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Autore: xXx Veleno Ipnotico xXx    04/07/2013    9 recensioni
Kol è morto e ora si ritrova a dover convivere con la solitudine dell'altra parte, attendendo giorno dopo di poter portare a termine la sua vendetta. È morto, ma non si è arreso. Non si arrenderà finché i suoi assassini non avranno pagato!
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kol Mikaelson
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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« Si è soli dall’altra parte »

 

Nel momento esatto in cui aveva aperto gli occhi si era tastato istintivamente il petto, ma non vi era alcun segno dovuto all’impatto con il paletto di quercia bianca.

Di conseguenza Kol si ritrovò a sorridere, perché alla fine, anche in quella battaglia, era stato lui il vincitore e iniziò a pensare che, forse, il mito della quercia bianca fosse solo una storia inventata da suo padre Mikael.

S’incamminò immediatamente fuori da quella cucina, deciso a portare a termine quello per cui si era quasi fatto ammazzare, ma lo scontrarsi del suo piede con quella che sembrava una mano bruciata, lo fece fermare.

Si allontanò di un passo per poter guardare meglio e un’espressione di disgusto, alla vista di quel corpo carbonizzato, gli deformò il volto.

Nonostante fosse una visione disgustosa, non riusciva a staccarvi gli occhi di dosso: che la ruota del destino avesse iniziato a girare in anticipo e il suo assassino avesse conosciuto la morte prima del previsto?!

Tale pensiero lo rattristò, perché se così fosse stato, allora, significava che non avrebbero più potuto essere le sue, di mani, a macchiarsi del suo sangue.

Ma quel corpo non apparteneva né a Elena, né a Jeremy. Kol ne riconobbe i vestiti, perché erano gli stessi che indossava in quel momento. Quel corpo era il suo!

La tranquillità provata fino a un attimo prima svanì di colpo. Era momentaneamente morto così tante volte, nella sua lunga vita, che ormai non provava più niente quando ogni volta riapriva gli occhi, ma quella volta gli occhi non gli aveva riaperti e quella tranquillità malsana e quel sorriso enigmatico che lo caratterizzavano erano scomparsi.

Fissava incredulo il suo corpo carbonizzato e intanto si chiedeva se quella strana sensazione che provava alla bocca dello stomaco fosse la disperazione.

Non gli era mai capitato, prima, di sentirsi così e quella sensazione non gli piaceva. La sensazione che tutto fosse finito, che la sua vita fosse finita... Finita per mano di un neo-cacciatore e di uno pseudo vampiro!

A quel pensiero l’angoscia scemò e fu rimpiazzata dalla rabbia, che poi fu sostituita dalla sete di vendetta. Non importava che fosse morto: lui avrebbe avuto la sua rivalsa!

Scavalcando il suo stesso corpo si diresse fuori da quella cucina, un’espressione furente a tirargli il volto, ma una figura a lui conosciuta lo trattenne sulla soglia: suo fratello Klaus fissava senza battere ciglio il suo corpo carbonizzato. Dal suo sguardo traspariva dolore e rabbia e Kol si sorprese nel vederlo in quello stato, dato le ultime parole che si erano scambiati prima della sua dipartita.

Provò a chiamarlo; provò a metterlo al corrente dei suoi assassini, ma suo fratello non spostava lo sguardo dal pavimento.

Era invisibile ai suoi occhi. Era rimasto solo.

 

« E ti giuro: essere invisibile mi faceva impazzire »

 

Rimase un giorno intero, davanti a lui, cercando di attirare in qualche modo la sua attenzione, ma la sola cosa su cui Klaus aveva posato gli occhi, in quelle ventiquattro ore, era stato il suo corpo senza vita.

Provò a gridare, a colpirlo, ma nonostante i suoi sforzi rimaneva comunque una presenza, invisibile, un alito di vento che scompigliava i capelli di suo fratello ogni qual volta la sua mano raggiungeva violenta il suo volto, per poi passargli attraverso.

Essere invisibile lo faceva impazzire! Sentiva crescere dentro di sé un calore logorante e non poteva fare niente per assopirlo. Prendere a pugni le pareti di quella casa, come gesto impetuoso di calmare i nervi, non serviva a niente, perché le sue mani passavano attraverso il muro come vento.

Perfino fuori da quella casa la situazione non sembrava essere migliore. Ora capiva cosa significava essere soli: passava accanto alle persone senza effettivamente essere lì. Era invisibile all’occhio umano e il mondo stesso, addirittura, sembra diverso, come ingrigito.

Ora chiunque avrebbe potuto passargli accanto e non avere paura. Kol indietreggiava disgustato ogni volta che percepiva il calore di un braccio umano sfiorarlo o le risa dei bambini che ignari gli passavano attraverso e stringeva i pugni tanto forte da tremare al pensiero che nessuno l’avrebbe più guardato negli occhi intimorito dal suo essere, ma le nocche non gli diventavano mai bianche, perché lui non sentiva più il dolore. 

Dopo giorni passati a camminare come un felino in attesa della sua preda, davanti la casa dei Gilbert, però, ebbe finalmente una soddisfazione: il giovane cacciatore era morto; ucciso per mano del mostro che avevano tanto desiderato trovare e Kol l’avrebbe aspettato con piacere dall’altra parte, per potersi finalmente gustare la sua vendetta, ma purtroppo aspettò invano, perché l’unico fantasma in quella casa continuava a essere lui.

 

« Il fatto che tu non potessi vedermi di fronte a te »

 

Il suo assassino era morto, ma sua sorella era altrettanto colpevole.

Seguiva Elena Gilbert passo passo, come un’ombra di sventura. Come la morte!

Ovunque Elena andasse, Kol era accanto a lei. Non faceva nulla di particolare, semplicemente le parlava e nonostante fosse consapevole che lei non potesse sentirlo, continuava farlo giorno dopo giorno, senza mai smettere e lo faceva con una calma tale che lo rendeva così minaccioso da far sentire le gambe molli.

 

« O non sentissi il mio respiro mentre ti elencavo tutti i modi in cui volevo farti soffrire »

 

Durante il giorno gli si avvicinava all’orecchio e le sussurrava a denti stretti tutto ciò che avrebbe voluto farle. Gli era così vicino che Elena avrebbe quasi potuto percepire il suo respiro sulla guancia.

Durante la notte si sedeva sul letto accanto a lei e quasi con divertimento iniziava a descriverle tutti i modi in cui gli sarebbe piaciuto farla soffrire, contandoli con le dita come se stesse facendo una lista, ma sussurrando, perché voleva quasi farla sembrare una ninna nanna.

Non aveva mai pensato a come fosse l’aldilà, perché non aveva mai creduto di poter morire, ma ora che era successo non voleva passare oltre; preferiva passare l’eternità a minacciare invano la sorella del suo assassino, perché, forse, in questo modo sapeva che non si sarebbe sentito troppo solo.

Attendere famelico il momento in cui avrebbe potuto stringere le sue mani attorno a quel collo era l’unica cosa che gli permetteva di non impazzire ed era un bene che continuasse ad avere uno scopo, perché finché ne avrebbe avuto uno non sarebbe morto del tutto.

Teneva il conto dei giorni mentalmente, ricordandolo ogni mattina anche alla sua vecchia amica, quasi fosse il suo modo per darle il buon giorno ed era un bene che lo facesse, perché se così non fosse stato non avrebbe mai saputo che si trattava proprio del centocinquantasettesimo giorno quando il grigio del mondo in cui viveva si affievolì, fino a lasciare visibile agli occhi una linea di luce, brillante come il sole e calda come il mondo dei vivi.

Sorrise, pronto a sorpassarla. Il velo era caduto: ora, finalmente, avrebbe avuto la sua vendetta.

 

« Adesso, invece, puoi »

 

 

 

 

Pensieri&Precisazioni: Eccomi tornata alla carica sul fandom di TVD e di nuovo con i miei adorati Originals, anche se questa volta mi sono concentrata in particolare su uno di loro.

Inutile dirvi quanto la morte di Kol mi abbia provata; non se lo meritava, ma tornerò a parlare di questo, con chi mi seguirà, grazie a un progetto che ho in cantiere da un po’ ^^

Per quanto riguarda questa OS, ci sono poche cose che ci tenevo a spiegare: come avrete notato è una specie d’incontro tra il presente e i ricordi del nostro Kol. Le frasi in corsivo sono effettivamente quelle che sentiamo da lui nella 4x22 (doppiaggio Italiano), quando si trova al cimitero con Elena, e in base a quelle ho deciso di costruire una storia che ripercorresse un po’ la sua esperienza “dall’altra parte”, fino al momento esatto in cui il velo cade e lui decide di passarlo, in modo da avere finalmente la sua vedetta.

Anche l’espressione “vecchia amica” (in corsivo, nel testo) è una frase di Kol presa dalla 4x22 e l’ho aggiunta più che altro per far risaltare (si spera ^^”) questo contrasto che c’è tra presente (le frasi in corsivo) e i ricordi (resto del testo).

Per quanto riguarda i 157 giorni ho viaggiato un po’ di fantasia, ipotizzando un periodo che andava da gennaio (effettivamente, in base alle puntate viste, Kol muore dopo Natale) e maggio (poiché il velo cade nel periodo del diploma, quindi si suppone verso la fine dell’anno scolastico).

Credo di avervi detto tutto; spero che vi sia piaciuta! ^^

   
 
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