, in macchina. Il tuo odore fa quasi da coperta – copre il passato, mi copre le idee e mi confonde. C’è sempre il tuo odore ovunque, anche sul mio cuscino. Mi sono seduta come ieri sera, come quando ti ho raccontato delle nostre storie, come quando mi guardavi con quell’espressione dolce che hai così raramente - come mi piace pensare che mi guardi sempre. Ho appoggiato la schiena alla testata del letto e ci ho messo dentro la faccia. Mi ci sono proprio immersa in quel cuscino - ho inspirato il tuo odore a pieni polmoni e poi mi sono girata dall’altra parte per espirare. Per lasciare le tracce del tuo passaggio lì, dove stavano. Dove dovrebbero stare sempre – sul mio pigiama, tra le lenzuola, nella mia macchina. Non ho neanche messo la felpa, per lo stesso motivo – perché non aveva il tuo odore. Poco importa se mi si congeleranno le mani o le caviglie – non avrò nessuna ciocca di capelli da passarmi tra le dita, non avrò gambe da cercare e da incastrare con le mie per scaldarmi.

“Stai pensando?” mi hai chiesto omettendo la domanda precedente – sei agitata? – o il seguito della frase – a cose brutte. L’hai detto sospettosa come ad intenderlo dal solo modo in cui respiravo. Ho annuito lentamente, per temporeggiare, divorata dall’ansia che cresceva veloce come il numero delle domande che mi facevi e i “non lo so” che riuscivo a darti in risposta - quando in realtà io lo sapevo bene a cosa stavo pensavo.
Me lo sono chiesta in quel momento. Me lo chiedo tutte le volte com’è che resto sempre senza parole quando parlo con te – com’è che finisco sempre a parlarti per silenzi, io che di parole ne ho sempre tante per tutti.
“Ho paura che cambi qualcosa” una frase vaga per far tacere il mio senso d’angoscia, svelando tutto e niente – senza espormi, come faccio sempre. Tu hai parlato di certezze – certezze nel restare, certezze nel rimanere quella che sei, certezze nel tuo modo di vedermi, di toccarmi, di starmi intorno. Hai parlato di semplicità, di come affronteresti la situazione – hai parlato di “non farmi problemi che non esistono”, senza capire che il problema c’era già. Vero, tangibile, palpabile, il problema si era già, materializzato nel momento esatto in cui l’avevo chiamato ad alta voce.
Certezze – le tue. E io - come potevo spiegarti che quella cosa stava già nella mia testa da un po’ di tempo? Come te la spiegavo la mia dipendenza – il fatto che ogni mia singola cellula si fosse già legata alle tue? Come lo spiego che a volte la solitudine diventa l’unica salvezza, che fingiamo di essere noi a sceglierla per salvarci quando ciò che tu chiami “tutto”, diventa una malattia e comincia a farti male – male anche a respirare e sei costretto a strapparti di dosso la carne viva?
Non lo puoi spiegare. Ed io infatti sono rimasta in silenzio, senza spiegare niente - a quelle labbra che tentavano di consolarmi, a quello sguardo che mi ripeteva “andrà tutto bene”, a quelle mani che mi tenevano per non lasciarmi andare.

Mi accuccio nel letto. Porto le ginocchia al petto e le stringo – per non sentire il vuoto accanto, per non sentire il vuoto tra le mie braccia. Resto in silenzio a far tacere anche le lancette dell’orologio. Tic-tac, mentre io aspetto di sentire il tuo respiro. Tremo – non nelle ossa, ma nello stomaco. Tremo dall’ansia e dall’inverno. Ho freddo. Perché non torni – a tenermi stretta tra le tue braccia, ad accarezzarmi sotto la luce della luna, a sussurrarmi segretamente che mi vuoi bene, a farti dare i baci sulle guance? Perché non torni a darmi le mie tredici ore di coccole? Perché non torni stanotte e quella dopo e quella dopo ancora?
  
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