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Autore: percabeth2000    04/07/2013    5 recensioni
Questo è il seguito della storia: Mari e Teschi possono convivere? I nostri eroi si ritroveranno un nuovo nemico e una nuova impresa da affrontare.
Le amicizie e gli amori che si erano creati resteranno saldi o cederanno sotto le pressioni create dai combattimenti e dagli dei?
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le nuove avventure'
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LE VACANZE

POV. GINEVRA
Erano passati diversi mesi dalla guerra contro Eris ma la mia cicatrice compariva ogni volta che mi cambiavo e mi lavavo per ricordarmi di quella avventura che aveva portato tante sfortune ma altrettante fortune.
L’inverno era giunto e gli alberi si erano spogliati di tutte le loro magnifiche foglie verdi brillanti lasciando il posto a rami spogli, ricoperti solo da un filo di brina bianca e pura che risplendeva ai pochi raggi del sole che filtravano tra le nubi di un grigio tempesta.
Se vi state chiedendo perché il Signor D avesse lasciato che il freddo penetrasse attraverso la barriera del campo,  vi dirò che in verità io non ero al campo come non lo era neanche Chiara, stavamo passando alcuni giorni in Italia con la nostra famiglia.
Ci era dispiaciuto un sacco lasciare il campo anche se solo per pochi giorni, ormai era diventato come una casa per noi. Chirone, il Signor D, I semidei, le ninfee, i satiri e i nostri fratelli erano diventati la nostra famiglia, una famiglia molto vasta e disastrata contando i nostri continui litigi, ma pur sempre una famiglia nella quale potevamo rifugiarci e chiedere aiuto.

“Hey, Chiara chiama Ginevra, ci sei o sei entrata in una stato di meditazione?” mi chiese Chiara muovendo la mano davanti alla mia faccia.

“Sì, ci sono … scusa ma che dobbiamo fare? Ero immersa nei miei pensieri …” risposi cercando di scrollarmi di dosso i pensieri.

“Nico eh? Non mentirmi cara … comunque dobbiamo andare a buttare la spazzatura e poi andare al bar a prendere dei cornetti classici per i nostri genitori” mi disse passandomi un sacco nero.

“Perché a noi il lavoro sporco?!? Comunque più che a Nico stavo pensando al campo, pensa che mi manca anche Percy … dico: Percy! Ti rendi conto? Se mi manca anche lui sono messa veramente male” dissi scatenando le nostre risate, i turisti che passavano di lì ci guardavano con occhi indagatore.
Forse non avevano mai visto qualcuno ridere …

“Eccoci, buttiamo questa schifezza e prendiamo velocemente i gelati. Non voglio essere chiamata dagli animatori per ballare.” disse Chiara mentre gettavamo i sacchi nell’immenso bidone dal quale usciva un odore ben poco gradevole.

In questo posto gli animatori non ti chiamano per entrare a ballare, per lo più ti costringono quasi trascinandoti dentro ma forse potevamo scamparla se stavamo lontane dalla pista.
Ci avviammo verso il bar facendo però una sosta per guardare la città illuminata sullo sfondo del lago di Garda che quella sera era calmo e  di un azzurro chiaro con delle sfumature bianche dovute alla bellissima luna piena che riempiva il cielo circondata da nuvole.

“Sera perfetta per i licantropi …” dissi io, più a me che a Chiara.

“Non mi stupirei se comparissero dal nulla, dopo tutto chi sa più cosa è vero e cosa è falso dopo quello che è successo …” esordì lei dopo qualche secondo di silenzio.

Alla fine ci avviammo verso il bar e prendemmo diversi cornetti, faticavamo a tenerli in mano tutti: erano ben sette! Ma la cosa più brutta era che ti scivolavano di mano perché erano appena stati tolti dal frigo.
Quando la barista ce li aveva dati, aveva detto:”Sono arrivati stamattina, freschi  freschi” io avrei detto scivolosi e congelati.
Dopo cinque minuti di cammino arrivammo ai nostri appartamenti e mangiammo tutti quanti il gelato:
i genitori li mangiavano con molta calma guardando il prato brinato e stando seduti fuori al freddo mentre noi “bambini” ci gustavamo il gelato dentro l’appartamento, al calduccio, sbranandolo in tre minuti netti.
A fine giornata, verso le dieci e mezza ci salutammo e andammo tutti quanti a dormire, ancora tre giorni e saremmo tornate al campo, non vedevo l’ora ma allo stesso tempo volevo godermi un po’ di normalità.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
I titoli fanno veramente pena ma non ho trovato di meglio, spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se è un pò corto e neanche un pò avventuroso, ma è solo l'inizio. Saluti.
percabeth2000
  
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