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Autore: syontai    02/07/2013    9 recensioni
ATTENZIONE: ci sono alcuni riferimenti a uno spoiler dopo l'episodio 20 di Violetta (la OS si svolge dopo l'episodio 40)
'Leon era tutto. Violetta non era niente; una legge che si ripeteva lentamente nella testa, che era diventata come un’ossessione. Una legge a cui si sarebbe dovuta arrendere.'
'Aveva provato a spegnere quel fuoco che ardeva per Violetta, ma ogni volta che gli sembrava di aver raggiunto quell’obiettivo, si rendeva conto che c’era sempre una scintilla pronta a brillare e bruciare in modo sempre più forte.'
Dedicata a SHINEBRIGHT (grandissima fan Leonetta *batte il cinque*)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Tornare ad amare

“Allora vuole scendere qui?” chiese il tassista, osservando la faccia sconvolta della ragazza seduta sul sedile posteriore. Nessuna risposta. Violetta continuava a guardarsi le mani con gli occhi lucidi. “Signorina, tutto bene?” chiese l’uomo preoccupato.
‘No, nulla va bene. E’ tutto sbagliato, terribilmente sbagliato’
“Si, la ringrazio” disse all’improvviso con un debole sorriso, porgendogli i soldi per la corsa. Non appena fu scesa dal taxi, respirò a pieni polmoni quel profumo di salsedine e di pino. Camminava quasi senza meta, ma sapeva benissimo dove andare. Si, lo sapeva. Come aveva fatto a cadere in un tranello del genere? Come aveva potuto credere di dimenticare l’unica persona per lei importante? Ripensò alle parole di Ludmilla: ‘Allora adesso state insieme come da piano? Dobbiamo portarla alla rovina’. E quelle parole le aveva rivolte a Diego. Diego.
‘Come ha potuto giocare così con me? Come ha potuto illudermi…’
Ma in fondo Diego non aveva fatto quasi nulla, le era solo stato vicino; era stata lei, aveva fatto tutto da sola. E quando l’aveva baciata e le aveva detto ‘Ti amo’, semplicemente l’aveva abbracciato in silenzio. Lo aveva implorato di non farla soffrire, gli aveva affidato il suo cuore ridotto in frantumi. E lui ci aveva giocato come se nulla fosse… Si sentiva una stupida. Nella vita aveva cercato protezione, sicurezza. Aveva sempre provato ad evitare il dolore; ma più ci provava più ricadeva in quel sentimento così logorante. Diede un calcio ad una pigna, senza nemmeno rendersene conto. Non mancava tanto…stava per raggiungere il posto dove avrebbe recuperato la tranquillità di cui aveva bisogno. Ai lati della strada si diresse verso una discesa non troppo ripida. Si chinò e raccolse un ago di pino; era così fragile tra le sue mani, in completa balia della sua volontà. L’avrebbe potuto spezzare, ridurre in tanti piccoli frammenti.
‘Non volevo arrivare a questo punto, volevo solo dimenticarlo’
Già…voleva dimenticare Leon, voleva dimenticare il suo sorriso che ormai era solo per Lara. A lei riservava solo occhiate gelide, che esprimevano dolore, delusione. E Diego…era stato come una boa a cui appigliarsi durante una tempesta, nulla di più. L’istinto di sopravvivenza, il desiderio di essere amata e protetta aveva prevalso sui suoi sentimenti. Pensandoci bene, anche lei aveva illuso Diego, gli aveva mentito. Entrambi avevano mentito…E nessuna relazione degna di questo nome si poteva fondare sulle bugie e i sotterfugi. Continuò a camminare e a pensare: in fondo forse se l’era anche meritato.
‘Troppe volte ho  pensato a lui, troppe volte l’ho sognato. E insieme eravamo felici’
A volte soffrire non sempre è sbagliato. E’ propedeutico, dicono. Solo lei fino ad ora l’aveva visto come qualcosa di negativo in tutto e per tutto. Si era sbagliata. Odiava commettere sbagli, ma dovette ammettere che la sua storia con Diego era nata da un errore. Uno stupido errore. Aveva davvero provato a sentire qualcosa per lui, ma non ci riusciva. Si, si sentiva attratta in un certo senso dalla sua personalità, ma nulla di più. Una semplice attrazione che era un nulla rispetto all’amore. Lei che aveva avuto l’occasione di amare come non mai, e di essere amata a sua volta, aveva buttato tutto all’aria. Leon era sempre più un chiodo fisso, che non riusciva e, inconsciamente, non voleva scacciare. Era arrivata a sognarlo quasi ogni notte, era arrivata a desiderare quegli occhi verdi posarsi su di lei con amore. Sapeva che ormai qualcosa tra loro si era rotto, ed era stata lei con le sue indecisioni a spezzare quel legame profondo.
‘Eppure sento il bisogno di averlo al mio fianco. Anche adesso lo sento così vicino…’
Camminava e ad ogni passo si voltava sentendo scricchiolare il terreno sotto di lei, sperando che fosse venuto a cercarla. Quando soffiava un leggero venticello, le sembrava di poter avvertire le sue braccia intorno alla vita, che la stringevano dolcemente. Era impazzita, ne era consapevole. Impazzita per un amore che non sarebbe mai stato ricambiato; non più. Leon era tutto. Violetta non era niente; una legge che si ripeteva lentamente nella testa, che era diventata come un’ossessione. Una legge a cui si sarebbe dovuta arrendere.
‘Lui mi amava e io…io lo amavo. Sbagliato di nuovo, cara Violetta. Io lo amo’
Finalmente una lacrima scese sulla sua guancia. Non ce la faceva più a trattenersi; era arrivata. E lì avrebbe trovato la pace, ormai ne era certa. Si, si voleva illudere. Ma cosa c’era di meglio di una dolce illusione? Di una vana chimera che può donare la felicità anche solo per  un secondo? Si sedette e continuò con quei pensieri. Che bello l’orizzonte…un qualcosa di incredibile. Si stava facendo tardi e aveva freddo, ma non le interessava più di tanto. Il telefono squillò. Non era ancora il momento per lei di tornare alla cruda realtà. Lo prese in mano e vide il mittente: era suo padre. Rifiutò la chiamata e spense il cellulare, per poi tornare ad osservare il tramonto e quel panorama meraviglioso. Pace, non chiedeva altro… E Leon le avrebbe potuto donare tutto questo, semplicemente stando al suo fianco, semplicemente abbracciandola.
‘Podemos pintar colores al alma, podemos gritar yeeeee…’
Quella canzone le venne in mente all’improvviso, come un tuono inaspettato in un momento di silenzio. Quelle parole…le aveva sognate; era stato il suo cuore a dargli un significato, era stato Leon a dargli concretezza. Perché con lui sentiva di poter davvero colorare l’anima, sentiva davvero di poter volare senza ali, sentiva di poter fare tutto. Ma solo se lui era con lei.
 
Stava camminando avanti e indietro nella speranza che apparisse dal nulla, gli corresse incontro per abbracciarlo e dirgli che lo amava ancora. Illuso…lei ormai stava con Diego, e nulla avrebbe cambiato quel fatto. Quel giorno aveva lasciato Lara. Una scelta dura, è vero, che però andava presa. E lui non se la sentiva di continuare una storia con una persona per cui non provava nulla. Voleva molto bene a Lara, era un’amica preziosa, ma nulla di più.
‘Io voglio solo lei, nessun’altra’
German stava chiamando al cellulare della figlia, mentre lui non riusciva a stare fermo. E se le fosse successo qualcosa? Non poteva nemmeno pensarci, altrimenti si sarebbe sentito male. Avrebbe fatto qualunque cosa affinché fosse sicuro che stesse bene. Qualunque cosa…Doveva cercarla, forse aveva detto qualcosa a Francesca. Uscì di corsa per cercare la migliore amica di Violetta. Forse così l’avrebbe potuta trovare…
‘E se lei non volesse che io la trovi? Se si stesse nascondendo da me? Io l’ho solo fatta soffrire’
Molte volte si era posto la domanda se quello che provava per Violetta fosse amore. A volte era convinto di non averla mai amata. Amare significa perdonare, e lui non c’era riuscito. Convinzioni stupide…non esistono sinonimi per l’amore. Amare significa amare. Punto. Ogni volta era sempre più convinto di amarla, di volerla stringere forte in uno di quegli abbracci che gli scaldavano il cuore. Voleva sentire il suo capo poggiato sul suo petto mentre gli raccontava dei suoi problemi e delle sue paure; e lui la incoraggiava, le dava forza. Ed era felice. Quasi si era dimenticato del perché si era così allontanato…ma poi un nome rimbombò nella sua testa: Diego
‘Non pensavo di poter odiare una persona così a fondo’
In confronto quella con Thomas era stata una simpatica amicizia. Almeno lui non aveva mai cercato di mettersi in mezzo con il solo intento di separarli. Nemmeno per Thomas era stato un gioco: entrambi avevano amato Violetta, e avevano lottato per il suo cuore. Nessuno ne era uscito vincitore. E poi era arrivato Diego. Fin dall’inizio lo aveva trovato sgradevole. Quel sorrisetto, quell’insistenza nel volere Violetta ad ogni costo. Era successo tutto a causa sua; aveva separato due innamorati, e forse se ne era anche beato. Sarà stato contento di ritrovarsi Violetta tra le braccia, dopo che lui l’aveva lasciata. Si sentiva ingiusto nonostante tutto: era stata anche colpa sua. Oh, ma che importava di chi era la colpa? Lui voleva solo poterle spiegare, poterle dichiarare nuovamente il suo amore. Aveva provato a spegnere quel fuoco che ardeva per Violetta, ma ogni volta che gli sembrava di aver raggiunto quell’obiettivo, si rendeva conto che c’era sempre una scintilla pronta a brillare e bruciare in modo sempre più forte. Si infilò il casco e salì sulla moto per andare a casa di Francesca.
‘Mi sento solo, invece quando c’era lei…’
Si ricordava alla perfezione la prima volta in cui Violetta era salita sulla sua moto. Aveva paura ed era emozionata, ma poi si era stretta a lui, e si era sentito importante. Gli piaceva pensare che al suo fianco lei non avesse paura, che con lui ogni sua preoccupazione spariva. Stavano bene insieme, si completavano…
Era arrivato finalmente. Ora che ci pensava meglio, avrebbe potuto chiamarla al cellulare e guadagnare tempo. Era uno stupido, però quando si trattava di Violetta, perdeva completamente la testa. Si precipitò al campanello e suonò in continuazione. Ogni minuto che passava gli sembrava un’eternità; stava cominciando a sudare per la preoccupazione e l’ansia. “Chi è?” rispose una voce familiare. “Francesca, apri, presto!” esclamò Leon. La porta si aprì e l’italiana venne fuori. Tante domande subito gli uscirono: dove era? Con chi? Perché non rispondeva. Domande a cui Francesca non sapeva rispondere. L’aveva incrociata dopo l’ora di pranzo e aveva notato la sua espressione sconvolta. Le aveva detto che non voleva vedere nessuno e che sarebbe andata in un luogo dove non sarebbe stata trovata, un luogo speciale. Leon stava rimuginando su quelle parole, poi si illuminò di colpo. Doveva essere lì per forza.
‘Quello era il nostro posto, unicamente nostro’
Sfrecciò il più velocemente possibile con la sua moto. Sapeva dove doveva andare, e sperò in cuor suo di trovarla lì. Ad ogni curva, sognava di essere arrivato. E invece niente. Un’altra curva: destra, sinistra…di nuovo destra. Adesso era davvero arrivato. Ce l’aveva fatta.
 
Aveva freddo. Cominciava a tremare, ma non se ne voleva andare. Sentì uno scricchiolio…come di qualche passo, ma stavolta non si voltò: era stanca di immaginarsi tutto; stavolta non si sarebbe lasciata trascinare da una pallida illusione. Continuò a perdersi con lo sguardo nell’orizzonte, stringendo le braccia e sfregandosi le spalle. Batteva i denti, e non riusciva a smettere di tremare, fino a quando sentì il calore di un indumento avvolgerla, donandole un po’ di sollievo. Era una giacca rossa scura, quasi bordeaux, e sapeva benissimo a chi apparteneva. Era venuto a cercarla, era venuto lì solo per lei.
Leon si sedette accanto a lei, su quella panchina bianca. Si ricordava benissimo la prima volta che l’aveva portata in quel posto, quando si erano messi insieme, dopo le vacanze. Glielo aveva mostrato perché aveva sentito il desiderio di condividere ogni più piccola parte del suo essere con lei. In quel posto si erano quasi baciati…e adesso erano nuovamente lì, come per risolvere una questione in sospeso. Leon si mise a guardare l’orizzonte; era proprio come le aveva detto a suo tempo: l’acqua sembrava portare via ogni preoccupazione. Inconsapevolmente mosse la mano, fino a poggiarla piano su quella della ragazza che lo fissava impietrita.
Violetta non aveva smesso di guardare quegli occhi verdi, ammirando i dettagli del suo profilo perfetto, sognando di poter affondare le mani nei suoi capelli. E si, sognava anche un bacio, di quelli appassionati da film. Lo sognava con tutta se stessa. Abbassò lo sguardo non appena avvertì la mano calda di Leon stringere la sua, poi lo rialzò di scatto come per chiedere una spiegazione. Non si erano ancora detti una parola e la situazione stava diventando imbarazzante. Leon si voltò e la guardò dritto negli occhi; poteva scorgere dell’amore in quelle pupille dilatate per lo stupore, ma non ne era sicuro. E non voleva illudersi. Si continuarono a guardare per un tempo indeterminato, guardare e basta, senza dire nulla. Non c’erano bisogno di parole per esprimere le loro emozioni, ma c’era qualcosa che li frenava. La paura di non essere più corrisposti li avvolgeva e li tratteneva in bilico tra il parlare e il tacere. Ma prima o poi qualcosa si sarebbero dovuti dire. Per prima cosa il ragazzo mollò la presa e mormorò uno ‘scusa’. Violetta sorrise al suo evidente imbarazzo, gli prese la mano e la portò sulla sua guancia, assaporando con gli occhi chiusi la pelle ruvida e profumata di quello che un tempo era stato il suo ragazzo. Solo dopo si rese conto della sciocchezza di quel gesto, ma non ci aveva potuto fare niente, era stato più forte di lei. Leon respirò profondamente: “Ho lasciato Lara”. Lo disse in modo secco e deciso…quelle parole si persero, diffuse dal vento gelido che soffiava. Violetta non riusciva a credere ai suoi occhi: perché glielo stava dicendo? I brividi per il freddo furono presto sostituiti da quelli dettati dall’emozione. “Io e Diego non stiamo più insieme” disse lei incerta. Ed era vero…dopo quello che aveva passato, anche solo la vista di Diego gli avrebbe provocato solo odio e nient’altro. Leon le stava sorridendo. Rimasero in silenzio
‘Ricambierà i miei sentimenti? Gli devo dire quello che sento?’
Pensarono entrambi dubbiosi. Leon era sempre stato il più coraggioso in quel senso, quindi fece un altro respiro profondo e la guardò dolcemente, mentre ancora aveva la mano sulla sua guancia arrossata. “Ti amo” disse quasi a voce bassa. A Violetta veniva da piangere per la gioia. Lui non l’aveva dimenticata, c’era ancora per accoglierla in uno dei suoi teneri abbracci, c’era ancora per donarle la felicità anche con un solo semplice bacio. Si, desiderava con tutto il cuore baciarlo. Ma…non mancava qualcosa? Lo vedeva corrucciato, nervoso e impaziente. Ah…lei non aveva detto nulla. “Ti amo anch’io” esclamò quasi frettolosamente, temendo che il suo silenzio potesse fargli intendere qualcosa che non poteva essere più lontano dalla verità. Leon sorrise e quasi gli venne da ridere. Tutto aveva ricominciato a scorrere…era di nuovo primavera; quello che avevano vissuto dopo la loro separazione ai loro occhi era stato un letargo invernale. Il tramonto, i petali rossi che cadevano piano dall’albero, le note di Podemos di sottofondo, che risuonavano nei loro cuori emozionati. Tutto come prima, anzi forse con una consapevolezza in più. La consapevolezza che erano nati per stare insieme, e avrebbero potuto perdersi, ma si sarebbero sempre ritrovati, e sempre, sempre si sarebbero amati. Violetta chiuse gli occhi, così come Leon e si avvicinò lentamente per potersi scambiare quel bacio tanto agognato da entrambi. “Il cellulare è spento” sussurrò Violetta con un sorriso sulle sue labbra, ancora con gli occhi chiusi, per poi azzerare le distanze e unirsi in un dolce lungo bacio. Un bacio appassionato che li coinvolgeva completamente, anima e corpo. Un bacio che avevano sognato fin troppe volte. Un bacio che avrebbe dato inizio a una nuova fase, una fase da vivere l’uno accanto all’altro. E si, per chi se lo fosse chiesto, quello era un bacio da ‘e vissero tutti felici e contenti’.



NOTA AUTORE: questa OS mi è venuta in mente in modo molto casuale, è stata un'ispirazione momentanea. Mi sono immaginato una loro riconciliazione nella serie (perchè ci deve essere ù.ù) e ho provato ad esprimere i sentimenti di entrambi. Devo essere sincero? A me questa OS fa impazzire: la trovo molto bene riuscita. E non voglio vantarmi, anzi sono un tipo abbastanza critico con i suoi lavori, ma ho avuto gli occhi lucidi mentre leggevo, e niente...spero solo che possiate provare le emozioni che ho provato io mentre la scrivevo e la rileggevo *-* Detto questo, dedico questa OS a SHINEBRIGHT, fantastica autrice di questo fandom, grande amante della Leoenetta (e ci mancherebbe pure ù.ù), e soprattutto potremmo dire quasi una 'amica' (anche se virtuale), con cui ho avuto l'occasione di parlare più volte qui su EFP. Buona lettura a tutti *va in un angolino a piangere* Alla prossima :D (per chi la trova sdolcinata...mi dispiace, ma per me loro sono bellissimi così ç.ç)
 

 
  
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