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Autore: valentinamiky    04/07/2013    5 recensioni
Prima classificata al Destiel Contest indetto su Facebook.
Dean è arrabbiato con Castiel, per la sua brutta abitudine di non rispettare gli spazi personali. Ma la sua sfuriata è destinata a prendere una piega imprevista, anche grazie all'intervento del "ciclope-lavatrice" con cui Cass sembra non andare affatto d'accordo...
Slash (se non si fosse capito)
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allora, premesso che davvero, ancora non riesco a credere di essere arrivata prima a questo contest, volevo ringraziare le giudicie, Claudia e Ambra, per il loro impegno (siete state velocissime e vi siete prese a cuore questo contest nonostante fosse stato abbandonato dalla ragazza che lo aveva indetto. Oddei, detta così sembra che abbiate adottato un gatto smarrito XD Comunque, credo di parlare anche a nome delle altre, se dico che siete state le nostre eroine! ) e congratularmi anche con le altre partecipanti *^*
Che altro dire?...
Che si dice in queste occasioni?! Occielo, non lo so! >///<
Beh, mentre ci penso... Buona lettura!


Titolo: "Primi baci
Uccidere un ciclope: istruzioni per l'uso."
Prompt: dammi una buona ragione per non ucciderti
di: valentinamiky
Coppia: slash (DeanxCass...o CassxDean, in questo caso non è chiarissimo. Se ci sarà un seguito lo capiremo! XD)
Rating: verde
Disclaimers: nessun personaggio mi appartiene (T^T), questo scritto non è a scopo di lucro o diffamazione e nessun "ciclope-lavatrice" è stato maltrattato. Bambini, non imitate Castiel!

 

Primo bacio.
Uccidere un ciclope: istruzioni per l'uso.

 
Avere a che fare con un angelo del Signore non era mai cosa semplice.
Ancora meno lo era se l'angelo in questione si chiamava Castiel.
Dean aveva impiegato tutta la sua buona volontà per insegnargli le basi rudimentali del quieto vivere sulla terra, tra i comuni mortali, ma quel moccioso alato non ne voleva sapere di collaborare.
Che gli parlasse di spazi personali o della necessità di farsi un pisolino di tanto in tanto, il pennuto non faceva altro che inclinare il capo come se un concetto tanto semplice fosse una complicatissima legge di fisica quantistica. La maggior parte delle volte, il cacciatore lasciava correre davanti all'espressione tanto ingenua di Cass.
Ma questa era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e non poteva più permettere che le cose degenerassero come era accaduto pochi giorni prima.
No.
Questa volta si sarebbe impuntato e finché Castiel non avesse afferrato il concetto, la sua ira funesta non si sarebbe placata. Che diamine!
Inspirò a fondo, racimolando a sé tutta la calma che riuscì a carpire; quindi chiuse gli occhi, deciso come non mai a fare un bel discorsetto a quell'angelo pasticcione.
-Cass, dobbiamo parlare- 
Non aveva neppure terminato la frase, quando udì un lieve frullio d'ali e la familiare voce del suo angelo lo richiamò, alle sue spalle.
-Ciao Dean-
Il Winchester si sforzò con tutta la propria volontà per non cadere nella trappola fatta di sguardi in cui, a ogni singolo incontro, cascava con troppa facilità. Si schiarì invece la voce e, con il tono più calmo ma deciso possibile, diede inizio al discorso che si era preparato.
-Cass. Dimmi una buona ragione per non ucciderti.- non aveva intenzioni brusche, ma non poté fare a meno di preoccuparsi nel vedere l'espressione afflitta del pennuto angelico.
-Non capisco. Ho fatto ciò che mi avevi chiesto. Non mi sono fatto vedere.-
Dean sorrise con sottile ironia davanti a tanta ingenuità.
-Parlavo di quello che hai fatto prima. Te lo ricordi, vero? Quello che mi hai fatto.-
Castiel piegò il capo, sforzandosi di comprendere.
-Intendi dire il saluto? Ho sbagliato qualcosa?-
Dean iniziò a provare un lieve formicolio prudergli le mani. Ma doveva controllarsi. Cass lo aveva certamente fatto senza malizia, perciò doveva spiegargli che non ammetteva simili comportamenti, in futuro. Le regole erano importanti per una convivenza pacifica.
Insomma, non che Castiel vivesse davvero con lui e Sam, ma restava comunque uno di famiglia.
Lottò con tutta la sua volontà contro il desiderio pungolante di prenderlo a schiaffi.
-Cass. "Buongiorno" é un saluto. "Ciao", "Salve" sono saluti. Ficcare la lingua in bocca a qualcuno, come hai fatto l'altro giorno con il sottoscritto, é ostruzione delle vie aeree, tentato omicidio e violenza sessuale!-
Ok, forse ora stava esagerando. Ma solo un pochino.
L'angelo gli rivolse l'espressione più ingenua del suo repertorio.
-Ma la donna che abbiamo salvato da quel vampiro ha salutato così l'uomo che abitava con lei. L'ho visto. E lui non mi sembrava morto o spaventato.-
Ok.
Al diavolo la pazienza e le sue buone intenzioni: con Castiel era impossibile fare un discorso senza che queste gli scivolassero di mano.
-Cass, quello era suo marito! É normale che l'abbia salutato in quel modo! Io non sono tuo marito, non puoi... Baciarmi!-
L'angelo non sembrava affatto turbato. Solo estremamente confuso.
-Ok.-
Una replica per nulla convincente e la voce di Dean si alzò di parecchi toni.
-No, Cass. Non é "ok" per niente!-
-Ma sei stato tu a dire che non devo farlo. Perché ora dici che non va più bene?-
I nervi di Dean erano sempre più vicini al crollo.
-Perché stai dicendo "ok" ma in realtà non sei convinto! E alla prossima occasione mi saluterai di nuovo in quel modo, esattamente come é tua abitudine apparirmi alle spalle nei momenti più assurdi! Mentre faccio la doccia o mentre mi sto cambiando, o a cinque millimetri dalla mia faccia! Che diamine, vuoi per caso ammazzarmi d'infarto? E poi é imbarazzante, Cass! Ti ho parlato miliardi di volte degli spazi personali, ma tu non mi ascolti mai e fai sempre di testa tua! Non te ne importa nulla di...-
Un suono prolungato, proveniente dal bagno, interruppe il soliloquio del cacciatore isterico.
Probabilmente la lavatrice aveva terminato il lavaggio.
-Non ho finito!- Dean ammonì l'angelo, sempre più basito, lanciandogli un'occhiata minacciosa e agitando l'indice ammonitore. 
Castiel lo vide sparire oltre la porta del bagno, da cui riemerse un minuto dopo con una bacinella stracolma di vestiti bagnati.
-Fammi un favore. Mentre stendo questi riempi il carico nuovo e mettici il detersivo.-  
Era un ordine chiaro e semplice. Insomma, Castiel era un soldato, aveva affrontato battaglie con creature sovrannaturali. Che poteva mai essere una lavatrice?
L'angioletto seguì il percorso tracciato poco prima dall'umano, per ritrovarsi innanzi a quella sottospecie di ciclope quadrato. Afferrò la confenzione di quello che identificò come il detersivo, con la stessa cautela che si potrebbe usare per la nitroglicerina.
Dean, nel frattempo, aveva ripreso a sbraitare di cose che apparivano senza senso. Castiel si sforzava di seguire i suoi ragionamenti, ma al momento aveva un altro, rilevante problema di cui occuparsi: quanto detersivo doveva dare al ciclope-lavatrice?
-Dean...-
La voce adirata dell'altro stroncò ogni richiesta sul nascere.
-E non mi interrompere! Ti sto facendo un discorso serio!-
L'angelo avvertì un brivido scorrergli tra le piume invisibili e scrollò le spalle per cacciare quella fastidiosa sensazione: detestava discutere con Dean.
Era già abbastanza arrabbiato con lui e il soldato del Paradiso voleva evitare assolutamente altre ramanzine. Quei panni sporchi dovevano diventare splendenti, così forse Dean si sarebbe calmato un po'.
Pensando ciò e convinto di fare un favore al Winchester, Castiel abbondò col detersivo, versandone una generosa quantità. Dopo un po', tuttavia, la polvere profumata prese a fuoriuscire dal contenitore, colmo fino all'orlo.
Sarebbe bastato? Era in difficoltà, maledizione.
-... E ti avrò detto almeno un centinaio di volte di non guardarmi in quel modo penetrante. Sei inquietante, lo sai? Se osservi qualcuno a quel modo, l'altra persona potrebbe pensare che tu abbia voglia di portartela a letto, devi stare attento! Ma dov'é Dio, quando i suoi figli entrano nella pubertà?- il cacciatore continuava a straparlare, nella stanza adiacente. Senza tregua. Di tanto in tanto armeggiava con qualcosa. A giudicare dai rumori, stava cucinando o qualcosa di simile.
-Dean?-
-Non interrompere chi sta parlando! É da maleducati!-
Castiel sollevò il fustino all'altezza degli occhi. Lo squadrò per un lungo istante, soppesando la prossima mossa e prese una decisione.
Aprì l'occhio del ciclope (una volta aveva visto Sam fare lo stesso) e versò tutto il contenuto nel suo stomaco, insieme all'ammasso dei vestiti scuri. Fece per andarsene, ma notò alcune magliette colorate sul lavello.
Perché mai Dean le aveva tenute separate dalle altre? Che lo avesse fatto in un momento di distrazione? Il carico era mezzo vuoto e c'era ancora molto spazio, quindi le calcò tutte all'interno dell'apparecchio e lo richiuse, poco prima che Dean apparisse sulla soglia.
-Hai finito con quella dannata lavatrice?-
L'angelo annuì leggermente e fece spazio all'umano così da consentirgli di far partire l'aggeggio.
-Hai capito quello che voglio dirti?-
Castiel lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, l'espressione neutra.
-Non vuoi che ti saluti in quel modo. Afferrato.-
Dean alzò un sopracciglio, impaziente.
-E...?-
-"E"...cosa?-
Dean sbuffò. Aveva le vertigini: litigare con Castiel, anche se in effetti aveva parlato solamente lui, era estenuante. Richiedeva più energie di quante ne possedesse e alla fine di ogni discussione si sentiva come reduce dallo scontro con un titano.
Provò la necessità incontrastabile di stendersi e riprendere fiato; fece dietro-front, con l'angelo che lo seguì fedelmente fino al letto, dove Dean si lasciò cadere a peso morto, portando il dorso della mano a coprire gli occhi esausti.
-Cass. Cosa devo fare con te?-
L'angelo, preoccupato fu subito al suo fianco.
-Ti senti male, Dean?-
-No, Cass, io... Io non lo so- ammise infine, arrendendosi alla confusione. -Non volevo litigare. Non volevo nemmeno alzare la voce, a dire il vero. Ma ogni volta che parlo con te sembra diventare tutto più complicato. Ogni volta vorrei dire qualcosa e finisco per dirne un'altra! Mi fa sentire così...strano-
Dean si era morso il labbro prima di pronunciare quell'ultimo aggettivo. Era evidente che intendesse ben altro, ma che non aveva il coraggio di dirlo a voce alta. Non ancora almeno.
Cass poteva percepire il subbuglio che tormentava il cacciatore: lo vedeva frustrato e insicuro, destabilizzato e non sapeva perché. Non sapeva come aiutarlo. Non poté dispensarsi dal sentirsi in colpa.
-Mi spiace di farti sentire strano- ammise, sincero il pennuto angelico.
Restarono in silenzio per un po'. Dean aveva scoperto gli occhi, permettendo così all'angelo di incatenare il proprio sguardo con quello attorniato di lentiggini dell'altro. Le iridi azzurre di Cass si incastonavano alla perfezione in quelle verdi dell'umano, trascinando i due in un vortice di sensazioni da cui era difficile riemergere.
Soprattutto per Dean.
Si sentiva come incatenato, ma era una prigionia da cui mai avrebbe voluto liberarsi. 
Trascorsero così interi minuti, complice forse l'assenza di Sam che era invece solito interrompere quei momenti per concentrare l'attenzione dei due su questioni più urgenti che fissarsi a vicenda.
Per la prima volta Dean ebbe la possibilità di riflettere e chiedersi se tutti gli angeli avessero degli occhi simili; ma no, nessun pennuto angelico lo aveva mai guardato in quel modo, anzi. Per quei maledetti, non era altro che un contenitore per il capo dei capi, Michael.
Castiel era diverso, lo aveva sempre rispettato nonostante la natura umana del cacciatore. Più di una volta lo aveva anzi protetto, anche schierandosi contro i suoi fratelli.
Eppure, Dean era solo un umano, una creatura "inferiore". Questo pensiero fece tremare impercettibilmente il Winchester.
Se solo avesse voluto, quello che ormai considerava un membro della sua stessa famiglia, avrebbe potuto spezzarlo con un dito. Non esisteva nessuno al mondo in grado di garantirgli che l'angelo, prima o poi, non gli avrebbe fatto del male e prenderne consapevolezza, lo turbò tanto da farlo impallidire. Cosa che suscitò l'immediata apprensione dell'altro.
-Dean?- 
Castiel si piegò su di lui per riflesso condizionato, come un neonato che volta  il capo se gli si accarezza la guancia; il cacciatore tremava leggermente e attraverso le sue iridi verdi attorniate di lentiggini, l'angelo avvertiva delle insicurezze tanto profonde da sembrare abissi.
Non voleva che Dean vi sprofondasse, per nessun motivo. Se lo aveva salvato dall'inferno, poteva salvarlo anche dalle sue stesse paure. Si chinò maggiormente su di lui, guardandolo così intensamente da far entrare in risonanza la propria Grazia con le corde più profonde dell'animo del cacciatore, come per magia.
I loro respiri si unirono in un vortice caldo, avvolgente e dopo qualche attimo, in cui i due si smarrirono in quella catena indissolubile fatta di sguardi, Dean parve calmarsi almeno un po'.
Che andava a pensare? Quello era Cass, il suo pennuto angelico. Era una calamità per sé stesso, come avrebbe potuto fare del male a lui?
"Semplice, Dean. Potrebbe andarsene e spezzarti il cuore" gli fece presente una vocina, dentro di sé. Una voce che il Winchester si obbligò a ignorare, preferendo crogiolarsi nel calore sprigionato dal suo moccioso, che lo aveva attirato a sé.
Il cuore batteva ora più forte all'interno della cassa toracica e il cacciatore sentiva quello dell'altro pulsare con il medesimo ritmo. Sentì il bisogno impellente di strusciare una guancia contro quella di Cass, in quella che risultò una carezza affettuosa. 
Senza che se ne rendesse nemmeno conto le sue labbra cercarono, attraverso una scia di piccoli baci, quelle dell'angelo e la reazione di quest'ultimo lo lasciò letteralmente senza fiato. Eppure, stava semplicemente rispondendo a un bacio castissimo, con il tipico modo di fare tenero e impacciato di chi é alle prime armi.
L'umano trattenne il fiato nel rendersi conto che quella sensazione non gli dispiaceva, trovandola anzi gradevole. Stava baciando un uomo o, meglio, un angelo nel corpo di un uomo e gli stava perfino piacendo. Era forse impazzito?
Il fuggente attimo di lucidità lasciò ben presto lo spazio all'istinto; si lasciò trasportare da quella marea di sensazioni, coinvolgendo Castiel in un bacio più profondo e passionale, saggiando prima con titubanza quelle labbra dolci e morbide per poi farsi travolgere in una danza di lingue che si cercavano e carezzavano assaporandosi a vicenda. Sembrava fossero state create appositamente l'una per l'altra, perché nonostante l'inesperienza dell'angelo e l'iniziale imbarazzo del cacciatore, trovarono quasi subito l'intesa.
Come se fossero amanti da moltissimo tempo.
 
Non sapeva con certezza per quanto tempo fosse rimasto disteso sul letto, Castiel chino su di lui intento a disegnare con la lingua i contorni delle sue sensibili labbra. Si era semplicemente beato dei baci e delle carezze dell'angelo finché non aveva sentito un boato, che gli aveva procurato un mezzo infarto. Proveniva dal bagno.
L'angelo si era alzato di scatto, sguainando il suo pugnale, pronto ad attaccare qualunque cosa avesse causato l'improvviso rumore.
Con il cuore che ancora batteva all'impazzata, non solo per lo spavento, Dean si precipitò nel locale adiacente; appena mise piede in bagno, un urlo acuto si levò dalla sua bocca e Castiel fu subito accanto a lui pronto a difenderlo dalla potenziale minaccia. Tuttavia, ben presto fu costretto a ricredersi.
A giudicare dall'espressione densa di furia omicida del cacciatore, forse era proprio l'angelo ad essere nei guai.
Il bagno era un autentico disastro: l'acqua, mista a una fitta schiuma aveva ricoperto tutto il pavimento e ai piedi di Dean vi era una pozzanghera abbastanza alta da inzuppargli i jeans.
Il giovane aveva gridato nel momento stesso in cui il suo piede era entrato a contatto con il bagnato, un po' per la sorpresa e in parte per l'indignazione di fronte a un simile scempio. L'oblò della lavatrice, non sopportando il volume di schiuma che lo spingeva dall'interno, si era aperto, lasciando fuoriuscire tutto il contenuto. E ancora la schiuma non si arrestava!
Con una prontezza di riflessi acquisita in anni di caccia, Dean schizzò dal bagno alla cucina, si coprì le mani con dei guanti isolanti asciutti e corse a staccare la corrente, per evitare che bagnandosi, i cavi elettrici causassero un elettro-shock a qualcuno. Come poteva scordare la faccenda del guaritore, dopo aver seriamente rischiato di rimetterci le penne?
Quando guardò nuovamente Castiel, questi aveva incassato le spalle, con aria colpevole.
La voce del cacciatore uscì come un sibilo.
-Cass... Per la seconda volta, oggi, dammi una buona ragione per cui non dovrei ucciderti!-
L'angioletto non sapeva davvero cosa dire, si limitava a fissare dispiaciuto il Winchester.
Non ottenendo risposta, il cacciatore s'irritò ancora di più, specialmente dopo aver catturato con la coda dell'occhio un particolare inquietante, tra l'ammasso informe di panni bagnati e detersivo.
-Hai messo i colorati con i capi scuri! Ora saranno tutti rovinati e... cielo, quelle erano le camicie di Sam! Mi ucciderà!-
Castiel strinse i pugni, sentendosi tremendamente in colpa. Non ne combinava una giusta.
-Io volevo solo aiutarti. Ho provato a chiederti quanto detersivo dovessi mettere, ma tu mi hai detto di non interromperti, che era da maleducati e io pensavo che se avessi abbondato, i vestiti si sarebbero lavati meglio e tu non saresti più stato tanto arrabbiato con me.- cercò di giustificarsi il moro.
Dean lo squadrò torvo per un momento.
Aveva i capelli scarmigliati e l'aria così innocente che il cacciatore non ebbe proprio cuore di rimproverarlo oltre.
Prese con il dito un po' di schiuma e ne lasciò una traccia giocosa sul naso di Castiel, ammutolito per la sorpresa davanti al sorriso disarmante dell'altro.
-Se rimetti tutto a posto ti perdono- l'umano sembrava totalmente dimentico della faccenda e aveva stampato sul viso un'espressione placida e serena.
-Dean...?- Castiel cercò i suoi occhi, con un mucchio di interrogativi che gli frullavano per la testa, che il compagno sembrò cogliere al volo.
-Diciamo che mi sono ricordato una buona ragione per non ammazzarti-
L'angelo stava per domandargli quale fosse, ma ebbe appena il tempo di schiudere le labbra che queste vennero sfiorate da quelle del Winchester.
Fu solo un attimo, un bacio fugace, prima che Dean uscisse dal bagno.
Dal corridoio gli giunse la sua voce divertita.
 
-Sistema quel casino e, forse, ti darò il permesso di salutarmi così quando non c'é Sammy in giro!-

Castiel trattenne il fiato. Avrebbe ottenuto il permesso, a qualunque costo...

  
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