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Autore: ljbrary    02/07/2013    5 recensioni
Lui era un ragazzo importante, era Harry Styles. Il ragazzo più popolare della scuola, forse dell’intera città. Apparteneva ad una famiglia importante, era ricco.
E invece lei era una ragazza immigrata da poco dal Marocco, leggermente in sovrappeso, tanto povera da non potersi permettere nemmeno dei vestiti decenti, insicura, che camminava sempre a testa bassa.
Erano l’opposto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Loving her was brown.



A Tiziana, una delle mie migliori amiche. La distanza non ci separerà."This friendship will be forever".

Capitolo 3 – 17, King Street.


 

L’arrivo di Rachel a casa fu accolto dalle solite urla dei suoi fratelli minori che litigavano. Le cause dei continui litigi di quei due erano futili, e quasi sempre le stesse. Come per esempio il giorno prima avevano litigato perché Christian – il più grande dei due – aveva preso la bicicletta di Mark – il fratello minore – senza chiederglielo, allora Mark si era arrabbiato, perché Christian non gli faceva mai prendere le sue cose senza permesso, anzi, non gliele prestava mai, e quindi pensava che non fosse giusto nei suoi confronti.
Magari questi fossero i veri problemi della vita, pensava sempre Rachel.
Posò sul divano la sua borsa di seconda mano, strappata in un angolo.
Andò in cucina, stremata e confusa dopo quella strana giornata di scuola, e si lavò le mani nel lavandino, per poi sedersi al suo solito posto a tavola ed iniziare a mangiare la pasta preparata da sua madre, senza proferire parola.
Di solito non era mai tanto silenziosa in compagnia della sua famiglia. Erano gli estranei che la spaventavano, ed era per questo che era sempre timida e acida con loro. Non si fidava di nessuno, ad eccezione delle persone che conosceva da una vita, quindi in pratica solo la sua famiglia.
Mentre mangiava, ripensò agli eventi accaduti nel giro di qualche ora.
Tutti si concentravano su Harry.
La sua reazione quando aveva pensato che le loro vite fossero in pericolo era stata strana.
Non aveva pensato solo a se stesso, ma anche a lei, Rachel. 
Eppure avrebbe potuto scegliere benissimo qualcun altro, come per esempio il suo migliore amico Louis.
E invece no.
Non era stato così.
La sua scelta era stata Rachel.
E lei ancora non si capacitava di questa cosa.
Perché, come aveva continuato a pensare per parecchie ore, ciò che era successo era davvero strano.
Si sorprese a pensare di avere le allucinazioni.
In effetti era una teoria da valutare.
Negli ultimi giorni il ragazzo più popolare della scuola aveva rivolto più attenzioni a lei che a tutta la scuola messa insieme, e l’aveva aiutata, ben tre volte, anche se la terza era stata inutile, ma comunque gentile.
“Ehi, cara”, fu richiamata alla realtà dalla voce di sua madre. “Tutto bene?”.
“Si, tutto bene”.
Adesso tutta la famiglia la stava fissando.
Anche i due fratellini, stranamente, si erano ammutoliti.
Pregò che quel momento di imbarazzo finisse il prima possibile.
E la sua preghiera fu ascoltata.
La porta d’ingresso si aprì ed entrò in casa un uomo sorridente, coperto da un cappotto marrone e tremante per il freddo.
I due fratellini si alzarono dai rispettivi posti e gli andarono incontro, abbracciandolo e urlando felici: “Papà!”.
Anche la sorella maggiore di Rachel, Silvie, si era alzata ed era andata ad abbracciare il padre.
Rachel rimase immobile.
L’uomo si tolse il cappotto e lo appoggiò sull’appendiabiti, poi raggiunse la tavola. Diede un bacio veloce a stampo sulle labbra della moglie, e si sedette a capotavola.
Sorrise a Rachel, ma niente abbracci, né baci.
Lei si sentiva così male ogni volta che assisteva a scene del genere.
Fuori luogo.
Ecco cos’era in quella famiglia.
Decisamente fuori luogo.
Come un pesce fuor d’acqua.
Lei non poteva andare incontro a suo padre ed abbracciarlo, contenta che sia tornato e che possa passare del tempo con lei, dopo una faticosa prima mattinata di lavoro.
Perché quello non era suo padre.
E Christian non era suo fratello.
E nemmeno Mark.
E Silvie neppure.
E quella non era sua madre.
Rachel era stata adottata.
Quella famiglia era stata tanto gentile nei suoi confronti, ad adottarla. Per questo li voleva tanto bene, ed erano le uniche persone di cui si fidava, anche se provava sempre la solita timidezza e il solito timore di abbracciarli o smascherarsi di fronte a loro.
Nessuno sapeva la storia di Rachel.
Solo lei.
E non aveva intenzione di condividerla con nessuno.
Né in quel momento, né in un lontano futuro.
Non voleva smascherarsi di fronte a nessuno.
Ecco. Era questo che pensava.
Che nessuno dovesse sapere la sua storia per intero, che nessuno dovesse leggerla dentro, in modo che nessuno potesse mai farla soffrire.
A scuola non c’era persona che sapesse che era stata adottata dalla famiglia americana dei Wood.
In realtà, non gliene fotteva un cazzo a nessuno di quale fosse la storia di Rachel.
Perché lei era insignificante in quella scuola.
 

***

 
“Allora, dov’è tua sorella?”, chiese Louis, stoppando per l’ennesima volta il film che stavano vedendo.
Harry sbuffò prendendo il telecomando dalla mano dell’amico per riazionare il film. “Louis, hai rotto il cazzo”.
Dopo pochi minuti qualcuno bussò alla porta.
Harry fu costretto a cliccare pausa. Si diresse verso la porta e la aprì. 
Si ritrovò di fronte la figura di sua sorella.
“Ehi”, lo salutò. “Scusa, avevo dimenticato le chiavi”.
Lui rispose con un cenno d’assenso, spostandosi di lato per farla passare.
Solo in quel momento lei notò Louis seduto sul divano, che assisteva alla scena. “Oh, ciao, Louis”.
“Ehi”, replicò lui con un sorriso.
Juliet salì le scale, diretta in camera sua, ed i due ragazzi rimasero di nuovo soli.
“Dio, quant’è bona”, commentò Louis. “Non immagini proprio cosa le farei”.
Harry gli diede uno schiaffo leggero dietro la testa. “Cristo, Louis, è mia sorella, ed è fidanzata. Se proprio devi dire queste cose, non farlo in mia presenza. E poi è più grande di te”.
“Di soli due anni!”.
“Bastano a considerarti come una specie di fratello minore. Non per spezzarti il cuore, amico, ma credo che non abbia alcun interesse nei tuoi confronti, e ti ripeto, ha già un ragazzo.”.
“E invece io ti assicuro che riuscirò a conquistarla, nonostante sia fidanzata”.
“Come vuoi”.
“Non mi credi?”.
“Non proprio”.
“E se io ti dimostrassi che ho ragione?”.
La piega che il discorso stava prendendo insospettiva, e allo stesso tempo incuriosiva Harry. “Come farai?”.
“Vedrai. Dammi solo un po’ di tempo, e tua sorella sarà mia”.
“Quanto tempo?”.
“Circa un mese. Mi basta questo”, rispose Louis.
“Va bene”, approvò Harry. “Allora io vado a farmi un giro, così tu puoi iniziare a mettere in atto il tuo piano”.
“Perfetto. A dopo”.
“A dopo, coglione”.
Harry si richiuse la porta di casa alle spalle e iniziò a camminare sul marciapiede per un po’.
Avrebbe potuto prendere il motorino, ma non gli andava. Voleva camminare.
Essendo a fine novembre, faceva molto freddo.
Si strinse nella sua giacca.
Pensò a cosa avrebbe potuto fare prima di ritornare a casa.
Poi gli venne in mente.
Si bloccò.
Rachel.
Poteva andare a casa sua.
Ma c’era un problema.
Il suo indirizzo. Non lo conosceva.
E come avrebbe potuto trovarlo?
Ci pensò per qualche istante, poi anche questa idea venne fuori.
La segreteria.
La segreteria della scuola.
Avrebbe potuto trovare una scusa e farsi dare il suo indirizzo.
Sorrise involontariamente, poi corse diretto alla scuola. Corse velocissimo, e si maledisse per non aver preso il motorino.
 

***

 
Louis salì al piano di sopra pochi istanti dopo che Harry era uscito di casa.
Aveva solo circa un mese a disposizione, e non doveva sprecare il tempo che aveva a disposizione.
Doveva cogliere l’attimo.
Bussò alla porta di Juliet.
“Avanti”, disse lei.
Louis aprì la porta e lei alzò lo sguardo dal suo cellulare.
Appena si accorse che era lui, lo guardò con uno sguardo un po’ curioso, incredulo, e sì, in una minima parte scocciato.
Si alzò dal letto. “Ehi, Louis. Che succede?”. Ma prima che lui potesse dire qualcosa, lei scattò, assumendo adesso un’espressione totalmente scocciata: “Ah, aspetta, so cos’è successo. Tu e Harry avete rotto qualcosa e adesso io devo ripararla prima che arrivino i nostri genitori”. Sbuffò.
“Nono, non è successo nulla del genere”, si affrettò a dire Louis. “Harry è uscito un attimo, ed io, non sapendo cosa fare, sono venuto qui. Sai, speravo mi facessi un po’ di compagnia”.
“Ah, si?”, Juliet rise scetticamente. Sospirò. “Va bene, siediti qui accanto a me”. Ed indicò un punto sul letto.
Louis obbedì.
Ci furono alcuni istanti di silenzio imbarazzante, ma a quanto pareva Juliet non lo aveva percepito, essendo totalmente presa dal suo cellulare.
“C-come stai?”, Louis fece la prima domanda che gli era venuta in mente.
Juliet alzò per un attimo lo sguardo dallo schermo del cellulare per posarlo sul viso di Louis, poi lo rimise su quel piccolo aggeggio e rispose: “Bene, tu?”.
“Bene”.
Che.
Cazzo.
Doveva.
Dire.
Che.
Cazzo.
Doveva.
Fare.
Queste erano le due domande che lo perseguitavano e che lo stavano facendo diventare impacciato e imbarazzante.
Lui non era mai stato né impacciato, né imbarazzante.
Non gli era mai capitato di assumere questo atteggiamento con una ragazza.
Di solito le conquistava in un batter d’occhio, con i suoi modi di fare che eccitavano le ragazze.
E invece, adesso, chiunque avrebbe deriso di lui, che sembrava un povero nerd senza speranze che stava cercando di sedurre in malo modo una bellissima ragazza popolare.
Forse era innamorato.
Oh, cazzo.
E se era davvero innamorato?
 

***

 
Harry fu sollevato di trovare il portone d’entrata della scuola aperto.
Appena entrato, si stupì di quanto la scuola risultasse più spaziosa quando i corridoi erano vuoti.
Girò a sinistra imboccando la strada per la segreteria.
“Ehm.. salve”.
La segretaria lo guardò torva. “Ehi, ragazzo. Che ci fai qui?”.
“Ho bisogno di un informazione importantissima.. o almeno per me”.
L’espressione della donna si accigliò ancora di più. “Che tipo di informazione?”.
“L’indirizzo di Rachel Wood”.
“E a cosa ti serve?”.
Merda.
Aveva fatto tutto così di fretta che aveva dimenticato di inventare una bugia plausibile che spiegasse perché voleva l’indirizzo di Rachel.
“Beh.. lei..”, balbettò Harry. “E’ mancata a lezione di spagnolo e.. la professoressa mi ha chiesto di.. di darle i compiti in modo da non trovarsi indietro col programma”.
La segretaria emise un grugnito, che doveva essere un ‘mmh’, pensieroso e sospettoso. “E perché non affidare questo compito a qualcuno che sa dove abita, invece che a te?”.
“Sa.. Rachel non ha molti amici”, spiegò lui. “In realtà non ne ha neanche uno, in questa scuola, che io sappia. E’ una ragazza timida, molto chiusa. Quindi di solito la gente la prende di mira o.. la ignora”.
La donna sbuffò rassegnata aprendo una cartella. “Okay, Rachel Wood.. Rachel Wood.. Eccola”. Prese un post-it e copiò su di esso l’indirizzo dalla cartella. Dopodiché lo porse ad Harry.
“Grazie mille, davvero”, disse Harry sorridendo. Poi sfrecciò verso l’uscita e si diresse al numero 17 di King Street.
 

***

 
 Il cellulare di Juliet vibrò.
“Ti è arrivato un messaggio”, la avvisò Louis. Lei si trovava di fronte all’armadio, indecisa su cosa indossare per l’uscita di quella sera col suo ragazzo.
“Me lo leggi?”.
“Certo”. Louis afferrò il telefono ed aprì il messaggio. Prima di leggerglielo ad alta voce, ebbe il tempo di leggerlo in mente, e appena finì ebbe un tuffo al cuore.
Juliet si girò verso di lui. “Allora? Che dice?”.
“E’.. da parte del tuo ragazzo”.
Leggermente in imbarazzo, Juliet buttò distrattamente nell’armadio il vestito che aveva in mano ed afferrò il suo cellulare per leggere il messaggio.
Anche lei ebbe un tuffo al cuore.
Solo che fu molto più forte.
Si appoggiò all’anta dell’armadio, temendo di cadere sul pavimento.
Louis si alzò dal letto e si avvicinò a lei.
Non sapendo cosa fare, fece la prima cosa che gli venne in mente: l’abbracciò.
Juliet lo strinse forte a sé, mentre lacrime colme di dolore le rigavano le guance e andavano a finire sulla spalla del ragazzo.
In quel momento Louis era l’unica persona che aveva.
 
 

***

 
Harry bussò al campanello.
Aspettò qualche istante, poi la porta venne aperta, e si ritrovò davanti ciò per cui aveva fatto tanta fatica.
Rachel.
Lei parve stupita di ritrovarselo fuori casa sua, e prima che potesse chiedergli spiegazioni, lui la abbracciò. La strinse calorosamente a sé, come aveva sempre sognato di fare.
In quel momento non gli interessava di baciarla o di portarsela a letto.
Gli importava di averla vicino, di stringerla, di farle capire che c’era.
In un modo o nell’altro c’era.



























































 


MI SCUSO TREMENDAMENTE PER IL RITARDO.
lo so che è estate, ma stanno succedendo così tante cose che non ho mai tempo per scrivere.
davvero, capitemi cwc 
Comunque, questo capitolo mi piace lol
Così tanti abbracciiiiii cwc
Secondo voi tra Louis e Juliet nascerà qualcosa? huhuhu, chissà!
E invece che cosa c'è scritto nel messaggio del ragazzo di Juliet? huhuhu, chissà! x2.
comunque, adesso scappo :c
VI RINGRAZIO IMMENSAMENTE PER LE RECENSIONI CHE MI AVETE LASCIATO.
SORRIDO SEMPRE QUANDO LE LEGGO.
SIETE FANTASTICHE ED IO VI AMO.
<3

always with love, sarah.

 

  
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