Capitolo
tre: The agreement
“When I'm drivin' in my car
And that man comes on the radio
He's tellin' me more and more
About some useless information
Supposed to fire my imagination
I can't get no, oh no, no, no
Hey hey hey, that's what I say
I can't get no satisfaction
I can't get no satisfaction
'Cause I try and I try and I try and I try
I can't get no, I can't get no”
(Satisfaction-
The Rolling Stones).
Radio
Caroline aveva cominciato le sue
trasmissioni la domenica di Pasqua del 1964 con Satisfaction
dei Rolling Stones.
Da
quel momento in poi i rapporti con il
potere erano decisamente cambiati. Le radio avevano portato la prima
grande
rivoluzione culturale del ventesimo secolo, ma in ben pochi ne avevano
compreso
il potenziale prima dell’avvento delle radio pirata.
Finalmente
si percepiva aria di libertà, di
evasione, a volte di trasgressione. Le regole iniziavano a stare
strette, la
gente sentiva il bisogno di nuovi riferimenti, di una spinta nel
futuro. Per
Damon era stato come respirare per la prima volta dopo tanto tempo a
pieni
polmoni. Delle sua vita umana poteva ricordare solo dovere e rigore; l’etichetta era
alla base della vita sociale
ed era anche qualcosa di vincolante.
Diventare
un vampiro aveva solo peggiorato la
situazione: Damon non aveva idea di come comportarsi, a volte
l’istinto
comandava e poi la sua coscienza lo puniva. Sage gli aveva dato la
prima vera
scossa, gli aveva insegnato a godersi la vita, ma tra le due guerre non
era
stato facile trovare qualcosa di cui gioire.
Gli
anni sessanta e le radio pirata avevano
segnato una rivoluzione. Il potere non era più nelle mani di
chi aveva creduto
di detenerlo fino a quel momento, il potere era lentamente scivolato
verso il
basso, verso tutti.
Damon
aveva visto le gonne accorciarsi e i
capelli allungarsi, aveva assistito al radicale cambiamento delle
abitudini dei
giovani. Nessuno era più disposto a starsene zitto. La
felicità doveva essere
conquistata e creata su misura.
E
New York era diventata il centro del sogno
di rivincita. Tutto grazie a quella canzone che un decennio dopo
continuava a
suonare, a far sentire la propria voce.
Una
canzone che Damon Salvatore aveva assunto
come inno personale. I tempi in cui tutti potevano comandarlo a
bacchettata
erano finiti. Si trovava nella sua città, nella sua epoca e
niente poteva
andare storto.
Non
ricordava di aver vissuto un periodo più
felice di quello; tralasciando la parentesi Lexi, gli eventi
dell’ultimo anni
si erano rivelati più che vantaggiosi e quelli degli ultimi
giorni a dir poco
incredibili.
Aveva
tenuto d’occhio quella ragazzina dai
capelli biondi che sembrava adorare il pericolo. Abitava sul serio a
Brooklyn,
in un palazzo un po’ dismesso, ma non così
desolante come se l’era immaginato.
Niente a che vedere con gli edifici di Greenwich Village, naturalmente.
L’aveva
seguita e spiata, ma non aveva
trovato nessuna falla nel suo racconto. Era stata sincera: sua sorella
alloggiava e studiava in un prestigioso collegio a pochi passi da
Madison
Square Guarden; entrambe erano state adottate alla morte della madre
dal
patrigno. Il vero padre sembrava scomparso nel nulla.
Frequentava
l’ultimo anno del liceo; lavorava
in un negozio di dischi. Damon non aveva potuto appurare se fosse
davvero una
prostituta, ma il suo istinto gli suggeriva di no. Probabilmente
gliel’aveva
detto solo per impietosirlo.
La
cosa comunque non lo infastidiva. Si
sarebbe incazzato sul serio se la storia sulla sorella si fosse
rivelata falsa,
quello sì.
Era
il motivo per cui l’aveva lasciata in
vita e non poteva accettare di venire preso per il culo proprio su
quello.
Quando
Charlie fece il suo ingresso al
Billy’s, non poteva credere di aver accettato per davvero
quell’assurdo patto.
La
sua vita non era mai stata come quelle
delle altre ragazze. Ricordava un periodo felice, quando sua madre era
ancora
viva, ma dopo la sua morte tutto era peggiorato.
Il
secondo marito di sua madre aveva preso
lei e sua sorella in affidamento, ma presto si era rivelato totalmente
inadatto
a svolgere il ruolo del padre.
Era
entrato in depressione dopo la morte di
sua moglie; aveva incominciato a bere e aveva perso in lavoro. Senza
l’assegno
mensile seguito all’adozione, non sarebbero mai
sopravvissuti. Si erano
trasferiti in un appartamento più piccolo e più
brutto.
Charlie
aveva imparato in fretta a cavarsela
da sola. Lavorava tre giorni a settimana in un negozio di musica e ogni
tanto
dava una mano nel bar di una delle sue amiche.
David,
il
loro patrigno, aveva trovato un altro lavoro, sebbene non ben
retribuito come
il precedente. Meglio di niente comunque.
Sua
sorella a otto anni era stata accettata
in una prestigiosa scuola. Le avevano offerto una borsa di studio per
coprire
parte delle spese; il piccolo stipendio di Charlie pagava il resto
delle retta.
Era una cifra irrisoria rispetto al totale, ma nell’economia
della famiglia
aveva un peso non indifferente.
Non
aveva mai fatto la prostituta, nemmeno ci
aveva mai pensato. Aveva mentito per impressionare il vampiro, nella
speranza
di smuovere in lui ciò che lo aveva indotto a lasciarla
libera la volta prima,
qualunque cosa fosse. Non aveva funzionato.
Alla
fine si era trovata costretta ad
acconsentire a quella folla idea di diventare la sua schiavetta
consenziente.
Già nella definizione c’era qualcosa che non
quadrava.
Non
avrebbe voluto presentarsi. Più di una
volta, in quei pochi giorni, aveva pensato di tenersi ben lontano da
quel
locale. Magari il vampiro se ne sarebbe dimenticato.
Il
rischio, però, che sua sorella ci andasse
di mezzo era troppo grande. Così quella sera, Charlie si era
fatta coraggio e
si era diretta al Billy’s.
Non
era molto spaventata, non per se stessa
almeno. L’idea di abbandonare sua sorella la intimoriva
più della sua stessa
morte.
D’altra
parte, una strana sorta di curiosità
si era fatta strada nel suo animo. Per anni era stata la ragazza
sfortunata,
quella un po’ anonima, che non riceveva mai attenzioni. Non
le era mai successo
niente di eclatante, nemmeno di bello.
Faticava
a rammentare un momento davvero
felice.
Non
che trasformarsi nella servetta di un
vampiro omicida la rendesse particolarmente contenta, ma la sua parte
più
sconsiderata e impulsiva la spingeva a buttarsi nella prima, vera
avventura
della sua vita.
Il
Billy’s era un locale piuttosto piccolo,
ma gremito di gente. Un lungo bancone occupava un’intera
parete, proprio
accanto al palco. Si stava già esibendo un gruppo,
nonostante fosse abbastanza
presto.
Charlie
non sapeva a che ora sarebbe arrivato
il vampiro, perciò si era recata lì poco dopo
l’apertura.
Si
guardò un po’ intorno, spaesata.
Sembravano tutti più grandi di lei; era perfino sorpresa che
non avessero
controllato la sua età prima di lasciarla entrare.
Non
che quello fosse un posto normale. Già il
fatto che un vampiro lo frequentasse regolarmente, lo rendeva
più unico che
raro.
Si
avvicinò al bancone per ordinare. Sarebbe
stata l’unica a prendere qualcosa di analcolico. Eppure un
po’ di alcol le
avrebbe fatto bene, per allentare i nervi.
Dopo
due
ore la coca cola era ancora intatta. Aveva lo stomaco ribaltato per
l’agitazione.
Centoventi minuti sembravano un tempo infinito, eppure le passarono in
un
attimo.
Il
proprietario del locale, un certo Will, le aveva tenuto compagnia per
un po’.
Era rimasto piuttosto stupito di trovare una ragazzina in un posto come
quello,
ma non l’aveva cacciata fuori. Girava gente ben peggiore.
Charlie
non gli aveva rivelato la sua vera età; Will
l’aveva capito comunque; per
quanto fosse spigliata, emanava lo stesso un’aura
d’innocenza propria di una
quasi diciottenne.
L’uomo
non ci mise molto a capire che fosse una delle tante vittime di Damon,
perciò
provò a intrattenerla quanto poté. Quando infine
adocchiò il vampiro
all’ingresso del locale, si accinse a servire gli altri
clienti. Aveva svolto
il suo compito: si era assicurato che non se ne andasse, ora erano
fatti di
Damon.
Charlie
si sistemò meglio sullo sgabello e gettò
un’occhiata all’orologio appeso al
muro, segnava quadi le undici. Non era molto tardi e David normalmente
neanche
si accorgeva della sua presenza, ma lei il giorno dopo aveva scuola.
Se
ci arrivo a scuola.
Considerò tra sé e sé. Non sapeva che
cosa le sarebbe accaduto
quella sera. Damon le aveva promesso di tenerla in vita, o almeno
così le era
parso. Doveva fidarsi della parola di un vampiro?
«Ti
prego non dirmi che sei una di quelle brave ragazze».
Apparve
dal nulla e per poco Charlie non gli
rovesciò tutta la coca addosso.
Damon
alzò le sopracciglia e le tolse il bicchiere di mano. «Non
sei in un locale convenzionale, sai? E
hai ordinato lo stesso una coca cola»
osservò «Spero
proprio che tu possa essere un po’ più divertente
di così»
la
stuzzicò.
«Non
volevo cacciarmi in altri guai»
si giustificò.
«Ah
sì? Forse avresti dovuto pensarci due volte prima di venirmi
a
cercare per ringraziarmi della mia buona azione. Non sei divertente e
neanche
sveglia. Non mi stai impressionando molto».
«Io
non sono noiosa»
ribatté lei «E
neppure
stupida».
Mandava
avanti da anni la sua famiglia; non avrebbe permesso a un vampiro
qualunque di
sminuirla in quel modo.
Damon
la
guardò dall’altro al basso, poi la prese per un
braccio e la spinse giù dallo
sgabello «Andiamo,
adesso sono io che ho sete».
Percorsero
tutta la sala, fino a una porta secondaria. Uscirono in un piccolo
cortiletto
sul retro, vuoto a eccezione di alcuni cassonetti della spazzatura.
Romantico.
Pensò lei.
Il
suo
cuore cominciò a battere all’impazzata.
Perché l’aveva portata lì? Voleva
ucciderla senza testimoni presenti?
«Ho
fatto una ricerca nella biblioteca della mia scuola. È una
piccola scuola di quartiere e vanno matti per le leggende
metropolitane. C’è
un’intera sezione dedicata al sovrannaturale. La verbena
è velenosa per voi
vampiri. Vi stordisce e neutralizza i vostri Poteri, vero?»
«Stai
pensando di correggere il mio bourbon?»
le chiese Damon, nascondendo un certo
divertimento per quella pallida intimidazione.
«No,
volevo solo sapere se avevo trovato le informazioni giuste».
Damon
poté appurare che fosse un’ottima dissimulatrice.
Se il suo cuore non l’avesse
tradita con quel battito impazzito, non sarebbe apparsa per niente
spaventata.
Un
punto
a suo favore, perché lui non ne poteva più di
tutte quelle ragazzine che lo
pregavano quasi in ginocchio di lasciarle libere.
Charlie
aveva una tattica tutta sua. Ugualmente inutile, ma almeno era qualcosa
di
diverso.
«Hai
fatto bene i compiti»
le concesse «Non
ti
sognare, però, di minacciarmi. Potrei romperti il collo in
meno di un secondo».
La
giovane incassò e distolse lo sguardo. «Adesso
che succede?»
«Noi
vampiri abbiamo Poteri speciali, l’hai
detto tu stessa. Possiamo influenzare la mente umana, indurla a fare
quello che
vogliamo. Usiamo spesso questo controllo quando ci nutriamo, per
evitare che le
nostre vittime urlino e si contorcano. A volte non le uccidiamo, a
volte le
induciamo a dimenticare. Quello che ho provato con te»
specificò «È
una routine che comincia a stufarmi. Quando privi una ragazza
delle propria volontà, lei diventa un irritante robot».
«Ti
vuoi nutrire di me?»
gli chiese.
Damon
annuì «E
non ho
nessuna intenzione di soggiogarti. Voglio provare un po’ di
carne fresca».
«Tutto
qui?»
si stupì Charlie «E
poi sono libera di tornarmene a casa?»
si aspettava di venire rinchiusa in qualche
scantinato, solo per alimentare le sue riserve di sangue o peggio, per
dover
soddisfare i suoi più bassi istinti.
«Puoi
tornartene a casa»
le permise «Almeno
finché non avrò ancora voglia di te».
«È
l’unica cosa che mi chiedi? Per il resto
posso continuare con la mia vita?»
«Stai
contrattando?»
«Sto
cercando di capire i termini del patto».
«Sono
io che decido quali sono i termini e
quando cambiarli»
la
stroncò Damon «Per
adesso le mie esigenze coincidono con le tue».
Charlie
si mordicchiò il labbro e si mise le mani in tasca. Non
poteva dire di aver vinto alla lotteria, ma stava andando meglio di
quanto
avesse mai sperato.
«Va
bene. Allora possiamo fare presto? Domani
devo svegliarmi presto per andare a scuola»
disse.
Damon
piegò leggermente un angolo della bocca
all’insù. Era strano
sentire la parola “scuola”. Era una dimensione
così umana, diversa e lontana
dalla concezione che aveva lui del mondo.
Quella
ragazza stava per diventare il pasto di un vampiro e la sua
prima preoccupazione era la scuola.
«Vieni
qui. Posso finire in un attimo»
le fece cenno con un dito.
«Come
funziona?»
«Sei
oltremodo curiosa»
constatò Damon «Niente
di straordinario. Tu pieghi il collo,
io mordo, succhio, tu ti prendi un po’ del mio sangue, il
morso sparisce e
siamo tutti felici e contenti».
«Aspetta,
io dovrei bere il tuo sangue?»
si stranì Charlie.
«Sì,
se vuoi che la ferita si rimargini».
«Io
non lo bevo, che schifo!»
storse il naso lei «Non
possiamo saltare quella parte? Morirò
dissanguata se non prendo il tuo
sangue?»
«No,
non sono un macellaio»
la
tranquillizzò «Ma
ti resterà il segno».
«Metterò
un cerotto o qualcosa di simile».
«Funzionerà
per qualche volta, ma cerca di
abituarti all’idea. Non posso farti andare in giro con i
segni sul collo; prima
o poi qualcuno li noterà».
«Fa
male?»
si preoccupò Charlie.
«Solo
se non lo vuoi»
spiegò Damon.
«Non
so se lo voglio»
mormorò la ragazza. Non era andata lì di
sua spontanea volontà. Aveva accettato solo per salvarsi la
pelle. Come poteva
sapere se al momento del morso la
sua mente si sarebbe rifiutata oppure lo avrebbe accolto senza problemi?
«Ti
conviene fartelo piacere»
le consigliò Damon «Ora
piega la tua graziosa testolina di lato».
Le si avvicinò e allungò una mano per
accarezzarle i capelli.
Charlie
si trovò inchiodata dalle iridi di ghiaccio del vampiro.
Già
la prima volta che lo aveva incontrato era rimasta incantata dal suo
fascino.
In condizioni normali, sarebbe caduta ai suoi piedi.
Questo,
però, non era un ragazzo conosciuto una sera in un bar. Era
un vampiro che desiderava il suo sangue. Quegli occhi non la attraevano
più, la
intimidivano.
Chiuse
i suoi, per non guardare. Strinse i pugni. Non sapeva che
tipo di male aspettarsi e quello la rendeva molto nervosa.
Damon
strofinò la punta del naso per tutta la lunghezza del collo.
Charlie avvertì un brivido. Non servì a calmarla,
ma almeno ora era concentrata
sulla piacevole sensazione di essere stretta da quelle
braccia.
Damon
inspirò forte. Il profumo del sangue si faceva sempre
più forte
a ogni battito accelerato del cuore. Aprì leggermente la
bocca, permettendo ai
suoi canini di allungarsi. Sfiorarono la pelle sottile e lentamente la
penetrarono.
Non
fu il dolore lancinante che Charlie si era aspettata, ma ammise
di aver provato esperienze molto più piacevoli. Fece del suo
meglio per
rimanere ferma, finché non riuscì più
a trattenersi.
Si
scostò leggermente e il suo viso si contrasse in una smorfia.
La
presa di Damon sui suoi fianchi si era fatta più salda e i
canini
scendevano sempre più in profondità a ogni sorso.
Sorsi che non accennavano a
smettere, anzi divenivano sempre più lunghi.
Il
vampiro per un attimo valutò di fermarsi, ma presto risolse
di proseguire.
Era vero, le aveva promesso che non l’avrebbe uccisa. Gliene
importava
qualcosa?
Non
molto.
Il
suo sangue era delizioso, ricco di adrenalina pompata dalla
paura. Damon mandò tutto al diavolo e continuò
bere. Ne avrebbe trovata un’altra.
All’improvviso
sentì un male acuto appena sotto le costole. Sciolse
la stretta e Charlie sgusciò via.
«Te
l’ho detto che ho fatto le mie ricerche»
disse lei.
Il
vampiro spostò lo sguardo sul suo torace e vide un piccolo
paletto di legno spuntare dalla sua maglia. Lo tirò via con
forza, trattenendo
un grugnito. Si girò verso la giovane.
Charlie
questa volta non abbassò gli occhi. Si era recata in quel
locale preparata. Non si fidava di lui e aveva avuto ragione.
«Stavi
per infrangere la tua promessa»
lo accusò.
Damon
si pulì la bocca con una mano e alzò le spalle «Incidenti
che capitano».
«Non
posso morire. Devo badare a mia sorella»
affermò Charlie «Non
ho nessun problema a concederti un po’
del mio sangue se ne hai bisogno, ma impara a controllarti o questo
patto si
conclude qui».
Damon
ghignò «Vedi,
il
fatto è che non spetta a te dare ordini. Non ho mai detto
che saresti stata
intoccabile e salva per sempre. Ti ho concesso altro tempo per vivere,
ma ho
intenzione di riprendermelo quando vorrò. E delle stupide
chiacchiere su una
sorellina sola e abbandonata non invertiranno i ruoli. Non
sono io lo schiavetto
qui».
Charlie
ingoiò il rospo. Avrebbe tanto desiderato prendere a
schiaffi quel bel visino, ma aveva tirato già troppo la
corda.
«So
dove abiti Charlie e so in che collegio
alloggia tua sorella. Non tentarmi»
l’avvisò «Ora
va’ a
dormire o sarai troppo stanca per la scuola»
la schernì. Rientrò nel locale dileguandosi,
piantando in asso la
ragazza.
Aveva
finto di essere arrabbiato; in realtà era rimasto piuttosto
compiaciuto dalla tenacia della sua giovane preda. Si era dimostrata
furba e
non tutti avrebbero avuto il coraggio di fronteggiare un vampiro con i
canini
scoperti.
Forse
si era sbagliato; forse
Charlie Hastings non era né noiosa né stupida.
Il
mio spazio:
Sono
sparita per un sacco di tempo! Scusatemi tantissimo.
Tra
esami, tesi e le mie altre due storie non trovavo mai il tempo
di mettermi a scrivere questa.
È
un capitolo che si concentra più su Charlie, dato che negli
altri
due non le è stato dato molto spazio. È un
tipetto un po’ particolare; ammetto
che possa sembrare una pazza.
Giuro
che cercherò di entrare il più possibile nella
sua personalità
e nella sua storia. Per ora forse è ancora tutto un
po’ confuso ma siamo solo
all’inizio.
Volevo
avvertivi, poi, che purtroppo non aggiornerò più
fino a
settembre. È una nuova fanfiction per me, in un fandom in
cui non ho mai
scritto, quindi vorrei mettere giù un piano per scriverla al
meglio.
Ringrazio
infinitamente chi ha commentato e chi ha solo letto in
silenzio. Anche chi l’ha messa tra le
seguite/preferite/ricordate.
Radio
Caroline iniziò
davvero le sue trasmissioni il giorno di Pasqua del ’64. Su
un
sito avevo letto che la prima canzone mandata in onda fu Satisfaction del Rolling
Stones ma le date non coincidono perché questo brano fu
pubblicato per la prima
volta nel 1965. Prendete quindi le notizie date a inizio capitolo come
una mia “licenza
poetica” ai fini della storia.
Ringrazio
ancora bumbuni per
il fantastico banner!
Lasciatemi
un commentino, please! Sono ben accette critiche, così
correggerò
il tiro per la prossima stesura!
Auguro
buone vacanze a tutte!!
Fran;)