04/07/2013
3 recensioniSe volevo qualcosa di solito andavo a prendermelo. Ma ora era diverso, ora non dipendeva da me.
Guardavo un punto imprecisato sul muro e pensavo, pensavo a qualcosa che potesse darmi forza.
Il problema è che in mente avevo solo lui.
Ricordai quella notte, quella notte in cui credevo che il mio mondo fosse crollato, quella notte in cui avevo dovuto scegliere tra la mia vita e la loro, quella del mio branco.
Ricordai come mi trascinavo per quei sotterranei, con le mani e il viso pieni di sangue.
Ricordai come lui mi aveva allungato la sua mano, aveva pulito il sangue sulla mia faccia, mi aveva guardato negli occhi.
“Vieni con me”
La sua voce era rassicurante, così come lo era il suo sorriso.
In quegli anni avevo imparato a diventare diversa, avevo imparato che non esiste il senso di colpa, che l’odio ci rende forti e che l’amore ci rende deboli.
Il nostro capo ce l’aveva insegnato, e io non gli avrei mai disubbidito …
Ma noi non riuscivamo a non amarci. È vero, non ci amavamo come gli altri.
Ripensai ai nostri corpi uniti, al sapore della sua pelle, a come sentivo di non aver bisogno d’altro quando ero con lui. Alla forza con cui entrava dentro di me, a quando mi afferrava poggiandomi con la schiena al muro e mi possedeva. Quando bastava un suo sguardo per calmarmi, quando bastava che mi stringesse la mano per darmi la forza necessaria
Noi ci amavamo di più degli altri. Non c’erano parole dolci, teneri baci, nulla, nulla di tutto questo.
Noi ci amavamo dandoci la forza, ci amavamo stringendoci le mani, noi ci amavamo ringhiando, noi ci amavamo.
Due anime perdute, che si erano trovate.
E solo questo amore mi dava la forza di stare lì, seduta ad aspettare, mentre mi torcevo le mani con lo sguardo perso nel vuoto.
Aiden seduto accanto a me non diceva nulla, non aveva il coraggio di guardarmi, forse perché prima di allora non mi aveva mai vista così.
Non mi aveva mai vista pregare. Pregare cosa, poi? Pregare chi? Pregare lui forse, pregarlo di non abbandonarmi, di rimanere con me, di amarci ancora più forte di prima.
E ci credevo. Ce l’avrebbe fatta, era forte. Ce l’avrebbe fatta per me.
Quando vidi uscire quell’uomo il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, lo sentivo fino in gola, mi bloccava il respiro.
Le mie mani tremavano, nella mia mente continuavo solo a ripetere il suo nome, a vedere il suo sorriso.
Alzai gli occhi verso il dottore, e lo vidi chiudere i suoi inclinando la testa.
Il cuore a quel punto si fermò. Sono sicura, per qualche secondo aveva smesso di battere.
Sentii come se un’intera montagna mi crollasse addosso, sentii come se il mondo intorno a me si sgretolasse, sentii un dolore dentro che non credevo possibile. Il dolore più forte che avessi mai sentito.
Mi portai una mano sul cuore conficcandomi quasi le unghie nella pelle.
No. Non era possibile, non poteva avermi abbandonata.
Non mi resi neanche conto che le mie gambe avevano ceduto, se Aidan non mi avesse sorretto sarei caduta per terra.
Sentivo gli occhi bruciare.
Li spinsi via entrambi e corsi nella stanza, appena entrata mi paralizzai.
Lo vidi lì sdraiato, coperto di sangue, con gli occhi chiusi. Quei bellissimi occhi. Non li avrei rivisti aprirsi mai più. Avrei voluto urlare, ma dalla mia bocca spalancata non usciva alcun suono.
Mentre dai miei occhi, incontrollate, cominciavano a scendere lacrime, lacrime e ancora lacrime.
Con la vista appannata avvicinai una mano tremante al suo torace, accarezzandolo.
-Ennis…- mormorai appena.
Mi morsi un labbro. Sentivo di morire.
Mi chinai su di lui accarezzandogli piano il volto.
-Ennis..- dissi di nuovo, come se ripetendo il suo nome potessi fargli aprire gli occhi.
-Ti amo.. – gli soffiai sulle labbra un attimo prima di baciarlo per l’ultima volta.
Due anime perdute, che dovevano dirsi addio.
Poi corsi fuori dallo studio, sentii Aiden che mi afferrava, cercai di divincolarmi, le lacrime erano diventate incessanti, mi uscirono le zanne, gli occhi divennero rossi e finalmente urlai, urlai con tutto il fiato che avevo in gola, urlai per tutto il tempo che l’avevo represso, urlai per il dolore che mi lacerava il petto, urlai perché l’avevo perso, Ennis, il mio salvatore, il mio migliore amico, il mio uomo, il mio amore, il mio mondo.
L’avevo perso ma continuavo ad amarlo, l’avevo perso ma l’avrei amato per sempre.
***TheEnd***
Eccomi ragazzi, ho posticipato il mio angolino alla fine, perchè è talmente breve che avevo paura di anticipare qualcosa.. Uno strappo alla regola Sterek per parlare di un personaggio come Kali, enigmatico, di cui ancora non si sa nulla e di cui probabilmente non si saprà mai nulla di personale, sulla sua vita privata, sul suo essere donna prima che Alpha.
E la scena della 3x05 in cui urla disperata fuori dallo studio di Deaton con Aidan che che la tiene, mi ha fatto venire un groppo al cuore, sul serio, ho capito come si era sentita, e volevo darle più spazio. Volevo raccontare i momenti che aveva passato li ad aspettare, i suoi pensieri, come si era arrivati alla scena che ci hanno mostrato nella puntata.
Spero di non avervi annoiato o depresso eccessivamente :3
Grazie a chiunque la leggerà <3
MiSS