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Autore: lishiawho    01/07/2013    1 recensioni
Era sull'uno e ottanta centimentri, spalle larghe - chiunque non lo conoscesse avrebbe potuto dire che fosse un nuotatore - occhi verdi e capelli corti. Lo sfregio che partiva da sotto l'occhio destro per finire all'estremità delle labbra, "Ferita di guerra" lui la chiamava. Se l'era procurata quando cercò di fuggire da una squadra speciale mandata dalla PLC, cosa che riuscì comunque a fare e che costò la vita di un uomo, Carl Watson.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E. SPACE - Racconti di altri Pianeti


Data: 20 Marzo 2089/B.
Ore: 12.30
Rapporto: In data odierna, il detenuto numero 345690, ben noto col nome di Alan Walter, è evaso dalla Centro Lunare di detenzione appartenente alla confederazione PLC.
Era stato trasferito nell'edificio solo tre giorni prima e in questi tre giorni è stato tenuto sotto controllo da vari ispettori e tenenti qualificati. Secondo questi, 345690 non ha fraternizzato con nessun altro dei detenuti qui rinchiusi, escludendo Jim Pine, detenuto 345689 e suo 'vicino di cella'. Dall'interrogatorio del detenuto Pine non è emerso nulla che potrebbe aiutare le autorità a rintracciare l'astuto e pluriomicida Alan Walter.
Si suppone che si sia appropriato di uno dei mezzi di trasporto della confederazione spacciandosi come dipendente di questa per lasciare il centro.
Io, Tenente Comandante George Michael, promosso di un grado dopo l'avvenuto, mi prendo le dovute responsabilità.

Spazio, Satellite Naturale della Terra, Centro Lunare di detenzione della confederazione PLC (Protettori della Libertà Civile) e dei Pianeti partecipi alla nuova Lega di Titano Data: 18 Marzo 2089/B

Quel 'giorno', la sveglia arrivò prima di ogni altra al Centro di Detenzione. Ai detenuti venne data la colazione verso le cinque e trentacinque del mattino e gli fu permesso di lasciare le proprie celle solo per cinque esatti minuti e per sottoporsi la visita medica a cui erano obbligati a partecipare ogni due giorni.
 Alle sei meno dieci del mattino, Comandanti, Tenenti e Generali lasciavano l'edificio per andare ad accogliere il nuovo detenuto partito dalla terra qualche ora prima, direttamente da Liberty Island, stava per atterrare sul suolo lunare Alan Walter.
Quando la navicella su cui era partito atterrò, le sue prime parole furono:
"Non mi aspettavo un così caloro benvenuto."
La sua voce non era rauca o forte o come si immaginerebbe la voce di un pluriomicida, era calma, rilassata... quasi dolce e rassicurante.
Era sull'uno e ottanta centimentri, spalle larghe - chiunque non lo conoscesse avrebbe potuto dire che fosse un nuotatore - occhi verdi e capelli corti. Lo sfregio che partiva da sotto l'occhio destro per finire all'estremità delle labbra, "Ferita di guerra" lui la chiamava. Se l'era procurata quando cercò di fuggire da una squadra speciale mandata dalla PLC, cosa che riuscì comunque a fare e che costò la vita di un uomo, Carl Watson.
Quando dalla Terra arrivò il comunicato del suo arresto, nessuno al Centro ci credeva e fu strano come sulle facce dei presenti ci fosse sorpresa, dubbio e anche timore.
Alan Walker era ricercato in tutti i pianeti che facevano parte della Lega di Titano - istituita durante gli anni, la Lega mirava all'alleanza con diversi popoli, nuove scoperte e richezze per tutti - e non perché ne aveva attaccato uno di loro, scatenando una reazione a catena, ma lo aveva fatto con tutti quanti rendendo pubblico il suo odio verso la confederazione e l'esistenza di una comunità criminale che la pensava come lui.
 Dopo ricerche e indagini, si era giunti alla conclusione che Walter ne fosse il capo e quindi quando fu portato al Centro e messo in cella, tutti festeggiarono: se il capo era stato preso, bastava poco per prendere i subordinati.
Nel suo primo giorno non disse nulla o fece nulla. Si mise a sedere sulla sua brandina e rimase immobile per diverse ore, fino al mattino seguente, quando venne portato alla visita medica.
Neanche quando tornò in cella fece qualcosa che sembrava lontanamente degna di attenzione e solo quando ad ognun detenuto venivavano offerti quindici minuti fuori dalle gabbie, la mattina del terzo giorno, Alan si sedette sui gradini dell'area controllata e chiese una sigaretta al detenuto numero 345689, Jim Pine.
I due stettero in silenzio per tutto il tempo. Alan sorrise quando la cenere cadde a terrà mentre scandiva battento i piedi a terra il ritmo di una canzone inesistente.
 Tutte le guardie che erano state avveritite di tenerlo particolarmente d'occhio dissero che le sue labbra si aprirono una sola volta, ma che fossero troppo lontani per udirle.
 Dopo di chè i quindici minuti scaddero e Alan - come gli altri detenuti - venne riportato ordinatamente in cella.
 Il detenuto Waller, col numero 345690, non rimase in contatto con nessun'altro a parte i secondini e il suo attegiamento era molto tranquillo.
Il silenzio della sua cella era assordante ma lui sembrava percepire note di una melodia ad altri sconosciuta, continuava a portare il tempo con il piedi, come fosse infinita, e il secondino lo guardava con uno sguardo tra il sorpreso e lo schifato, schifato dal sorriso che a volte gli si vedeva sul volto, schifato dalla sua tranquillità e del nessun visibile rimorso per quello che aveva fatto.
 Facendo esplodere ogni sede della PLC in ogni pianeta che si era unito alla Leta di Titano, Alan Walter aveva messo fine a molte vite e scatenato l'ira di molte altre e ora se ne stava lì, seduto sulla brandina della sua piccola cella sorvegliata, col piede sul muro che batteva il ritmo di Dio solo sa cosa.
 Poi, come fosse programmato - e probabilmente lo era - 45690 aprì gli occhi e alzò lo sguardo sull'orologio posto alla parete fuori della cella - che segnava le quattro e diciannove minuti del pomeriggio - e poi verso la telecamera al suo fianco, sempre puntata su di lui. Appena scattarono le quattro e venti, la canzone nella mente di Walter finì - come il suo scandire il ritmo con il piede - e tutta l'energia del Centro saltò, le celle si aprirono e i detenuti uscirono festeggiando.
Il secondino davanti che stava sorvegliando Walter venne subito attaccato dai detenuti e neanche fece in tempo a dire o fare qualcosa che fu messo a tacere, legato e pestato.
 Alan camminò lentamente e con le mani lungo i fianchi, passando davanti alla cella di Jim e fissandolo. Se ne stava seduto a terra, con la schiena poggiata alla brandina.
"Ti devo cinquanta dollari." Gli disse e Alan sorrise, prima di continuare la sua passaggiata.
In men che meno di una mezzora, i detenuti controllavano ormai il centro e ogni cella era stata riempita con guardie e comandanti.
 C'era il caos più totale e in un picccolo ripostiglio - nascosto in angolo del Centro e che nessuno conosceva - un giovane Tenente al suo primo giorno di lavoro non sapeva cosa fare. Con lui era nascosta una giovane ragazza, Jane Michetti. Era arrivata qualche ora prima con una navetta speciale per riportare la salma di suo nonno a casa ma era rimasta intrappolata quando il Centro si chiuse. Era una procedura d'emergenza. Se le celle venivano aperte e se entro cinque secondi non veniva inserito il codice di sicurezza, il Centro chiudeva in automatico ogni uscita.
Si chiese come fosse successo, cominciando a pensare e cercando di trovare una soluzione, senza risultato. 
Sapeva che prima o poi qualcuno li avrebbe trovati, doveva giocare in anticipo.
Disse a Jane di nascondersi in una degli impianti che portavano ossigeno al centro e di non far rumore, sarebbe dovuta rimanere nascosta finché lui non sarebbe tornato. 
Dopo di chè, il Tenente uscì dal ripostiglio. Non riuscì a fare neanche dieci metri che subito incontrò un detenuto, 45681 sulla targhetta di riconoscimento. Dopo averlo fortunatamente messo a terra, George tornò nel ripostiglio e lo legò, appropriandosi dei suoi vestiti, cercando di 'mimetizzarsi'. Non avrebbe fatto molta strada se fosse ancora andato in giro con la sua divisa.
Aveva nascosto alla bell'è meglio la pistola ad energia nella manica destra, sperando che nessuno la notasse e ora cercava di dirigersi alla sala controllo. Per ora, l'unica soluzione era tentare di mandare una richiesta di soccorso alla sede della PLC più vicina, ovvero quella della Terra.
Quando arrivò nelle vicinanze della sala dove i detenuti erano soliti passare quindici minuti di 'relax', George capì che non c'era nulla di oraganizzato in quello. Era il caos più totale.
Passò tra folla che picchiava, rompeva e dava fuoco a qualsiasi cosa trovava, girando l'angolo per raggiungere la sala controllo ma imbattendosi in un detenuto che picchiava a sangue una delle guardie.
George lo conosceva, si chiamava Michele. Aveva moglie e figli. Il ricercato che lo stava picchiando si girò verso di lui con sguardo ostile.
"Che vuoi?" Gli ringhiò
"Non pensi che sia abbastanza" Provò a dire, indicando con un solo cenno della testa il poveraccio.
"Vuoi prendere il suo posto per caso?" Disse, avvicinandosi.
Successe tanto velocemente che Jim Cho, il detenuto, non se ne accorse neanche. La pistola nella manica di George sparò e lui si ritrovò svenuto a terra.
Aiutò Michele ad alzarsi e gli ci volle qualche secondo per realizzare chi fosse in realtà. Gli disse di fare la stessa cosa e in pochi minuti erano di nuovo diretti alla sala controllo. Quando arrivarono si chiusero dentro e cercarono di mandare quel messaggio.
Fortunatamente la sede della PLC era in ascolto e dopo aver spiegato la situazione, George e Michele furono felici di sapere che le navette con i rinfornzi stavano arrivando. Gli ci sarebbero volute più o meno tre ore per arrivare e nel silenzio della stanza, per pochi singoli secondi, entrambi ripresero fiato, sentendosi al sicuro.
Decisero di controllare allora le telecamere interne del centro, nessun detenuto avrebbe potuto fare una cosa del genere, quindi il colpevole doveva per forza essere una guardia, un qualcuno che lavorava lì e che era a conoscenza dei codici di sbloccaggio delle celle ma non del codice per impedire alle porte di chiudersi e mettere in quarantena l'intero edificio.
 Dopo averne discusso, i due continuavano a non capire. Le uniche persone a conoscere i codici erano i Generali. I generali, al Centro, erano tre ed più o meno la più alta autorità presente. E a quanto dicevano le telecamere erano tutti morti per mano dei detenuti. Se fossero stati loro ad aprire le porte perché allora sarebbero morti? No, ogni generale era stato preso alla sprovvista, non si aspettava nessuna fuga. 
Continuarono a fissare gli schermi delle telecamere ormai da più di un'ora ma non vennero a capo di nulla, era tutto tranquillo. 
 Quelle che avevano cominciato a guardare ora erano le registrazioni dell'ala Sud sezione B, la stessa ala di detenzione del nuovo detenuto Alan Walter.
 Si concentrarono allora su di lui, non capendo comunque nulla. L'unica cosa che faceva era battere a ritmo di musica il piede destro. George, prese dagli scaffali il file del detenuto numero 45690: Nato il 2 Novembre, madre e padre normalissimi lavoratori, morte del fratello a cinque anni.
 Sul suo dannato fascicolo non c'era nulla, ma entrambi sapevano che c'erano alte probabilità che fosse Alan la mente dietro il caos. All'improvviso un messaggio in suono arrivò alla sala controllo e avvertiva che i rinforzi erano giunti al Centro e ora erano sulla superfice lunare. Stavano per entrare. 
 Fu proprio ascoltando quel messaggio fatto di 'beep' che George capì come avesse fatto Alan Walter a trasmettere il messaggio a qualcuno delle semplici guardie che lo hanno inserito.
 Il ritmo che scandiva con i piedi, quella melodia estranea al mondo tranne che a lui, era in realtà un codice.
E da quel momento tutto fu più chiaro, Alan aveva scatenato il caos per evadere. Aveva usato tutti i detenuti senza che loro lo sapessero, per uscire dal centro.
 Fu troppo tardi, le porte si aprirono e i rinforzi entrarono, la rivolta fu placata ma del detenuto numero 45690 non ci fu più traccia. 
  
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