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Autore: chocobanana_    02/07/2013    2 recensioni
[HiroMasa/Altre Pair][Arancione][Angst/Avventura/Romantico][Yaoi][AU][Tematiche delicate/Violenza]
Dal prologo:
I piedi di entrambi si muovevano velocemente sul terreno, mentre alzavano parecchia polvere.
Per un secondo, un solo istante, Masaki si pentì di aver seguito quell’uomo, si pentì di tutto quel viaggio, di essersi allenato così tanto, di essersi fidato.
“Le cose belle prima o poi finiscono sempre.” Midorikawa lo ripeteva spesso.

Dal primo capitolo:
Lei sembrò esitare, probabilmente non sapeva se la “novità” potesse essere divulgata. Si avvicinò a Kariya, si alzò sulle punte e avvicinò il viso all’orecchio dell’altro.
«Ti stanno cercando» sussurrò, per poi allontanarsi e guardarlo preoccupato.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Dylan/Hiromu, Jordan/Ryuuji, Kariya Masaki, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Pairing: HiroMasa (Accenni HiroMido/MidoDiam/DiaMaki/MasaHika)
Genere: Angst/Romantico/Avventura
Rating: Arancione
Avvertimenti: Tematiche delicate/Au/Missing Moments
Note: Dedicata alla mia Mela, che ha aspettato per troppo tempo c: scrivo qui perché non ho tempo di scrivere le note più giù :c
Sappiate che sarà una fic abbastanza malinconica e triste (?). mi è venuta l’idea molto tempo fa, ascoltando Soldier cantata da Gazelle (tipo).
So di avere molte long in corso, ma Roby ha aspettato troppo, si merita questa fic c: anzi, si meriterebbe molto di più in realtà, ma io posso solo scriverle qualcosa e abbracciarla ogni volta che posso c:
Shippate HiroMasa su---
Tra poco devo chiudere, quindi saluto qui :DD
Al prossimo capitolo
Chocobanana
-oggi ho scritto tanto, yeah.
 

Soldier
-Non ti resta che combattere–

 

 
Prologo

[Le cose belle prima o poi finiscono]

 

Quando quelle due iridi verde brillante avevano incrociato le proprie color ocra, aveva avvertito un brivido lungo la schiena; non era la prima volta che i loro sguardi si incrociavano, ma non aveva mai visto tutto quell’inquietudine negli occhi del proprio maestro.
Era sempre stato calmo, pacato, misterioso….
Il ragazzino strinse le dita attorno al manico argentato della sua lama, abbassò lo sguardo su di essa: del sangue gocciolava lentamente verso il terreno umido e ghiaioso.
Il suo sguardo era attonito, incredulo: mai avrebbe pensato di poter ferire il suo maestro. Mai. Era convinto che sarebbe sempre stato un passo indietro e anche di più, senza avere l’opportunità di poter cambiare la situazione.
Era sempre stato convinto che per quanti sforzi avrebbe fatto, non sarebbe mai stato tanto forte da riuscire a colpire l’uomo di fronte a sé.
I capelli rossi di quest’ultimo erano in disordine, spettinati dalla leggera brezza che veniva da Nord.
Sorrideva soddisfatto: il suo allievo era diventato davvero bravo.
Aveva notato il suo talento con una sola occhiata.
“Mi hai colpito.” Affermò l’uomo, adesso più serio che mai, mentre con le dita, sporche di terra e polvere, si sforava il contorno roseo della ferita; non sembrava profonda, però faceva piuttosto male, e il sangue continuava ad uscire a fiotti.
“Come diamine fai a stare così tranquillo?!” Esclamò il più piccolo, indicando le macchie cadevano al suolo, l’altro fece spallucce.
Non faceva più caso al dolore, alle piaghe, al sangue.
Il suo fisico poteva dare problemi, ma la sua mente ormai era abituata a tutto, a qualsiasi cosa.
Il maestro portò la sua spada davanti al proprio viso, tenendola con una sola mano. Il ragazzino aprì la bocca e sgranò gli occhi: quell’arma aveva provato ad impugnarla, e già con due mani era difficile da mantenere!
“Allora, andiamo avanti?” Chiese l’uomo.
Quello con gli occhi ocra indietreggiò lentamente. Non voleva combattere contro di lui.
“Uno scontro finisce sempre con uno sconfitto. Chi perde muore, sia chiaro.”
Quelle parole rimbombavano come tuoni nella testa di Masaki, lanciò un altro sguardo alla sua lama e realizzò.
Hiroto aveva trovato qualcuno che potesse ucciderlo, che potesse redimerlo da tutti gli errori che aveva compiuto, da tutti gli omicidi, i saccheggi, le scorrerie, da tutta la sofferenza che aveva provato e procurato.
Il ragazzino scosse la testa.
Aveva attaccato proprio lui per primo, ma convinto che quello fosse uno dei soliti allenamenti mattutini.
“Non puoi lasciare le cose a metà, caro il mio Masaki.”
“Non voglio ucciderla.” Replicò l’altro, alzando lo sguardo.
“Non è detto che sia io quello a finire morto…” rispose il rosso. Non c’era più l’ombra di un sorriso sul volto del suo maestro.
Quello si piegò in avanti, pronto a correre verso di lui e colpire.
Masaki strinse l’impugnatura. Non voleva morire. Non voleva combattere.
Si morse il labbro, impotente.
Stese l’arma davanti a sé, per difendersi, poi chiuse gli occhi per qualche secondo.
Quando li aprì, si ritrovò ad un soffio dal viso di Hiroto.
Era una battaglia dalla quale non poteva ritirarsi. Lo sapeva che prima o poi sarebbe successo, e si sentiva un idiota per non aver fatto niente per evitare tutto ciò.
Le due spade s’incrociarono, dando vita ad un rumore metallico.
I piedi di entrambi si muovevano velocemente sul terreno, mentre alzavano parecchia polvere.
Per un secondo, un solo istante, Masaki si pentì di aver seguito quell’uomo, si pentì di tutto quel viaggio, di essersi allenato così tanto, di essersi fidato.
“Le cose belle prima o poi finiscono sempre.”  Midorikawa lo ripeteva spesso.
 

   
 
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