Anime & Manga > Saiyuki
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Autore: Ita rb    03/07/2013    3 recensioni
Oltre ogni sguardo c’è sempre un ricordo fatto di leggerezza e sogni, laddove i colori sanno essere più brillanti e vividi, così come le immagini e quelle metafore di vita che possono solo essere rincorse fino alla fine dei giorni.
#Koryu: Turbinando lontano, poté solo seguirle con lo spirito.
#Gojyo: Sarebbe stato forte, sì, la camelia più bella che avesse mai visto, in quel piccolo ammasso di fiori dietro casa.
#Gono: Eppure, le sue mani sporche di sangue non avrebbero più potuto stringere a sé nessuno.
#Goku: Improvvisamente, sul mondo era sorta una stella che molti avrebbero chiamato errore, eresia, addirittura abominio.
#Ken'yu: Bambini, matti e solitari.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio, Son Goku, Ukoku Sanzo
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Winterless'
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Note: Salve a tutti! Sono qui a inaugurare una nuova raccolta, questa volta dedicata alle tinte slice of life che tanto mi piacciono. Forse ci sarà solo un retrogusto amarognolo, ma le intenzioni di base sono diverse questa volta; ho provato a fare qualcosa di diverso, senza concentrarmi sui tormenti, bensì sui dettagli incontrastati della vita di ogni essere vivente. L’infanzia è il tema di base di questo progetto, perciò spero vi piaccia!
Xoxo
 

Ita rb

K O R Y U

 

Languore d'inverno:
nel mondo di un solo colore
il suono del vento.1

 
Quell’albero era alto e rigoglioso, come molti, eppure sembrava che fosse il suo preferito.
La prima volta che si era accorto di quanto fosse bello il suo tronco nodoso, non aveva potuto fare a meno di posare il palmo contro la superficie bitorzoluta, giurando di sentire la linfa scorrere oltre la corteccia bruna. Non ne aveva fatto parola con nessuno, continuando a osservarlo dal basso, mentre le fronde rigogliose venivano mosse leggermente dal vento, lasciando che le foglioline verdi frusciassero contro le altre in una sorta d’abbraccio senza confine.
Gli sembrò tanto audace la sua essenza, che quasi provò l’impulso di voler essere come lui: solitario, nel bel mezzo di un giardino colmo di suoi simili, eppure diverso. Le radici s’irradiavano al di là della terra e brulicavano dal basso, nutrendosi dell’acqua che gli versava lentamente con l’innaffiatoio; ma non solo, si muovevano e crescevano tanto quanto la chioma anche nelle giornate uggiose. Era impervio, resistente, e non si lasciava piegare neppure dai forti venti invernali; per questo, quel ragazzino dall’aria decisa, aveva preteso da se stesso la medesima fermezza – e ci era riuscito con un semplicità tale da essere quasi impossibile: le sue palpebre si socchiudevano di rado e mai osavano abbassarsi nonostante i mormorii sul suo conto.
Iniziò a credere che, probabilmente, quel bocciolo avesse germogliato al pari del suo maestro in un tempo che non poteva ricordare; per questo, quando lo vide posato con le spalle contro il busto dell’esemplare, non mancò di associarlo ancora una volta a lui, constatando che non avrebbe potuto trovare posto migliore per sposarsi con la natura.
Era una pianta grezza, quella, curata dalle mani di molti, anno dopo anno – e da queste aveva imparato a ergersi al di sopra di ogni cosa, sembrando irrimediabilmente estranea al contesto in cui abitava; ma allo stesso modo ne era la protagonista indiscussa.
Mentre la nube leggera s’innalzava verso il cielo chiaro dell’autunno, vezzeggiando appena attorno all’asticella della pipa del monaco, le foglie secche scricchiolavano in terra, lungo il viale che Koryu stava spazzando – il suo sguardo era lontano, concentrato in quell’incrocio di realtà e fantasia, nel connubio d’insegnamento terreno e morale che sempre avrebbe saputo sfiorarlo.
Si avvicinò, lentamente, frapponendosi tra il venerabile Komyo e il silenzio che mangiava ogni angolo dell’infinito; allorché comprese che quel profilo deciso non potesse appartenere a nessun essere umano che non fosse lui – non si era sbagliato, dunque, perché entrambi quegli esseri erano tanto distanti, quanto vicini, e brillavano in ogni stagione, irradiando una luce intensa dal profondo del loro essere.
«Doveste fumare in un luogo più appartato, maestro», disse. In quel momento tutto seppe annullarsi nelle profondità del sorriso paterno che gli venne regalato con naturalezza dal mentore; avrebbe voluto aggiungere altro, ma le parole non fecero che volare nell’aria, così come quel complesso monumentale di gracchiante natura essiccata che aveva radunato in un angolo – turbinando lontano, poté solo seguirle con lo spirito.

 

 
1 Haiku di Basho.
   
 
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