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Autore: Soe Mame    05/07/2013    3 recensioni
Sei oneshot sulla Magnetshipping (nome scelto da me medesima per la coppia LukaxMiku), una per ogni lettera della coppia ~ Magnet
[M - Mattindoro] Il mattino ha l'oro in bocca
[A - Arrival] Qui siamo ancora a metà della strada
[G - Green] Non pienamente sviluppato o maturo; non maturo
× Alla fine, le oneshot potrebbero essere solo quattro. Per sapere cosa sarebbe dovuto succedere nelle oneshot 4 e 5, passa sul mio account.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Luka Megurine, Miku Hatsune
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Fanfiction partecipante alla Shipping Collection di XShade-Shinra.



M - Mattindoro
[Ripristina i Punti Salute di chi la usa in base alla Condizione Meteorologica e al Tempo]

Il mattino ha l'oro in bocca
[Sfrutta le ore del mattino per fare qualsiasi cosa]



E semplicemente ti ritrovi lì, seduta sulla prima sedia che hai trovato disponibile, con un piede sul piano orizzontale, il tallone accanto ad una boccetta di solvente in precario equilibrio e ad una massa informe di ovatta, mentre cerchi di toglierti un dubbio smalto blu brillantinato dall'alluce.
Di certo non potevi prevedere che la tua adorabile fidanzata, quella mattina straordinariamente svegliatasi fin troppo prima di te, decidesse di scacciare la noia dedicandosi ai tuoi piedi. Semplicemente, quando hai aperto gli occhi, l'hai trovata china ai piedi del letto, che finiva di metterti uno smalto grigio metallizzato al mignolo. Ed erano tutti lì, gli smalti, almeno una trentina di piccole confezioni di vetro che facevano capolino dalle coperte.
E tu, semplicemente, hai guardato la tua adorabile fidanzata, che ha ricambiato il tuo sguardo con l'espressione di chi non ti vede da almeno cinquant'anni e non si sarebbe mai aspettato di rivederti proprio lì e in quel momento; così, semplicemente, l'hai vista svanire da davanti ai tuoi occhi, in meno di una frazione di secondo, per poi sentirla quasi schiantarsi al piano di sotto per la foga con cui era scesa lungo le scale.
Al rumore della porta che si chiudeva - peraltro con una certa forza -, non hai potuto far altro che metterti seduta, con l'unica priorità di aprire la finestra per evitare che l'intenso odore degli smalti ponesse fine alla tua vita - perché la tua adorabile fidanzata aveva aperto almeno sette smalti diversi, a giudicare dal numero delle unghie colorate, nella vostra camera da letto senza curarsi di aprire la finestra.
E poi, semplicemente, sei andata a cercare solvente e ovatta, poco intenzionata ad andare in giro con le unghie dei piedi dipinte in sette colori diversi, tutti rigorosamente mal accostati e nessuno che s'intonasse anche solo per sbaglio all'azzurro sulle tue mani.
Quanto alla tua adorabile fidanzata, l'avresti recuperata più tardi.
Le avresti concesso il tempo di crearsi film horror mentali circa una tua possibile reazione.

- E questo è quanto... - pigolò Miku, prendendo un'altra cucchiaiata di gelato alla nocciola: - Hai capito in che situazione mi trovo? -.
- Veramente no, non hai detto niente. - osservò Kaito, sottraendole il cucchiaio per affondarlo a sua volta nella vaschetta: - Hai detto solo "Luka-chan" e "uccidere", ma non ho capito se hai ucciso Luka o se Luka vuole ucciderti. - disse, con voce tranquilla.
La ragazza si riprese il cucchiaio: - E' Luka-chan che vuole uccidermi. Ne sono sicura! - tremò, soffocando la sua disperazione e quasi se stessa con un boccone troppo grande.
- Perché? - chiese l'altro, dandole una pacca sulla schiena per aiutarla e rubandole di nuovo il cucchiaio.
Il tempo di un paio di respiri per riprendersi e per calmarsi, poi Miku spiegò, lo sguardo basso e la voce funerea: - Ho pasticciato con lo smalto usando i suoi piedi come cavie. -.
Un attimo di silenzio, in cui Kaito sgranava gli occhi e si vedeva sottrarre il cucchiaio.
- ... quello lo faccio anche io con Meiko. - confessò, infine: - Però, di solito, la mattina lei è talmente rimbambita dai postumi della sbornia che posso dirle che se li è messi da sola o che è stata Haku. -.
- Ma Luka-chan non beve! - gemette Miku, portandosi le mani ai capelli e lasciando via libera a Kaito per il cucchiaio: - E non penso che l'olio del tonno possa avere gli stessi effetti dell'alcool di Meiko-nee! -.
Fu in quel momento, quasi avesse pronunciato oscure parole magiche, che la ragazza si rese pienamente conto di ciò che sarebbe sicuramente successo: - Devo scappare! Non posso più tornare a casa! - saltò su dalla sedia, stringendo i pugni: - Forse potrò andare a vivere nel rodo roda di Rin-chan e Len-kun! -
- Non credo ti ci faranno avvicinare. - constatò Kaito, candido, più attento alla vaschetta che alla ragazza.
- Oh... hai ragione. - ammise Miku, alzando un sopracciglio. Scosse la testa, senza darsi per vinta: - Allora ci penserò dopo! Non posso tornare alla Crypton, anche Luka-chan lavora lì! -. Strinse i denti, rendendosi conto della gravità della situazione: - Dovrò rinunciare alla mia carriera! Niente più concerti, niente più video, niente più canzoni, niente più Miku Hatsune! E, se devo far perdere le mie tracce, non dovrò più farmi vedere, cambierò taglio e colore dei capelli, metterò delle lenti a contatto colorate, comincerò a vestire con borchie e catene e mi sottoporrò ad un intervento chirurgico per cambiare faccia e farmi una quinta di seno. Senza lavoro, non avrò soldi, quindi dovrò nutrirmi di bacche, radici e aria fritta. Poi dovrò farmi dei documenti falsi, mi chiamerò Yumekui Shirokuro Baka e mi spaccerò per una nativa del Liechtenstein. E poi- -
- Tutto questo perché hai colorato le unghie a Luka nel sonno? - la interruppe Kaito, raschiando il fondo della vaschetta con il cucchiaio.
Miku si bloccò.
Il ragazzo dovette finalmente porgerle attenzione, alzando lo sguardo su di lei, giusto per assicurarsi che non si fosse pietrificata nella sua cucina.
- ... tu non sai di cosa sarebbe capace Luka-chan. - fu l'unica cosa che Miku riuscì a dire, prima di lasciarsi cadere sulla sedia.
Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto Luka ma, di certo, non avrebbe fatto finta di nulla. Non che lei fosse pentita: le aveva dipinto le unghie dei piedi con il preciso intento di farle un dispetto, era stata una cosa volontaria e premeditata nel giro di una decina di minuti.
... sì, in effetti, se l'era andata a cercare.
Il trillo di un telefono.
Come una sola persona, Miku e Kaito portarono lo sguardo al cordless che giaceva sul tavolo, a meno di venti centimetri da loro.
"Brutto presentimento. Brutto presentimento.".
Del tutto ignaro e apparentemente incapace di notare l'improvviso tick all'occhio della sua ospite, Kaito prese il telefono e rispose: - Pronto? -.
Miku si irrigidì, sperando che quel brutto presentimento fosse soltanto una sgradevole sensazione dettata dall'ansia.
- Ah, ciao, Luka! -
Per l'appunto.
- Miku, dici? - lo sguardo di Kaito andò alla ragazza che, subito, cominciò a scuotere la testa e ad agitare le braccia, sperando che l'altro intuisse.
- No, non è qui. - sospiro di sollievo di Miku: - Devo dirle qualcosa? - sguardo omicida di Miku: - ... nel caso la incontrassi? - frettolosa aggiunta di Kaito, sorriso di Miku.
Pochi secondi di silenzio e Miku udì il ragazzo salutare la sua cara fidanzata, per poi chiudere la chiamata.
- Allora? Cosa ha detto? - domandò subito la ragazza, con una certa ansia.
Kaito alzò le spalle: - Dice che, appena ti è possibile, dovresti tornare a casa. -.
Miku piegò leggermente la testa di lato, perplessa: - E ti è sembrata... arrabbiata? -.
L'altro scosse la testa: - No, anzi. Era come al solito. - garantì, sincero.
La ragazza non poté trattenersi dal dubitare per un istante: - ... quindi Luka-chan non ha intenzione di inseguirmi per tutta la città brandendo un tonno...? -
- Dal suo tono non mi è sembrato avesse questi progetti. - annuì Kaito.
A quel punto, si alzò dalla sedia e Miku lo vide andare al frigorifero, per poi estrarre una vaschetta verde dal freezer; tornò da lei e gliela porse, con un ampio sorriso: - E' gelato al pistacchio. - spiegò, mentre lei prendeva la confezione, confusa: - E' il tuo preferito, no? -.
Miku annuì con la testa: - Sì, ma... cosa c'entra? - osò chiedere.
- Dovresti tornare da Luka. - disse Kaito, mettendole una mano sulla spalla: - Questo potrà esserti d'aiuto. -.
Il cuore della ragazza accelerò, colmo di commozione per quel gesto inaspettato: - Oh, Kaito-nii, è un pensiero carinissimo! - esclamò, astenendosi dallo stringersi la vaschetta al petto a causa del suo essere discretamente ghiacciata: - Sarà senz'altro un ottimo supporto morale! -.
- In realtà, pensavo a qualcosa di più pratico. - confessò l'altro, alzando le sopracciglia: - Se mangerai un cucchiaio per ogni passo, una volta arrivata a casa, dovrebbe fare il suo effetto. - spiegò.
Miku aggrottò la fronte, riflettendoci un attimo. Poi le sembrò di capire e il suo volto s'illuminò: - E' perché, grazie a questo, diventerò così dolce da creare attorno a me un'aura di dolcezza così dolce che anche Luka-chan si addolcirà? - chiese.
Kaito scosse la testa: - No, è che sarai talmente piegata dal mal di pancia che, in teoria, in lei dovrebbe scattare l'istinto da crocerossina. -.
- ... mi sembra un buon piano. -.

Con tutta la concentrazione e la delicatezza di questo mondo, come se stesse cercando di far passare un filo nella cruna di un ago, Miku aprì la porta di casa. Fece passare prima la testa, per dare una rapida occhiata all'ingresso e assicurarsi che la sua cara fidanzata non vi fosse appostata con un pesce spada stretto in un pugno; appurata l'assenza di entrambe le sinistre entità, la ragazza prese coraggio ed entrò, per poi richiudersi la porta alle spalle.
- Finalmente sei tornata, Miku-chan! -
Il sobbalzo era stato talmente evidente che, probabilmente, Miku aveva quasi staccato i piedi da terra. Sorrise, sperando in un sorriso sincero e spensierato e ottenendone uno forzato e colpevole: - Luka-chan! - esclamò, con una nota tremante nella voce.
Luka emerse dalla stanza a fianco, avvolta in un lungo abito bianco e poco più alta del solito a causa dei tacchi; non appena il suo sguardo tranquillo cadde su Miku, la sua espressione si fece sorpresa.
- Qualcosa non va, Miku-chan? - domandò, avvicinandosi.
Miku scosse violentemente la testa, con un tremito e una risata un po' troppo nervosa: - Niente, Luka-chan! E' tutto a posto! -.
"Sai benissimo cos'è successo. E io so benissimo che stai pensando a qualcosa per vendicarti."
Luka la guardò per un istante, come per accertarsi che non stesse mentendo; poi sorrise, luminosa: - D'accordo. Allora possiamo andare, no? -.
Miku sgranò gli occhi: "Oh... giusto. Oggi Luka-chan ed io dovevamo andare a far compere..." ricordò improvvisamente.
- S-sì! - esclamò, un po' meno tesa: - Vado a mettermi qualcosa di meno riconoscibile e possiamo andare! -.
L'altra annuì, seguendola mentre andava a mettere la vaschetta di gelato in freezer: purtroppo il dolce si era sciolto strada facendo e Miku non aveva trovato attraente l'idea di bere almeno due chili - litri - di gelato al pistacchio.
- Come sta Kaito? - domandò la ragazza dai capelli rosa, pacata, mentre Miku chiudeva il frigorifero.
- Bene! - trillò quest'ultima, salvo poi quasi mordersi la lingua: "... sapevo che sapevi che ero da Kaito-nii.". E, no, la vaschetta di gelato non era necessariamente la prova decisiva: Miku poteva benissimo aver avuto un'improvvisa e impellente voglia di gelato al pistacchio e averlo comprato strada facendo; poco importava fosse uscita senza soldi, Luka non lo sapeva e lei era Miku Hatsune, avrebbe benissimo potuto scambiare equamente una merce alimentare con un autografo o rubare suddetta merce alimentare per poi dare la colpa al peso della fama - e della fame.
- Vado a prepararmi! - annunciò, sgusciando via dalla cucina e dallo sguardo di Luka.
Sguardo che si ritrovò addosso, tranquillo come se non fosse successo niente, non appena ebbe finito di prepararsi.
"... posso davvero sperare che Luka-chan stia facendo finta di nulla...?".

- Ricorda che dobbiamo comprare anche generi di prima necessità. - disse Luka, intingendo una patatina fritta nel piccolo cumulo di maionese sul piatto.
- Osshia? - domandò Miku, più presa da un colossale hamburger a due strati.
- Non si parla con la bocca piena. - la riprese l'altra, senza alcuna intonazione particolare. Mangiò la patatina e spiegò, seria: - Abbiamo finito le uova e di riso ne è rimasto poco. Inoltre... - prese il suo cheeseburger, fissandolo con un improvviso interesse: - ... abbiamo finito il tonno. -.
Miku alzò lentamente lo sguardo, portandolo sulla ragazza ora impegnata con il panino ipercalorico. Deglutì e osservò, piano: - ... ieri sera ce n'erano almeno dodici scatolette. -.
Luka si passò il tovagliolo sulle labbra, con particolare cura, mettendoci forse più tempo del necessario: - Adesso non ce ne sono più. - disse, infine.
La ragazza dai lunghi capelli verdi sbattè più volte le palpebre, cercando di assorbire la notizia. Poi domandò, quasi dimentica dell'hamburger che stava perdendo condimenti nel suo piatto: - ... non avrai fatto il tuo spuntino di mezzanotte...? E quello delle tre e quello delle sei e- -
- Attenta a non macchiarti la gonna. - fu l'unica frase di senso compiuto che uscì dalle labbra dell'altra, poi subito nuovamente impegnate con il cheeseburger.
A quel punto, Miku non poté far altro che preoccuparsi seriamente.
Era da svariato tempo, poco più di un paio d'anni, che temeva per la forma della fanciulla sedutale di fronte; aveva sempre pensato fossero solo sue supposizioni, che mai sarebbe successa una cosa simile ma, ormai, non poteva che inquietarsi davvero. D'accordo, anche lei si strafogava di vegetali, spring onions, robe verdi non identificate e gelato - ma quest'ultimo era colpa di Kaito-nii: però, non era ancora arrivata agli spuntini notturni, diurni e, a volte, seppur di rado, agli spuntini nelle pause durante i concerti.
Si aspettava di svegliarsi, una mattina, e di scoprire la sua fidanzata decisamente più grande di come la ricordava - approssimativamente il triplo di lei -, con la pelle grigia e ricoperta di squame, magari con le branchie sul collo e le pinne sulla schiena e sul ventre, con una coda di pesce che, sfortunatamente, nulla aveva a che fare con le sirene. La loro relazione ne avrebbe risentito, ne era sicura: sì, Miku avrebbe amato Luka in ogni sua forma però... se Luka avesse cercato di abbracciarla e avesse malauguratamente perso l'equilibrio, non avendo una base stabile ma soltanto pinne? Già vedeva le prime pagine dei giornali: "Miku Hatsune ricoverata in gravissime condizioni: secondo fonti attendibili, le sarebbe caduto addosso un tonno mentre camminava all'interno della sua abitazione." e il suo caso sarebbe finito in televisione, dove grappoli di esperti avrebbero detto, con fare sapiente: - Questa non è altro che la dimostrazione della teoria della Pioggia dei Tonni dell'eminente scienziato del XIX secolo Findus! -.
- Miku-chan? -
Miku tornò improvvisamente al presente, guardando Luka come se la vedesse per la prima volta: era lì, seduta davanti a lei, poco tonno e molto donna.
- ... sì? -
- Sembravi distratta. -
- Dici? -
- Avevi l'espressione di un tonno. -.

Durante la mattinata e il primo pomeriggio, Miku e Luka avevano depredato svariati negozi di generi di seconda o terza necessità, dunque ben più attraenti e interessanti di un supermercato qualsiasi.
Avvolte in lunghi cappotti, con i capelli raccolti e nascosti in cappelli morbidi, gli occhi celati da degli occhiali da sole per Luka e da degli occhiali da vista con semplici vetri al posto delle lenti per Miku, si fingevano due fanciulle comuni, come erano solite fare quando mettevano piede fuori dal grande edificio della Crypton; del resto, nessuno avrebbe potuto vedere cosa esattamente ci fosse nelle loro carte di credito, quindi non avevano motivo di temere di essere riconosciute.
Avevano dunque proseguito il loro giro di spese folli, le mani ormai occupate da quattro buste. Avevano deciso di dirigersi in un negozio di abbigliamento, dove inconsciamente sapevano avrebbero speso svariate ore - probabilmente, fino al tramonto.
Ormai le commesse le conoscevano bene - o meglio, sapevano che la loro presenza lì avrebbe significato una grande entrata monetaria entro l'orario di chiusura -, quindi non ebbero problemi a tenere le loro buste dietro il bancone, mentre le due ragazze esploravano il negozio.
- Che ne dici? - fece Luka, mostrando a Miku una maglietta celeste con le maniche a sbuffo.
- Per me o per te? - una domanda legittima, a giudicare non tanto dal colore quanto dalla taglia fin troppo ridotta per l'altra.
- Okay, niente. - con uno sbuffo, Luka ripose la maglietta.
Se non altro, era perspicace.
- E questo? - trillò Miku, mettendole davanti agli occhi una fascia color terra: - Per me, è della taglia giusta! -
Aveva imparato ad usare tanti giri di parole per non pronunciare frasi come: - Ho abbastanza poco seno per entrare in questo minuscolo top, vero? -.
Luka, dunque, aveva imparato a decifrare quel linguaggio: - Sì, direi che per te va benissimo. -
... a modo suo.
- Bene. - senza lasciarsi scoraggiare - se l'avesse fatto ogni volta, a quest'ora sarebbe caduta in depressione - Miku tornò a caccia, stavolta in cerca di qualcosa da abbinarvi: - Magari riesco a trovare una gonna che ci stia bene... -
- Uhm, Miku-chan... -
- Sì? - alzò gli occhi da un orrendo pantalone fucsia evidenziatore, incontrando lo sguardo esitante di Luka.
- ... credo che quella sia una gonna. -
- ... -
La gonna-top ritornò dov'era stata trovata.
- Dai, ti sarebbe stata bene. - il tono serio fu ampiamente smorzato da una mano davanti alla bocca, per nascondere una risata gran poco trattenuta.
- Sarebbe stata dubbia anche per le forme di Rin-chan. - tagliò corto Miku, procedendo a testa alta verso il reparto scarpe, seguita da una Luka ancora divertita.
- Dai, chi l'avrebbe messa? - si ritrovò a sbuffare, sentendo le guance farsi più calde: - Sarebbe stato impossibile muoversi! -
- Certo, Miku-chan, certo... -
- E poi, sono sicura che troverò un top vero e proprio molto più carino! -
- Sì, Miku-chan... -
- Con una bella gonna in coordinato! -
- Ovviamente, Miku-chan... -
Miku si fermò. Fece mezza giravolta e si ritrovò a guardare Luka negli occhi, lo sguardo assottigliato: - Mi stai prendendo in giro? - sibilò, gonfiando appena le guance.
Luka, semplicemente, sorrise, per poi metterle una mano sul cappello: - Ti piaceva tanto quel top, vero? -.
Ora il viso le andava a fuoco.
- Come top, non era brutto. - disse, scostando la sua mano: - Ma, come gonna, no. -
- Puoi sempre comprarla e usarla come top. - la proposta di Luka ricevette un'occhiata di sufficienza.
- Hai dimenticato chi sono? - fece Miku, ravviandosi i capelli - o meglio, l'aria, visto che erano tutti raccolti nel cappello: - Sono la principessa numero uno al mondo. - canticchiò, la voce si alzò appena: - Sai come trattarmi. - un sorriso a trentadue denti: - Vero? -.
Questa volta, Luka non riuscì a trattenere una risata vera e propria.
- Uno. Posso avere ciò che voglio senza ricorrere a simili mezzi. - continuò a cantare, adattando le parole al ritmo: - Due. Il mondo è pieno di cose anche più carine e non ne farò certo una tragedia. Tre. Come gonna, era incommentabile. -.
Luka spostò la mano dalle labbra, ancora incurvate verso l'alto: - Non l'ho mai messo in dubbio, Miku-chan. -.
Senza abbandonare il suo ghigno-sorriso, Miku si voltò per tornare sui suoi passi, verso il reparto scarpe.
Salvo trovarsi davanti un muro di almeno dieci persone.
- Ma tu sei Miku Hatsune? -
- Sei Miku Hatsune sul serio? Quella vera? -
- Hai la voce uguale alla sua! -
- E' Miku! E' Miku! -
- Dov'è? Dov'è? -
- Chi? -
- Miku Hatsune, l'idol! -
Le persone divennero quindici.
- L'ho sentita, è proprio lei! -
- Sì, è lei! E' lei! -
- Miku! -
- Un autografo, Miku-chan! -
- Miku-sama! -
"Oh. Diamine."
Sapeva cosa fare.
Poteva farcela.
Ce l'avrebbe fatta.
Era il momento di attivare la procedura d'emergenza.
Con un movimento fluido, si tolse il cappello, lasciando i capelli liberi di scivolarle lungo la schiena; tolse gli occhiali e li mise in tasca, per poi esibirsi in un sorriso luminoso: - Mi-tsu-ke-ta! - rise, piegando la testa di lato.
- MIKU! -
- MIKU HATSUNE! -
- MIKU-CHAN! -
- UN AUTOGRAFO, MIKU-CHAN! -
- UNO ANCHE A ME! -
- ANCHE A ME! -
Senza sapere come, si ritrovò una penna in mano e un foglio davanti; firmò su qualsiasi cosa le capitasse davanti agli occhi - fogli, scontrini, libri, buste della spesa, giacche, cappelli, pantaloni.
Ci mise meno di due minuti, abituata com'era a fare ben di peggio - non avrebbe mai dimenticato quella sera in cui firmò autografi per sette ore consecutive.
Quando sentì dei click - dei cellulari, più che altro -, si mise in posa, scatenando una reazione a catena per cui praticamente ogni cliente del negozio si ritrovò con il cellulare in mano e l'obiettivo verso di lei.
Procedura d'emergenza completata con successo: dare ai fans esattamente ciò che vogliono.
Una volta accontentati, se ne sarebbero andati spontaneamente e felici.
- E' vero che c'è Miku Hatsune? -
- Miku Hatsune è qui? -
- E' LAGGIU'! -
- SI', E' PROPRIO MIKU! -
- MIKU-CHAN! -
- MIKU HATSUNE! -
No, un attimo.
"E quelli da dove escono?" con orrore, si rese conto che, non si sa come, la notizia che lei fosse in quel negozio si era diffusa minimo in tutto il quartiere, portando diverse persone ad entrare con particolare fretta, sotto lo sguardo perplesso e stupito delle commesse.
"L'orda di fans!" indietreggiò, sconvolta: l'orda di fans non era una cosa sostenibile. Era il peggio che potesse capitare, una fiumana incontrollabile che l'avrebbe circondata, l'avrebbe stordita con le sue urla, le avrebbe slogato un polso per tutti gli autografi che avrebbe dovuto firmare...
Senza contare che, una volta, l'orda di fans l'aveva persino fatta cadere a terra. Fortunatamente, quella sera, era insieme a tutto il resto del gruppo Crypton, quindi Kaito-nii era riuscito a recuperarla prima che le succedesse qualcosa.
L'unica possibilità era fuggire.
Guardò a destra, a sinistra, davanti, dietro.
Niente.
Orda, orda, orda, muro.
"... questa volta non ne esco viva."
- Dame dame yo! -
Una musica fin troppo debole e ovattata giunse a malapena alle sue orecchie, vagamente più forte quando la maggior parte delle persone tacque, lo sguardo al bancone: cellulare alzato, capelli sciolti, occhiali scomparsi, giaccone aperto, Luka fece qualche passo avanti lungo la superficie lignea, le commesse con gli occhi sbarrati.
- Migi hara hidari e to... kotoba ga nagareru... taikutsusou na kao gamen mitsumeru kiiimiiii... -
Probabilmente, le consentivano di usare il bancone come passerella in virtù del suo non curarsi del prezzo di ciò che acquistava presso di loro.
- Ma quella non è Luka Megurine? -
- Sì, è lei! -
- LUKA-SAMA! -
- LUKA! -
- ... yoru no tobira o futari de hirakimashou! - un colpo di tacco sul bancone, le commesse trasalirono, Miku temette, per un istante, che esso crollasse portandosi dietro pure Luka.
- Luka! Luka! Night Fever! A-fu-re-ru omoi wa for you! Kagiri aru kono toki o mune ni kizaaandeee! -
In quel momento, Miku si rese conto di come l'attenzione di tutti i presenti si fosse spostata su Luka che punterellava il bancone con i tacchi, quasi stesse davvero cercando di bucarlo.
E capì.
Lentamente, nascose di nuovo i capelli e rimise gli occhiali sul naso, per poi farsi pian piano largo tra la folla, fermandosi di tanto in tanto per non dare l'idea di star scappando.
Aveva meno di quattro minuti per riuscire ad uscire da quel negozio.
Sempre che fosse andato tutto bene.
Mentre passava tra tante spalle troppo vicine, Miku si accorse di come Luka canticchiasse anche durante lo strumentale, come a far sì che nessuno si distraesse neppure per un istante.
Finalmente, riuscì a raggiungere l'entrata, allontanandosi di qualche passo, trattenendosi dallo scappare a tutta velocità non appena varcata la soglia.
Quando finalmente fu sul marciapiede, scattò.
Proprio nell'istante in cui un più forte: - Dame dame yo! - concludeva la canzone.
"Appena in tempo!" tirò un momentaneo sospiro di sollievo, sfrecciando tra le vie e facendo abilmente slalom tra i passanti - abitudine. Pura e semplice abitudine.
Quando si ritrovò circondata dal verde, quando la sua poca concentrazione realizzò di essere giunta nel parco, si lasciò cadere sulla prima panchina libera, senza neppure curarsi della possibilità che ci fossero gomme appiccicate o altre strane cose indefinite.
Riprese fiato a bocca aperta, inspirando ed espirando velocemente, il cuore che batteva fin troppo forte.
Quando finalmente recuperò le sue facolta intellettive e il contatto con il mondo, estrasse il cellulare dalla tasca e chiamò Luka. Sapeva che non avrebbe dovuto aspettarla fuori da quel negozio; si sarebbero reincontrate da qualche parte, o direttamente a casa: aspettarla avrebbe significato vanificare il suo averle creato un'occasione per scappare.
- Sei viva? - la voce di Luka sembrava piuttosto tranquilla.
- Sì... - boccheggiò Miku, sentendosi improvvisamente svuotata di ogni energia. Doveva aver esaurito l'adrenalina.
- Dove sei? -
- Mh... al parco, credo. - rispose, passandosi una mano sugli occhi stanchi.
E il sole era pure tramontato.
Ecco perché non sentiva altre voci oltre la propria.
- Quello più vicino al negozio, suppongo. -
- Supponi bene. - disse, in un mugugno distratto, lo sguardo perso sui lampioni accesi.
- E magari sei seduta su una panchina. -
- Magari, sì. -
- E magari stai guardando i lampioni con uno sguardo da tonno. -
- Non ho uno sguardo da ton- -
- E magari hai Luka Megurine alle spalle. -
Un soffio nell'orecchio.
Scattò in piedi e si voltò, il cellulare sguainato come una spada, il cuore sobbalzato fino alla gola.
Luka era lì, dietro la panchina, serafica.
Chiuse la chiamata, Miku la imitò, lentamente.
- Mi hai fatto prendere un colpo. - sbuffò quest'ultima, tornando seduta con la grazia di un rinoceronte.
- E' questo il tuo modo di ringraziarmi? - ridacchiò l'altra, sedendosi al suo fianco, ben meno rinoceronte.
Miku gonfiò le guance di nuovo calde, distogliendo lo sguardo da lei.
- Grazie. - borbottò, concentrandosi su un cespuglio.
Era potato molto bene, non c'era che dire.
- Di nulla. - nell'orecchio, di nuovo.
- Mi fai il solletico. - sbuffò Miku, senza smettere di contemplare il cespuglio.
Qualcosa di caldo su un fianco, quello opposto a dove si trovava Luka.
E qualcosa di caldo anche su una spalla, stavolta proprio dal lato di Luka.
- Non sono io. Sei tu che sei freddolosa. -
- No, è che mi respiri sul collo e mi fai il solletico con i capelli. - rispose Miku, tornando a guardarla.
Uhm, no.
Non le piaceva quella luce in quegli occhi.
O meglio, sì, le piaceva.
Ma non in un parco.
- Ah! - si ricordò: - Le nostre borse! Dove- -
- Al negozio. - fu la laconica risposta di Luka: - Non credo che faranno storie, se le lasciamo lì ancora per un po'. -
- Ma- - e dovette tacere.
Non poteva parlare con le labbra di Luka sulle sue. Era difficile e non ne aveva tutta questa gran voglia.
Ma non poteva neppure lasciare troppo libera non tanto la mano scesa chissà quando dal fianco alla coscia quanto quella che le stava sbottonando i primi bottoni di cappotto e camicetta.
Si scostò, premendole un dito sulle labbra: - Siamo in un parco. -
- Lo so. - e lo disse con tutta l'ovvietà del mondo, con tanto di occhi sgranati.
- Ci arrestano. -
- Hai idea di quanta gente faccia queste cose in questo posto? -
- Ma io non sono "quanta gente". - gonfiò le guance, evitando uscite canterine: - E poi, sarà anche pieno di maniaci, allora. Maniaci guardoni. Mi bastano quelli che cercano di spiarmi sotto la gonna durante i concerti, non ho voglia di avere pubblico anche quando sono da sola con te. -.
- Sei tu che indossi gonne troppo corte, Miku-chan. - ridacchiò Luka; diede un leggero bacio al dito, per poi aggirarlo e tornare alle sue labbra.
Miku si scostò di nuovo: - Non indosso gonne troppo corte! - protestò: - E poi, no, Luka-chan. Siamo in uno spazio pubblico accessibile anche ai bambini e ai loro occhi puri e incontaminati. Quindi, tieni i tuoi tentacoli a posto, Tako Luka. -
Per tutta risposta, Luka ridacchiò.
Una risata leggera, di quelle che faceva quando voleva darle ragione, sì, ma soltanto per poi colpirla con-
- Non mi merito nessuna consolazione, dopo il pittoresco risveglio di stamattina? -.
Miku trasalì.
Sentì chiaramente un brivido scivolarle lungo la schiena, gli occhi che si sgranavano in un'espressione di pura falsa innocenza.
- Era uno scherzetto innocente, Luka-chan! - sorrise.
"Non mi uccidere, ti prego!" gemette nella sua testa.
- Non è il caso di essere così arrabbiate, no, Luka-chan? - sorrise.
"Ti prego, non farmi del male!" pigolò nella sua testa.
Sentì un dito all'altezza delle clavicole, che scivolava piano sulla sua pelle, risalendo il collo, soffermandosi qualche istante sulla gola, per poi accarezzarle il mento e fermarsi sulle labbra.
- Lo so che è uno scherzo innocente, Miku-chan. - ma quanto era bella la voce di Luka? Lo era sempre ma, quando diceva cose del genere, lo era ancora di più.
Ma si era avvicinata di nuovo?
- Però... -
"Ecco."
Deglutì.
"Kaito-nii, ti ho voluto bene. Anche a voi, Rin-chan e Len-kun! E anche a Meiko-nee! E Gakupo-kun, e Gumi-chan, e..."
- Credo che una cosa del genere mi spetti. - sì, si era avvicinata di nuovo. Prima non le parlava direttamente sulle labbra.
- ... dici? - sorrise, nervosa.
- Dico. -
Delle dita tra i capelli, sulla nuca.
- ... ora? - pigolò, spostando appena indietro la testa.
- Ora. - senza pensarci, Miku abbassò lo sguardo, in cerca dell'altra mano. Non poteva lasciarla uscire dal suo campo visivo.
- ... qui? - sussurrò, la cosa che le premeva di più.
- Qui. - ah, la mano era nel suo posto riservato, quello sotto il fianco e sotto la gonna. Ovvio che sarebbe andata lì.
- ... non potremmo prima andare a casa? - almeno un tentativo poteva farlo.
- No. - beh, ci aveva provato.
- Quindi... -
"Ci arresteranno. Lo so."
- ... tu, ora... -
Un bacio leggero sulle labbra.
- ... mi dai la tua... -
"Ma chissene frega."
Sentì di nuovo le labbra di Luka, schiuse la bocca.
- ... carta di credito. -.
"..."
Si scostò, inarcando un sopracciglio.
- ... prego? -
Luka sbattè le palpebre, forse stupita dal suo tono improvvisamente meno esitante e non perché reattivo in quel senso.
- La tua carta di credito, Miku-chan. - sorrise, luminosa come neppure tutti i lampioni del parco riuscivano ad essere: - Andiamo a comprare un po' di scatolette di tonno, che ne dici? -
- ... -
Miku abbassò le palpebre.
Le rialzò.
- ... ti fa male tutto quel tonno, Luka-chan. -.
- Come ho detto prima, una cosa del genere mi spetta. - si ravviò i capelli, noncurante: - Per oggi non puoi rimproverarmi niente. Tu mi hai colorato le unghie dei piedi, io mi consolo comprando almeno ventiquattro scatolette di tonno con la tua carta di credito. -.
Miku non riuscì a rispondere.
Le stava seriamente sfuggendo qualcosa.
- ... non ci stavamo baciando, un secondo fa? - le fece notare, la voce piatta.
- Non ho potuto resistere. - sospirò Luka, intenerita: - E poi, l'ambientazione lo richiedeva! Era impensabile stare seduta su una panchina con te e non sfiorarti neppure! -.
Miku si chiese seriamente se Luka fosse una gran pervertita approfittatrice o un'ingenua fanciulla che la vedeva come una bambolina carina.
Probabilmente, un oscuro ibrido.
- ... -
Trasse un profondo respiro, alzando gli occhi al cielo: - E va bene. Se ti senti male, però, sappi che io non- -
- Perfetto, possiamo andare! - con un altro bacio - e una carezza forse un po' troppo intensa sulla sua gamba -, Luka si alzò dalla panchina, quasi trotterellando verso l'uscita.
"Promemoria..." si disse Miku, scuotendo la testa: "... non mettere più lo smalto a Luka-chan. Mai più.".

E semplicemente ti ritrovi lì, a camminare allegra in un parco dopo il tramonto, con la tua adorabile fidanzata che ti segue alzando gli occhi al cielo.
Di certo non potevi prevedere che si sarebbe presentata l'occasione perfetta per convincere la tua adorabile fidanzata a riempire la dispensa che tu stessa hai svuotato in meno di ventiquattr'ore; soprattutto, che si sarebbe presentata l'occasione perfetta per far passare lei per la colpevole bisognosa di perdono.
Semplicemente, quella mattina, lei ha avuto un colpo di genio, che le ha sicuramente fatto avere paranoie per tutta la giornata e che ti ha offerto la possibilità di uno scambio equo su un piatto d'argento.
Semplicemente, ti è bastato approfittarne, di quel colpo di genio e dell'orda di fans.
E ti rendi anche conto di come la giornata si sia rivelata molto più proficua di quanto avessi pianificato quella mattina, ritrovandoti a sorridere per tutta quella catena di colpi di fortuna.
E ti ritrovi con il tuo tonno, le tue spese - ah, bisogna recuperare le borse nel negozio! - e la tua adorabile fidanzata.
A lei avresti pensato alla fine.
Le avresti concesso il tempo di crederti un oscuro ibrido tra una pervertita approfittatrice e un'ingenua fanciulla.






Salve! ^^
Mi rifaccio viva dopo un po', con una raccolta-challenge per cui mi sono prenotata mesi fa a cui volevo partecipare con questo fandom e questa coppia da diverso tempo: come da introduzione, si tratta di una raccolta di drabble/flash/oneshot/coseacaso (?) con dei prompt tratti dalle lettere del nome della coppia.
"Magnetshipping" è un nome che io stessa ho dato alla coppia (è quindi un nome fanon) sulla falsariga dei "nomi shipping" dell'anime/manga Yu-gi-oh! (ma ho notato che è lo stesso anche per il fandom di Pokemon). Il perché abbia deciso di chiamarla proprio Magnet non credo ci sia bisogno di specificarlo. XD

Il prompt di questo capitolo è il nome di una mossa Pokemon ed è incredibilmete tirato. Sì. Ma mi piaceva. *A* *Scusa, Kia!*
Ha comunque il suo senso (?): tutta la giornata si rifà, in un certo qual modo, a ciò che sia Luka che Miku hanno fatto nella mattinata - lo scherzo idiota dell'una e lo svuotare la dispensa + la perfetta occasione per ideare un piano astuto (?) *ecco come si "ripristinano i Punti Salute!"* dell'altra. U.U
*Certo, Soe, certo...*

Questo capitolo è stato scritto in due tempi diversi: una parte fu scritta alla fine dell'anno scorso, un'altra in questi giorni. Ma non vi dico dov'è lo stacco. U.U *Magari non si nota, magari si nota come un pugno in un occhio...*

Ah, le "canzoni" presenti in questo capitolo - che presumo tutti abbiano riconosciuto senza problemi - sono World is mine, Luka Luka Night Fever, una brevissima citazione dalla Night Series e un accenno al titolo di Yumekui Shirokuro Baku. ^^

Spero che, nonostante l'iperfluff-cliché-wtf? presente, questa oneshot vi sia stata gradita. ^^
Per eventuali consigli o critiche, dite pure. ^^
  
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