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Autore: shesfede    03/07/2013    4 recensioni
“Mi dai fastidio” continuò Michelle, senza però riuscire a far allontanare il bambino da lei.
“Lo so” rispose ancora una volta lui, sempre più soddisfatto di contribuire al nervosismo della sua amichetta.
“Ti odio” sentenziò alla fine Michelle, buttando via la forbice e alzandosi da terra. Si andò a sedere sul suo letto, incrociando le braccia al petto e facendo penzolare avanti e indietro le gambe. Michelle alzò la testa, incontrando così lo sguardo di Louis che, ancora seduto a terra, la guardava con sguardo triste e non più divertito. “Andiamo Lou, stavo scherzando” disse, sentendosi in colpa. “Lo sai che ti voglio bene.” A quelle parole lo sguardo del bambino tornò ad essere vispo e vivace.
“E sono il tuo migliore amico?” domandò speranzoso.
“E sei il mio migliore amico” ripeté lei, facendolo così contento.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FALL

A Michela, "I will catch you if you fall."

 

Well let me tell you a story about a girl and a boy

 
Mentre Michelle guardava fuori dalla finestra la neve cadere si domandava cosa la trattenesse dal correre in giardino a giocare e a costruire pupazzi di neve. Quando poi spostò lo sguardo dalla distesa bianca per posarlo sul suo braccio si ricordò cosa fosse a bloccarla in casa durante le vacanze natalizie. Nonostante le dediche e i disegni fatti dai suoi compagni per decorare il gesso che era stata costretta ad indossare, Michelle non riusciva a trovare niente di carino o divertente in quello che per lei rappresentava una vera e propria tortura. Sbuffò, facendo alzare in aria qualche ciocca di capelli che a quanto pareva era sfuggita alla treccia che sua madre le aveva pettinato con cura quella stessa mattina. Con un grugnito di protesta espresse la sua disapprovazione riguardo quell’odiosa pettinatura da brava bambina che le era stata fatta di forza in modo che potesse apparire una bambina a modo, così l’aveva definita suo padre, di fronte agli amici che quella sera sarebbero andati da loro per la cena. Così come odiava quella treccia, Michelle detestava anche la gonna a scacchi che sua nonna le aveva regalato e che doveva indossare per farla contenta, anche se la nonna non gliela avrebbe vista indosso, non quella sera almeno. Così, oltre ad avere il gesso a renderla un alieno, doveva anche sopportare l’idea di dover indossare dei vestiti che in realtà lei detestava. E tutto questo lo avrebbe dovuto fare senza mai lamentarsi. Mai, altrimenti i suoi genitori si sarebbero arrabbiati con lei e l’avrebbero messa in punizione.
Infuriata scese di scatto dalla poltrona sulla quale era salita per poter guardare meglio fuori e corse diretta in camera sua. Una volta in camera di buttò di peso sul suo zaino, facendolo così aprire e rovesciandone il contenuto all’esterno. Trovato il suo astuccio lo aprì, prendendo le piccole forbici e impugnandole un attimo dopo. Con rabbia la piccola Michelle iniziò a cercare di tagliare via il gesso che la rinchiudeva dentro casa durante un pomeriggio in cui sarebbe potuta divertire all’aperto coi suoi amici.
“Non credo che ci riuscirai con quella.” La bambina alzò gli occhi, notando un ragazzetto dagli occhi vispi e un sorriso allegro fermo sulla soglia della porta di camera sua. Un attimo dopo averlo visto, Michelle tornò a cercare di tagliare via il gesso. “Per farlo ti serve una forbice dei grandi” continuò a parlare il bambino, seppur cosciente di essere ignorato. “Dovresti chiedere aiuto ai tuoi genitori” suggerì. La bambina stessa ancora in silenzio, sempre più innervosita sia per il gesso che non accennava ad andare via, sia per il bambino che continuava a parlare alle sue spalle. “Comunque non credo che dovresti toglierlo. C’è un motivo se il dottore ha detto che lo devi portare per tre settimane” disse infine la sua.
“Louis, va via.” Il bambino sorrise ancora di più, fiero di essere riuscito a farla parlare.
Come se in quel modo avesse avuto il permesso, Louis si avvicinò a Michelle, sedendole accanto. “Ti ho detto di andar via” si lamentò la bambina, senza però togliere l’attenzione dal suo lavoro.
“Lo so” rispose Louis, non facendo altro che innervosirla ancora di più.
“Mi dai fastidio” continuò Michelle, senza però riuscire a far allontanare il bambino da lei.
“Lo so” rispose ancora una volta lui, sempre più soddisfatto di contribuire al nervosismo della sua amichetta.
“Ti odio” sentenziò alla fine Michelle, buttando via la forbice e alzandosi da terra. Si andò a sedere sul suo letto, incrociando le braccia al petto e facendo penzolare avanti e indietro le gambe. Michelle alzò la testa, incontrando così lo sguardo di Louis che, ancora seduto a terra, la guardava con sguardo triste e non più divertito. “Andiamo Lou, stavo scherzando” disse, sentendosi in colpa. “Lo sai che ti voglio bene.” A quelle parole lo sguardo del bambino tornò ad essere vispo e vivace.
“E sono il tuo migliore amico?” domandò speranzoso.
“E sei il mio migliore amico” ripeté lei, facendolo così contento.
Louis si alzò da terra, andandosi a sedere accanto a Michelle. “Anche io ti voglio bene” disse sicuro di sé. “E anche tu sei la mia migliore amica” disse abbracciandola forte.
Una volta staccati dall’abbraccio, Louis guardò attentamente Michelle. “Perché stavi cercando di togliere il gesso?” le domandò.
La bambina fece spallucce. “Non lo so, credo perchè mi renda più brutta di quanto io non sia già.”
“Ma tu non sei brutta” le disse Louis, aggrottando le sopracciglia.
“Si invece. Ho questo gesso, e i miei capelli sono orribili e questa gonna mi dà prurito” protestò, grattandosi addirittura le gambe per dare enfasi a quanto appena detto.
Louis allora si alzò, invitandola a fare lo stesso. Le prese la mano e la fece girare su se stessa, osservandola attentamente. “Secondo me sei molto carina.”
“Davvero?” Louis annuì, così per la prima volta Michelle pensò che quel gesso non fosse poi così male perché le dediche che le avevano lasciato erano colorate, pensò che i capelli legati la rendessero più ordinata e meno maschiaccio, e infine pensò che, nonostante la nonna quella sera non avrebbe cenato a casa sua, magari le avrebbe potuto mostrare una foto dove indossava felice la gonna che lei le aveva regalato.
“Louis, Michelle” la madre di lei li richiamò. “Scendete in cucina, è pronta la cena.”
Così Louis prese nuovamente Michelle per la mano e i due corsero insieme giù dalla scale, dove le loro mamme li stavano aspettando mentre i loro padri discutevano di calcio già seduti a tavola.
 

He fell in love for his best friend, when she’s around he feels nothing but joy

 
Louis si passò le mani tra i capelli nervoso. Scostando leggermente il sipario riuscì a vedere quanta gente fosse venuta per vedere lo spettacolo quella sera. Insegnanti annoiati, genitori orgogliosi, amici impazienti. Chi sembrava trovarsi lì perché costretto, chi per caso e chi invece si era recato, credibile o meno, di sua spontanea volontà. Louis si domandò cosa spingesse le persone ad andare a vedere la recita di un gruppo di ragazzetti della scuola media, ma purtroppo non riuscì a trovare una risposta. Più agitato di quanto non lo fosse prima, si ripasso un’altra mano tra i capelli, rovinando definitivamente il fissaggio che le sue compagne di classe incaricate del ‘trucco e parrucco’ si erano impegnate a fare. Se solo lo avessero visto con i capelli in quello stato lo avrebbero ucciso.
Cercando di evitare un attacco di panico, Louis decise di andare a prendere una boccata d’aria, preferendo l’angolo di cortile che si poteva raggiungere da una porticina lì vicino al dietro le quinte dello spettacolo. In quel momento, da solo coi suoi mille pensieri, si domandò cosa lo avesse spinto a prendere parte a quella recita. All’inizio si era risposto che il motivo era stato la voglia di voler interpretare un grande personaggio come Danny Zuko, ma sapeva che non era così. Scartando ogni singola scusa che gli passava per la mente, Louis si dovette arrendere alla realtà che il motivo per cui aveva deciso di prendere parte a tutto ciò era soltanto uno, e lui lo conosceva alla perfezione. Purtroppo però essere a conoscenza del problema non bastava per risolverlo.
 
La parrucca bionda che era costretta ad indossare per copione stava iniziando ad irritare non solo la testa di Michelle, ma anche il suo umore. Mentre una sua compagna stava finendo di truccarla, lei prese un respiro profondo, canticchiando nella sua mente la canzone di apertura dello show. Istintivamente chiuse gli occhi, concentrandosi e focalizzando la propria attenzione sulle note di quel brano. La sua calma apparente fu messa in crisi quando le parole Louis e scomparsoarrivarono alle sue orecchie.
“Cosa significa che Louis è scomparso?” urlò, girandosi di scatto verso l’angolo dal quale aveva sentito arrivare quella voce. La professoressa di teatro la guardò per un secondo, per poi dirle dei banali “Sta tranquilla tesoro” e “è tutto apposto” prima di sparire dalla sua vista. Michelle si guardò allo specchio e pensò che, anche se il trucco ancora non era stato terminato, anche se fosse andata in scena in quelle condizioni nessuno sarebbe morto d’infarto a causa sua perché anche così era presentabile.
Biascicò un “basta così” per poi scivolare via dalla sedia e abbandonare la postazione trucco per correre alla ricerca del suo migliore amico con la parrucca di Sandy non più in testa ma tra le mani.
 
Picchiettando il piede sull’erba verde del prato, Louis pensò a quanto tempo fosse passato da quando era uscito per prendere quella boccata d’aria che forse stava durando da ormai troppo tempo. Si chiese se fosse arrivato il momento di rientrare, ma rimandò la risposta a qualche minuto più tardi. Ancora non era pronto per affrontare il pubblico, il musical, lei. Non era pronto per interpretare la parte del suo innamorato perché in fondo sapeva che non ci sarebbe stato poi così tanto bisogno di dover recitare.
“Louis William Tomlinson” una voce, la sua voce, tuonò dietro di lui “cosa accidenti ci fai qui? Andiamo in scena tra meno di dieci minuti!”
Quando Louis si voltò Michelle si trovava in piedi sulla soglia della porta, con le braccia incrociate al petto, lo sguardo assottigliato in due fessure e… una cuffia in testa.
“Che roba è quella?” domandò il ragazzo con aria innocente, cercando di sviare il motivo per il quale la mora era andato a cercarlo.
“Serve per evitare che i miei capelli fuoriescano dalla parrucca” rispose d’impulso “e non provare a cambiare discorso!” lo rimproverò subito dopo.
Louis alzò le spalle, non sapendo cosa dire o cosa fare, tornando a rivolgere lo sguardo di fronte a lui. Allora Michelle fu costretta a rassegnarsi e sedersi accanto a lui, pronta per ascoltare qualsiasi fosse il motivo che lo avesse portato lì. “Allora?”
Louis si voltò verso di lei, ritrovandosi così ad un soffio dal suo viso. Il fatto che i lunghi capelli castani fossero rinchiusi nella plastica della cuffia non faceva altro che mettere in risalto il suo viso e i suoi così profondi occhi azzurri nei quali Louis non riusciva a non perdersi ogni qual volta in cui si soffermava a guardarli. E la cosa accadeva frequentemente. Nell’ultimo periodo sempre più spesso. Peccato solo che l’unico ad essersi accorto di questa cosa fosse stato lui.
“Louis? Louis mi stai ascoltando?” Michelle diede un pizzicotto all’amico, cercandolo così di farlo rinvenire.
“Ahio” urlò il ragazzo dal dolore, iniziando a massaggiarsi la parte colpita e a lamentarsi per la poca delicatezza che distingueva Michelle da qualsiasi altra ragazza sulla faccia del pianeta.
“Invece di piangere come una femminuccia perché non ti decidi a dirmi cosa ti è preso una volta per tutte?” Louis sentì lo sguardo dell’amica fisso su di sé. “Tomlinson?” lo chiamò ancora lei.
“È” Louis esitò un istante “complicato” fu tutto ciò che riuscì a dire.
Michelle alzò un sopracciglio, guardandolo in malo modo. “Complicato?” ripetè stordita.
“Sono solo un po’ in ansia per lo spettacolo” disse, e in parte era anche vero. “Tutto qui.”
“Andiamo Louis” lo riprese la mora “siamo amici da quando siamo bambini, a me puoi dire tutto, lo sai.”
Ma tutto ciò che fece Louis fu abbozzare un sorriso, alzarsi in piedi, tendere la mano a Michelle e negare ancora una volta che quello che provava nei suoi confronti andasse ben oltre la semplice amicizia. “Promettimi che anche se dovessi fare un enorme figura di merda su quel palcoscenico tu non riderai di me” le chiese serio.
Michelle allora prese la sua mano e si alzò in piedi. “Louis” disse con voce impostata il suo nome “sono la tua migliore amica, è praticamente impossibile che io non rida di te e delle tue sciagure.”
I due ragazzi si guardarono dritti negli occhi a vicenda, per poi scoppiare a ridere all’unisono come due bambini. Michelle si avvicinò a Louis, facendo così che il ragazzo l’abbracciasse. “Sarai grandioso su quel palco, fidati di me” gli sussurrò all’orecchio, smettendo così di scherzare.
E finalmente Louis si sentì più tranquillo e rilassato, come se avesse appena ricevuto la sua medicina. Come se Michelle fosse la sua dose giornaliera di felicità.
“Tomlinson, Johnson” la professoressa chiamò la loro attenzione. “Sul palcoscenico, adesso!”
 

Did you know that it breaks my heart every time to see you cry?

 
Louis batté il pugno sulla porta della camera di Michelle ancora una volta, ricevendo come le precedenti la stessa reazione da parte della ragazza. “Vattene via Louis, voglio restare da sola” gridò questa, dall’altro lato della parete.
Louis alzò gli occhi al cielo, pregando Dio che quella straziante attesa avesse presto una fine. “Andiamo Michelle apri” le rispose, sperando che la ragazza accogliesse finalmente le sue suppliche. Quando però, accostato l’orecchio alla porta, non sentì alcuna risposta Louis si arrese, lasciandosi andare a terra e decidendo di aspettare lì fin quando la mora non sarebbe uscita dalla sua tana di sua spontanea volontà. Qualche secondo dopo però Louis fu sorpreso di sentire la porta socchiudersi leggermente e di vedere due gonfi e spenti occhi blu guardarlo dalla piccola fessura.
“Ehi” bisbigliò, tirandosi su in piedi. Senza che aggiungesse altro, Michelle aprì del tutto la porta, facendolo entrare dentro.
La prima cosa che Louis fece fu stringerla tra le sue braccia. Non disse più niente, non una parola, non un sussurro. Semplicemente la lasciò sfogare, mentre con rabbia e dolore Michelle si aggrappava alle spalle dell’amico, inondando la sua maglia di lacrime amare. Accarezzandole dolcemente i capelli, Louis cercò di farla calmare. E continuò così fino a quando le lacrime non divennero singhiozzi, e i singhiozzi sospiri, e i sospiri ulteriori silenzi.
Quando Michelle si sentì tranquillizzata tirò su la testa, mantenendo però lo sguardo basso, puntato verso il petto di Louis. “Sono un’idiota” bisbigliò. “Sono un’idiota” ripeté con voce più alta, cercando questa volta di reprimere le lacrime che erano pronte a rigarle il viso ancora una volta.
“Ti va di parlare?” le domandò Louis premuroso. Michelle annuì, accompagnandolo verso il suo letto dove lei si sdraiò ancora stretta tra le sue braccia. E così iniziò a raccontargli tutto dal principio, di come il suo ragazzo le avesse mentito dicendole di essere impegnato quel pomeriggio e di come lei lo avesse sorpreso al parco insieme ad un’altra. E continuò il racconto arrivando al punto in cui lui non si preoccupava neanche di negare di averla tradita e di averla presa in giro per tutto quel tempo. E seguirono il momento in cui lei lo aveva colpito forte al viso ed era tornata di corsa a casa, chiudendosi a chiave nella sua stanza senza dire niente, soltanto piangendo a dirotto.
E Louis dovette stringere i pugni per reprimere la voglia di alzarsi ed andare a cercare il bastardo che aveva fatto soffrire la persona più importante della sua vita. Perché niente lo faceva stare così male come vedere Michelle in quello stato, niente poteva impedire che il suo cuore esplodesse di dolore quando lei soffriva. “Non ne vale la pena” le disse dolcemente “non vale la pena piangere per uno come lui.” Michelle lo guardò, stringendosi ancora più forte a lui. “Tu sei quanto di più bello al mondo Michelle, non lasciarti distruggere per qualcuno che non ti merita.”
“Dici sul serio?” Louis annuì, baciandole istintivamente la fronte. Lì, stretta tra le sue braccia, Michelle appariva fragile come non mai. Gli occhi gonfi, il naso arrossato, il viso ancora umido a causa delle lacrime: nonostante tutto ciò, Louis la trovava ancora bellissima. E incantevole. E meravigliosa. E veramente pensava che non esistesse al mondo creatura più perfetta di lei.
“Grazie Louis” sussurrò allora lei “non so cosa farei senza di te.” Allora un pensiero balzò nelle mente di Louis. Forse era arrivato il momento. Forse era arrivato il tempo per rischiare. Più volte si era chiesto se valesse la pena mettere in gioco tutto, rischiare di rovinare la loro amicizia per qualcosa di incerto, qualcosa che neanche lui sapeva spiegare. Qualcosa che spesso non lo faceva dormire la notte, qualcosa che gli teneva la mente occupata tutto il tempo. Qualcosa che gli faceva battere il cuore all’impazzata, qualcosa che lo faceva sorridere sempre, anche nei suoi momenti più bui. Qualcosa che gli dava la forza di andare avanti giorno per giorno. Qualcosa che gli riscaldava il cuore. Allora Louis, con Michelle ancora stretta tra le braccia e mille pensieri per la mente, trovò finalmente la risposta che cercava da tanto tempo. E insieme a quella riuscì a trovare anche il coraggio che prima di allora era sempre stato rintanato dentro di sé.
“Sei il mio migliore amico, ti voglio bene.”
E quando Michelle gli disse così Louis non poté fare altro che sorridere, dire che per lui era lo stesso e reprimere ancora una volta quel sentimento al quale, per la prima volta in anni, era riuscito a dare una spiegazione.
 

Who’s gonna make you fall in love? I know you got your wall wrapped on all the way around your heart

 
Quando il campanello di casa suonò, Michelle capì di essere più che in ritardo. Infilata la testa fuori dalla porta di camera sua, la ragazza riuscì a sentire il mormorio delle chiacchiere tra Louis e suo padre. Mancavano ancora pochi secondi e sua madre sarebbe arrivata per avvisarla che il suo cavaliere era appena arrivato per portarla al ballo.
Richiudendo in fretta la porta, Michelle tornò di fronte allo specchio, impugnando il ferro per i capelli e finendo di attorcigliare le ultime ciocche rimaste. Scottatasi la mano per la fretta e l’agitazione, Michelle finì di sistemarsi il trucco nello stesso momento in cui sua madre andò a bussare alla sua porta.
“Tesoro” la chiamò “Louis è arrivato.”
“Arrivo subito mamma” le rispose. “Un attimo e ho finito” aggiunse, mentre guardava con aria preoccupata il casino che vi era in camera sua e che non avrebbe di certo fatto in tempo a sistemare prima di uscire di casa. Beh, di certo una volta rientrata avrebbe avuto cosa fare.
Infilate le scarpe ai piedi, la ragazza prese la borsa che era poggiata sul bordo del letto e, dopo essersi specchiata un’ultima volta e messa a posto una ciocca ribelle di capelli, prese un respiro profondo e si decise a scendere.
Da in cima le scale le chiacchiere tra Louis e suo padre erano molto più chiare. Come al solito i due stavano parlando di calcio e della stagione che si era appena conclusa. Michelle scosse la testa, non riuscendo a capire ancora dopo tanti anni cose i due ci trovassero di così interessante nel guardare undici uomini in pantaloncini correre dietro ad un pallone. Cercando di prestare più attenzione a dove poggiava ai piedi piuttosto che a quei discorsi, Michelle iniziò a scendere le scale, evitando di alzare lo sguardo per paura di cadere. Una volta sceso l’ultimo gradino si concesse un respiro di sollievo e, alzando finalmente lo sguardo, la prima cosa che i suoi occhi videro furono il sorriso smagliante di Louis e il suo smoking elegante.
Una strana sensazione le si formò dentro lo stomaco, una sensazione strana e… nuova. Scosse la testa, ricambiando il sorriso di Louis e lasciando perdere quei pensieri che non avrebbero fatto altro che sfasciarle la testa più di quanto non lo fosse già.
Louis si prese qualche momento per contemplare in pieno la bellezza di Michelle. Poi, tornando in sé, le si avvicinò lentamente e una volta accanto a lei le sussurrò all’orecchio: “Sei bellissima.” Poi, come un vero gentiluomo, le prese dolcemente il polso e le fece indossare uno di quei braccialetti coi fiori tipici dei balli.
“Grazie” bisbigliò lei, spostando gli occhi dal bracciale al sorriso di Louis, che quella sera non faceva altro che attirare la sua attenzione.
“Ragazzi” la voce del padre di Michelle richiamò entrambi alla realtà “guardate qua.” E nel momento in cui i due si voltarono la madre di Michelle scattò una foto, la prima di quella magica e lunga serata.
 
Dopo che Louis ebbe parcheggiato la sua auto nel vialetto di casa Johnson, scese di corsa per arrivare dall’altro lato prima che Michelle fosse già scesa. Come un perfetto cavaliere le aprì la portiera, aiutandola a scendere. Michelle gli sorrise timidamente, prendendogli la mano e stringendola finchè non furono arrivati di fronte la porta di casa sua.
“Allora” Louis fu il primo a interrompere il silenzio tra di loro “è stata una bella serata.”
Michelle gli sorrise, abbassando lo sguardo verso terra. “Mi sono divertita molto.” Mentre faceva scorrere velocemente lo sguardo da una scarpa all’altra, Michelle ripercorse con la mente tutti i momenti che quella sera l’avevano fatta stare bene: iniziò da quando Louis le sussurrò all’orecchio quel sei bellissima, per poi pensare a quando l’aveva stretta tra le sue braccia durante il loro primo lento e a tutti quei altri istanti in cui l’aveva sfiorata e la sua testa aveva iniziato a girare. Ma perché la sua testa avrebbe dovuto girare a causa di Louis? Insomma, se lui era il suo migliore amico allora perché per tutta la serata aveva avuto la sensazione che lui fosse qualcosa di più?
“Tutto bene?” Michelle trasalì, annuendo distratta.
“È solo che” la ragazza esitò, scuotendo la testa. “Niente, lascia stare” si interruppe bruscamente, pensando che ciò che stava per dire era una totale idiozia. Sarebbe stata una cosa talmente stupida persino per lei.
“D’accordo” Louis l’assecondò, guardandola comunque in modo strano, come se non fosse del tutto sicuro che lei fosse stata sincera. “Allora, buonanotte.”
“Buonanotte” ripeté Michelle, allungandosi verso il ragazzo per baciarlo sulla guancia.
In quello stesso momento Louis fece la stessa cosa, copiando i movimenti della ragazza.
E senza che i due se ne rendessero conto, le loro labbra presero una direzione diversa da quella immaginata, arrivando al punto di sfiorarsi.
Michelle si allontanò di scatto, rimanendo a guardare Louis impassibile. Un istante, si era trattato di un solo istante, eppure quel leggero sfiorarsi delle loro labbra le aveva fatto credere che forse quella sensazione che aveva provato per tutta la serata non era da sottovalutare. Forse quello che stava per dire prima a Louis non si trattava di una stupidaggine. Forse il girare così forte della sua testa non era stato casuale. Forse una spiegazione c’era, anche se assurda.
Così, per cercare una risposta o per soddisfare un capriccio, Michelle ancora non era certa di cosa si trattasse, si spinse verso di Louis, facendo si che le loro labbra andassero ben oltre un semplice sfiorarsi. E in quel momento, con le braccia di Louis che le stringevano la vita e le sua intrecciate dietro al suo collo, realizzò che quello non era un capriccio da soddisfare, bensì qualcosa di molto più grande di lei. In quel momento Michelle capì di essersi innamorata del suo migliore amico. E a quanto pareva non era la sola a provare quel sentimento.
 

You can fly away with me

 
Con le cuffie nelle orecchie e l’i-pod tra le mani, Michelle guardava la neve cadere fuori dalla finestra di camera sua. I bambini correvano per le strade urlando e tirandosi palle di neve a vicenda, mentre i genitori li guardavano con attenzione dalle soglie delle porte. Michelle sorrise, ripensando a quando anche lei era una bambina e si divertiva a giocare in giardino con la neve proprio come i ragazzetti che adesso stava spiando.
Louis osservava la propria ragazza divertito dalla soglia della porta di camera sua. L’aveva sorpresa con lo sguardo perso verso fuori dalla finestra, mentre muoveva la testa a tempo di musica e canticchiava con voce piuttosto alta. Sorrise, pensando a quanto fosse fortunato ad avere una persona come lei nella sua vita. Una persona capace di colorargli le giornate, una persona capace di capirlo come nessun altro riusciva, una persona che lo completava alla perfezione.
Muovendosi a piccoli passi, in silenzio si avvicinò a lei, coprendole gli occhi da dietro. Michelle sussultò, facendo cadere l’i-pod a terra. Dalle cuffie che penzolavano dalla sedia si udì la canzone che stava cantando qualche minuto prima con così tanta intensità. Louis sorrise pensando che quella era la loro canzone.
“Louis” lo richiamò una volta ripresasi dallo spavento “so che sei tu.”
Allora il ragazzo le liberò gli occhi, inginocchiandosi davanti a lei.
“Volevo solo farti una sorpresa” si difese, mettendo su un finto broncio.
Michelle scosse la testa, alzandosi in piedi e saltando sul letto. Con i piedi che penzolavano, rimase a guardare Louis senza dire niente. Il ragazzo nel frattempo si chinò verso terra, raccogliendo l’i-pod insieme alle cuffie. Messa una nell’orecchio, porse l’altra a Michelle mentre si sdraiava nel letto e invitava lei a fare lo stesso.
Con la testa poggiata sul petto di Louis e il battito del suo cuore così forte, Michelle non poté far a meno di pensare che quello fosse un momento perfetto. Un momento che nessuno avrebbe mai potuto rovinare.
“Amo questa canzone” ammise Louis, canticchiando anch’egli qualche verso.
Michelle si strinse ancora di più a lui, nascondendo il viso dietro al suo collo. Chiuse gli occhi, inspirando più che poté il suo profumo, così buono e così travolgente.
“E io amo te.”
Louis la fece allontanare per poter far incrociare i suoi sguardi prima di dire qualsiasi cosa.
“Ti amo anch’io.”
E mentre l’i-pod riproduceva le ultime note della loro canzone, i due ragazzi si scambiarono uno sguardo complice, sigillando quel momento con un intenso e appassionato bacio, così com’era l’amore che li univa.






here i am:
buonasera gente, è passata un'eternità dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa, me ne rendo conto e mi scuso, ma purtroppo ultimamente (e per ultimamente intendo da un bel po' di mesi a questa parte) scrivere non è stato così tanto facile come una volta. questo non significa che io non lo stia facendo, eh! certo, ci impiego mesi a scrivere una pagina, ma ferma non ci sto di sicuro lol
btw passiamo a qualcosa che sicuramente vi interessa di più, ovvero la os (o almeno spero che vi interessi lol)
come si deduce dalla dedica iniziale, questa os è stata scritta per qualcuno (capitan ovvio).
questa one shot è davvero molto importante per me perchè è dedicata a una delle mie più care amiche e spero che possa piacere anche a voi :)
ultima cosa, questa è una os-song (?) e la canzone alla quale è ispirata, per chi non la conoscesse, è 'fall' di justin bieber.
eeeeeeeeeeeeh boh, non so che altro dirvi.
spero che la os vi sia piaciuta, che michs e lou (mouis ♥) vi abbiano fatto appassionare, amare, emozionare e che non vi siate scordati di me o delle mie storie :)
peace&love
fede x

 

  
  (ho l'onore di presentarvi louis e michelle c: ♥)

   
 
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