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Autore: Maiwe    01/07/2013    3 recensioni
[Pushing Dasies (http://it.wikipedia.org/wiki/Pushing_Daisies)]Quando tutto ha avuto inizio, l'acqua circondava il corpo di Chuck, che, riaprendo gli occhi, non si è stupita della presenza di Ned accanto a lei, nonostante il tempo li avesse divisi. Aprendo gli occhi, Chuck ha ritrovato Ned.
Songfiction ispirata alla canzone "What the Water Gave Me" di Florence + The Machine e in concorso nel contest "Settimana tematica #1" delle Muse e del forum Pseudopolis Yard.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Il ruolo dell'acqua"


Canzone scelta: What the water gave me – Florence + The Machine

Fandom scelto: Pushing Diasies; Chuck, Ned.


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Mi mancava il respiro, non potevo respirare.

Ricordo che mi trovavo sul ponte della nave, in quella che avrebbe dovuto essere una piacevole vacanza finalmente senza pensieri, e improvvisamente l'aria mi era mancata. Qualcosa mi aveva afferrata, strozzata, e adesso l'acqua mi circondava. Gocce salate ovunque, non potevo tenere gli occhi aperti, bruciava. Non respiravo.

Non era l'acqua che tanto amavano le zie, l'acqua dove le Sirene nuotavano: era acqua che mi invadeva i polmoni, e mi stava sovrastando.

Annaspavo, sprofondando, ormai già senza vita.

Lo ammetto, in quel momento pensai a te.

Nessun suono, nessun rumore, soltanto la vita che mi abbandonava.

Il tempo ci aveva separati. Erano passati anni, eppure mi tornasti in mente. Pensai a quanto sarebbe stato bello averti avuto vicino, in quell'ultimo istante, mentre chiudevo gli occhi. Mentre li chiudevo per sempre.

L'acqua mi cullava, mi lasciai trasportare dal mare. Sognai, per un istante, che mi riportasse da te.

Sognai che apparivi e mi prendevi in braccio, saldo, forte, salvandomi da quell'oblio di freddo e morte.

Aprendo gli occhi, avrei visto il tuo sorriso, e sarei rinata, definitivamente.

Saremmo stati così, abbracciati, l'unico rumore quello delle mie tasche adesso piene di sassolini, perché la marea non mi portasse più via. Ci eravamo aspettati così tanto, e il mare, adesso, ci divideva definitivamente.

Ma non piansi. Provai soltanto rimpianto, un sordo rimpianto che avevo imparato ad accettare.

Nel mio sogno, arrivavamo a riva, asciutti e perfetti, camminando a piedi nudi sulla ghiaia del bagnasciuga. Mi voltavo verso di te e ti guardavo, mentre tu mi abbracciavi, stretta, per non lasciarmi andare mai più, mai più così lontano.

Pensai che non sarebbe potuta andare diversamente, perché ci appartenevamo, quando, un attimo dopo, lungo come un breve ma profondo sonno, aprii inaspettatamente gli occhi. Ero sdraiata, avvolta da seta bianca e fiori.

Alzai lo sguardo e vidi il tuo sorriso.

Lo vidi davvero: tu eri lì, ed eri lì per me.

Eri venuto a prendermi.

  
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