Nell’Attesa.
Un giorno gli dirò che lo amo.
Sarà un giorno di sole, sicuramente. Di sole che scalda e bacia la pelle come farebbero due amanti nell'intimità. La luce renderà tutto più vivo, come lo sono io, e i miei sentimenti. Sarà un giorno di sole e ci sorprenderà un tramonto rosso, rosso come l’amore, perché sono il colore e il sentimento che arrivano più lontano di tutti gli altri –“Me lo dissi tempo fa, del rosso, ricordi? Sono stato presuntuoso e l’ho collegato all'amore, a te.”-.
Anzi, quel giorno, sarà un giorno di pioggia. Pioggia fragile che rende solo l’animo –il mio, lo è, ora-. Sarà un giorno in cui ci sentiremo abbandonati, e l’abbraccio che ci scambieremo ci unirà per sempre –“Oltre la morte, amore.”-. Le nubi grigie che non ci impediranno di essere felici. E gli farò notare l’odore della pioggia, quello che, dopo tutto –dopo tutto è stata colpa di lei, della pioggia, avara delle esistenze-, amo, ma non più di lui. Senza dubbio.
Sicuramente, arriverà quel giorno –o forse… no?-.
Nell'attesa, penserò alle parole che gli dirò –le sentirà, da là sotto?-, al gesto che compirò dopo avergli confessato i miei sentimenti: una carezza, un abbraccio, un bacio, magari –“Anche se il marmo lucido, ti rende così freddo, e apatico.”-. Mi piacerebbe, un bacio, di quelli dolci e ruvidi, incerti. Di quei baci di cui non puoi fare a meno, perché quello successivo è subito urgente, bisognoso.
Nell'attesa, non mi rimane che bramarlo –l’unica cosa che posso fare, dopo tutto-. Immaginare le parole che mai mi ha detto, sentirle –è troppo tardi, ormai, non riesco ad udire la sua voce, la terra la sopprime-, inciderle nella mente, nelle costole, per arrivare al cuore. Immaginare le parole che mai mi ha scritto, sentire la grafia ordinata –o disordinata, forse? Non la ricordo più- sotto i polpastrelli, collegati al batticuore che avrò in quel momento.
Nell'attesa, sarò –disperato- felice.
Nell'attesa, di lui.
Nell'attesa, gli ho portato un mazzo di fiori, un po’ in imbarazzo. Gliel'ho portato e l’ho lasciato sulla pietra fredda, dove è inciso il suo nome –Axel-, e oltre la quale, sotto due metri di terra, c’è lui.
Nell'attesa, della sua rinascita –“Torna da me, perché mi hai abbandonato?!”-.
Nell'attesa.
Piango.
Aemh.
Certo, volevo fare il mio grande ritorno(?) con una bella lemon, perché no, ma... non è esattamente andata come speravo, già...
L'angst non mi abbandonerà mai, penso.
Va bene, ringrazio chi leggerà, chi magari lascerà una recensione, magari, dopo tutto siamo tutti qui per confrontarci e migliorare.
Bye bye.