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Autore: _Branwen_    30/06/2013    3 recensioni
*Versione corretta*
Una piccola storiella senza pretese, dal punto di vista di Asuna, a cavallo tra l'episodio dieci e undici, sulle note dell'omonima canzone da cui ho preso ispirazione per il titolo e per il resto. La ragazza si trova a riflettere su se stessa, su quanto sia cambiata da quando ha iniziato a vivere nell'universo di SAO, i suoi timori, le sue perplessità e l'amore che nutre per Kirito.
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuna Yuuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Before tomorrow comes.


«I couldn't sleep, I had to listen
Into a conscience knowing so well,
That nothing comes from indifference.
I look inside of myself.
Will I find some kind of conviction
Or will I bid the hero farewell?
Will I be defined by things I could have been?
I guess time will only tell
I guess time will only tell.»

Sebbene questa serata possa definirsi alquanto serena per me, non riesco a trovare la posizione giusta sulla quale poter riposare al meglio. Mi giro sul fianco sinistro e vedo, grazie ai raggi di una luna fatta di pixel, in una piccola penombra, il volto beato di Kirito.
Mi basta vederlo sonnecchiare a quel modo per sorridere in modo alquanto ebete e far sì che le mie guance si infiammino e sono lieta che non mi veda, ciononostante mi porto le mani alle gote, in preda a un imbarazzo a me noto, ma nuovo al tempo stesso.
Non posso fare a meno di arrossire, perché... oh, caspita, mi ero dimenticata del fatto che il mio busto non è per nulla vestito, accidenti!
Scuoto la testa cercando di non pensare a quello che è capitato poco tempo fa.
Le parole di Kirito mi sovvengono rapide alla memoria: «Questa sera voglio stare con te» e io che traviso le sue parole, cercandovi una malizia che invece non c'era affatto.
È proprio vero che sono portata a pensare male, nella maggior parte dei casi, sono pessima! A mia discolpa posso dire che forse non solo io avrei capito a quel modo, ma non ne sono del tutto sicura.
Il fatto che poi sia avvenuto il resto... le mie viscere si attorcigliano al sol pensiero di quello che è appena accaduto. Chissà come sarebbe vivere tutto questo nella realtà, immagino possa essere molto più magico, credo.
Piano piano, senza far rumore o movimenti bruschi, scivolo fuori dal letto e indosso una vestaglia tra quelle che ho nel catalogo del mio abbigliamento, stringendo bene il nastro in vita, e, come se fosse un'ulteriore sicurezza per me, faccio anche un bel fiocco, stretto anch'esso.
Mi soffermo a osservare la visuale che c'è dal balcone della mia stanza, soffermandomi meglio sui miei pensieri.
Spesso mi sono ritrovata a non voler ascoltare nemmeno me stessa qui, ad Aincrad, perché la mia stessa voce mi risultava fastidiosa; c'è da dire però che in questi due anni effettivamente io ho avvertito dei cambiamenti in me, alcuni lenti, altri più repentini.
Sorrido, ancora; è buffo, questo gioco della morte si è rivelato finora simile ai romanzi di formazione che amo leggere e che mi mancano un po', lo ammetto, solo che, questa volta, la protagonista delle avventure sono io e le mutazioni sono avvenute sulla mia pelle... non esattamente, ma io mi sento diversa.
Non riesco a capire se questo sia un bene o un male; che questa serata mi porti a fare chiarezza nel mio cuore?
Mi porto le mani al petto, in direzione del cuore, metaforica sede dei sentimenti, quelli che alle volte non sono stata capace di decifrare.
Ero una ragazza quando iniziai quest'avventura, non che ora sia una donna vissuta, per così dire “fatta e finita”. Sono pur sempre impulsiva e cocciuta, ma non avrei mai creduto che alcuni tratti del mio carattere potessero essere smussati e limati, come la lama di una spada perfettamente liscia, levigata, che brilla di una nuova luce, sia propria sia riflessa.
Un'altra cosa che mai mi sarei aspettata sarebbe stata incontrare qualcuno di cui potesse importarmi, importarmi per davvero.
Sospiro lievemente, gettando nuovamente uno sguardo a quel ragazzo che dorme nel mio letto.
Ricordo com'ero prima, prima che tutto iniziasse e so come sono divenuta ora.
Molte volte ho sentito dire da persone che hanno incrociato più o meno il loro cammino col mio, di credere al fatto che la propria vita fosse già prestabilita da entità superiori, ovvero da chi per noi ha già disposto le tessere musive di un'esistenza che dovremmo posizionare nel modo in cui riteniamo più opportuno.
Al contrario, ci muoviamo come inerti pedine su una scacchiera, in una partita nella quale non abbiamo alcuna voce in capitolo, mentre giocatori ignoti muovono ad esempio il cavallo in E8, senza che noi possiamo far nulla per impedire l'azione; magari noi avremmo voluto spostare l'alfiere, però non possiamo farlo, non siamo noi che abbiamo volontà di agire.
E tutto questo si spiega perché ci riduciamo ad essere personaggi di un qualcosa più grande della nostra stessa esistenza, soltanto semplici spettatori e non attori di questa realtà vissuta solo come un palcoscenico, con canovacci, trame, protagonisti dettati di già dal commediografo o tragediografo, a seconda di come evolverà la vicenda.
Il sonno della ragione genera mostri, recitava Goya, e io non posso che essere più d'accordo.
Forse ciò è dovuto al fatto che i miei mostri non sono stati ancora del tutto sconfitti, come si può notare dal fatto che non appena provo quella pace che potrebbe definirsi come quiete dell'animo, essi si presentano per ricordarmi che sono sempre lì, per atterrirmi ogniqualvolta io abbasso la guardia, anche per un solo istante.
Sono stata fino a questo momento una brava studentessa, non mi sono mai ribellata al volere dei miei genitori, accettando le loro decisioni, i loro progetti, le loro ambizioni...
Ne conseguì, però, che la pressione che la mia mente, i miei pensieri, il mio animo per intero, era tanta e tale, difficile da reggere e capace di tormentare come un'ombra oscura la mia intera esistenza. La mia vita era come un lago profondo, la cui superficie rifletteva uno specchio d'acqua limpido e terso, per poi avvolgere, nelle sue profondità, tutte le creature mostruose coincidenti coi miei incubi.
Scuoto la testa per eliminare quest'ultimo pensiero triste e rafforzare invece il mio spirito più tenace.
Da quando ho indossato il NerveGear di mio fratello... Io sono qui, pronta a sconfiggere il chi o il cosa ha stabilito l'uno e il molteplice, il tutto e persino le impronte sulla sabbia che noi seguiremo, piena di un'incontentabile voglia di essere finalmente me stessa, senza dover negare nessuna parte della mia personalità fiera e ribelle.
Voglio smetterla di rendermi schiava di qualcosa di ineffabile e per me inesistente, il cammino è ora meno tortuoso di prima, con qualche certezza in più, ma questo non vuol dire che non vi sono più difficoltà nel mio sogno di vivere e nutrirmi della realtà mia anima che vuole solo essere ascoltata anche nel mondo reale.
È la mia volontà, sono diventata abbastanza volitiva, ma sento che non è abbastanza, il tempo è l'unico giudice delle mie azioni e mi dirà se sto intraprendendo la strada giusta per me.

«So don't let it be
Before tomorrow comes
Before you turn away.
Take the hand in me
Before tomorrow comes
You can change everything.»

La fragilità e il temperamento debole per me non sono più ammessi, ma sono del parere che anche se in una realtà virtuale, si possa uscire temprati, forti delle esperienze vissute e capaci di saper risollevare al meglio le proprie condizioni, soprattutto morali.
La vera identità di una persona, a dispetto di questa società odierna che vede nell'apparenza il metodo migliore per rivelare chi tu sia, o meglio, chi tu desideri essere, per me risiede in quello che serbiamo dentro di noi, in quegli anfratti di parole mai dette a voce alta, forse solo sussurrate e mai colte da qualcuno capace di capirle sino in fondo.
Non solo nelle parole, beninteso, ma anche nei gesti spontanei, spesso molto più rivelatori di un qualsiasi input controllato dalla ragione.
Ne ho avuto la conferma proprio oggi, in caso non ne avessi avute già alcune in precedenza.
Oggi... Kirito mi ha baciato e le sue parole mi hanno lasciato basita, nel mentre in cui io pensavo, avendogli causato abbastanza problemi – a parte quello di essere costretto a unirsi a una gilda – e avendogli fatto addirittura rischiare la vita.
Se non fossi arrivata in tempo non me lo sarei mai personata. Mi conosco troppo bene, in certi casi. Non so come l'avrei presa, con ogni probabilità sarei caduta in preda allo sconforto più totale, più nero e magari non sarei riuscita a rialzarmi.

«I curse my worth and every comfort
That blinded me for way too long
Damnit all I'll make a difference from now on
'Cause I'm wide awake to it all
'Cause I'm wide awake to it all.»

Tutto questo perché mi sono davvero resa conto che io tengo davvero a qualcuno, qualcuno che mi sappia capire sebbene le nostre personalità non collimino in ogni sfaccettatura e me ne guarderei bene se fosse così, le diversità possono portare sì a scontri, ma anche ad avvicinarsi a realtà che prima non si capivano bene, e, magari, ci si riesce a capire molto di più di prima.
Il più grande mistero di ognuno di noi, per quanto possiamo camuffare la nostra ignoranza, siamo proprio noi stessi, nel nostro modo di presentarci, di raccontarci, di esprimere opinioni e nel rivelare cosa abbiamo da offrire al mondo.
E io, cosa posso dare al mio mondo?
Cosa sono capace di fare? Qui sono una spadaccina, e anche parecchio brava, ma la mia spada potrà essere estensione del mio braccio e diventare una parte del mio coraggio volto a difendere e proteggere chi più amo?
Riuscirò a diventare davvero forte?
La risposta in cuor mio la so, tutti questi interrogativi sono per me uno sprono, un piccolo promemoria perché possa sempre restare coi piedi per terra e capire cosa voglio da me stessa, dalla parte migliore di me.
E so anche chi voglio per me.

«We could be so much more than we are
We could be so much more than we are
We could be so much more than we are.»

Sì, Kirito, possiamo essere molto di più di ciò che siamo e, per quanto possa essere nelle mie possibilità e soprattutto nel mio volere, io ti starò accanto, veglierò su di te e ti proteggerò.
Sia chiaro, non solo fino alla fine di questo gioco, ma anche dopo, in un mondo reale fatto di sensazioni e percezioni del tutto reali, fatte e concepite sulle nostre vere vite.
La mia è ormai legata alla tua, non vorrei mai che fosse diverso da com'è ora, e m'impegnerò per costruire un autentico futuro assieme, concreto, tangibile, al di là di quanto anche il nostro sentimento possa essere presente e vivo anche qui.
Probabilmente la Asuna di due anni fa non avrebbe mai mostrato tanta determinazione, chissà, ma non rimangerò nessuna delle parole che il cuore mi ha suggerito.
Kirito, devo a te se sono, seppur poco, cambiata, forse addirittura migliorata, cosa di cui non mi aspettavo l'esito.
Con delicatezza torno a letto e ti cingo con un braccio, piano, per non farti svegliare, ma con tutta la fermezza e la sicurezza che il mio gesto vuole rivelare.
Staremo assieme per sempre e prima che il domani giunga, scriveremo un nuovo capitolo, un altro specchio del futuro che desidero con te.



L'angolo di Layla.

Salve a voi, ehm... eccomi per la prima volta su questo fandom, spero di essere ben accetta.
Come spesso mi succede, dubito molto di quello che scrivo e militare in una nuova sezione è un salto nel buio che un po' spaventa, nel mio caso, direi anche tanto.
Cosa posso dire? Innanzitutto mi stupisco per non aver usato rating più alti di questo adoperato ora, ma tant'è, è capitato, chissà, verrà a nevicare.
Mi auguro di non aver storpiato la figura di Asuna, non è un personaggio in cui mi rispecchio, anzi...
Alle volte mi capita con dei personaggi femminili; escludendo Asuna, le uniche due fanciulle con le quali condivido grandi tratti del mio modo di essere, sono state ideate da Ken Follett e sono Ellen e Aliena (questa solo per alcuni versi, diciamo) e basta. Ma in questa fanciulla non mi ci ritrovo, per tante ragioni... Per una sorta di sfida con me stessa ho voluto provare a tracciarla.
Comunque, il brano, se non lo conoscete è questo qui: http://www.youtube.com/watch?v=eCx-rWKdK5U e per me, in questo periodo non molto roseo, è un monito a stringere i denti e andare avanti, e vedere di riuscire a risollevarmi, cadendo, facendomi male, spezzandomi qualche parte del corpo e non so cos'altro.
Masochisticamente, ho rivisto SAO in questi giorni e sapendo ciò che quell'anime ha rappresentato e significati per me, mi sono fatta del male e l'ho riguardato, sentendo però qualcosa, un qualcosa che necessitava di uscire dal mio animo, e che, conoscendomi, poteva prendere due strade: o le lacrime o le parole. In questo caso sono uscite entrambe e le parole sono queste che vi propongo.
Le lacrime le tengo per me, non voglio tediarvi ulteriormente, sono un'anima tragica, che ci posso fare. Posso solo dire che che spesso mi si dice e sento di essere forte, ma in altre occasioni cado in preda allo sconforto e divento una piagnucolona. Questa storia, poi, la scrissi il giorno stesso in cui la postai.
Si tratta di un giorno che non dimenticherò mai, perché se la mattina provai una felicità indescrivibile, il pomeriggio stesso, caddi in un baratro in cui, a presente, otto dicembre 2013, non riesco ancora a superare; non come voglio io, sia chiaro. Posso dire che quest'anno sia stato il peggiore dei miei ventidue anni. Però so che non voglio più essere la Barbara di questa seconda metà di anno.
Ma penso di aver comunque trasposto una parte di me in questo scritto, quindi non lo cancello, sarebbe come ammettere di aver perso e io non sono ancora sconfitta. Non mi arrenderò mai e tornerò a essere la ragazza forte e capace che ero un tempo. Non importa quanto sarà difficile, ma sento che sarà così.
Avendo letto le light novels, ora so cosa accade per esteso, e infatti credo di averlo sistemato.
Questa è la versione 2.0, dove ho apportato delle correzioni secondo me necessarie, tutto qui.
Non obbligo nessuno, ci mancherebbe, ma apprezzerei volentieri un piccolo parere, sempre se vi va.
Se volete, aggiungetemi liberamente su Facebook a questo profilo, per fare due chiacchiere o che so io, a me farebbe solo piacere: https://www.facebook.com/barbara.zimotti.7
Ora vi lascio, un saluto, e, come sempre, ancora grazie.
Barbara.


   
 
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