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Autore: lynch    02/07/2013    2 recensioni
Pennellata dopo pennellata, aveva sentito la vita concentrarsi sulla punta delle dita e protendersi verso la tela. Metthew si era chiesto se era questo il potere di Dio -ammesso che ne esistesse davvero uno- e come Colui che tutto ha creato riuscisse a resistere alla tentazione di non abusarne. Si era sentito un artista completo e finalmente stava riuscendo nell'intento di ridare vita a qualcosa che era diventato pallido e freddo, a qualcosa che aveva perso significato.
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I hope you enjoy it!

 

Bianco su nero e nero su bianco

 

L'arte è la capacità di far tornare vivo ciò che è morto.

Il primo giorno di un'università, Matthew e altri ventisette alunni erano stati accolti nell'aula con questa unica frase scritta sulla grande lavagna.

Bianco su nero, un accostamento che lui aveva sempre gradito.

Il professore aveva chiesto loro di rifletterci e di conservare le loro considerazioni per il giorno in cui avrebbero dato inizio alla loro carriera di artisti, mentre lui scrutava i loro volti giovani e pieni di speranza.

A distanza di parecchi anni e con decine di porte chiuse in faccia, accompagnate da una lunga serie di delusioni, Matthew rifletteva ancora sul significato di quella frase.

Guardava la sua ultima tela da almeno una ventina di minuti, seduto su un vecchio materasso sporco, chiedendosi se quella sarebbe stata finalmente la prova del suo talento.

L'idea di quell'ultima opera gli era venuta mentre osservava la sua Jude dormire per terra, con la testa appoggiata su dei plichi di giornali usati come cuscino e con un pacchetto di Lucky Strike tra le dita.

Senza tentennare né pensarci una seconda volta, si era deciso a fare ciò che sapeva andava fatto da tempo.

Matthew poi aveva afferrato barattoli di pittura e pennelli e si era messo all'opera.

Squarciando la tela prima con mani tremanti dall'eccitazione e poi con un tratto fermo e deciso, aveva lasciato che l'immaginazione prendesse il sopravvento.

Aveva schizzato le labbra del soggetto di un viola tendente al rosso, aveva versato una gran quantità di blu scuro sulla spalla destra e poi, usando le sue stesse mani, aveva massaggiato sulla tela il collo di nero per coprire un taglio.

Il telefono aveva preso a squillare insistentemente e le voci della coppia di nuovi coinquilini si potevano sentir provenire dalla parete della cucina distintamente, ma il ventiduenne non si era interrotto: completamente in balia della sua mente creativa, si era lasciato andare. Il suo inconscio si era scisso in due, relegando il Matthew di tutti i giorni dietro ad un muro ben solido: ora era il momento del Matthew pittore e la scena doveva essere tutta sua.

Si era morso le labbra, aveva cambiato prospettiva, aveva osservato e preso decisioni in poco tempo e con grande professionalità.

Pennellata dopo pennellata, aveva sentito la vita concentrarsi sulla punta delle dita e protendersi verso la tela. Metthew si era chiesto se era questo il potere di Dio -ammesso che ne esistesse davvero uno- e come Colui che tutto ha creato riuscisse a resistere alla tentazione di non abusarne. Si era sentito un artista completo e finalmente stava riuscendo nell'intento di ridare vita a qualcosa che era diventato pallido e freddo, a qualcosa che aveva perso significato.

Poteva sentire la certezza del successo invadergli le membra e la soddisfazione solleticargli con un brivido la base posteriore del collo.

Catturò con le labbra una goccia di colore viola dalla tela e socchiuse gli occhi mentre ne assaggiava il sapore: sapeva di vittoria con un retrogusto di sigaretta.

Quando le braccia avevano cominciato a fargli male e aveva sentito le dita irrigidirsi aveva ritoccato velocemente gli ultimi dettagli, poi si era seduto sul letto.

Guardando in basso si era accorto di un rigonfiamento insolito all'altezza del cavallo dei pantaloni e aveva visto colore ovunque: sulle scarpe, sui vestiti, sulla maglietta stracciata e sul pavimento.
Vernice ancora fresca gli colava tra le dita, formando piccole gocce rosse scuro sul tappetto sotto i suoi piedi.

Continuò a fissare la sua opera d'arte con insistenza, facendo sparire ogni suo dubbio: quella era decisamente la miglior dimostrazione del suo talento artistico.

Un ghigno gli deformò il viso, mentre si portava alla labbra una bottiglia di birra lasciata per terra, vecchia di giorni.

Brindò a sé stesso, al suo capolavoro e a Jude.

In realtà, brindò parecchie volte.

Con il sorriso ancora sulle labbra si avvicinò al barattolo di vernice nera, rimasto ancora intatto.
Si liberò da ogni vestito e si sparse il contenuto sul suo pallido corpo versandoselo da sopra il capo, stringendo tra le dita il pennello affilato e sporco di sangue con cui aveva messo fine e con cui poi aveva dato un nuova vita alla sua amata.

Intravide per un attimo il suo riflesso e convenne ancora una volta che l'accostamento nero su bianco era decisamente il più apprezzabile.

La frase “l'arte è la capacità di far tornare vivo ciò che è morto” risuonò per l'ultima volta all'interno del lurido appartamento.

Una preghiera nella notte, un taglio netto.

Il suono di un corpo morto che cade sul pavimento con ancora le mani sporche di pittura, unito al gocciolare di un corpo femminile appeso ad una parete, è tutto quello che rimase nell'anonimo appartamento n°132 di Underwood Street.


Angolo autore:

Ero tanto indecisa sulla sezione in cui postare questa one-shot (che è totalmente senza pretese, lo ammetto). Quindi, se ho sbagliato e avete indicazioni da darmi fatelo pure.

Opinioni, critiche, consigli sono sempre ben accetti c:
Vi ringrazio anche solo per aver letto!
Sempre nelle vostre mani,

lynch

   
 
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