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Autore: LawrenceTwosomeTime    02/07/2013    4 recensioni
Ok, ammetto che stasera ero di umore piuttosto nero, perciò ho riversato sulla carta questa sottospecie di... "cosa" che per certi aspetti ha più parentele con la commedia nera che con la tragedia. I temi sono la voglia di farla finita e la corsa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hideki non voleva più vivere.
Il suo non era il grido d’aiuto di chi minaccia di farla finita per ottenere un po’ d’attenzione; non era uno di quelli che fanno baccano ma che, in fondo in fondo, tengono alla vita più di quanto si rifiutino di ammettere.
E non c’era compiacimento nel suo proposito.
Anzi, si potrebbe dire che vi si era dedicato con la stessa metodica naturalezza, con lo stesso, ascetico rigore che un monaco riserverebbe alla preghiera. Un atto di fede. Un’inclinazione spontanea.
Sopra ogni altra cosa, una forma di consapevolezza maturata con l’esperienza. La consapevolezza che niente, niente sarebbe mai potuto essere più dolce e definitivo della morte.

Sua madre gli aveva insegnato ad assecondare l’equilibrio delle cose, di modo che la sua vita fosse lunga e appagante: mai troppo felice, mai troppo triste.
Se ti ritieni insoddisfatto, dallo a vedere; ma solo quanto basta a scomodare chi ti è accanto.

Contieni il disappunto, ammaestra la felicità. Diffida delle persone troppo popolari, non mescolarti alla massa. E lui aveva imparato bene.

Da qualche tempo era chiaro che le cose non andavano per il verso giusto, ma non era mai successo niente di tanto significativo da costringere la madre a preoccuparsi. Poi lui ci aveva provato con un sacchetto di plastica.
Lei tornò a casa giusto in tempo per esibirsi in un plateale quanto tempestivo salvataggio. Seguì un tedioso periodo di colloqui psicologici e un’ancor più tediosa serie di attività “ricreative”, che non fecero altro che rafforzare l’oscuro desiderio.
Malgrado tutto, la madre non lo conosceva abbastanza; mentre per l’unico amico che gli era rimasto, il contrasto tra la superficie di quel volto, tra l’involucro anonimo e la smania di annullamento che ribolliva al di sotto come una libidine inappagata, aveva un che di comico. Pochi altri ci avrebbero riso sopra, ma Hideki non era una persona normale, e men che meno lo era il suo amico.

Più che altro, l’anormalità di Hideki risiedeva nel suo reputarsi più normale degli altri: ma non è forse l’errore in cui ricadiamo tutti?

Ci riprovò con un rasoio antico, in un cantuccio appartato del parco vicino casa; ma la lama non tagliava abbastanza, non era davvero affilata. Fu allora che in via del tutto esclusiva, Hideki ponderò che la sua risoluzione potesse essere come quel rasoio: uno specchietto per le allodole, un oggetto che aveva perduto la sua utilità. Nei minuti che occorsero per prelevarlo e portarlo all’ospedale, la crisi di fede si ripiegò su sé stessa.
Hideki aveva trovato la soluzione al problema: i suoi tentativi culminavano nel fallimento non tanto perché lui peccasse in raffinatezza o fosse stupidamente attaccato alla vita. Il problema era l’intenzione.
Come un pianeta che ruoti nell’orbita sbagliata, lui aveva bisogno di trovare una propria realizzazione. Lui doveva costruire, non distruggere.

Sei mesi dopo

“Stamattina ho visto Hideki”
“Mh?”
“Correva sulle piste di terra battuta, come al solito”
“Oh, bene!”
“Hikaru, non sai quanto sono contenta!”
“Non dirlo a me. Quasi non mi sembra vero”
“Alla fine sono le cose più semplici che regalano le soddisfazioni più grandi”
“Se solo ci avessimo pensato prima… Quella volta nel parco, credevo che sarebbe stato il colpo di grazia”
“Non biasimarti, Hikari! Sei un’ottima madre!”
“Anche se fosse, Hideki non ce l’ha fatta grazie al mio aiuto: si è salvato da solo”
“In fondo è meglio così; ha provato a sé stesso di avere la forza per cavarsela”
“Ora che me lo fai notare…”
“E magari chissà, tra qualche annetto lo vedremo correre nelle competizioni internazionali”
“Continua pure a sognare! Nel frattempo, basta che continui a correre”

Periferia di Kobe

“Cos’abbiamo qui?”
“Un ragazzo di corporatura media, capelli scuri, età tra i venti e i ventitré”
“Causa della morte?”
“Il medico deve ancora accertare alcuni dettagli minori, ma con tutta probabilità è stata colpa del cuore”
“Aveva qualche patologia?”
“Non che io sappia, però ecco la cosa strana: il ragazzo era uscito per fare jogging come d’abitudine, e per quanto ne sappiamo non si erano mai verificati dei problemi…”
“Si?”
“…ma dalla nostra ricostruzione, pare che abbia corso la bellezza di 11 ore prima di avere l’attacco cardiaco”
“Insomma, voleva mettersi alla prova o…?”
“Le ragioni del suo gesto rimangono un mistero, tuttavia, qualche agente meno tenero del sottoscritto potrebbe avanzare l’ipotesi che Kojima Hideki si sia consapevolmente sottoposto allo sforzo che gli è risultato fatale”
  
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