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Autore: SummerRestlessness    04/07/2013    4 recensioni
[Larry - 1169 parole]
Fluff al sapore d'estate e di mare. Guest star, baker!Harry sporco di farina.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Limone e cioccolato.

 

Dietro al bancone, Harry fissa con gli occhi agognanti che saltano avanti e indietro dalla porta a vetri con la piccola campanella sopra alla lancetta più lunga dell'orologio sulla parete alla sua destra, come se potesse farla muovere più velocemente solo con la forza del pensiero.

Sbuffa gonfiando le guance esageratamente e pensa che quella giornata forse non finirà mai. Prega perché non entri quell'adorabile vecchietta che arriva sempre alle 5 in punto, ignorando la targhetta appesa sulla porta che dice che quello è proprio l'orario di chiusura. A Harry la signora Waterford sta simpatica, è minuta e dolce e si vede che, più che della pagnotta di grano duro con i semini di papavero sopra che compra quasi ogni giorno, ha bisogno di chiacchierare. Di solito a Harry non dispiace scambiare quattro parole con lei, farla sorridere, chiamarla "bellezza", mangiare le caramelle allo zucchero che lei gli offre. Ma oggi no.

Fortunatamente, contro ogni aspettativa pessimistica di Harry, la porta rimane chiusa e la lancetta lunga e rossa finalmente raggiunge quella lunga e nera. Harry però non fa neanche in tempo a vederla, perché si è già fiondato, inciampando nei propri piedi per la fretta, a girare il cartello con scritto "chiuso" da una parte e "aperto" dall'altra. Velocemente si toglie il grembiule bianco sporco di farina e lo getta appallottolato da qualche parte sotto al bancone. Probabilmente domattina, con gli occhi e la mente ancora pieni di sonno, perderà dieci minuti a cercarlo, ma ora non importa.

Harry afferra qualcosa con una mano e lo infila in uno dei piccoli sacchetti di carta bianchi impilati ordinatamente da un lato. Poi corre nel retro e saluta la signora Fleur, nome di origine francese che Harry ha affettuosamente e poco aggraziatamente storpiato in "flour", farina. Le stampa un bacio sulla guancia mentre lei è girata di spalle, china, intenta a impastare qualcosa sul ripiano della cucina. Si sente profumo di crostata forse di mele provenire dal forno acceso, ma Harry non lo sente, è già fuori nell'aria tiepida di giugno, ha già tolto la catena dalla sua bicicletta rossa ed è già salito sul sellino sottile. Non sente nemmeno Fleur che gli grida dietro, ironica: "Hai da fare, Harry?" e tantomeno la risatina divertita e affettuosa che segue. O forse sente tutto, perché sorride tra sé mentre parte, pedalando veloce con le gambe lunghe che quasi toccano il manubrio e il vento che gli scompiglia i ricci.

Prende tutte le scorciatoie che conosce, tutte le stradine più strette e deserte, anche quelle con il pavé che lo fa tremare sul sellino; rischia di investire un gatto nero e di farsi investire da un energumeno con delle borse della spesa in mano che sbuca da un angolo, ma alla fine sente l'aria salmastra sul viso e qualche secondo dopo è sul lungomare.

Solo allora rallenta un po', facendo lo slalom tra la gente che sul viale che dà sul mare passeggia con il cane o tenendosi per mano o mangiando un gelato. Lo sguardo di Harry, affilato e con una mano appoggiata alla fronte per ripararlo dal sole, però, è rivolto altrove, alla spiaggia. Poi, finalmente, trova quello che stava cercando.

Veloce salta giù dalla bicicletta con i ricci che gli finiscono negli occhi e la appoggia contro il muretto, dimenticandosi di chiuderla con la catena e continuando a rivolgere sguardi ansiosi a qualcosa dietro di sé, come se pensasse che da un momento all'altro potrebbe sparire, svanire nel nulla. Senza nemmeno togliersi le scarpe, scavalca il muretto e si fionda sulla spiaggia, i piedi che sprofondano nella sabbia mentre corre verso il mare. Si ferma prima, però, con un accenno di fiatone, quando raggiunge un ragazzo seduto su un telo da mare a righe rosse e bianche, la pelle dorata a contrastare con la maglietta a maniche corte bianca, le braccia attorno alle ginocchia coperte da pantaloni corti blu scuri, i capelli spettinati sbiaditi dal sole sulle punte e lo sguardo rivolto all'orizzonte. Appena Harry si avvicina gli sembra di sentire nelle narici l'odore della sua pelle, che è calda e sa di sale. Poi, l'azzurro pieno e limpido del cielo che sembra circondarli da ogni parte come una cupola protettiva scompare al confronto con quello dei suoi occhi, quando questo si volta e sorride a Harry, che per un attimo non ha più il fiatone. Anzi, dimentica proprio di respirare.

«Ce ne hai messo di tempo» dice con quella voce roca e acuta in tutti i punti sbagliati che a Harry fa ancora venire i brividi. Dopo tutto quel tempo.

«Ho fatto più in fretta che ho potuto, Lou» risponde quando riprende fiato, ma il suo tono non è di scuse. Anzi, ha un sorriso che va da un orecchio all'altro mentre si siede accanto a lui con i jeans neri sulla sabbia bollente.

«Non vedevo l'ora di vederti» aggiunge con innocenza.

Louis diventa improvvisamente serio e abbassa gli occhi, come se non potesse sopportare tutta quella sincerità, tutto quell'amore mostrato così apertamente, totalmente, senza una briciola di paura. Ma, di sbieco, sorride lievemente alla sabbia.

«Harry…» dice a bassa voce, e sembra un lieve rimprovero, o una preghiera. Gliel'ha detto, una volta, «Smettila di essere così Harry», perché sopporta poco e male il sentimento travolgente che lo sommerge quando Harry si comporta da Harry. Gli riempie il cuore così tanto che rischia di farglielo scoppiare.

Louis lo guarda di sbieco e avvicina una mano al suo viso, sfiorandogli la guancia con il pollice: «Farina» dice semplicemente pulendo uno sbaffo di farina, appunto. Harry allora sembra ricordarsi di qualcosa e «Oh» esclama, alzando davanti agli occhi stupiti di Louis il sacchetto di carta bianco che si era dimenticato di aver avuto in mano per tutto quel tempo. Louis lo prende e sorride così tanto che domani di sicuro gli farà male la mascella.

Lentamente, come se volesse godersi il momento, sbircia dentro e poi estrae due crostatine perfettamente tonde, con la pasta frolla liscia e sottile e sotto due scodelline di carta bianche.

«Le ho fatte io» spiega Harry un po' imbarazzato, cercando di nascondere gli occhi luminosi e fieri. Non ci riesce, non del tutto, e Louis si metterebbe una mano sul petto per evitare al suo cuore di catapultarvisi fuori, ma ha le mani impegnate.

«La tua è al cioccolato, arancia e cannella. La mia alla crema al limone e ricotta».

Louis fissa i dolcetti con le sopracciglia aggrottate e per un attimo teme che scoppierà a piangere. Poi scuote piano la testa tra sè e sè, come se non volesse credere a quanto Harry sia Harry, di nuovo, e gli allunga la crostatina più chiara tenendola tra le dita sottili con delicatezza, come se avesse paura di romperla. Harry la prende con un sorriso e inizia a sbocconcellarla, osservando di tanto in tanto Louis con la coda dell’occhio. Questo, dopo essersi rigirato la crostatina tra le mani per qualche secondo, dà un primo morso e mentre mastica gli scappa un gemito di piacere; Harry però lo scambia per un'espressione di disgusto e, senza dargli il tempo di esprimersi in modo più comprensibile, esclama angustiato, mangiandosi le parole: "Possiamofarecambiosevuoiiohopensatochetisarebbepiaciutadipiùquellaperchètu-".
Non riesce però a finire la frase, perché Louis l'ha tirato a sé poco delicatamente prendendolo per la maglietta e lo sta baciando sulle labbra piene di briciole, facendo scontrare limone e cioccolato, creando un nuovo sapore, il più buono del mondo.

 

   
 
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