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Autore: FinnAndTera    03/07/2013    3 recensioni
[Gracia/Maes]
Eppure lei non si arrendeva, andava avanti a testa alta senza nessun rimpianto, cercando di raccogliere tutti i pezzi in cui quella situazione l’aveva scomposta; sette per l’esattezza, erano sette i frammenti che Gracia stava rimettendo insieme usando come colla il ricordo e l’amore che provava e che avrebbe provato per sempre per suo marito. Sette dischi settantotto giri che componevano la melodia della loro vita, un po’ graffiati sul retro e dalla copertina perennemente impolverata.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Maes Hughes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autrice: questa fanfiction partecipa alla prima settimana tematica "Songfic" indetta da ferao  e da MedusaNoir, che fanno sempre iniziative fantastiche :3. Prima di scrivere questa fanfiction ho tipo cambiato cinque volte canzone e quattro volte fandom, è stata una sfida scrivere una songfic - tipo di fanfiction con cui non vado esattamente d'accordo. Ma capisco che questo non freghi un bel niente a nessuno. Alla fine è uscita questa cosa ispirata dalla canzone "Melodies of life", colonna sonora del videogioco Final Fantasy IX che personalmente adoro come tutti i FF. Spero che il risultato non sia una vera schifezza e perdonate l'ennesima fanfiction frammentaria, ma davvero non sapevo come gestire la situazione xD. Bon, spuccio come mio solito Maes e vi lascio alla lettura. Passo e chiudo. 




Melodies of life


Alone for a while I've been searching through the dark, for traces of the love you left inside my lonely heart, to weave by picking up the pieces that remain,
melodies of life –
love's lost refrain.

 
La sveglia suonava ogni giorno alle sei e mezzo del mattino, il frigorifero era sempre pieno di tante cose buone e la bambina come suo solito si lamentava nel sonno di quanto fosse brutto quel mostro che un attimo prima stava proprio per attaccarla; un balzo dal lettino colorato e via verso la camera di mamma e papà. La famiglia Hughes aveva davvero tutto quello che si poteva desiderare: una casa grande, un giardinetto sul retro abbastanza grande, una vasca da bagno grande e un letto veramente troppo grande, cosa di cui Gracia si accorse solo quando non trovò più Maes steso sul lato sinistro, quello accanto alla finestra troppo freddo e ventilato per lei.
«Mamma, ho fatto un brutto sogno».
«Vieni qui».
A quel punto Elicia saliva sul lettone accoccolandosi al centro del letto, senza mai invadere la metà di Maes, perché se fosse tornato non voleva che si addormentasse sul divano.
Il mattino, poi, era in assoluto il momento peggiore per Gracia, visto che i sogni lasciavano spazio all’inaccettabile realtà.
Eppure lei non si arrendeva, andava avanti a testa alta senza nessun rimpianto, cercando di raccogliere tutti i pezzi in cui quella situazione l’aveva scomposta; sette per l’esattezza, erano sette i frammenti che Gracia stava rimettendo insieme usando come colla il ricordo e l’amore che provava e che avrebbe provato per sempre per suo marito. Sette dischi settantotto giri che componevano la melodia della loro vita, un po’ graffiati sul retro e dalla copertina perennemente impolverata.
Sette canzoni in cui ritrovava la Gracia smarrita fra le tombe del cimitero.
 

♣♣♣

 

Our paths they did cross, though I cannot say just why. We met, we laughed, we held on fast, and then we said goodbye. And who'll hear the echoes of the stories never told? Let them ring out loud till they unfold.
 

Il primo vinile che raccontava la loro storia era stato anche l’ultimo ad essere acquistato, data l’introvabilità sia del disco, sia del suo vecchio proprietario; suonava un’irritante canzoncina ripetitiva, precisamente quella del carretto dei gelati che quel sabato di tanti anni prima aveva parcheggiato davanti la biblioteca. Il loro primo incontro era avvenuto proprio in quel luogo e le loro strade si erano incrociate grazie alla benevolenza di Maes che, stancatosi – dopo aver riso abbondantemente sotto i baffi - di sentir starnutire per la polvere la povera ragazza seduta al tavolo di studio, pagò la quota per il fitto dei libri di Gracia e la portò fuori a prendere un gelato al cioccolato.
«Grazie mille, ti restituirò i soldi il prima possibile».
«Potresti pagare il tuo debito semplicemente accettando un mio invito a cena».
«D’accordo, ma non dovesti approfittarne».
«Non lo farei mai e poi mai, signorina».
 

♣♣♣

 
La seconda canzone la ascoltarono al loro primo appuntamento ed era romantica ma vivace, una delle prime melodie che di lì a poco avrebbero spopolato nel mondo della musica, facendo ballare miliardi di persone al ritmo di jazz. La suonava un gruppetto emergente che si esibiva nelle sale dei ristoranti per guadagnare qualche quattrino e Gracia ricordava che il pianista era davvero uno spettacolo vivente. La loro cena era iniziata e finita con quella canzone, con la timidezza nel guardarsi negli occhi e il dubbio sul cosa scegliere da mangiare per sembrare più delicati possibili e con l’ebbrezza del vino e un bacio a fior di labbra quando il pubblico ne richiese il bis.

♣♣♣

 
La terza musica era completamente fuori luogo in quel momento, ma loro se ne resero conto solo tempo dopo; proveniva dalla casa affianco a quella di Maes, quella del vicino grasso che passava intere giornate a praticare il dolce far niente suscitando la pena – ma in fondo anche un po’ d’invidia – di tutto il condominio. Era una canzone dura, dalle parole brutali che nominava più di una volta l’oscurità e i ragni, creature così lontane dalla bellezza di quei due corpi umani che si scontravano l’un l’altro come le onde e il mare per la prima volta nella loro vita insieme.
 
 

♣♣♣

 
Il quarto settantotto giri era il più consumato di tutti, ascoltato ogni giorno per più di tre volte come accompagnamento all’agonia di poter perdere il proprio vero amore da un momento all’altro; la canzone era nostalgica e triste, suonata in stazione durante la partenza dei soldati per Ishaval. Gracia aveva imparato tutte le parole a memoria, immedesimandosi nella protagonista della canzone che viveva la sua vita lontana dal proprio uomo, aspettando il suo ritorno affacciata alla finestra. Probabilmente non avrebbe mai dimenticato quelle parole così speranzose e quello fu l’unico disco che doveva ancora riascoltare dopo la morte di Maes: nonostante le ferite e lo shock, il suo soldato quella volta fece comunque ritorno, mentre in quel momento di sentire parole fiduciose non ne aveva ancora la forza. Quel pezzetto doveva aspettare ancora un po’ prima di essere ricucito.
 

♣♣♣

 
La quinta melodia era semplicemente la marcia trionfale dell’esercito, mai amata tanto dalle persone in città di quanto lo fosse il giorno della fine della guerra di Ishval; un crescendo di trombe e grancasse rimbombanti, Gracia sapeva che quella musica non faceva parte solo della loro colonna sonora, ma anche di quella di tanta altra gente, chi felice per un amico, un fidanzato o un figlio ritrovato, chi colto dalla disperazione inaspettata per aver concluso di punto e in bianco la propria sinfonia di vita.
«Sei tornato. Sei tornato, finalmente!»
«Certo che sono tornato. Non potevo mica lasciare una futura moglie già vedova…»
 

♣♣♣

 
La sesta canzone era lenta e sdolcinata, degna di un primo ballo di matrimonio; l’avevano ballata abbracciati stretti, stretti, ancora increduli di quel legame che ormai era garantito per l’eternità e che nessuno al mondo avrebbe mai potuto sciogliere. Gracia si era sentita davvero felice nel suo vestito lungo circondata dalle braccia di suo marito, quella felicità che ti annebbia la vista e ti fa quasi svenire, mentre Maes, con gli occhi chiusi, si godeva la meritata serenità dopo aver conosciuto l’inferno.
«Evviva gli sposi!»
 

♣♣♣

 
Il settimo e ultimo disco l’avevano scelto loro per una terza persona dalle guance paffute e gli occhi grandi e luminosi, una persona che aveva appena iniziato la sua compilation personale; avevano fatto ascoltare quella canzone dolce e profonda ad Elicia fin da quando era ancora nella pancia di Gracia e, sebbene fosse una leggenda metropolitana, a loro piaceva credere che quella musica alla bambina fosse piaciuta fin dal primo ascolto, tanto da aver scalciato con più forza delle altre volte al solo sentire le note belle e armoniose.


♣♣♣


And so it goes, on and on.Melodies of life, to the sky beyond the flying birds, forever and beyond.

 
 Gracia ripose l’ultimo vinile nell’apposita copertina, riuscendo finalmente a sorridere al mondo

«Mamma, perché ascolti sempre le stesse canzoni?»
«Per far tornare papà, tesoro mio».

   
 
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