Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: jawaadhugsme    05/07/2013    151 recensioni
Harry, proprio non capisce: le persone che vivono a Mosca sanno che la pioggia può colpirli da un momento all'altro ma, nonostante ciò, non portano mai con sé un ombrello per sicurezza, trovandosi così a correre per sfuggire all'acqua che rischia di bagnarli.
Proprio non riesce a capire.
Lui stesso che è li da due mesi, sa del brutto tempo che può sempre colpire la città, ma se lui non lo porta con sé, un motivo c'è.
A differenza degli abitanti, lui ama sentire la pioggia che lo bagna perché, in fondo, è come se lo facessero le sue lacrime.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Image and video hosting by TinyPic


Stavo vagando nella pioggia.
Maschera di vita, sentendomi pazzo.
Una rapida e improvvisa caduta dalla grazia.
Le belle giornate sembrano lontane.
L'ombra del Cremlino mi sminuisce.
La tomba di Stalin non mi dà pace.
Continuava, continuava, continuava e ancora ...
Vorrei che la pioggia mi lasciasse in pace.



La vita è così imprevedibile: un attimo prima sei la persona più felice del mondo, un attimo dopo la più distrutta.
Ed è proprio così si sente Harry Styles: distrutto, lacerato, squarciato, fatto a pezzi.
Eppure, non riesce a capire il perché.
Ha fama, soldi, belle macchine, fan in tutto il mondo, insomma, è la pop star del momento!
Allora perché si sente solo anche se milioni di persone lo circondano?
Se l'è domandato per diversi mesi; mentre cantava, mentre gli chiedevano "come stai?" durante le conferenze stampa, mentre semplicemente si sentiva solo.
E così, dopo tre anni e mezzo di lavoro, ha deciso di prendersi una paura per pensare a sé stesso ora che la sua carriera sta vacillando pericolosamente.
Ha deciso di andare a Mosca, nemmeno lui sa il perché di questa scelta.
Avrebbe potuto scegliere le Hawaii, l'Italia, l'America, e invece no: ha scelto un luogo piovose, triste, cupo.
Forse perché, Mosca, rispecchia il suo stato d'animo.
La pioggia che scende rappresenta le sue lacrime, il rumore delle macchine il suo cuore che si sgretola in mille pezzi. Le persone che camminano frenetiche sotto la pioggia, sono i suoi pensieri che corrono veloci non lasciandogli tregua.
Harry vede grigio, spento.
Grigio come in uno dei suoi video musicali dove intona una serenata, spento come lo è lui.
Le vie di Mosca, soprattutto verso le sei di sera, sono particolarmente deserte: qualche macchina gli passa accanto, qualche persona cammina sul marciapiede con lui riparandosi dalla pioggia con l'ombrello. Harry no, non si protegge: cammina con le mani nelle tasche dei suoi jeans neri aderenti coperto solo da una maglietta scollata che fa intravedere le due rondini tatuate sul suo petto. La pioggia gli bagna i capelli, facendoli appiccicare alla fronte e qualche ciuffo, gli copre gli occhi facendolo sospirare ogni volta.
Il ragazzo si ritrova ad alzare gli occhi dal marciapiede grigio e osservare la gente attorno a lui: delle persone tornano a casa con la valigetta in pelle stretta tra le mani, dei ragazzi corrono per cercare un riparo tenendo stretto il pallone da calcio tra le mani, mentre molte cercano riparo in un bar. Harry, proprio non capisce: le persone che vivono a Mosca sanno che la pioggia può colpirli da un momento all'altro ma, nonostante ciò, non portano mai con sé un ombrello per sicurezza, trovandosi così a correre per sfuggire all'acqua che rischia di bagnarli. Proprio non riesce a capire. Lui stesso che è li da due mesi, sa del brutto tempo che può sempre colpire la città, ma se lui non lo porta con sé, un motivo c'è. A differenza degli abitanti, lui ama sentire la pioggia che lo bagna perché, in fondo, è come se lo facessero le sue lacrime.
Ma allora, perché non è rimasto a Londra? Si sa che anche lì la pioggia può sorprenderti da un momento all'altro, allora perchè si trova li?
Forse perché, durante la sua tappa del tour l'anno prima, ha constatato che Mosca è una città triste in un certo senso.
Tutto di Mosca è triste: le case cupe, le persone che rientrano dal lavoro e chi lavora, e anche lui.
“Mi scusi!” lo distrae un uomo che urta la sua spalla, ma a Harry non importa.
Continua a camminare con le mani nelle tasche calciando qualche sassolino che gli intralcia la strada, lasciando che la pioggia lo bagni.



Come ci si sente?
Come ci si sente?
Come ci si sente?
Come ci si sente?
Quando sei solo,
e sei freddo dentro?




Harry è solo.

Può essere circondato dalle fan, dai manager, dalle guardie del corpo, ma lui è solo.
E' solo quando canta davanti a milioni di persone.
E' solo quando viene intervistato alle radio o in televisione.
E' solo quando scatta delle foto con i fan.
E' solo quando registra nuove canzoni.
E' solo quando la mattina si sveglia.
E' solo quando fa colazione.
E' solo quando pranza.
E' solo quando cena.
Harry Styles, pop star di fama mondiale, è solo.
E' solo quando, seduto da qualsiasi parte, apre il diario che tiene sempre con sé per scriverci.
E' solo, ed è stanco di esserlo.
Improvvisamente, si ferma al centro del marciapiede e guarda un punto indefinito davanti a lui: la necessità di scrivere lo invade, l'ispirazione lo avvolge.
Trovando un porticato, corre sotto di esso riparandosi dalla pioggia.
Si passa una mano tra i capelli bagnati e prende il diario e una penna all'interno della tasca del cappotto, aprendo sul testo su cui sta lavorando.
Il titolo "Tired of feeling alone" spicca ad inizio pagina, ripassato più volte con la penna per evidenziarlo.
Dopo anni di carriera in cui manager decidevano per lui cosa cantare, ha deciso di evolversi e scrivere di sé stesso nel nuovo album.
Mordicchia il tappo della penna e rilegge la prima ed unica strofa scritta:
All of a sudden these lights are blinding me. I never noticed how bright they will be.
Harry l'ha scritta tre giorni prima, quando si è seduto nella terrazza dell'hotel e, dopo tanti anni, ha guardato le stelle di nuovo.
Le uniche che ha visto in questi tre anni, sono state quelle dei flash della macchine fotografiche e gli occhi di bue che lo illuminano durante i concerti. Su quella terrazza grigia, buia, ha alzato gli occhi al cielo e ha spalancato la bocca come se le vedesse per la prima volta, e subito ha scritto sul diario tenuto aperto sulle proprie gambe ciò che gli passava per la testa.



Abbandonato qui nella mia fama.
Armageddon del cervello
Il KGB mi perseguitava
Prendi il mio nome e lasciami stare!
Poi un piccolo mendicante chiamò il mio nome.
I giorni felici annulleranno il dolore
Continuava e continuava
Ancora e ancora e ancora ...
Prendi il mio nome e lasciami stare!




Harry sospira massaggiandosi una tempia, lasciandosi andare con la schiena contro il muro dell'edificio.
Non sa cosa scrivere.
La verità, è che è vuoto dentro.
Tutti i grandi artisti scrivono d'amore, della felicità, della solitudine mischiandole tra loro, creando poesie magnifiche che ti cullano durante la notte.
Come potrebbe mai scriverne una quando non ha provato la metà di queste emozioni?
Certo, ha sentito la solitudine, la sente tutt'ora, ha sentito la felicità data dalla fama, ma non è nulla.
Harry Styles pensa non sia nulla.
A volte vorrebbe essere un ragazzo normale e provare tutto ciò che non ha mai fatto: le amicizie costanti, le serate di baldoria, camminare senza essere assalito, amare.
Harry ama, eccome se ama: è un ragazzo dal cuore d'oro e ogni volta che ha regalato a sua madre tutte quelle cose che non poteva permettersi per via dei pochi soldi, lei glielo ha detto. Prima di diventare famoso, viveva nella povertà: sua madre lavorava giorno e notte per poter portare a casa i soldi con cui mangiare, sua sorella lo accudiva quando non c'era e suo padre, semplicemente, li aveva abbandonati. Promise a sé stesso che avrebbe diventato famoso e avrebbe ringraziato sua madre per tutti gli sforzi comprandole una nuova casa e dandole una buona parte dei soldi guadagnati, e così era successo.
Harry ha un cuore grande e, in questo momento, comincia a battere più forte quando una voce sussurra
“Что ты здесь делаешь?”.
Harry spalanca gli occhi e si ritrova a fissare il ragazzo davanti a lui: ha gli occhi azzurri.
E' la prima cosa che vede e, dopo tanto tempo, gli sembra di non vedere più grigio.
Indossa dei pantaloni di jeans neri e una maglietta leggera dello stesso colore, lasciando liberi i tatuaggi.
Ed Harry pensa che sia bello.
Non quella bellezza che ti spinge a dire "che figo", no.
Quella bellezza rara, delicata che ti porta a pensare è bellissimo.
“Что ты здесь делаешь?” ripete il ragazzo non smettendo di tenere su quelle labbra sottili un sorriso.
Harry non capisce il russo, è già tanto se sa il francese, così si ritrova a sbattere le palpebre più volte.
Il ragazzo sconosciuto si lascia andare ad una risate e si piega sulle ginocchia, trovandosi così alla sua altezza.
“Cosa ci fai qui?” domanda allora in un inglese perfetto.
E Harry si ritrova a pensare che la sua voce, in entrambe le lingue, sia bellissima.
E' delicata, quasi come quella di una donna ma un po' più mascolina.
E Harry, pensa sia la sua nuova melodia preferita.
Il ragazzo ridacchia riportandolo alla realtà, facendolo deglutire ma senza interrompere il contatto visivo.
“Mi riparo dalla pioggia.” sussurra chiudendo il diario e riponendolo nella giacca interna del cappotto.
Le gocce di pioggia cadono provocando un rumore piacevole alle orecchie dei due ragazzi mentre i loro cuori, o almeno quello di Harry, battono forte.
“Intendo, cosa ci fai qui a Mosca, Harry Styles.” sussurra avvicinandosi al suo volto, soffiando il proprio alito sulle sue labbra rosse più del solito per il freddo.
Harry vorrebbe urlare per la frustrazione: il ragazzo sa il suo nome.
E' ovvio che sappia il suo nome, ma Harry avrebbe tanto voluto che non lo conoscesse così da potersi farsi conoscere davvero. Perché i media hanno infangato il suo nome creando scandali su scandali che potrebbero influenzare il giudizio del ragazzo.
Harry sospira abbassando lo sguardo.
“Non lo so..” sussurra così piano, che lo straniero fa quasi fatica a sentirlo.
Quando sente una presenza al suo fianco, si volta incontrando il sorriso del ragazzo che si è seduto vicino a lui. “Di solito, quando si decide di fare un viaggio, c'è un perché. E anche la destinazione scelta ha sempre un motivo per essere la prediletta.” sorride mostrando delle rughe attorno agli occhi.
“Quindi, Harry Styles, perché hai scelto Mosca?” domanda ancora una volta.
Harry non sa nulla su di lui eppure, vuole raccontargli tutto e nemmeno sa il perché. Forse sarà che è l'unica persona che gli rivolge la parola dopo due mesi, forse perché semplicemente gliel'ha chiesto e lui è abituato a rispondere a ogni tipo di domanda, oppure perché vuole farlo; vuole raccontargli il perché si ritrova in questa città. E così alza le spalle lasciandosi andare con la schiena contro il muro, sollevando gli occhi verso il cielo per ammirare le gocce di pioggia che cadono.
“Cercavo una città che rispecchiasse il mio stato d'animo.” sussurra.
“Come ti senti, allora?” domanda ancora una volta lo straniero osservando il suo profilo.
“Solo. Triste. Freddo.”




Non sei forse qualcosa da ammirare
perché il tuo splendore è qualcosa che somiglia ad uno specchio.
E non posso fare a meno di notare che il tuo riflesso di proietta nel mio cuore.
Se ti sei mai sentita sola e il bagliore mi rende difficile trovarti,
sappi solo che ti fisso sempre dall'altra parte.




Lo straniero alza un sopracciglio e lo guarda scettico.
“Mi stai dicendo, che Mosca sia una città buia e triste?” domanda guardandolo con occhi socchiusi.
Harry annuisce sospirando, creando col proprio alito una nuvoletta di fumo.
“Mosca non è affatto così, Harry Styles.” gli sussurra vicino all'orecchio, provocandogli una serie infinita di brividi lungo la schiena.
Questa volta, è Harry ad alzare un sopracciglio e guardarlo con sguardo scettico.
“A no?” domanda sarcastico mostrando un sorriso sghembo.
Il ragazzo annuisce e si passa una mano tra i capelli, spettinandoli più di quanto già non lo siano.
“No.” gli sorride per poi alzarsi.
Harry lo osserva attentamente camminare verso la fine del porticato, per poi voltarsi verso di lui, facendogli perdere un battito quando i loro occhi si scontrano.
“Beh, che fai? Rimani li?” sorride sghignazzando. “Seguimi, avanti!” gli fa segno col capo di seguirlo.
Harry si alza aiutandosi a sostenersi con una mano sul muro, per poi pulire il retro dei pantaloni dallo sporco e iniziare a seguiro.
La pioggia ricomincia a battere contro il suo corpo così come su quello del ragazzo, facendolo sembrare mille volte più bello di quanto già non lo sia.
“Dove stiamo andando?” si azzarda a domandare ricevendo come risposta, un sorriso rassicurante.
“Fidati di me, Harry Styles.”
E Harry lo fa, lo ha fatto fin dall'inizio quando i suoi occhi hanno rivisto i colori.
Si lascia trasportare tra le vie di Mosca rimanendo a osservare il suo profilo e ha commentare la sua bellezza.
Osserva il naso leggermente in su alla francese che gli da quel tocco di classe.
Osserva le labbra sottili piegate in un sorriso, e si domanda il perché di quel sorriso ritrovandosi a pensare che vorrebbe esserne il motivo.
Osserva le lunghe ciglia che coprono gli occhi azzurri che cambiano di sfumatura di tanto in tanto.
“Come ti chiami?” domanda non riuscendo a trattenersi, mordendosi subito il labbro inferiore per la paura.
Il ragazzo volta leggermente il capo verso di lui e gli regala un sorriso.
“Louis. Louis Tomlinson.”
E Harry crede, che Louis Tomlinson potrebbe essere il titolo di una delle sue canzoni.




Perché con la tua mano nella mia mano e una tasca piena di sapone,
posso dirti che non c’è posto dove non possiamo andare.
Metti solo la mano nel passato, sono qui e sto provando a spingerti attraverso devi solo essere forte.




“Siamo arrivati.” sussurra Louis fermandosi davanti a un vecchio edificio.
Harry lo osserva alle prese con la serratura che apre senza sforzi e entra per primo, invitandolo a seguiro.
Si guarda attorno e il nulla lo invade: le stanze sono vuote e c'è molta polvere, ciò gli fa dedurre che sia un edificio abbandonato.
“Dove siamo?” domanda e subito si pente di non aver sussurrato quando sente l'eco delle sue parole sbattere contro le mura spoglie della stanza.
“Siamo in un vecchio edificio ormai abbandonato da anni.” sussurra Louis camminando nella stanza ispezionando qualcosa che Harry definisce come il nulla, perché il nulla li circonda.
“E' una vecchia palestra e non è più utilizzata, né ricordata.” sussurra.
Harry annuisce non sapendo cosa dire. E “Seguimi.” lo invita Louis in un sussurro, e Harry lo segue.
Camminano nei corridoi vuoti e passano affianco a delle porte di stanza chiuse che tentano Harry invitandolo ad aprirle per la curiosità, ma si trattiene camminando dietro Louis e seguendolo. Quando finalmente si ferma, si trovando davanti all'ultima porta del lungo corridoio.
“Forza, apri.” gli dice Louis facendo cenno alla porta.
Titubante, Harry poggia la mano sulla maniglia e la spinge, aprendone la porta. La stanza è spoglia e illuminata grazie alla luce, anche se poca a causa del maltempo, proveniente dalle tre grandi finestre. Alla parete davanti a lui, vi è uno specchio che ricopre tutta la parete, ciò gli fa intuire che si trovano in una vecchia stanza di ballo.
“Come mai siamo qui?” domanda voltandosi verso Louis, il quale ha chiuso la porta.
“Per parlare di te, Harry Styles.” gli sorride invitandolo a sedersi al centro della stanza davanti a lui, dove poco prima si è seduto.
E Harry, ancora una volta, fa ciò che gli dice.
Ginocchia contro ginocchia.
Faccia a faccia.
Occhi verdi contro quelli azzurri.
“Allora, cosa succede al grande Harry Styles?” domanda con una punta di sarcasmo della voce, ma ciò non fa assolutamente innervosire Harry, anzi, lo fa ridere. E “La vita è una merda.” dice tornando serio.
“E perché mai? Hai soldi, fama, donne ai tuoi piedi, macchine di lusso, il mondo ai tuoi piedi.” elenca
“Puoi avere anche tutte queste cose, ma non valgono nulla quando sei vuoto dentro.”
“Vuoto in che senso?” domanda non capendo.
“Senza amore. Senza qualcuno con cui dividere i tuoi averi. Senza qualcuno che si svegli al tuo fianco. Senza qualcuno che ti accompagni nel bene e nel male.” sussurra abbassando lo sguardo sulle proprie mani.
“Tu perché sei qui a Mosca, Louis? Non sei russo.” osserva, e il ragazzo sorride.
“Hai ragione. Vengo da Doncaster, sono anche io londinese. Sono venuto qui un anno fa.” dice senza perdere il sorriso.
“Perché?” domanda Harry.
E Louis perde il sorriso. “Perché Londra non era il posto adatto per me.” risponde semplicemente.
“Che cosa hai li?” domanda cambiando discorso, indicandogli il diario che spunta dalla tasca del suo cappotto. Harry arrossisce sfilandolo dalla tasca, rigirandoselo indeciso tra le mani. “E' il diario dove scrivo i testi delle canzoni o, comunque,le frasi che mi passano per la testa.” “Posso vederlo?” domanda spiazzandolo. Harry annuisce e glielo da tra le mani. Louis lo sfoglia con cura, immergendosi nella lettura.

Mosca rispecchia il mio stato d'animo: la tristezza.
Solo, in questa grande città, solo in mezzo a milioni di persone, solo nonostante tutto.
Vorrei scrivere una di quelle canzoni che rimarranno nella storia, magari una d'amore, ma come posso se non ho mai amato?
Come posso se non so cosa si prova quando ami?
Farfalle nello stomaco? Il cuore a mille?
Letto e riletto nei libri di ogni tempo, ma è davvero così?
Ci si sente così quando ami?
Senti le gambe molli quando vedi la persona che ami?
Senti il cuore scoppiarti all'interno della cassa toracica?
Senti felicità?
Io non ho mai amato.
Troppo preso dalla fama, dai concerti, da qualcosa di più grande per qualcuno, ma così piccolo per me.
A volte vorrei vendere il mio nome, averne un altro e trovare qualcuno che mi accetti per ciò che sono, non per chi sono.
Sono circondanto da milioni di persone che amano Harry Styles la pop star, ma non la persona.
E Non mi sento mai abbastanza, per nulla.
Non mi sento all'altezza del mio lavoro.
Non mi sento mai abbastanza, perché sono così fottutamente imperfetto.
Ma c'è qualcuno disposto ad amarmi per ciò che sono?
Qualcuno disposto a dimenticare il mio nome della fama?
Qualcuno che mi dia il mondo, non quello che già possiedo, quello che mai ho avuto il piacere di avere.


Louis alza lo sguardo dal diario e incontra i suoi occhi verdi.
E davvero non capisce.
Louis sa ciò che i media dicono di lui, la sua storia, ma mai ha pensato passasse ciò.
“Davvero non hai mai amato?” sussurra facendolo arrossire. Harry annuisce semplicemente e abbassa lo sguardo, timoroso del giudizio di Louis.
“Davvero non ti senti abbastanza?” domanda ancora e Harry annuisce di nuovo.
Quando posa una mano sotto al suo mento, lo vede sobbalzare leggermente alzando gli occhi, facendo scontrare i loro occhi.
“Lascia che ti faccia sentire amato e la cosa più bella del mondo per una notte.” sussurra facendogli un battito.




Perché non voglio perderti ora,
sto giusto cercando l’altra parte di me.
La più grande è qui nel mio cuore;
c’è uno spazio, ma ora tu sei a casa.
Mostrami come combattere per adesso
e dirò tesoro, era facile.
Tornando in te una volta realizzato
sei sempre stato qui.
E’ come se fossi il mio specchio:
Il mio specchio che mi fissa.
Non riuscivo a diventare più grande con qualcun’altro vicino a me.
E ora tutto è chiaro come questa promessa
che stiamo facendo, due riflessioni in una.
Perché è come se fossi il mio specchio:
Il mio specchio che mi fissa, mi fissa.




Louis posa la mano sulla parte posteriore del collo Harry, tirando il suo volto più vicino finché le loro fronti non si sconntrano.
Si sporge in avanti fino a quando le sue labbra non raggiungono l'orecchio di Harry, sussurrandogli:
“Fai l'amore con me, Harry Styles.”
Harry non ha il tempo di rispondere che le labbra di Louis si posano sulle sue in un bacio timido, diventando sempre più passionale.
E Harry crede già di amare il nuovo sapore di Louis mischiato al suo.
La sua lingua trova rapidamente la strada nella bocca di Louis, facendole presto aggrovigliare insieme nei modi più belli.
Louis stacca le loro labbra per sfilargli il cappotto, seguito dalla maglietta bianca scollata a v che viene seguita dalla sua tolta dalle mani grandi di Harry.
“Sei qualcosa di stupendo, Harry.” sussurra sulle sue labbra facendole sfiorare a ogni parola per poi tornare a baciarlo.
E Harry, finalmente, si sente completo, amato.
Geme nella bocca di Louis quando i loro corpi si fanno più vicini, più stretti, più uniti.
“Voglio che ti guardi allo specchio, Harry Styles. Voglio che guardi quanto sei magnifico mentre siamo una cosa sola e mentre ti porto al limite.” gli sussurra Louis nell'orecchio accarezzandogli la spina dorsale. E Harry, davvero, sente il cuore battere furioso contro la cassa toracica quando Louis entra in lui.
Non gli importa del dolore, presto passerà.
Non gli importa delle ginocchia che chiedono pietà.
Non gli importa nulla, perché Louis lo sta amando.
Gemiti, baci languidi, pelli marchiate dal profumo dell'altro e dai morsi, loro due e nessun altro.
“Vieni per me Harry, vieni per me e guardati allo specchio, perché sei il più bello spettacolo che io abbia mai visto.” gli sussurra tra le spinte.
E Harry viene guardando il loro riflesso, mentre Louis si riversa in lui.
Sdraiati sul suo cappotto supini, si fissano negli occhi cercando di riprendere il fiato.
“Sei bellissimo, Harry Styles, e meriti di essere amato ogni secondo della tua vita.” gli sussurra Louis accarezzandogli la guancia, per poi poggiare le sue labbra su quelle rosse del ragazzo. E Harry si sente a casa mentre stringe il corpo di Louis a sé sentendo il suo respiro regolare sbattere contro il proprio petto. “Don't let me, don't let me, don't let me go... 'Cause I'm tired of feeling alone” canticchia a bassa voce osservando il soffitto bianco, mentre la mano destra accarezza i capelli del ragazzo addormentato al suo fianco. “Non ti lascerò andare, Harry.” sussurra Louis nel sonno intrecciando le gambe tra le sue facendolo sorridere, così da posargli un bacio sulla fronte, continuando ad accarezzagli i capelli.
E Harry sorride come non faceva da tempo.
Sorride con la consapevolezza che non si sveglierà mai più solo alla mattina.
Sorride con la consapevolezza che d'ora in poi ci sarà qualcuno al suo fianco.
Sorride con la consapevolezza che, in mezzo a milioni di persone, ci sarà sempre una persona con lui che non lo lascerà solo.
Sorride con la consapevolezza che Louis farà parte del suo futuro.




Ieri è storia.
Domani è un mistero.
Vedo che mi stavi fissando,
tieni gli occhi su di me.
Tesoro, tieni gli occhi su di me.



— Michael Jackson: Stranger in Moscow.
— Justin Timberlake: Mirrors

 


















Image and video hosting by TinyPic

_____________________________________________________________________________________________________________________________________

Se siete arrivati fino qui, avete avuto decisamente molto fegato.
Questa one shot, la dedico a tutte le mie lettrici.
Non scrivo quasi mai negli spazi autrice delle mie os larry, ma in queste, voglio scriverci qualcosa.
Inanzi tutto, è la os più lunga che io abbia mai scritto, e sono felice di averla scritta e di averci impiegato davvero tanto tempo per farlo: cinque giorni di stesura e due di elaborazione.
E la pubblico ora che sono le 5.40 di mattina.
Fin da quando ho visto la foto di Harry col "diario della canzoni", ho pensato di scriverci qualcosa.
Ed eccomi qui, insomma...
E' uscita questa AU larry che spero non sia proprio una cagata..
Ho voluto inserire Stranger In Moscow di Michael Jackson (consigliandovi vivamente di ascoltarla), per evidenziare i sentimenti di Harry.
Inizialmente, volevo mettere il testo in inglese, ma poi ho pensato che, per farvi capire meglio i sentimenti di Harry, era meglio metter la traduzione.
Ci sono un po' di cose da spiegare su questa canzone collegata con la storia...
Inanzi tutto, Michael Jackson l'ha scritta a Mosca in un periodo di solitudine e durante le accuse di pedofilia.
Soprattutto per la solitudine, siccome si sentiva sempre solo.
"Anche a casa mi sento sempre solo. Sto seduto nella mia stanza e, a volte, mi metto addirittura a piangere." detto dal cantante.
Ed è quello che succede a Harry nella os, trovandosi sempre da solo.
Ora, spiego alcuni versi della canzone...
Inanzi tutto, se notate, molti non centrano nulla con quello successivo.
Infatti, nella canzone, alcuni si sentono di più e altri sono "sussurrati", se così può dire.
Quelli messi in corsivo, sono quelli sussurrati e quindi pensieri che ha il cantante mentre succede qualche cosa.
Invece, Mirrors di Justin Timberlake, inizialmente, non doveva essere inserita, ma poi ho deciso di metterla.
Ringraziate la cover delle Cimorelli che mi ha spinto ad usarla!
Questa os, è anche molto personale.
Nelle mie storie, metto sempre qualcosa di me, ma qui ho lasciato moltissimo.
E... nulla.
Spero vi piaccia e spero in un vostro parere :)
-Elisa.

Twitter.
Tumblr.
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: jawaadhugsme