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Autore: Fujikofran    30/06/2013    2 recensioni
Kaori è innamorata di Ryo da tempo, ma lo vede sempre poco coinvolto, pure quando lui sembra provare più affetto del solito. Ma la vita le darà una persona che potrebbe cambiarle completamente la vita: un fidanzato straniero...oppure no? Brano da ascoltare durante la lettura: "Woman in chains" dei Tears for fears
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Karl era tornato per un breve periodo a Colonia e Kaori aveva trovato del tempo per rimettersi in carreggiata col lavoro di sweeper, dopo essere riuscita a dare ben due esami. Il duo “City Hunter” funzionava alla perfezione e non c’erano intoppi, specie perché non esistevano più martellate né scenate di gelosia da parte di Kaori in presenza delle clienti più belle. Forse perché Ryo non ci provava con le clienti o, per lo meno, se accadeva, queste erano disposte ad accettare di ricompensarlo in natura. Del resto la sua fama di “stallone di Shinjuku” era ben vista da molte donne, specie quando venivano a conoscenza delle dimensioni di una parte di sé. Durante i giorni di assenza di Karl, Ryo aveva invitato, una sera, la sua socia a cenare in un bel ristorante costoso sulla baia di Tokyo, per festeggiare una paga cospicua ricevuta dopo un incarico che arrivava dritto da Saeko.

-Mamma mia, che meraviglia, Ryo! Questo posto è incantevole, che regalone ci siamo fatti!- esclamò Kaori, mentre finivano di consumare il secondo

-Tutto buonissimo, infatti…il dessert lo prendi? Con lo champagne sarà ottimo- le disse Ryo, facendole l’occhiolino

Quando brindarono i loro sguardi brillavano più delle bollicine dello champagne e Ryo pensava a come potersi dichiararsi alla sua collega, in barba al fatto che fosse fidanzata con un altro. Usciti fuori andarono sul molo, guardando il paesaggio e le mastodontiche navi ferme per farsi ammirare. Nel cielo non c’erano nuvole, ma solo un timido spicchio di luna, messo da parte da stelle ben più luccicanti.

-Stasera sei una favola, Kaori e non mi riferisco alla Cenerentola metropolitana architettata dalla tua amica Eriko. Ti ricordi? Ci aveva rifatto il look e ci aveva fatti incontrare…quanto la sapeva lunga, quella tipa!-

-Dici che sto bene così?- domandò la donna, girando su se stessa per far notare meglio il vestito al suo socio, che, invece, indossava un completo grigio elettrico e una camicia bianca, che mettevano in risalto la sua originale bellezza statuaria -eppure mi avevi riconosciuta senza dirmi nulla, perché non lo avevi fatto? Perché poi ti avrebbe infastidito l’idea di proseguire la serata con la tua partner di lavoro, vero?-

-Non pensiamoci più, quella serata fa parte del passato. A me interessa vivermi questa, sto benissimo…e siccome tu non sei Cenerentola non è detto che tu debba scappare a mezzanotte- rispose Ryo, che si avvicinò alla donna come se volesse baciarla, ma poi si allontanò di corsa per vomitare.

-Allora è vero che ti ho sempre fatto schifo, ti sei avvicinato troppo e sei scappato per vomitare!- Kaori sbraitò, tirando fuori un martello da 50 t.

La Mini era lì vicino e Ryo preferì entrarci dentro, dato che si sentiva debole. Anche Kaori si sedette e osservò l’uomo, il cui volto, che si intravvedeva a malapena per via del buio della notte, sembrava mostrare un’espressione pensierosa.

-Perdonami, ho bevuto troppo e il fresco della sera deve avermi dato fastidio. Cose che capitano-

-Tutto ok, ora?-

-No, sono un po’ nervoso…Andiamo via!-

 -Ma se non ti senti bene aspettiamo un att…-

Kaori non fece in tempo a finire di parlare che le sue labbra furono chiuse da un bacio

-Non sono corso a vomitare, facevo per finta e non mi sento male. Ho solo avuto paura di baciarti-

Ci fu un altro bacio, più lungo e Kaori, scherzosamente, affermò che le atmosfere da Cenerentola metropolitana avevano su di lui uno strano effetto. L’uomo le stava quasi addosso, accarezzava le sue forme, era fisicamente eccitato e la sua socia aveva paura di cedere.

-Fermati, Ryo, ti prego…c’è una cosa che devo dirti, ma forse è meglio andare a casa-

-No, dimmela ora! Non resisto-

Ryo era impaziente, convinto che Kaori si sarebbe dichiarata, come stava facendo lui

-Vedi, quando tornerà Karl verrà a prendere le ultime sue cose e tornerà in Germania definitivamente…io andrò con lui! Dopodomani sarà qui e il giorno dopo partiremo. Questa serata è stata bellissima, Ryo, non potevamo darci un addio migliore.  Scusami se in questi anni ti sono stata più di impiccio che di aiuto, però ho bisogno di vivere come una donna normale, del resto me lo hai sempre detto anche tu-

Ryo non riuscì a replicare e per tutto il tragitto fino a casa tra i due ci fu il più totale silenzio. Una volta arrivati, Kaori si mise a letto quasi subito e qualche timida lacrima aveva fatto capolino. Lui, invece, salì sul terrazzo, come faceva ogni volta che voleva rimanere solo per riflettere. Poggiato sul parapetto, se ne stava immobile, con i grattacieli intorno che sembravano contemplarlo in tutta la sua bellezza. L’unica cosa in movimento erano le lacrime che, scorrendo copiose, rendevano ancora più bello il suo volto. “Tu non andrai da nessuna parte, Kaori!” disse fra sé e sé, con una rabbia che non lo attraversava da tempo.
 
Il giorno della partenza di Kaori si era avvicinato e Ryo doveva accompagnarla all’aeroporto, dove l’avrebbe aspettata Karl. Negli ultimi due giorni c’era una calma apparente, tra i due sweeper, Ryo aveva bevuto di più e la sera prima era quasi andato a letto con Reika Nogami, che non lo aveva mai disdegnato e che era contenta quando ci provava con lei.  All’aeroporto i due trovarono subito Karl, che si stava sbracciando per farsi vedere. Ryo aiutò Kaori a tirare giù i bagagli dall’auto e non riusciva a parlare, per la rabbia. Quando il tedesco si avvicinò a loro, lo sweeper, dopo averlo salutato, gli diede una pacca su una spalla, mostrando un sorriso a trentadue denti.

-Fai buon viaggio, Karl!- esclamò Ryo, abbracciando il giovane e tirandogli amichevolmente i baffi. Questi gli sorrise e, mentre stava per prendere per mano Kaori, aspettando che salutasse il suo socio, quest’ultimo gli afferrò un polso, intimandogli di fermarsi.

-Io saluto te, Karl, non Kaori…-

-Ryo, ti capisco se non vuoi salutarm…- affermò Kaori, che non poté finire di parlare

-No no, cara, stai tranquilla. Karl, forse non hai capito: tu tornerai in Germania, ma senza Kaori!-

-Ma…- Karl era quasi spaventato dall’atteggiamento spavaldo di Ryo.

-Amico, l’Europa è bellissima, Kaori la visiterà presto, ma con me. Ora smamma, bello, su…smamma, hai capito? Vattene, lei non verrà con te, resterà qui, perché la sua vita è qui-

-Ah, no, chi ti credi di essere? Pensi che lei sia tua, che ti appartenga, eh?- replicò Karl, che stava iniziando a scaldarsi, lui che era un tipo di indole mite.

-Mia? No caro, sono io che appartengo a lei, sono io quello che negli anni, pur avendola sempre amata, si è comportato come un cretino, fingendo che non mi interessasse. L’ho
amata quasi fin dai primi tempi che ci conoscevamo e sto rischiando di perderla per una faccia di c**** come la tua. Le appartengo perché sono io che devo chiederle scusa per averla fatta soffrire tutto questo tempo, con il dubbio che non possa amarmi più, da quando ha conosciuto te. Kaori, non mi interessa di fare una figuraccia, ma se tu non sarai mai la mia donna, io sono il tuo uomo lo stesso. Non ti chiedo perdono, ma di non lasciarmi solo. TI AMO!”
Kaori non riuscì a parlare, ma scoppiò a piangere, gettandosi tra le braccia di Ryo, che osservò Karl andarsene trascinandosi i bagagli goffamente e girandosi di tanto in tanto per mandare i due a quel Paese. Colonia avrebbe aspettato solo lui.
 
Tornati a casa, oltre a disfare le valigie, Ryo e Kaori ripercorrevano un po’ di ricordi e aneddoti sul loro legame, anche quelli più buffi, riflettendo poi su come fossero sempre stati una coppia strana e timorosa di mettere in mostra i sentimenti reciproci. Ma ora non c’era più nessuna barriera emotiva tra i due, che potevano finalmente amarsi senza remore.

-Ristorante italiano oppure francese?- se ne uscì a un certo punto Ryo

-Stasera? Ho una stanchezza, mi sento crollare, cerca di capirmi, un po’ mi dispiace per Karl. Comunque…ristorante italiano…Evviva!- gli rispose Kaori, dandogli uno schiaffetto sul braccio

-Ok, allora facciamo così: cena al ristorante italiano, passeggiata al molo stile Cenerentola di Eriko, ritorno a casa e…mokkori!-

-Cosa? Ma sarò distrutta! Sarebbe un pessimo inizio di fidanzamento un mokkori proprio stasera-

-Fidanzamento? E chi ti ha detto che siamo fidanzati? Dobbiamo solo recuperare un po’ di arretrati. Ho una voglia...mmmmmm...-

-Ah, ma allora non ti smentisci mai? Maniaco!-

Kaori gli assestò una martellata, ma poi lo baciò, sentendo, in cuor suo, una gioia che non provava da quando era entrata nella famiglia adottiva dei Makimura. La felicità, infatti, era pronta ad abbracciare lei e il suo compagno, come un genitore  quando ha davanti a sé i propri figli.  
 
   
Fujikofran (c) 2013
   
 
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