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Autore: White Dreamer    04/07/2013    5 recensioni
Avrai un fratellino.
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Ecco cosa gli aveva detto la mamma a colazione.
Lui arricciando il naso, si era alzato da tavola, scontento.
Perché quello non era in programma. Non era nel piano.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Di Uchiha e domande scomode'
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Note iniziali: All’inizio Itachi potrà sembrare OOC. E’ perché non ha ancora incontrato Sasuke ^^
Se avete letto “Di parole bizzarre”, noterete che ho ripreso una scena descritta nel capitolo.
 

 
 
 
 


Avrai un fratellino.
 
Ecco cosa gli aveva detto la mamma a colazione.
Lui arricciando il naso, si era alzato da tavola, scontento.
Perché quello non era in programma. Non era nel piano.
 
Anche se all’esterno dimostrava quattro anni - e mezzo - si reputava molto più maturo di tanti adulti e aveva già programmato la sua vita per l’avvenire.
Grazie alle sue sorprendenti abilità, il padre lo avrebbe iscritto all’accademia in autunno, glielo aveva promesso.
Intendeva ottenere il diploma nel giro di tre anni e diventare chunin a nove, per poi passare ai livelli più alti prima del compimento dei tredici.
Lui era un Uchiha, il figlio del capoclan. Un genio e una promessa per l’avvenire.
Si poteva definire una persona felice. Era sveglio, intraprendente, brillante e soprattutto, figlio unico.
Non c’era posto per un ospite in quella casa.
Sospirò, affranto. Quella notizia era un problema - un enorme, gigantesco, immane problema.
 

 

Guardava la bambina con sguardo critico. La tutina rosa faceva un forte contrasto con i capelli e gli occhi scuri. Lo fissava a sua volta, sfacciata.
“E’ bella vero?”.
Si voltò verso l’altro bambino. “Ha solo tre settimane Shisui, i neonati si assomigliano tutti”. Diede le spalle alla culla. “Che cosa le ha fatto indossare tua madre? Quella cosa è orrenda”.
L’amico alzò le spalle “Io dico che le dona”. Sbirciò all’interno e le sfiorò un fianco, adorante. “Tranquilla Chihiro, nii san ti proteggerà da quel cattivone”.

Sbuffò. Almeno poteva trovare un insulto più decente. “Se non fossi il mio migliore amico ti legherei un cappio al collo”.
Il cugino ridacchiò “Che c’è, sei di cattivo umore? Ah, ma che dico, certo che lo sei. Da mesi ormai”. La bambina mosse le manine, in cerca di attenzioni. Fu immediatamente accontentata.
 
“Scusa se tutta questa situazione mi sta sfibrando”. Adocchiò i due fratelli. “E il fatto che la mamma abbia voluto fare una festa pre-parto a casa tua non mi aiuta”.
Shisui sospirò “Avrai anche cinque anni, ma parli come un uomo di mezza età – e con tre divorzi alle spalle”. Prese in mano un sonaglio “Ti assicuro che essere fratello maggiore non è orribile come credi, anzi”. Fece suonare il giocattolo sulla testa della sorella che cinguettò felice.
Alzò un sopracciglio “Anzi che?”. Lo guardò negli occhi, scintillavano. “E’ bellissimo”.
 
Bellissimo. Mah. Aveva forti dubbi.
Non ci avrebbe potuto fare una conversazione decente prima dei tre anni, per non parlare del fatto che tutte le attenzioni di Mikoto sarebbe ricadute su di lui.
Non era geloso, ma sebbene facesse il sostenuto, gli piacevano le cure che la donna gli riservava.
Il nuovo arrivato avrebbe occupato il tempo libero della madre – e anche la stanza di fianco alla sua.
Si, era un tiro mancino. Tra tutte le stanze della casa, proprio quella a mezzo metro dovevano metterci la culla.
Gli stava venendo un tic all’occhio.
 

 

Era un’afosa notte di luglio quando suo padre lo svegliò.
Il bambino stava per nascere. Dovevano andare all’ospedale.
Avrebbe voluto dirgli qualche parolina poco carina e girarsi dall’altra parte, riprendendo a dormire, ma ci ripensò all’ultimo secondo.
 
Fu quattro ore più tardi, che si pentì di non averlo fatto.
Era nella sala d’aspetto con gli zii, trepidanti di vedere il nuovo arrivato.
 
Il caldo era atroce e la panchina dov’era seduta era fatta apposta per far sentire il turista terribilmente scomodo.
Che nottata infinita. Scese a terra, deciso a esplorare i dintorni.
La porta davanti a lui si aprì prima che cominciasse l’ispezione.
Il padre gli ammiccò, invitandolo a entrare. Si addentrò nella tana del lupo insieme ai parenti.
 
Mikoto era a letto, con un fagottino bianco tra le braccia.
Strillava il coso. Terribilmente.
Si avvicinò circospetto. Fugaku lo aiutò a salire sul materasso.
Gattonò verso la madre. “Tesoro, lui è il tuo otouto". Gli mostrò il contenuto del lenzuolo.
Piegò la testa. Che fosse umano non c’erano dubbi, anche se lo preoccupava la pelle giallastra.
Un accenno di capigliatura scura incorniciava un viso piangente. Si trattenne dal mugolare, in protesta. Aveva sicuramente un’ugola super sviluppata.
“Piangevo così tanto anch’io?”. Si mise le mani sulle orecchie.
Lei sorrise “Si, moltissimo”.
Sgranò gli occhi. Cielo, che caduta di stile.
Gli arruffò i capelli. “Salutalo avanti”.
Indeciso su che fare, nicchiò incerto. Furono gli zii a interrompere i suoi pensieri, congratulandosi sulla bellezza e vivacità del pargolo.
“Come lo chiamerete?”, e l’uomo rispose “Sasuke, si chiama Sasuke”.

 
 

Dove terranno dei tappi per le orecchie?
Mise la testa sotto il cuscino, scocciato. Se le sue ore di sonno dovevano ridursi in quel modo, si sarebbe dato al campeggio. Il giardino davanti casa era perfetto.
Gli strilli acuti si udivano per l’intera casa. Sua madre era in camera della belva e da mezz’ora cercava di acquietarla.
C’erano trenta gradi come minimo. Il pigiama che indossava lo soffocava e la testa sotto le coperte, peggiorava la situazione.
 
Per qualche grazia divina, gli schiamazzi cessarono.
Uscì dal nascondiglio speranzoso. Finalmente! Cacciò le coperte in fondo al letto e si stese a pancia in su, avrebbe dormito finalmente.
Il mondo di Morfeo lo stava chiamando quando un urlo da guerriero ferito rimbombò attraverso le pareti.
Uggiolò agonizzante. Si voleva trasferire al Polo.


 
 

Era pomeriggio quando entrò nella nursery.
Stava ronfando il demonietto. Ovvio. Dormiva di giorno e strepitava di notte.
Il suo orologio biologico doveva essere stato impostato dall’altra parte dell’emisfero.
 
Si avvicinò alla culla silenzioso. Da quando lo avevano portato a casa, non lo aveva degnato granché. Era lui che si faceva notare, fin troppo.
Prese uno sgabello e con attenzione ci salì, cacciando l’occhio nel lettino. Poltriva della grossa.

La carnagione aveva raggiunto un colorito normale e un curioso ciuffo alla base della testa svettava valoroso. Che avesse preso la piega del cuscino?
Avvicinò il viso a quel corpicino, controllando il respiro. Il petto si muoveva lentamente.
Era rilassante starlo a guardare.
I piedi sbucavano dalla copertina. Aguzzò la vista. Erano proprio cinque. Piccole certo, ma entrambi i piedi avevano cinque minuscole ditina, ed erano perfette.
 
Concentrato com’era non si era accorto che uno sguardo grigio lo stava osservando.
Un lieve gorgheggio gli riattivò i muscoli. Era sveglio. Stava per scendere e chiamare la mamma, quando si bloccò lì dov’era.
Sorrideva. Gli stava sorridendo. Non solo con la bocca, ma con gli occhi. Splendevano come stelle.

Smise di respirare, trattenendo il fiato. Spinto da un desiderio sconosciuto allungò una mano.
Due mani gli afferrarono un dito, portandoselo alla bocca. Le gengive, prive di denti, presero a masticare interessate.
Quegl’occhi non smettevano di guardarlo, giocosi.
 
Deglutì emozionato. Shisui aveva ragione. Sorrise a sua volta.
“Piacere di conoscerti Sasuke. Io sono Itachi, il tuo nii san”.
Il piccolo sfarfallò gli occhi, terminando la sua masticazione, ma non lasciandogli andare l’indice. Lo strinse e piegò la testa di lato, luminoso.
Sembrava che gli volesse dire: Piacere mio. Io sono il tuo otouto.
 
Con la mano libera gli sfiorò il naso. “Si lo sei”.
Era un fratello maggiore.
 

 
 
 
 
 



Angolo autrice
Oggi sono mielosa. Quanto un barattolo di miele – o di Nutella, fate voi.
Ho immaginato e descritto un Itachi diverso da come lo conosciamo. Ho risaltato la cosa il più possibile.
La nascita di Sasuke l’ha cambiato, e in parte lo salverà dal baratro di tenebra che sopraggiungerà in futuro.
 
 
Vorrei precisare che non ho idea se Shisui avesse o no una sorella, ma serviva per la trama.

 
  
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