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Autore: Valerie Clark    03/07/2013    0 recensioni
''Solo perché una volta ho amato te non significa che puoi più chiudere gli occhi e toccarmi, facendo finta che io risponda. Ci sono rose che attraversano le mie vene, e le spine laceranti mi aprono.
Mi trascino le unghie attraverso le cicatrici rosse sui polsi, graffio fino a quando sento com’era e come sarà essere di nuovo con te.''
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ci sono rose che attraversano le mie vene, e le spine laceranti mi aprono-

 
Mi faccio male. Mi faccio soffrire come solo tu sai fare: solo all’esterno. Trascino le unghie sulla pelle, attraverso la pelle fragile del mio polso fino a quando il sangue mostra piccole gocce di rugiada rosso come punture di spillo.
 
Ancora, piccolo, proprio così, proprio qui.
 
Baci la mia spalla teneramente, affondi i denti nella mia carne, laceri la tela, io invece strappo questa immagine perfetta a brandelli.
 
Di più, piccolo, mi fai urlare.
 
Mi faccio male finchè non sarò insensibile al dolore, finché le mie corde vocali saranno strappate e le mie orecchie staranno suonando. Mi porto via finchè non riesco a fingere di amare di nuovo.
 
Le farfalle nello stomaco si sono da tempo trasformato in pietra, piccolo, e mi stanno trascinando verso il basso, sotto le onde. Ed io ansimo impotente per riprendere fiato, grido dai miei polmoni, ma senza alcun risultato. Non mi dispiace, piccolo, hai fatto quello che potevi.
E 'stata colpa mia, dopo tutto: sono saltato in acqua. Non hai nemmeno bisogno di buttarmi dentro; io sono Pinocchio e tu sei la balena, ma non mi puoi risparmiare.
Mi sono bloccato a metà strada nel tuo esofago e tu mi hai fatto salire di nuovo fuori, no, mi hai sputato fuori, e poi hai nuotato lontano.
Te l'ho detto, piccolo, non è colpa tua se sto affondando nel mare, fissando con desiderio un fascio distorto di luce solare.
 
Mi sbagliavo sulle farfalle. Non sono morte, solo che non sono farfalle: sono pipistrelli, e a loro non piace essere rinchiusi all'interno di un corpo freddo. Si sono svegliati, piccolo, e che stanno finendo il lavoro dall’interno. Stanno prendendo il loro tempo mentre dolcemente mi strappano, ma non posso dire che mi dispiaccia.
Non piangere, piccolo, forse così doveva essere. Rinchiudermi in una torre d'avorio e sono costretto a saltare fuori. Prendo i rasoi, il vetro, mi assicuro che la pistola non sia carica, mi taglio le unghie e sono io al di fuori di me stesso, io come uno straccio di carta da parati.
 
Tu non sei il mio amante, non arrivi a fermarmi se porto una lametta ai polsi, non arrivi a guidarmi di notte, non arrivi ad urlare il mio nome.
Ti ricordi quella volta che ti ho tenuto tra le mie braccia sussurrando che non è stata colpa tua? Ho mentito, tutto questo lo devo a te.
E 'colpa tua se sto inseguendo la morte in questo gioco macabro, colpa tua se non posso amare, e sì, queste cicatrici sono tanto tue quanto mie.
 
Zitto, smetti di parlare.
Abbassa le luci e concentrati su di me.
Dammi il mio momento di gloria.
Lasciami urlare nel bavaglio e nella tensione contro la camicia di forza.
Permettimi un mio momento di follia.
Hai fatto quello che potevi, ma non ti toglie la colpa. Solo perché una volta ho amato te non significa che puoi più chiudere gli occhi e toccarmi, facendo finta che io risponda. Ci sono rose che attraversano le mie vene, e le spine laceranti mi aprono.
 
Mi trascino le unghie attraverso le cicatrici rosse sui polsi, graffio fino a quando sento com’era e come sarà essere di nuovo con te.
 



 
Che dire; ho trovato la storia QUI e mi ci sono rivista talmente tanto che ho deciso di tradurla.
Ho cambiato i personaggi e l’ho arrangiata, spero vi piaccia comunque(:
Passate qui se vi va: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1328428&i=1
   
 
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