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Autore: Spiretta97    03/07/2013    2 recensioni
Rinchiuso in una stanza bianca con una parete piena di segni rossi. Numeri.
Il suo migliore amico è "Il Dottore", è l'unico con il quale parla veramente, l'unico che lo capisce.
L'arrivo di una nuova infermiera cambia tutto. Perchè il dottore non vuole che PJ (il protagonista) Parli con lei?
Come mai sembra che quella ragazza non vada per niente a genio al dottore?
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL DOTTORE
Stanza bianca: un classico.
Sarebbe completamente bianca se non mi avessero concesso l’uso dei pennarelli.
La parete intorno alla porta della stanza è piena di segni. Per l’esattezza duemila novecento ottantotto segni rossi. Uso solo quel colore. Oramai me ne avranno dati una decina. Le infermiere continuano a cercare di convincermi ad usare altri colori, ma non voglio, voglio solo quel colore, posso usare SOLO quel colore.
È il dottore che ogni giorno mi ricorda di segnare sulla parete i giorni. È l’unico essere vivente che vedo oltre alle infermiere  che mi portano da mangiare, se così si può chiamare quella roba che mi danno.
Questo dottore è sempre con me, mi sveglia il mattino e mi addormenta la sera. Spesso andiamo d’accordo, del resto è l’unico amico che ho, è l’unico che mi capisce.
Oggi è in ritardo, il suo camice bianco con macchie rosse come la mia stanza non si è fatto vedere.  Ultimamente succede ogni volta che la sera prima mi danno da mangiare la zuppa.
Che fai  PJ ?
È il dottore! Che bello poter vedere qualcuno.
Sorrido cercando di individuare i suoi occhi dietro quegli occhiali spessi. Non li ho mai visti , ma devono certamente essere grandi, buoni e intelligenti.
-Niente, mi tengo occupato. Lei piuttosto quando è arrivato? Non l’ho sentita entrare.-
Ride. Mi mette sempre di buon umore vedere come la sua bocca si spalanca mostrando quella dentatura perfetta e sentire uscire fuori da essa una fragorosa risata. È contagiosa. Rido anche io.
Improvvisamente il dottore torna serio e mi chiede di stendere il braccio, lo esamina come al solito e sorride, ma quell’espressione felice dura poco.  Avvicina il naso alla mia bocca e fiuta l’aria due volte.
Gli angoli della sua bocca precipitano all’ingiù. Le sue mani cominciano a fremere velocemente, come se per le vene gli passasse la corrente elettrica, non il sangue. L’angolo sinistro della bocca si contrae e si distende ritmicamente. Sento distintamente il suo sguardo su di me. I suoi occhi, certamente grandi e buoni mi stanno fissando con rabbia.
Hai mangiato di nuovo la zuppa, vero?
-Era la cena di ieri -Provo a rispondere abbassando gli occhi.
Cosa avevamo detto sulla zuppa?
-Avevo fame-
Cosa avevamo detto sulla zuppa?
-Mi avrebbero dato solo…-
Rispondi semplicemente alla domanda… Cosa avevamo detto?
Tengo gli occhi bassi. L’ho fatto arrabbiare di nuovo. Lo capisco dal suo modo di parlarmi. Non è arrabbiato, ma è inquietante, insistente, ripetitivo. Anche nei gesti lo è. Mi fa paura
-Non la dovevo mangiare-
Esattamente.
-Però mi piace!- Dico timidamente.
Un ghigno si disegna sulla sua faccia. Allunga una mano guantata verso di me, si blocca improvvisamente e la ritira. Non mi ha mai toccato, neanche nelle visite. Si limita a guardare.
Questo è indifferente. C’è veleno lì, lo sai? Veleno per la mente!
-Ma...! Io sto bene!-
Rise di nuovo. Non era la solita risata, sta volta era macabra, profonda, quasi fosse stata prodotta dal fondo di un burrone.
Certo, certo! Lo credi adesso! Ma fra qualche tempo… vedrai! Comincerai a sentirti stanco, vulnerabile… Non ti fiderai nemmeno di me!
-È impossibile!-
Invece è vero… Ma non pensarci, tu pensa a non mangiarla più.. piuttosto chiedi una bistecca, no? Che ne dici? Una bella bistecca!
Annuisco. Effettivamente un po’ di carne mi farebbe bene. Mi guardo intorno in cerca del pennarello rosso.
Ottimo, da bravo segna 2989. Quanti giorni che ci conosciamo eh? Sono più di otto anni.
Mi avvicino alla parete e segno questi numeri. Sono più inquieto del solito, che sia la zuppa?
-Signor Jackson! Buongiorno sono la nuova infermiera!-
Non la salutare
Osservo il dottore interrogativo e poi guardo la giovane infermiera.
-Buongiorno.-  Rispondo d’istinto qualche secondo dopo                                          
No, no!
La ragazza sorride, come è bella. Forse ha la mia età o poco meno.  Carnagione bianca, capelli neri, occhi grandi e intelligenti. Mi piace molto, forse potremmo diventare amici, così oltre al dottore avrò anche lei!
-Cosa vuole per pranzo?- mi chiede sorridendo
-Pranzo? È già mezzogiorno? -
Non ho un orologio nella mia stanza, il dottore me lo vieta. Non gli piace il ticchettio di quel marchingegno infernale e, sinceramente, nemmeno a me: è troppo simile al battito del cuore e già il mio mi tiene sveglio tutta la notte.
Bistecca, vuoi una bistecca.
-Voglio una bistecca.-
-Bistecca? Non so se posso dargliela… ha lo stomaco un po’ irritato.-
Certo che può prenderla, cretina!
Il dottore si alza improvvisamente da terra e incrocia le braccia sul petto.
-Dottore! Non si parla così!-
-Dottore…?-
La ragazza si guarda intorno spaesata, poi qualcosa si accende nei suoi occhi, il sorriso si spegne per un secondo, poi si riaccende subito.
-Vedo che posso fare. A più tardi. - Se ne va lasciandomi con un sorriso. Bella.
Ehi. Quella non mi piace…
-Ma che dici! Piuttosto, perché non ti ha salutato quando è entrata?-
Non ne ho idea! È anche per questo che non mi piace!
Rimaniamo in silenzio per un po’ di tempo… mi sembra addirittura che lui non ci sia più! Come è silenzioso! Prendo il pennarello e lo controllo. È praticamente finito, non mi basta per domani.
Mi guardo intorno in cerca del dottore, ma non lo trovo. Non ho nemmeno sentito la porta aprirsi o chiudersi.
Mi avvicino al mio letto e mi sdraio fissando il soffitto. Ci sono macchie d'umidità un po' ovunque, soprattutto nell'angolo del bagno che è leggermente nascosto da una mezza parete. In mezzo alla stanza c'è un tavolino in metallo che uso per mangiare. Lo osservo per qualche istante, poi sento la porta aprirsi e scatto in piedi credendo che fosse il dottore. A lui non piace che stia a letto a meno che non sia per dormire. Sorrido nel vedere che è la ragazza di prima. Ha in mano un grande piatto di porcellana che emana un odore buonissimo. In mano ha anche una forchetta e un coltello, entrambi in acciaio.
-È riuscita a convincerli?- chiedo sfoggiando il migliore dei miei sorrisi. Ricambia il sorriso socchiudendo leggermente gli occhi e poggiando il piatto sul tavolino
-Beh! Non devono mica sapere cosa hai mangiato di preciso, no? Ho controllato la tua cartella e mi sembra a posto. Non volevano darti la carne perché sono dei tirchi. Ma non preoccuparti, sapremmo solo io e te cosa hai mangiato. Secondo il rapporto hai mangiato della pasta e dell'insalata, d'accordo?- mi fa l'occhiolino ed esce, rientrando un secondo per dirmi che, una volta finito di pranzare, dovrò posare le stoviglie nel cestino di fianco alla porta. Arriverà un'inserviente a ritirarle.
Mi gusto in santa pace la bistecca pensando a quanto la nuova ragazza sia simpatica e intelligente. Andremo d'accordo, sì, sì.
Buona la bistecca?
Sussulto a sentire quella voce. Mi guardo intorno, ma nulla. Un po' titubante riprendo a mangiare. Abbasso lo sguardo sul piatto e, non appena lo rialzo mi ritrovo il ghigno del dottore a pochi centimetri dal mio volto. La sua dentatura adesso è diversa da come è sempre stata. I denti sono più affilati e appuntiti, non oso nemmeno avvicinare la mano, per paura che me la divori.
-D-dottore?-
Com'era la bistecca?
Mi alzo per portare il piatto e le posate sporche nel cestino, ma non rispondo: il dottore mi fa paura.
Si avvicina con una velocità disumana e mi  grida di non gettare il coltello. Mi metto le mani sulle orecchie, d'istinto facendo cadere a terra il coltello che diffonde per tutta la stanza un inquietante suono metallico.
-Non mi piace quando la gente urla, non mi piace!-
Scusa, PJ.  Non lo farò più, ma non buttare quel coltello. Nascondilo lì sotto al cuscino. Bravo. La prossima volta che entra quella donna, voglio che tu glie lo pianti qui, fra gli occhi.
Sobbalzo. Ucciderla? Ma è pazzo?! Non l'avrei mai fatto! È una cosa impensabile, è ... disumana.
Mi volto a guardarlo con gli occhi sbarrati. Mi fissa maligno cominciando a ridere in un modo raccapricciante. Mi avvicino stendendo verso di lui una mano, ma la ritiro subito portandomela vicino al petto.
Avanti! Toccami! Di che hai paura! Avanti!
Continuo a fissarlo con gli occhi arrossati. Sto per piangere.
-Non voglio toccarti. Ho paura che se lo faccio non incontrerò niente di... niente.. .niente di solido! Ho paura che la mia mano ti trapassi.-
Il dottore si volta e comincia a camminare a grandi passi verso di me costringendomi ad appoggiare la schiena contro il muro dei numeri. Allunga una mano verso di me, ma si blocca.
Dillo. Dì da dove vengo.
Chiudo gli occhi cercando di ignorarlo.
Da dove vengo PJ?
-Zitto- Lo ignoro mettendomi le mani sulle orecchie.
Da dove vengo PJ?
-Zitto, zitto!-
Da dove vengo PJ?
-Zitto ti prego, zitto! Non parlare...-
Da dove vengo PJ? Da dove vengo? Devi dirlo. Da dove vengo?
-Zitto,basta!-
Da dove vengo?
Si è sdoppiato? È una mia impressione o c'è più di un dottore? Mi hanno circondato...
-Basta...basta... basta..-
Da dove vengo PJ? Da dove? Da dove? Lo sai!
-Dalla mia testa!-
Il mio grido si espande per tutta la stanza facendo scomparire tre dei quattro dottori. Quello che rimane mi sorride malignamente fissandomi attraverso quei maledetti occhiali.
Ecco bravo... se vengo dalla tua testa vuol dire che posso controllarti. Tu ucciderai quella ragazza.
-No,ti prego... non farmelo fare, è così simpatica...-
Invece lo farai. Ho deciso così.
Abbasso lo sguardo fissando il cuscino del mio letto. Quanto odio la sua voce, non la voglio sentire mai più.
Mi avvicino al mio  letto ignorando le domande che il dottore mi sta ponendo. Tiro fuori dal mio cuscino il coltello e l'osservo. Non mi ero accorto di quanto fosse affilato e... invitante. Non la voglio sentire mai più la sua voce.
Separo il cuscino dalla sua fodera che arrotolo per poi infilarmela in bocca. La mordo avvicinandomi il coltello all'orecchio sinistro.
Che vuoi fare?!
Non gli rispondo chiudendo gli occhi e comincio a  sfregare velocemente il coltello sul retro dell'orecchio. Il dolore è lancinante, ma riesco a separarmi l'orecchio dal capo.
Il dottore comincia a gridare qualcosa che non riesco a capire. Stringo ancora più forte la fodera fra i denti e passo il coltello dietro l'orecchio destro. Il dolore mi fa vedere tutto sfocato. Riesco con un po' di fatica a staccarmi anche l'altro orecchio, liberandomi così dalla sua voce.
 Mi copro i due fori che sono rimasti con le mani imbrattandomele di rosso. Con fatica mi avvicino a un angolo, di fianco al muro dei numeri. Mi poggio alla parete per potermi sedere. La mia mano scivola disegnando un arco rosso che cancella parte dei giorni.
Da questa posizione osservo la porta che sta gradualmente scomparendo in un buco nero. Improvvisamente si apre ed entra la nuova infermiera. Mi fissa con gli occhi sbarrati, spalanca la bocca e grida. Faccio in tempo a vederla correre a chiedere aiuto, poi nero.
Sono passate alcune settimane dal giorno duemila novecento ottantanove e la mia ferita è guarita. Riesco a sentire quello che mi dicono, anche se un po' male. Ho scoperto che la nuova infermiera si chiama Ann.  Ogni giorno mi fa compagnia un paio d'ore. Sono molto contento, perchè riesco a vederle gli occhi e riesco a stringerle la mano. Quando lo faccio lei sorride arrossendo e ricambiando la stretta. Lei  poi mi ha rivelato che dentro alla zuppa ci mettono una medicina che dovrebbe aiutarmi a non vedere più il dottore, penso sia meglio così, del resto non voglio più vedere quel mostro.
Sono molto felice in questo periodo, già. È da un po' di tempo che non lo vedo. Per qualche tempo ho continuato a vederlo, mi gridava contro qualcosa, ma io non riuscivo a sentirlo. Ero contentissimo e adesso che nemmeno lo vedo, lo sono ancora di più.
La porta della mia  stanza si apre e vedo Ann che mi porta sorridente una scodella e un cucchiaio.
-Zuppa! Paul, oggi non posso stare con te per pranzo, ma vengo più tardi, così ti cambio anche le bende, ok?-
-Certo Ann, a più tardi!-
La ragazza sorride e chiude la porta. La fisso per qualche secondo, poi scuoto la testa e mi siedo al tavolo afferrando il cucchiaio. Lo immergo nella zuppa e lo avvicino alle mie labbra per sorseggiarla lentamente.
Dietro alle mie spalle sento un movimento d'aria e infine una sensazione strana vicino al foro dell'orecchio destro.
Cosa avevamo detto della zuppa?
  
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