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Autore: Tray    04/07/2013    9 recensioni
Questa è una storia semplice nella quale una ragazza si trova ad affrontare una situazione che non credeva potesse mai presentarsi nella sua vita, almeno non in quel momento perchè un grande segreto oscurava ogni sua decisione e questo non le permetteva di pensare in modo razionale a quello che voleva lei, ma a ciò che era meglio per gli altri, per quelli a cui voleva bene, quelli che amava. Un solo ragazzo, che poi diventerà il SUO ragazzo, le cambierà completamente la vita, le manderà in confusione perchè lei non poteva permettersi di provare sentimenti che solo dopo poco riuscirà ad accettare. Tanti segreti nascosti, segreti svelati, decisioni importanti da prendere, incomprensioni, sentimenti confusi, amore e soprattutto vita e morte che segneranno il destino di entrambi.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cose cominciavano ad andare male, sempre peggio. La scuola faceva letteralmente schifo, la vita privata anche, e ovviamente la patente non ero nemmeno sicura se sarei mai riuscita a prenderla.
Finalmente ero all’ultimo anno di superiori.
Eravamo già alla terza settimana di scuola, io non avevo più voglia di andarci e questo, purtroppo, influiva sul mio rendimento scolastico.
Quella settimana iniziò già male perché persi il pullman la mattina e arrivai tardi, proprio la prima ora che avevo informatica e il mio prof non era mai stato uno dei migliori con i ritardi. Vi basta sapere che già alle 8.01 per lui sei in ritardo.
Scesa dal pullman me la presi con calma perché già ero in ritardo e quindi non mi cambiava molto se andavo veloce oppure piano.
Arrivai in classe di pessimo umore e c’era il prof che spiegava. Cosa strana perché lui di solito non spiegava mai, o almeno se lo faceva di sicuro, non scriveva sulla lavagna come quella strana mattina.
“Buongiorno!” dissi entrando e lasciando il biglietto del ritardo sulla cattedra.
Con una specie di risposta al mio saluto da parte del prof, mi avviai con calma verso il mio posto con tutti che mi guardavano e soprattutto lui, il ragazzo che mi piaceva da tipo quattro anni, ma con il quale eravamo sempre stati solo amici … comunque, tralasciando fatti che non potrebbero mai succedere …
Prima di arrivare al mio posto mi accorsi che era già occupato, e lì, per come stava cominciando a svolgersi la giornata, stavo per arrabbiarmi, come se non lo fossi stata già prima.
Chi cavolo era quello seduto al mio posto?
Prima di iniziare a parlare mi schiarii la gola.
“Scusi prof!” gli dissi quasi urlando”ma io dove mi metto?”.
“al tuo posto” lo disse come se fosse ovvio, senza neanche girarsi verso di me per vedere a cosa mi riferissi. Se lo avesse fatto di sicuro non mi avrebbe risposto così.
“si ma se non se ne fosse accorto è già occupato da questo cespuglio” dissi in modo ironico facendo ridere tutta la classe.
Non avevo idea di chi fosse quella persona seduta al mio posto, ma la prima cosa che notai di sicuro non fu la faccia, ma i grandi capelli ricci che gli spuntavano dalla testa.
“allora sarà il tuo compagno di computer”.
“Grandioso!” adesso avevo addirittura un cespuglio come compagno.
Sbuffai e mi sedetti di fianco al nuovo arrivato.
Di solito non mi comportavo in quel modo, ma quella giornata non era una delle migliori per me, così quando mi capitava agivo d’impulso, senza riflettere.
Il mio nuovo compagno si girò verso di me e si presentò.
“sono Harry, piacere!”.
Solo quando mi girai, riuscii a vedere meglio quel ragazzo che prima non avevo neanche guardato in faccia.
Lo splendore che mi ritrovai davanti non era un semplice ragazzo, ma aveva un non so che di speciale. Capelli ricci, occhi verdi, un sorriso stupendo con due fossette ai lati e una voce … mmmmmhhh … come dire … sicuramente unica, che appena la sentivi non te la scordavi più.
Cominciavo a sentire caldo. Perché sentivo caldo? In fondo fuori faceva freddo, non c’era motivo di essere agitati.
Anche se non lo ammettevo a me stessa, probabilmente sapevo bene nel mio inconscio il motivo di quel calore improvviso, ma mi capitava molto spesso di mentire spudoratamente a me stessa, specialmente per quanto riguardava i ragazzi carini.
“sono Emma” non so che faccia avessi, ma di sicuro deve essergli piaciuta perché mi fece un sorriso a 3.250 denti.
Siccome mancavano pochi minuti alla fine dell’ora feci finta di ascoltare e solo allora mi resi conto che nel computer di fianco a me non c’era più la mia migliore amica, ma altre due ragazze della mia classe che, a dire la verità, non conoscevo molto bene, dato che non ci parlavo quasi mai.
“Wow!!!” pensai. La giornata stava andando di male in peggio.
Prima persi il pullman, poi arrivai tardi, mi ritrovai con il posto occupato da uno che non conoscevo e ora, dopo cinque anni insieme, il prof aveva deciso che io quel giorno dovevo per forza arrabbiarmi per qualche motivo se no non sarei sicuramente stata felice. Mi chiedevo cosa potesse succedere di peggio.
Dopo un po’ mi accorsi che per tutto il tempo aveva continuato a guardarmi come se avessi avuto qualcosa in faccia.
Cosa c’era di così divertente da guardare? Per caso avevo qualcosa che non andava?
Mi girai di scatto verso di lui e mi accorsi che sembrava quasi incantato da qualcosa.
Gli schioccai le dita davanti agli occhi per farlo riprendere e lui scattò come se avesse preso paura.
“Scusa!” continuavo a ridere a crepapelle senza farmi sentire dal prof, però in fondo mi dispiaceva averlo spaventato in quel modo.
Credevo che se l’avesse presa ma stranamente si unì alla mia risata e lì capii che forse non era poi tanto male quanto credevo.
Dopo due minuti finalmente ci riprendemmo.
“mi dispiace non volevo spaventarti” feci una faccina triste con gli occhi alla gatto con gli stivali. Stranamente quella fu l’unica volta che funzionò. Forse era stato il mio fascino.
“ sei perdonata!” disse ironicamente sfoggiando il suo sorriso.
“ scusami tu. Di sicuro avrai pensato male di me” sembrava davvero dispiaciuto e poi non potevo resistere ai suoi occhi verdi.
Allora era vero quando si dice “l’apparenza inganna”.
“Beh si in effetti!” risi per sdrammatizzare.
“davvero simpatica!” dal modo in cui lo aveva detto, capii subito che non se l’era presa e che probabilmente l’avevo giudicato male. La colpa però era del mio carattere troppo aggressivo con le persone ogni volta che ero arrabbiata per qualcosa.
“si modestamente non mi lamento. Ho un talento innato”.
“potresti lavorare nel circo”.
Lo guardai malissimo e feci la faccia seria per farlo stare male a causa di ciò che aveva detto.
“Scherzavo!!!” mi diede una pacca sulla spalla.
“sì e tu potresti farmi da assistente!” risposi cercando di fargli capire che non me l’ero presa, e contemporaneamente ricambiando il favore.
Gli ultimi cinque minuti che rimanevano li passai parlando con lui, e scoprii che era simpatico e che ci sapeva di sicuro fare con le ragazze.
In quel preciso istante sentii la campanella di fine ora suonare.
Un po’ mi dispiaceva perché la conversazione aveva preso davvero una bella piega e sentivo che saremmo diventati ottimi amici io e lui.
“Si!! Finalmente! Ci voleva tanto a far suonare una campanella?!?”senza accorgermene dissi la frase ad alata voce.
“vedo che ti piace molto l’informatica!” mi chiese tutto sorridente.
Io ricambiai il sorriso e gli risposi un po’ imbarazzata “si vede così tanto?”.
“diciamo che si nota solo un pochino” aveva davvero un bel sorriso.
Stranamente mi accorsi che l’avevo giudicato male, forse quel comportamento dipendeva, sicuramente, dal fatto che ero un po’ arrabbiata per come era iniziata la giornata.
Poteva sembrare una cosa strana da dire, ma mi piacevano anche i suoi denti.
Ok, sì, stavo decisamente impazzendo, perché pensare una cosa del genere non era normale.
Mi piaceva il fatto che anche lui sapesse scherzare con me, che sapesse rispondere ai miei giochetti e soprattutto che sopportasse il mio brutto carattere.
Ci avviammo verso la classe e appena arrivati, come previsto la prof era già lì bella pronta e seduta sulla cattedra.
Immaginavo già la sua reazione ancora prima di dire buongiorno.
“Buongiorno!” dissi rivolgendomi alla prof.
“Buongiorno!” disse anche Harry.
“e lei sarebbe?” chiese la prof riferendosi a Harry intanto che io andavo a sedermi al mio posto.
“Ah scusi io sono un nuovo alunno. Mi chiamo Harry Styles”.
“Bene, benvenuto, puoi andare a sederti lì nel posto vuoto” e ovviamente indicò il posto vicino all’unico ragazzo della classe, esattamente quello per cui avevo una cotta. La cosa non poteva andare peggio di così. Se quei due avessero fatto amicizia, certo sarei stata contenta per Harry, ma io ne sarei rimasta fregata. Perché erano decisamente uno più carino dell’altro.
Lui si girò verso di me in segno di aiuto, come se non gli piacesse il posto in cui l’avevano messo, così io, gentile com’ero, decisi di accettare la richiesta disperata che riuscii a cogliere con un semplice sguardo.
La prof intanto aveva già incominciato a fare lezione, come solito, così fui costretta ad interromperla e sapevo che quando qualcuno lo faceva non le piaceva affatto, ma in questo caso dovevo.
“scusi prof ma il nostro nuovo compagno non conosce nessuno a parte me, e le chiederei se per questi primi giorni potesse sedersi vicino a me, tanto per abituarsi” beh io ci avevo provato, se poi la prof avesse deciso di non accettare la colpa non sarebbe stata di sicuro mia.
In un certo senso speravo che dicesse di no, primo perché stavo bene seduta dov’ero con la mia migliore amica di fianco, e secondo perché sapevo che lei poi si sarebbe sicuramente arrabbiata con me, soprattutto perché non voleva stare vicino a lui poiché il suo ragazzo era abbastanza geloso, ma questa è un’altra storia.
Tenni le dita incrociate pregando ogni tipo di divinità che esistesse.
“sono d’accordo con lei signorina” all’improvviso vidi il volto di Harry illuminarsi come un raggio di sole e non so perché io ne fui sollevata perché un mezzo sorriso apparve sul mio volto.
“e credo che anche il signor Styles lo sia a risultare dal suo entusiasmo” aggiunse la prof, facendo così ridere tutta la classe, compresa me, anche se in realtà mi sentivo in imbarazzo perché non mi piaceva stare al centro dell’attenzione.
Quando lui e la mia vicina di banco Deborah, ovviamente furiosa con me, si scambiarono di posto solo allora mi resi conto che lei aveva continuato per tutto il tempo a guardarmi malissimo come per dire “questa me la paghi, si può sapere che stai facendo?”,allora io le dissi piano “mi dispiace” con la faccia triste per farle capire che l’avevo fatto per una buona ragione e lei sembrò capire, ma io sapevo che prima o poi me l’avrebbe fatta pagare.
Dall’altra parte invece, mi accorsi che il nostro caro Harry se la stava ridendo alle mie spalle, come se avesse appena messo in atto un suo piano diabolico.
“Bastardo” pensai e per farglielo capire lo fulminai con lo sguardo fino a che non si tolse dalla faccia quel sorrisetto che in quel momento m’irritava davvero tanto.
In due ore di spiegazione non capii neanche una parola di ciò che la prof aveva detto, come sempre. La mia testa si era concentrata su altri pensieri che in quel momento non c’entravano niente con quello che la prof stava dicendo.
Il tempo passò così piano che stavo per addormentarmi se di tanto in tanto Harry non mi avesse dato delle gomitate davvero forti, sul braccio sinistro, e mi parve addirittura di capire che si divertisse nel farlo.
Mentre mi chiedevo che problemi avesse con me, intanto pensavo “giuro che mi vendico” con il sorriso stampato sulla faccia, nascondendomi per non farmi beccare dalla prof altrimenti mi avrebbe sicuramente fatto una delle sue solite domandine che ti mettono in trappola.
“cosa c’è di così divertente da ridere?” mi scrisse sul quaderno che avevo aperto davanti a me, cercando di non farsi beccare e la cosa che mi piaceva di più era il fatto che sembrasse davvero curioso, così decisi di usare questo a mio vantaggio per “vendicarmi”.
“ti piacerebbe saperlo, eh?” risposi a bassa voce sorridendo come una cretina, cercando di stuzzicare la sua curiosità e la cosa cominciò a piacermi davvero tanto perché era da molto tempo che non scherzavo così con un ragazzo.
“ va bene se la metti così” disse in modo minaccioso come per spaventarmi, ma tanto non poteva fare niente di che. Eravamo in una classe piena di sedici testimoni e perciò non poteva assolutamente uccidermi o farmi del male perché tanto avrei avuto io la meglio.
“non mi fai paura Mr. Sono io il più figo” gli dissi bella convinta di ciò che dicevo senza sapere che, detta da me, quella frase suonava un po’ strana, ma lui parve non farci caso.
All’improvviso il suo braccio si alzò e la prof gli diede la parola interrompendo la lezione.
“prof non mi sento molto bene avrei bisogno che qualcuno mi accompagnasse in infermeria”.
“oh merda!” pensai abbassandomi leggermente per tentare di nascondermi sotto il banco, cosa che non mi riuscì molto bene.
“che cavolo stavi facendo?” gli chiesi con voce tremante e allo stesso modo minacciosa.
“Emma!” si rivolse la prof a me guardandomi dritto negli occhi.
Quello sguardo non mi piaceva affatto perché sapevo dove voleva andare a parare e soprattutto sapevo che a lei non si poteva mai dire di no. Quindi ero proprio nei guai.
“perché a me, perché?” pensai cercando di non far capire a nessuno il mio stato d’animo.
“Si?” dissi con la paura nelle vene che pulsava, al solo pensiero di sentire la risposta che temevo.
“accompagnalo tu” ed ecco qua, proprio quello che aspettavo.
“scusi prof ma perché io?” chiesi irritata.
“lo hai detto tu stessa che conosce solo te, quindi non fare storie”.
“sì ma sono convinta che lui preferisca andarci con qualcun altro, anzi, ho un’idea migliore, potrebbe anche andarci da solo dato che le gambe le ha anche lui” ok forse avevo esagerato nel dire quelle cose e anche nell’usare quel tono un po’ forte, ma non mi piaceva che le persone mi comandassero a bacchetta come se fossi una marionetta.
“ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!” era l’unica cosa che riuscii a pensare in quel momento.
“sono assolutamente d’accordo con la prof! E poi se vado da solo potrei perdermi” in fondo se la stava ridendo, lo sapevo, glie lo si leggeva negli occhi.
“bene allora deciso. Andate!”.
“ma…” tentai di obiettare io.
“bisogna fare ciò che dice la prof signorina Emma!” oh mamma quanto m’irritava quando faceva così. Pensai che forse sarebbe stato meglio se quel primo ottobre fossi rimasta a casa a dormire invece di andare a scuola e subirmi tutte queste torture da parte di tutto il mondo.
“e andiamo” pensai.
Stranamente, chissà come ci alzammo contemporaneamente dalla sedia ed io lo guardai male.
Uscimmo dalla classe con lui che mi stava dietro, ed io odiavo quando i ragazzi mi camminavano dietro perché mi sentivo sempre osservata.
Infatti, anche in quel caso avevo ragione perché quando mi girai, vidi lui che mi stava scrutando da capo a piedi e a un certo punto arrossii senza riuscire a controllare le mie emozioni.
Mi capitava molto spesso di arrossire quando ero in imbarazzo, ma con lui non ne avevo motivo, anche se era un bel ragazzo a me non piaceva come carattere, si comportava troppo da “so tutto io” e questo mi dava fastidio.
Arrivati davanti all’infermeria, mi fermai e lo feci entrare.
“prego prima le signore!”gli dissi sorridendo e facendo un inchino in modo scherzoso.
Mi piaceva prendere in giro le persone in quel modo, solo perché io ero fatta così e non ci potevo fare niente. Non avevo brutte intenzioni, semplicemente lo facevo per scherzare e prendere la vita con un po’ più di leggerezza.
Ogni volta che qualcuno mi dava una certa confidenza, oppure mi stava antipatico, esattamente come in quel momento, mi divertivo davvero.
“HAHAHA Davvero divertente!” scandì bene la risata.
“cosi impari a prenderti gioco di me” e appena chiusi la porta alle mie spalle sentii la campanella suonare.
Harry si sedette sul lettino facendo finta di essere malato, cosa che non lo era, forse, però solo una piccola parte del cervello non gli funzionava bene.
“ok ora vado che c’è matematica” tentai di uscire quando …
“Aspetta!!!”
“cosa urli?!siamo in una infermeria” e gli feci segno di abbassare il tono.
Sorrise e in quel momento notai che gli capitava molto spesso di sorridere, almeno da quel che avevo capito in quelle poche ore.
“scusa. Vorrei che rimanessi con me a farmi compagnia se no non ti avrei voluto, e comunque non sto davvero male”.
“ma va?!davvero?” lo interruppi prendendolo un po’ in giro.
“hahaha beh comunque potrai perdere un’ora di matematica! Volevo solo parlare un po’ con te, tutto qui”.
“sì, ma non mi sembra il momento adatto”
“ e invece è il più adatto eccome”
“vabbè” decisi di arrendermi già da subito “dimmi, di cosa vuoi parlare?” e con questa mi sedetti vicino a lui.
In quel momento sentii un’aria calda travolgermi. Cosa strana perché non mi era mai successo niente del genere.
“beh tanto per cominciare quanti anni hai?” e fissò i suoi occhi sui miei.
Quello sguardo m’immobilizzava. Notai i suoi occhi verdi che brillavano dalla gioia, ma perché mi sentivo così?
Sentii un grande buco nello stomaco, come se non avessi mangiato per giorni, cosa che non era assolutamente vera. La sera precedente avevo mangiato di ogni, dalle patatine alla pizza.
Quando ripresi finalmente conoscenza, gli risposi “19! Tu?”.
“wow sei più vecchia di me, non lo avrei mai detto. Io 18!”
“lo so mi mantengo bella e giovane” dissi con un po’ di sarcasmo nella voce e lui rise alla mia battuta, se così si poteva definire.
Dopo un minuto di silenzio a fissarci nelle palle degli occhi decisi di rompere il ghiaccio.
“tu invece? Come mai qui? Di sicuro non sei italiano, ma lo parli abbastanza bene”.
“Wow come hai fatto a scoprirlo?”
“Beh direi che il tuo nome inganna un po’” risi.
“tu credi?” si unì anche lui alla mia risata.
“questo è un segreto. Dovrai scoprirlo col tempo, sempre che tu voglia ancora parlarmi o uscire con me”.
Uscire? Avevo capito bene?
Aspetta … rewind … eh si aveva proprio detto uscire.
“Ok, bene Emma, fai finta di niente e cambia discorso tanto non se ne accorgerà” pensai.
“come sei permaloso. Comunque sei americano o inglese?” non lo convinsi per niente e la sua frase seguente me lo dimostrò.
“è inutile che cambi discorso. Comunque sono inglese e che ne dici di uscire con me? Da amici intendo, sempre che noi lo siamo”.
Ooooook il piano del cambiare discorso non aveva per niente funzionato.
E adesso che scusa avrei inventato? Pensa Emma, pensa.
“Beh diciamo che per ora siamo solo compagni di classe e più in là si vedrà” per i miei gusti correva un po’ di fretta. Dopotutto mi sembrava di essere stata chiara che non mi andava molto a genio.
Mi accorsi che ci rimase un po’ male ma alla fine si arrese.
“bene compagna di classe le dispiacerebbe misurarmi la febbre? Mi sento un po’ male” fece la faccina triste.
“ ma piantala!!!” gli diedi un colpetto sulla spalla sinistra facendolo spostare leggermente indietro.
“mi sento tanto male che ho il cuore che batte a mille” in quel momento mi prese la mano e la appoggiò sul suo petto facendomi sentire i battiti del cuore.
Sentivo il calore del suo corpo che arrivava fino alla mia mano e il cuore che gli batteva veramente veloce, come se fosse in ansia per qualcosa.
A dire la verità quasi mi persi nel sentire quel ritmo battermi sulla mano sinistra, come se fosse musica, fino a quando il suono della campanella mi svegliò da quell’incanto.
“bene, grazie a te ci siamo persi l’intervallo” tornai la persona acida che ero stata prima.
“preferisci fare l’intervallo che stare con me?” oh cavolo! Ma perché se ne usciva sempre con queste domande che mi mettevano in crisi? Per di più non era nemmeno il mio migliore amico per potersi arrabbiare per una cosa del genere. Insomma, lo conoscevo si e no da due ore e già si comportava come se ci conoscessimo da una vita.
“Beh vicino a te mi tocca starci cinque ore al giorno, quindi non vedo dove sia il problema” dissi tutta la frase da seria.
A volte mi accorgevo che ero una persona davvero senza cuore, ma non lo facevo apposta a essere così, anche perché pure io avevo un lato tenero come tutti, solo che mi ci voleva un po’ prima di tirarlo fuori con le persone che conoscevo a mala pena. Avevo solamente bisogno di tempo per potermi sciogliere.
“Scherzi vero?” ok la sua faccia non mi piaceva, forse avevo esagerato un pochino.
“Sì. A metà. Non fare quella faccia che mi conosci da pochissimo”.
“sei tu che me lo impedisci!” la cosa iniziò a farsi seria.
“non è vero!” cercai di controbattere.
“si che è vero!”
“No!”
“Si!”
“No!”
“Si!”
“No!”
“e allora dimostramelo!”
“come!?”
“esci con me!”
“Ok! Ci sto!” e alzai i tacchi per tornare in classe furiosa, cercando però di non farlo vedere agli altri, ma mi fu difficile perché non ero mai stata brava a nascondere il mio stato d’animo. Se ero felice si vedeva, se ero triste si vedeva, se ero arrabbiata si vedeva, perciò non potevo nascondere un granché quando non volevo che gli altri mi facessero domande.
Entrata in classe sentii gli sguardi di tutti puntati addosso a me, proprio quando esci per andare in bagno e poi rientri.
Pensandoci bene, Harry fu il primo che riuscì a farmi fare una cosa che non volevo, il primo a farmi tirare fuori il rospo e accettare di uscirci contro la mia volontà ed era una cosa davvero rara che io facessi qualcosa che non volevo assolutamente fare.
Lo vidi tornare dopo qualche minuto tutto sorridente e felice come per dire “ho vinto io”.
Purtroppo anche le ultime ore mi toccò passarle sempre vicino a lui e quando finalmente la campanella della fine suonò fui felice di uscire da scuola per poter finalmente tornarmene a casa e dimenticare tutta la giornata che avevo passato quel giorno che, molto probabilmente, mi avrebbe segnata per il resto dell’anno scolastico. E almeno che io non avessi fatto male i conti, mi rimanevano ancora un bel po’ di mesi davanti.
Non sapevo come sarebbe andata l’uscita con lui, ma speravo davvero che all’ultimo minuto cambiasse idea lasciandomi così da sola, a vivere la mia vita a modo mio, perché era ciò che volevo fare. Non avevo bisogno di lui e di nessun altro. Avevo la mia vita e mi piaceva così com’era. Non volevo nessuno che mi stesse attorno per poi deludere ogni mia aspettativa. Soprattutto in quel momento particolare della mia vita non avevo per niente bisogno di qualcuno come lui che diventasse mio amico o qualcosa di più.
Non so cosa mi aspettassi da quell’appuntamento, ma di sicuro non che finisse bene come sperava lui perché io ero fatta così, negli ultimi mesi tentavo ad allontanare le persone da me, specialmente quelle che mi stavano di più a cuore. Invece loro sono ancora qui, pronte a essere mie amiche nonostante tutte le cose cattive e brutte che ho fatto nell’arco di tutta la mia inutile e miserabile vita.
 




 

CIAO RAGAZZI!!! LO SO CHE E' MOLTO LUNGO COME CAPITOLO MA SPERO DAVVERO CHE VI SIA PIACIUTO
MI FAREBBE PIACERE SE RECENSISTE PERCHE' QUESTA E' LA MIA PRIMA STORIA
CI TENGO AI VOSTRI COMMENTI :D
GRAZIE :D




   
 
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