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Autore: terychan    19/01/2008    0 recensioni
Questa fiction è nata dopo aver visto Jiraiya da giovane, e non so voi, ma io lo trovo estremamente affascinante. Non ci saranno spoiler perché questa storia è ambientata nel passato.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Orochimaru, Sorpresa, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La missione dei Sannin

 

La guerra è la cosa più brutta che possa esistere al mondo.

Lo sapevano bene tutti coloro che ne avevano preso parte.

In un mondo dove ninja dai terribili poteri combattevano per la supremazia, esisteva un gruppo a cui premeva solo difendere il proprio villaggio.

Erano i ninja della foglia.

Il loro villaggio era stanco delle continue guerre: con i giorni che passavano, aumentavano la fame e le vittime di quella guerra apparentemente assurda.

Il capo del villaggio della foglia decise che doveva far qualcosa per mettere fine a tutte le sofferenze e decise di tentare a diffondere la pace. E fu così che i tre leggendari ninja della foglia furono incaricati di recarsi nel paese delle rocce, e consegnare la pergamena del sommo Hokage, in cui richiedeva un armistizio.

Tra il paese della foglia e il paese delle rocce c’era un villaggio piccolo ma temibile.

Il villaggio delle acque.

Non erano in tanti, ma i loro ninjustu erano potenti proprio come l’acqua. In grado di spazzare via un intero paese con le onde, oppure scalfire a poco a poco, proprio come fa l’acqua gocciolante che erode le rocce con il tempo. Fu per questo che furono mandati i tre leggendari Sannin a compiere quella missione, poiché si riteneva che erano in grado di sconfiggere i temibili ninja acquatici. Ma i pericoli non finivano con il piccolo villaggio. Il paese delle rocce essendo molto diffidente non aveva voluto comunicare con l’Hokage. Quindi la pace era nelle mani di quei tre che portavano i nomi :Jiraiya, chiamato anche l’eremita dei rospi; Tsunade la più abile e potente ninja medico donna; ed infine Orochimaru il ninja che maneggiava una gran varietà di jutsu. Una volta superato il villaggio acquatico erano costretti a combattere anche contro i ninja delle rocce, per poter arrivare al sommo Tsuchikage.

Il giorno in cui partirono, il cielo era gonfio di nubi, l’aria era pesante e i cuori erano pieni di ansia. Si chiedevano se sarebbero riusciti nel esito della missione; speravano che il tsuchikage non avrebbe reso vano il loro viaggio pieno di pericoli.

Il piano dell’ Hokage era quello di firmare un trattato di pace con la terra delle rocce, per poi unirsi a loro nel tentativo di arrivare alla pace anche con le altre grandi terre. L’hokage confidava nel fatto che tutti volessero la fine della guerra: in fondo se fosse durata ancora a lungo avrebbe danneggiato tutti. Sarebbe seguito un periodo di carestia e se succedeva una cosa del genere la guerra diventava un inutile spargimento di sangue, che avrebbe portato alla miseria.

 

Per i primi due giorni il loro viaggio fu facile dato che si trovavano ancora nella terra della foglia e, quando incontravano altri ninja della foglia, questi esultavano al loro passaggio, benedicendoli.

Tutti avevano fiducia in loro, e tutti credevano nella loro vittoria.

Il loro viaggio iniziò a complicarsi nelle zone confinanti ai villaggi acquatici. Iniziò a piovere e incontrarono solo vecchie capanne abbandonate e caseifici distrutti.

Fu proprio al confine che incontrarono i primi nemici.

Durante la corsa Orochimaru avvertì una strana sensazione di pericolo, si fermò e fece cenno ai suoi compagni di arrestarsi. Jiraiya, Tsunade e Orochimaru si prepararono alla battaglia impugnando un kunai. Si guardarono in giro, tutto era immobile a parte qualche foglia mossa dal vento. Eppure tutti e tre sentivano distintamente una presenza.

Orochimaru lanciò il suo kunai verso una direzione, l’arma volò veloce e si piantò nel tronco di un albero. Si sentì un lamento e poco dopo dal tronco si vide staccarsi una figura, come se fosse stata fusa con il tronco e adesso ne stesse uscendo fuori. La figura man mano che uscì si rivelò essere un uomo. Afferrò il kunai che si era piantato nella sua spalla, e lo estrasse con noncuranza, come se non avesse sentito dolore.

Dal tronco di un altro albero si vide uscire qualcosa di liquido, che ,arrivando a terra ,si gonfiava verso l’alto prendendo forma di un essere umano. E alla fine si presentò un altro uomo dal retro di un albero. Si guardarono in viso intensamente, studiandosi.

I tre uomini portavano un coprifronte con un simbolo a forma di goccia. Era il chiaro segno che erano arrivati nella terra delle acque.

Tutti e tre indossavano una tuta nera, le loro gambe erano fasciate dalla caviglia allo stinco. Portavano una maschera che gli copriva il viso. L’unica cosa che li distingueva erano i capelli. Uno era biondo con la capigliatura corta, l’altro aveva lunghi capelli neri, come Orochimaru e l’ultimo invece era calvo.

La terra delle acque era chiamata così perché era piena di torrenti, fiumi e laghi e sulla parte a nord est la loro terra si affacciava sul mare. E loro si trovavano nei pressi di una immensa cascata. Ingaggiare un combattimento proprio lì poteva essere un’arma a doppio taglio, a causa del dirupo che avrebbe ostacolato il combattimento.

I tre sannin non avevano tempo per pensare così Jiraiya attaccò per primo.

In uno scatto si lanciò in una corsa velocissima contro il biondino. Lo attaccò con un pugno. Il nemico lo schivò abilmente con un balzo all’indietro.

“Direi che sono dei tipi in gamba.” Commentò Jiraiya con un sorriso divertito. Lui amava combattere soprattutto quando poteva misurare le sue abilità.

“Accidenti a lui, ma perché non pensa prima di agire?” disse Tsunade per poi lanciarsi in un attacco contro il ninja dai capelli corvini. Lanciò il suo Kunai e subito dopo lanciò una serie di shuriken, che il suo avversario riuscì a scansare. A parte uno che gli tagliò una ciocca di capelli.

Il ninja pelato si inginocchiò e cominciò a muovere le mani in una sequenza di sigilli. Ma improvvisamente si fermò, e sudò freddo. Orochimaru aveva interrotto le sue azioni puntandogli la propria katana sotto il collo. Il nemico non si era accorto di nulla. Orochimaru era stato così veloce e rapido che non era riuscito in tempo a impastare il suo chackra.

“Non abbiamo tempo da perdere con voi.” disse Orochimaru e con un gesto mise fine alla vita del nemico. Lo aveva fatto perché i suoi compagni erano distratti. Sapeva che loro odiavano quando si comportava in quel modo. Spesso non aveva scrupoli ad uccidere il nemico, chiunque fosse stato, non aveva pietà di nessuno. Era capitato più di una volta che Tsunade gli dicesse che era un essere viscido. Lui spesso la ignorava lasciandole sfogare la sua rabbia. Trovava troppo sentimentali i suoi compagni. Ma nulla toglieva al fatto che avevano fretta e perciò scattò di nuovo in avanti per aiutare Tsunade. Gli altri due nemici sembravano più forti del pelato. Il tizio dai capelli corvini riuscì a colpire Tsunade con un calcio al ventre. La ragazza si librò in aria per la forza del colpo ricevuto, quel maledetto aveva usato il chackra per potenziare il colpo. Orochimaru scattò verso destra e afferrò la ragazza in volo prima che battesse violentemente a terra.

Non fece neanche in tempo a ringraziarlo che Orochimaru scattò in avanti verso il nemico.

Iniziarono a combattere ferocemente. Tsunade preoccupata si voltò verso Jiraiya, lui era il più debole del gruppo, e sperava che se la cavasse.

Jiraiya scambiava colpi violentissimi con il suo avversario, così come Orochimaru.

Si vedeva che entrambi avevano fretta, soprattutto Orochimaru che non si dilettava come al solito a valutare le abilità del nemico.

“Tsunade, vai ad aiutare quel buono a nulla di Jiraiya, non abbiamo tempo da perdere.”disse Orochimaru per poi saltare in alto per evitare un calcio. Il nemico ne approfittò della sua distrazione: mentre era ancora in sospensione per il salto, il tizio dai capelli neri si portò la mano alla bocca dalla quale uscì un dardo di acqua ghiacciata. Il dardo volò veloce e si conficcò nella spalla del sannin che urlò dal dolore. Si accasciò a terra e Tsunade urlando il suo nome corse in suo soccorso. Il nemico le lanciò un altro dardo di ghiaccio, ma Tsunade con la sua tecnica deviò la traiettoria del dardo e raggiunse il nemico. Con un pugno caricato di energia riuscì a colpirlo in pieno petto. L’energia del suo pugno era in grado di frantumare una roccia grande quanto una casa.

Il nemico si accasciò a terra ed esalò l’ultimo respiro.

“Orochimaru!” urlò Tsunade preoccupata, si avvicinò a lui. L’uomo aveva tutta la spalla ghiacciata e il sangue si era raggrumato intorno al dardo ancora conficcato nelle carni.

Tsunade gli estrasse il dardo con un tiro unico e deciso. Orochimaru urlò dal dolore per poi lasciarsi cadere sulle gambe della donna semisvenuto. Tsunade iniziò immediatamente a usare i suoi ninjustu medici per guarirlo. Intanto Jiraiya continuava a combattere. Nella sua mano si formò una sfera di chackra concentrato, la mitica tecnica chiamata “rasengan”. Schivò un attacco di shuriken, e si lanciò mirando il colpo al petto del nemico. Ma il biondino si rivelò essere abile. Creo dei sigilli e dalla cascata accanto si alzò un onda gigantesca che prese la forma della testa di una tigre. Jiraiya colpì il nemico ma il gigantesco mostro d’acqua inghiottì Jiraiya trascinandolo via.

Il nemico, con uno squarcio al petto, si accasciò a terra morendo mentre Jiraiya era in balia del mostro acquatico.

“Jiraiya!” urlò Tsunade lasciando Orochimaru a terra e correndo da lui. Il mostro fece un tratto nel vuoto e scomparve lasciando Jiraiya precipitare nel vuoto. Mentre cadeva con una sua tecnica e uno sforzo immenso riuscì ad aggrapparsi ad una sporgenza.

“Merda!” esclamò notando quanto fossero viscide le rocce. Con il combattimento aveva consumato troppo chackra, e non aveva la forza di fare un evocazione.

“Jiraiya!” la voce di Tsunade gli fece sollevare il capo e la vide sul orlo del precipizio con il viso preoccupato. Ci mancava poco che scoppiasse a piangere. Lei si voltò urlando a Orochimaru di avvicinarsi.

Il ragazzo la raggiunse, Jiraiya vide che era più pallido del solito. Se non avessero combattuto sarebbe stato uno scherzo da ragazzi recuperarlo. Ma erano tutti a corto di chackra. Tsunade perché aveva curato Orochimaru. E Orochimaru perché aveva combattuto a lungo e non si era ancora ripreso perfettamente dalla ferita.

Gli calarono una corda, ma prima che lo raggiungesse, la mano di Jiraiya scivolò e Tsunade vide il suo amico precipitare nel vuoto. Jiraiya vide come Tsunade urlava disperata e se Orochimaru non l’avesse bloccata si sarebbe buttata nel disperato tentativo di afferrarlo.

 

“Perché!?” urlò Tsunade accusando Orochimaru “Perché non lo hai salvato?”

“Calmati, lui è uno dei sannin ricordi? Non morirà per così poco.”

“Stupido, da quell’altezza anche se non morisse sul colpo, senza un ninja medico non può sopravvivere.” gli disse con gli occhi lucidi.

“Forza andiamo. Abbiamo una missione da compiere” Le disse Orochimaru afferrandola per un braccio.  

“Cosa dici? Dobbiamo salvarlo dobbiamo scendere giù!” le disse lei ancora scossa dallo shock.

“Non abbiamo tempo, lascialo pure crepare e la facciamo finita.” rispose lui.

Tsunade non gli disse nulla, lo colpì violentemente con un pugno sul viso. Orochimaru barcollò e sputò un misto di sangue e saliva mentre la guardava allibita.

“Che cazzo stai dicendo? Jiraiya è un nostro compagno, è il nostro dovere salvarlo. Come fai a parlare così? Siete cresciuti assieme, non conta nulla per te?” Tsunade fece una pausa per prendere fiato e impedire alle lacrime di sgorgare. Lei era uno shinobi, non doveva farsi prendere dallo sconforto.

“Tu parli di tempo? Cosa vuoi che cambi un giorno o due? Io senza Jiraiya non vado da nessuna parte!” gli urlò contro. “il tsuchikage può anche aspettare, ma lui no, ogni minuto può essere prezioso, perciò con o senza di te io vado a cercarlo.” Non avrebbe permesso che un’altra persona per lei importante morisse per colpa della guerra. Aveva già perso le persone che amava di più al mondo. Non voleva perderne un’altra. Adesso le rimanevano soltanto Jiraiya, Orochimaru e la sua allieva Shizune.

Orochimaru si pulì il labbro spaccato dal sangue e sospirò. Non voleva viaggiare da solo, e soprattutto senza un ninja medico. Così anche lui si fece prendere dai sentimenti, infondo Jiraiya per lui era ancora un amico. “Sì, hai ragione, andiamo a prenderlo.” Le disse e finalmente vide un sorriso sul viso della sua compagna.

 

  
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