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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    15/01/2008    9 recensioni
Naruto ritorna alla Foglia dopo 4 anni di assenza. Dove è stato tutto questo tempo? E con chi? Anche se si rifiuta di rispondere, tutti lo accolgono felici. Ma ben presto si accorgono che lui è cambiato, più di quanto loro possano immaginare. O forse sono loro che stanno cominciando a conoscerlo veramente solo ora...
per tutti coloro che come me sn appassionati di storie di demoni!
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un Cambiamento Impossibile da Accettare

1°: Ritorno

Era mezzogiorno al Villaggio della Foglia, e il sole splendeva inclemente nel cielo terso e azzurro.
Incuranti della calura, i mercanti e i viaggiatori giungevano come sempre al villaggio dalla grande porta principale, così come gli abitanti, che svolgevano normalmente i loro lavori, in una confusione solo apparentemente caotica, ma in realtà ben organizzata e collaudata.
Tutti avevano qualcosa da fare, tranne due giovani che osservavano quel quotidiano affaccendarsi, appoggiati ad un muro, riparati nella poco ombra disponibile.
-E allora come è andata a finire?- chiese il ragazzo dai capelli scuri raccolti in una coda, il busto fasciato da una maglietta a rete e il coprifronte legato ad un braccio; alla sua compagna, una bella ragazza dai lunghi capelli biondo platino e gli occhi celesti.
-Ino? Ino! Mi stai ascoltando?- la riprese poi lui, accortosi che Ina sembrava imbambolata.
-Cosa? Oh scusa, Shikamaru, ma credevo di aver visto…- Ino cominciò a scusarsi, tornando in sé con un sussulto, per poi interrompersi e alzarsi sulla punta dei piedi, per vedere qualcosa tra la folla.
-È davvero lui!- esclamò poi, sorpresa.
-Lui chi?- chiese Shikamaru, curioso.
-Naruto- rispose lei, indicandogli quello che sembrava un cespuglio si capelli biondo grano che emergeva dalla calca.
Shikamaru lo seguì con lo sguardo finché per un attimo, attraverso un varco nella folla, poté vedere l’inconfondibile figura del suo ex-compagno, riconoscendolo subito.
-È vero! È proprio lui!- confermò Shikamaru, che solo quando si girò, non ricevendo risposta, si accorse di aver parlato a vuoto: Ino era già corsa via.

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Una ragazza dai corti capelli rosa e gli occhi verde acqua stava facendo delle flessioni sul tappeto della sua camera, ansimando.
-197… 198… 199… 200!- Si lasciò cadere sulla pancia, sfinita.
-Ho finito!- mormorò poi, alzandosi lentamente per sdraiarsi a pancia in su sul letto.
“Che fatica!” pensò, sbuffando, lo sguardo fisso sul soffitto.
“Ma è necessario…non posso sfigurare di nuovo!”.
Ovviamente pensava a LUI.
Lui, Sasuke, colui di cui era perdutamente innamorata.
Lui, il ragazzo che dava filo da torcere anche a molti Jonin.
E lei stava cercando di dimostrarsi degna di lui…troppo a lungo aveva provato la sensazione di essere solo un peso, l’anello debole della catena: un’incapace, in pratica…
Toc toc.
-Posso entrare?- chiese una voce nota, facendola riemergere dai suoi tristi pensieri.
-Certo…- cominciò lei, ma prima che potesse finire la frase, Ino era già seduta accanto a lei.
-Sakura! Non ci crederai…- disse la bionda, esaltata.
-Cosa?- chiese Sakura, stiracchiandosi.
-È tornato!- rispose l’altra, facendo bloccare in quella posizione Sakura.
Cosa? Sasuke era tornato?
Non poteva crederci: finalmente il ragazzo era ritornato da quella sua lunghissima missione nel Paese della Pioggia! Ormai era lontano da più di un mese: era senza dubbio la missione più lunga che gli era stata affidata da quando era tornato al villaggio, 2 anni prima.
Era entrato dalla porta principale, come se non se ne fosse mai andato, e aveva solo detto che aveva cambiato idea, che con Orochimaru non voleva più stare.
Solo a Sakura aveva confidato tutta la storia: in un rotolo aveva scoperto che la tecnica che Orochimaru usava per appropriarsi di un altro corpo implicava la morte del precedente possessore di questo.
Sasuke era stato disposto a cedere al diavolo il suo corpo per avere la sua vendetta contro il fratello Itachi, ma se la sua anima fosse spirata, non avrebbe potuto goderne, perciò se ne era andato.

FLASHBACK:
Sakura e Sasuke erano seduti sul bordo del tetto di un edificio, le gambe a penzoloni nel vuoto e gli occhi fissi sul cielo stellato.
Lui era tornato solo da due giorni, e li aveva passati entrambi nell’ufficio dell’Hokage, che lo aveva interrogato a lungo sulla sua assenza.
Sakura aveva cercato in ogni modo di parlargli, ma quella era la prima volta che era riuscita a rimanere sola con lui.
C’erano centinaia di cose che voleva dirgli, ma in quel momento scoprì che dalle sue labbra non usciva nemmeno una parola, perciò rimase in silenzio, pregando con fervore dentro di sé che fosse lui a parlare per primo.
-Che pace…che silenzio. Era da tanto che non mi sentivo così calmo…- disse ad un tratto lui, facendola sobbalzare.
-Era così brutto lì?- chiese allora lei, prendendo coraggio.
-Non era quello…era che…- Sasuke sembrò annaspare nel cercare le parole, e alla fine rinunciò, stendendosi sulla schiena, con Sakura seduta a pochi centimetri da lui, che lo osservava con la coda dell’occhio.
-Perché sei tornato?- domandò allora lei, dopo un attimo di silenzio.
-Te l’ho detto: ho scoperto cosa voleva fare…- cominciò lui, ma lei lo interruppe:
-No, intendo: perché sei tornato qui?- lui si sollevò di scatto sui gomiti, guardandola fisso.
-Ti ricordi cosa mi hai detto 2 anni fa?- disse lui, sottovoce, distogliendo lo sguardo.
Lei arrossì fino alla punta delle orecchie: certo che se lo ricordava! Due anni prima, quando stava per andarsi a unire a Orochimaru, aveva cercato di fermarlo dichiarandogli il suo amore.
-Sì…- rispose lei, stringendo i pugni in grembo.
-È stato per quello che sono tornato qui…non l’ho mai dimenticato, in questo tempo.- disse lui, a voce talmente bassa che lei lo udì a mala pena…anche lui era imbarazzato! Tutti e due stavano ringraziando il cielo che fosse notte, così non si notasse il loro rossore…
-Davvero?- Sakura era meravigliata, e dentro di lei la speranza divampava come una fiamma.
-Certo...- inaspettatamente lui tese una mano e con delicatezza le fece sollevare il mento e girare il viso verso di lui, che posò le sua labbra su quelle della ragazza senza aspettare, tanto che lei poté solo scorgere per un attimo i suoi occhi, che brillavano come due gemme.
Ma non di odio, come sempre, ma di un sentimento positivo…non amore, desiderio forse …o forse solo gaiezza.
Sakura rimase talmente sorpresa che all’inizio rimase immobile, pietrificata, la mente offuscata dalla sensazione di calore e morbidezza che le trasmettevano le labbra di Sasuke.
Senza darsi la pena di abbracciarlo (sapendo che lui non apprezzava il contatto fisico), rispose al bacio con abbandono.
Dopo un po’ si staccarono, e lui si alzò, senza una parola, per poi scomparire nel buio come solo lui sapeva fare, un’ombra tra le ombre.
FINE FLASHBACK

Il giorno dopo si erano incontrati ai campi di addestramento, ma non avevano fatto parola della sera precedente.
E, incredibilmente, riuscirono a guardarsi in faccia, e addirittura a parlarsi, senza diventar color pomodoro.
Non stavano insieme, no, ma Sakura guardava al futuro con speranza.
-Chi è tornato?-domandò perciò eccitata a Ina, cercando comunque di fingere indifferenza.
Non le andava che la gente pensasse a lei come a un cagnolino pronto a scodinzolare al solo nominare il suo padrone.
E il fatto che fosse proprio così non la aiutava.
-Naruto!- la risposta la sbalordì ancora di più, ma la sua gioia non diminuì di una virgola: Naruto mancava da ancora più tempo, e le era davvero mancato la sua allegria.
E poi era anche un po’ preoccupata: sebbene avesse cercato più volte di inoltrargli un messaggio per informarlo del ritorno di Sasuke, nessun messaggero era riuscito a trovarlo.
-Dov’è?- chiese perciò a Ino, alzandosi in piedi.
-Non lo so, ma credo sia andato dall’Hokage. È appena tornato..- ma stavolta era lei a parlare all’aria: Sakura era già scomparsa oltre la porta.

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“Non è cambiato nulla, qui” pensò l’oggetto di tale agitazione, ignaro di essere già stato individuato.
Naruto era appoggiato alla ringhiera di una terrazza sopraelevata, e faceva vagare lo sguardo, spaziando con gli occhi il luogo dove era cresciuto.
E dove era ritornato, nonostante tutto, a 18 anni già compiuti.
Il Villaggio della Foglia, il cui emblema era rappresentato sul coprifronte che teneva in mano.
Il coprifronte che gli aveva lasciato Sasuke, con la scalfittura che Naruto stesso aveva inciso al loro ultimo scontro, quando lui per poco non era morto per impedire all’altro di andarsene, fallendo.
Naruto aveva smesso di indossarlo quando aveva abbandonato il suo maestro Jiraya.
Non aveva più il diritto di indossare quel segno di appartenenza.
Non più di quanto in effetti avesse il diritto di trovarsi lì.
In quella che era stata e continuava comunque a essere la sua casa.
Ma anche la sua dannazione.
Tropo ricordi dolorosi, sepolti dentro di lui, erano legati alla sua infanzia.
Solitudine.
Umiliazione.
Disprezzo.
E tutto quello solo per via della sua differenza.
Per via di una decisione che era stata presa da altri, quando era troppo piccolo per poter protestare contro il destino di emarginato che gli era stato imposto.
Diversità di cui aveva scoperto l’origine solo pochi anni prima.
“Come sono ingrati, tutti loro” pensò, rabbioso.
Quando un gravissimo pericolo aveva assalito il Villaggio, tutte le loro vite erano state in bilico.
Solo che, perché potessero essere salvate, qualcuno aveva dovuto pagarne lo scotto.
E quella condanna era ricaduta su di lui.
Sapeva che gli bastava aprirsi la blusa perché si vedesse il suo marchio: non portando sotto magliette di sorta, chiunque poteva notare il sigillo a spirale intorno all’ombelico, simile a un tatuaggio, circondato da dei simboli, disposti a raggio.
Naruto scosse violentemente la testa, stringendo la balaustra fino a farsi sbiancare le nocche.
“Non è il momento di pensarci” si rimproverò, passandosi una mano tra i capelli spettinati, lunghi fino alle spalle.
Il giovane portava dei pantaloni neri lunghi al ginocchio, e alla coscia sinistra aveva una fascia rossa che faceva da guaina a un kunai, mentre la tasca degli shuriken era appesa alla vita.
Sopra, invece, indossava solo una giacca senza maniche, rossa con il disegno nero del sigillo a spirale sulla schiena, da cui partivano nove strisce ondulate che si attorcigliavano fra loro.
Con un sospiro, Naruto si voltò verso la scalinata che portava all’ufficio dell’Hokage, mettendosi in tasca il coprifronte sfregiato.
Era a mala pena arrivato al terzo gradino quando sentì qualcuno chiamare il suo nome: si voltò di scatto e vide correre verso di lui Sakura.

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L’aveva trovato! Meno male…aveva fatto una corsa incredibile per raggiungerlo!
Sakura smise di correre e prese a camminare, traendo profondi respiri per rimettersi.
Prendendosela comoda osservò Naruto, immobilizzato dov’era sul gradino, ma dato che Sakura aveva il sole negli occhi, non poté vederlo bene in faccia: per farlo doveva aspettare di raggiungerlo.
Da buona osservatrice qual’era, notò subito delle stranezze nel suo abbigliamento: le fasce da riposo erano avvolte solo sul polpaccio destro, e la gamba desta dei pantaloni sembrava tagliata.
Conoscendolo, pensò che fosse per via della sua solita incuria nel vestire.
Non era proprio cambiato!
-Ciao Naruto! Come stai?- lo salutò allegramente non appena arrivò ad alcuni metri da lui.
-Ciao Sakura. È da molto che non ci vediamo…- rispose lui, voltandosi del tutto per fronteggiarla.
Vedendolo bene, Sakura si immobilizzò con un ansito, gli occhi sgranati.
Si era sbagliata.
Era cambiato. Eccome se era cambiato.

  
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