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Autore: Hivy    05/07/2013    1 recensioni
I ragazzi con il tuo aspetto, il carattere come il tuo, non sopravvivono al traffico del marciapiede. Chicago uccide. Soprattutto la gente come me e come te. Forse non lo sapevi ancora, ma il rimpianto e la rabbia non sono sufficienti a tenere caldo, quando la neve ti cade addosso e la coperta è bagnata.
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EVERLONG 

Eri solo deluso ma non lo avevi capito.
Ti notai perché inciampasti nelle mie gambe gelate. Avevi 17 anni e non sapevi cosa fare né di te né di quello che ti stava intorno.
Mi hai ricordato me stesso alla tua età, e poi B. il fratello minore che ho deluso.
Che cosa penserebbe di B. di me se mi vedesse adesso?
Oh, quanto vorrei rivedere B., per dirgli che aveva ragione, che gli ho voluto bene fino alla fine.
Eri mezzo rotto, Tyler. E non esagero quando dico che se non ti avessi trovato, tu non saresti vivo!
Chicago uccide. Soprattutto la gente come me e come te. Forse non lo sapevi ancora, ma il rimpianto e la rabbia non sono sufficienti a tenere caldo, quando la neve ti cade addosso e la coperta è bagnata.
Dovevi esserci andato duro con le parole per provocare così tanto un gruppetto di ragazzi. Avevi il labbro rotto, il naso sanguinante e un occhio nero. Fortuna che almeno le gambe te le avevano lasciate insieme!
Ti concedetti una parte del mio cartone e un pezzo di coperta solo perché piangevi, e io odio sentire le femminucce piagnucolare.
Eravamo lì, all’incrocio tra la ventisettesima e la quinta, a sopportare il freddo e a studiarci.
Iniziai io a parlare solo perché sono sempre stato uno di quelli che non sanno stare zitti.
Di storie come la tua ne avevo sentite tante. Tutte uguali, è la storia di che vive per strada.
Tuo padre, quel bastardo ubriacone, dormiva nei pub alla notte e litigava con tua madre alla mattina. So bene che dopo un po' ci si stente colpevoli di tutto, Tyler, e la strada è la migliore amica di un uomo che vuole dimenticare, o di un ragazzo che non vuole pensare.
Mi dicesti che eri scappato e che non saresti più tornato. Ma io lo sapevo che era una balla…! I ragazzi con il tuo aspetto, il carattere come il tuo, non sopravvivono al traffico del marciapiede. Mollano prima di sera! Prendono il primo bus e scendono il più vicino possibile a casa. Bisogna essere persone equilibrate per vivere sotto i ponti. Persone che non vogliono più saperne di nulla; di quelle che hanno perso tutto, e che non si spaventano quando vedono la strada davanti agli occhi.
Tu sei uno di quegli stronzetti che hanno bisogno di prendere quattro calci in culo per iniziare a fare girare il cervello. Uno di quelli che fanno le cose e che poi si pentono di averle fatte. Se vuoi vivere per strada, non devi avere rimpianti.
Eri arrabbiato con tuo padre. Perché ti odiava e perché di tutte le promesse che ti aveva fatto non ne aveva mantenuta nessuna.
Deluso di tua madre. Perché aveva rinunciato a tenere insieme i pezzi della vostra famiglia.
Stanco di me. Perché che cosa vuoi che ti racconti un barbone, se non la storia della tua vita vissuta sulla sua pelle?
Rimpiangevi quei quattro deficienti che ti avevano gonfiato perché non ti avevano fatto abbastanza male per dimenticare tutto.
Odiavi quel bus che alla 14.30 ti aveva lasciato troppo vicino a casa.
  
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