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Autore: Ornyl    05/07/2013    0 recensioni
Avevi mirato dritto alla fronte,freddo e bellissimo come sempre.
Avevi dimenticato quanto fossi forte,quanto fosse forte quel mostro che si celava sotto le mie membra di fanciulla accuratamente scelte.
E sparò. E sparasti,mio amatissimo Alexander,creatore mio. In piena fronte,e un fiore di sangue fiorì su di me.
Chi si ricorda la mia oneshot Doll Parts? *palla di polvere* beh,questo sarebbe una specie di sequel. Enjoy!
Genere: Dark, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stupido Alexander,amore mio,creatore mio.
Avresti potuto uccidermi nel tuo maniero incantato,nella stanzetta in soffitta in cui mi avevi relegata,lontano dagli occhi e dalle orecchie di tutti. E saresti stato sicuramente in grado di far sembrare un incidente,raccontare a tutti di come la tua amata e giovane cuginetta si fosse tagliata la vene per la solitudine,la disperazione o la mancanza della perduta famiglia.
E invece no,mi lasciasti scappare e mi trovasti nella foresta. Mi braccavi come una preda,come una lepre o una piccola cerva a cui dare la caccia pur sapendo che tutti t'avrebbero visto e giudicato. Poi ecco che mi trovasti e ti mettesti sopra di me,e il ricordo del tuo peso addosso mi fa partorire pensieri davvero indecenti per una fanciulla come me. 
Ti ricordi come ti sussurrai che avrei potuto renderti felice,amore mio? E invece no,tu non hai voluto sentire ragioni.
Avevi mirato dritto alla fronte,freddo e bellissimo come sempre. 
Avevi dimenticato quanto fossi forte,quanto fosse forte quel mostro che si celava sotto le mie membra di fanciulla accuratamente scelte. 
E sparò. E sparasti,mio amatissimo Alexander,creatore mio. In piena fronte,e un fiore di sangue fiorì su di me.
Soffocai le risate e i pianti quando ti portarono via,stretto nella morsa del guardaboschi,e cercai di stare più immobile possibile. 
Sentivo tutti gli sguardi e i loro commenti:"Povera fanciulla,qualcuno la vada a seppellire in un luogo opportuno","Lurido bastardo,ad una bambina così gentile e graziosa ..Qualcuno la porti dentro casa,laviamola e sistemiamola per il suo ultimo viaggio .."
Se qualcuno mi avesse presa mi avrebbe sistemata come una piccola morta e messa a dormire dentro una bara. Io non volevo andare a nanna quella notte,almeno non ancora:dovevo purificarmi,dovevo lavarmi addosso il sangue di Adelaide e il mio sulla fronte,ergo dovevo fuggire.
-Elisa e Marie,portate dentro la ragazza ..Thomas,Joseph preparate una vasca ..Santo cielo che mi tocca fare-
Il vecchio boscaiolo si sedette su un masso accanto a me e uscì un rosario dai grani azzurrini dal taschino della giacca. Dopo aver preso uno dei grani cominciò a recitarmi una preghiera e intanto restavo con gli occhi chiusi. Nel frattempo due ragazze brune ed esili,dagli occhi azzurri e incavati(forse dalla fame)mi sollevarono piano seguite dal vecchio.
-Accidenti! Per essere una bambina pesa parecchio ..Papà,potreste aiutarci?-
-E' davvero così pesante?-il vecchio aiutò una delle ragazze a portare una delle mie gambe-Santo cielo,hai ragione! Nemmeno fosse fatta di ferro ..-
Entrammo in una casetta piccola,buia e cadente. Il piccolo corteo attraversò un piccolo corridoio illuminato a malapena da candele e poi entrò in una stanza in cui era sistemata una grossa vasca di legno piena d'acqua fumante.
-Joseph e Thomas,uscite e aiutatemi a preparare la cena ..-disse il vecchio a due ragazzi,esili anch'essi-Fate sistemare la ragazza alle vostre sorelle ..-
I due ragazzi uscirono dalla stanza dopo essersi fatti il segno della croce e mi lasciarono in braccio alle due sorelle. Una di loro mi adagiò su una branda ed iniziarono poi a sbottonarmi il vestito,quindi mi tolsero la sottana e..
E se avessero scoperto le mie cuciture? Mi avrebbero anche loro buttato fuori a suon di proiettili o mi avrebbero strangolata e buttata nel fiume?
-Marie ..-disse una.
-Cosa c'è?-
-Senti qui-e guidò la mano della sorella fino al mio collo-E' caldo. E' come se battesse-
-Oddio,lo sento. Ma ..ma ..guarda,guardale la fronte ..-
-Sì,c'è un buco enorme,l'ho visto ..-
-Mi chiedo come possa ancora battere il cuore di una persona che ha ricevuto un tale colpo ..-
Bu. Coraggio,andate via. Rivestitemi,rivestitemi adesso.
-Elisa! Marie!-una voce maschile e tuonante richiamò le due ragazze dall'altra stanza.
-Cosa c'è,papà?-
-Rivestite la bambina e lasciate tutto per com'è. Cenate prima di sistemarla,ho parlato con il reverendo e stasera farà eseguire una piccola veglia per lei-
-Arriviamo!-esclamò Marie-Povera bambina,guardala!-
-Bambina,sembra più che una bambina ..Guardala,ha già le forme ..-
-Marie,Elisa! Insomma,venite ad aiutare papà-
-Scusatemi,arriviamo!-
Corsero via e lasciarono la porta chiusa. Non volevano certamente cenare sotto lo sguardo sbieco e bianco di una morta.
Quello sarebbe stato il momento di scappare. Mi misi piano a sedere sulla branda e mi guardai intorno.
La stanza non era particolarmente grande e vi era solo una finestra poco più larga dei miei fianchi. Avrei dovuto arrangiarmi.
Mi alzai,mi stiracchiai piano e feci tre piccoli passi verso la finestra. Avvicinai un braccio alla maniglia,la girai lievemente e la aprii.
-Marie,hai lasciato la finestra aperta?-
Coraggio Dollie,fa' presto.
-No,perchè?-
-L'ho sentita cigolare..-
-Vado a controllare ..-
La aprii di scatto e mi misi in ginocchio sul davanzale. Guardai velocemente davanti a me:non era molto alto. E giù,mi buttai.
Atterrai su un cumulo di foglie secche e corsi via mentre alle spalle sentivo le urla della ragazza,che mi spinsero a correre ancora più veloce.
Non so quanto corsi di preciso,ma attraversai quasi tutto il bosco finchè arrivai ad un piccolo ruscello. E lì finalmente mi fermai e mi inginocchiai per sciacquarmi faccia e capelli ancora incrostati di sangue.
Feci attenzione a non farmi vedere da nessuno,poi mi affacciai sul pelo dell'acqua e immersi le mani a coppa,poi le rialzai e me le portai al viso. Mi sciacquai una,due,tre volte e poi mi asciugai con le maniche del vestito. Dopo essermi rinfrescata il viso sciolsi i capelli,li misi sotto l'acqua corrente per qualche secondo strofinandomi bene e poi li raccolsi a treccia,coprendo poi il buco con qualche ciocca. 
Mi guardai intorno:dagli alberi filtravano i raggi sanguigni del sole al tramonto,attraversando l'acqua,le rocce e la mia figura. Stava calando la notte e avrei dovuto trovare un riparo,quindi mi misi subito in marcia. Indossavo ancora un leggero vestito e qualche brivido di freddo cominciava a farsi strada sul mio collo e sul mio viso:forse il mio corpo avrebbe potuto sopportare il gelo notturno,e così la fame e la veglia,ma non mi andava davvero di camminare di notte nella fitta boscaglia. Il mio amato creatore aveva infuso in me anche la paura che prova un normale essere umano:la paura del buio e di ciò che vi si nasconde dentro,in particolare quella delle bestie feroci.
Avevo già oltrepassato il paesino in cui ero nata già da tempo e vagavo alla ricerca di un asilo almeno per la notte. Il sole era appena tramontato e già qualche stella si era messa a brillare lassù.
Creatore mio,perchè mi ridasti la vita? O almeno,perchè mi infondesti sentimenti umani?
La volta celeste si stende sopra la mia piccola testa morta e non riesco a non pensarti,nonostante tutto. Perchè sento questo vuoto dentro il mio stomaco,perchè vorrei che adesso fossi qui a poggiarmi un braccio sulle spalle?
Camminai ancora per qualche metro con la testa in aria finchè mi accorsi di essere uscita dalla boscaglia. Ero entrata in un piccolo sentiero giallino che continuava alla mia destra e mi spinsi su di esso. Camminai ancora per qualche metro finchè vidi il sentiero trasformarsi in pietra e alzai lo sguardo:ero davanti alle porte di un paesino.
Frugai nella tasca del mio vestito in cerca di monete per una locanda e ciò che trovai fu soltanto un vecchio bottone e una spilla da balia. Il bottone apparteneva ad una giacca di Alexander e lo strinsi forte nella mia mano.
Il paesino ancora brulicava di vita:il barbiere finiva di tagliare la barba agli ultimi clienti,le osterie cominciavano a far accomodare enormi gruppi di persone,i facchini portavano grosse scatole avanti e indietro,le signore uscite dalle sartorie ritornavano alle loro carrozze. Mi feci avanti qualche passo e poco mancò che venissi investita da una grassa donna in grembiule mi colpisse con una gallina che teneva tra le mani!
-Ragazzina,sta' attenta quando cammini! Ma tu guardala ..-
La evitai ridacchiando e mi avvicinai ad una grossa e grezza colonna che troneggiava in mezzo alla piazza:su di essa lessi diversi annunci di qualsiasi genere,tra cui le tariffe di una certa Casa di Madame Charlotte. Il posto si trovava in via delle allodole,al numero civico 89,e sembrava proporre tariffe piuttosto basse ..Tra l'altro le signorine raffigurate sull'annuncio sembravano così simpatiche! 
Ormai era quasi notte e il cielo si era fatto più scuro. Nella penombra vidi una coppia di uomini parlottare dall'aria abbastanza affabile e decisi di rivolgermi a loro per sapere l'indirizzo della casa di madame Charlotte.
-Signori,scusate il disturbo ..-
Uno di loro,robusto,rosso e baffuto,si voltò verso di me e mi sorrise amabilmente.
-Oh,chi abbiamo qui? Cosa c'è,bambina? Ti sei persa?-
-Sono appena arrivata qui e ho bisogno di un posto per la notte ..Sto cercando via delle allodole,potreste indicarmi dove si trova?-
Gli uomini si guardarono e si scambiarono una grossa risata.
-Che c'è? Cosa ho detto di divertente?-
-Stai cercando sul serio via delle allodole?-
-Sì,precisamente il numero 89-
Risero ancora più forte e uno mi diede un buffetto sulla guancia.
-E una bambina dall'aria sistemata come te va ad infilarsi in un posto del genere?Vabè,se proprio insisti ..Vai dritto davanti a te,poi svolta a destra. Lì ti troverai davanti ad un incrocio:per via delle allodole devi andare a sinistra. Dieci passi più avanti troverai una porta di legno azzurro:quella è la casa di madame Charlotte che tanto cerchi!-
-Grazie signore! Vi auguro una buona serata!-
Dovevo sbrigarmi. Mi misi a correre e seguii alla lettera le indicazioni dell'uomo passandole tutte nella mia mente:dritto,destra,incrocio e sinistra. Dieci passi,dieci passi feci e li contai. E dieci passi e mezzo dopo,esattamente,mi ritrovai davanti ad una porta di legno verniciata d'azzurro brillante e illuminata da due grosse lampade verde smeraldo. Salii i gradini che separavano la porta dalla strada e bussai due volte.
Ad aprirmi venne una donna alta e robusta,dalle larghe spalle e dai grossi seni. Indossava un corsetto che le lasciava nude le spalle e una gonna sottile e trasparente,blu notte,che lasciava intravedere le belle cosce robuste. Appena la porta si aprì con lei una forte scia di profumo simile a quello che portava Adelaide mi investì.
-Oh-disse nel vedermi-Chi abbiamo qui?-
-E' questa la casa di madame Charlotte?-
Mi rise in faccia mostrando denti giallini.-E cosa ti aspettavi,piccola mia?-
Ci guardammo in silenzio mentre lei continuava a sorridermi.
-Chi stai cercando?-
-Nessuno,in verità. Cerco un riparo per la notte-
La donna si allontanò e dopo un po' se ne presentò un'altra,una più vecchia e magra e vestita di rosso,con una sottile e sgradevole bocca tinta di rosa e un grosso neo sulla guancia destra. Con uno sguardo altezzoso e sprezzante mi guardò dall'alto in basso,e dedussi che molto probabilmente quella fosse madame Charlotte.
-Bene bene bene,chi saresti tu?-biascicò allontanando una piccola pipa dalla bocca.
-Io sono Dollie. Voi dovreste essere madame Charlotte ..-
Si voltò alla donna più giovane.-Perspicace la ragazzina.. -
-Ho camminato molto,sono letteralmente scappata. Adesso sto cercando un riparo per la notte,e mi chiedevo se avessi trovato posto qui ..-
La donna allungò una mano ossuta e smaltata verso la mia faccia e me la strinse. Con occhio vigile cominciò ad osservare ogni mio tratto,ogni mio particolare,ogni mia espressione.
-Sei molto graziosa ..Dollie-
-Vi ringrazio,madame Charlotte-
-Suvvia,entra-
Le due donne chiusero la porta e mi ritrovai catapultata in un ricco salone,forse più lussuoso di quello del maniero di Alexander. Ampio e spazioso,le sue pareti pulsavano di rosso e verde e oro,mentre il mobilio era costituito da tre divani rosso sangue e due grossi lampadari di cristallo e oro. Sui divani erano distese tre donne vestite in maniera simili e con i capelli ricci,una rossa,una bionda e una bruna. Tutte e tre erano truccate come madame Charlotte e la loro compagna e fumavano piccole pipe.
-Ragazze,un po' di allegria,coraggio. Salutiamo Dollie ..-
Le tre si misero a sedere composte e cominciarono ad osservarmi. La bionda mi fece cenno di avvicinarmi sorridendomi. Appena fui davanti a lei mi prese per un braccio e mi fece distendere sul divano e mi alzò la gonna. Alzai un grido e cercai di oppormi,ma lei nel frattempo stava cominciando a sfilarmi la sottana.
-Vicky,per carità! Sii gentile con Dollie!- esclamò madame Charlotte
-Hai controllato se è vergine,madame Charlotte?-
Vergine? 
Quella parola mi richiamò alle processioni del mio paesino natale. Ogni tanto facevano il corteo delle vergini,una candida processione biancastra di ragazze con i gigli in mano. E anch'io vi partecipai,più di una volta. 
-Certo che lo sono,facevo parte del corteo delle vergini nel mio paese!-
Appena mi sentirono tutto il salone risuonò delle loro rumorose risate.
-Madame Charlotte,l'hai sentita?-
La donna non faceva che ridere,di un riso peraltro arcigno e fastidioso.
-E' stato impossibile non sentirla,Vicky! Oh,che fanciulla ingenua ..Coraggio,falla rilassare. Povera Dollie,l'hai spaventata!-
Mi misero a sedere e madame Charlotte ordinò ad una piccola sguattera bruna di portarmi un bicchiere d'acqua. Quando guardai negli occhi della piccola sguattera vidi una piccola me e quasi mi misi a piangere. Non volevo finire in quel modo,no! Chissà davvero,chissà dov'ero capitata e finita! E poi che pena mi fece,che pena,vestita com'era di stracci!
-Piccola cara,cosa ti prende?-mi chiese la rossa.
-Chi è quella ragazza? E perchè è così? Finirò così,perchè se devo allora meglio morire!-
La piccola sguattera sospirò e si allontanò dopo avermi porto il bicchiere d'acqua. La bruna sorrise e mi accarezzò una guancia.
-Non hai bisogno di frignare proprio tu,Dollie cara. Tu hai tante buone qualità-
E sottolineò con la voce la parola qualità. Io,ignara di tutto,sorrisi e bevvi il mio bicchiere d'acqua.
 
I vestiti smessi e lussuosi tutti a me. Dovevo essere la bambola qual ero. 
Quanti ne dimostravo? Quindici,sedici,a detta dei clienti. Qualcuno arrivò a darmene addirittura diciassette. E madame Charlotte aveva quasi deciso a porre un prezzo sulla mia,a detta sua,età della fanciullezza. "E' ora che finisca,sei grande ormai. Le tue amichette qui dentro l'avevano abbandonata già a tredici anni"
Ogni sera mi facevano almeno guardare. Ferma,con la mia lingerie azzurrina e innocente,da iniziata,mi facevano sedere nella poltrona con le gambe accavallate. E guardavo tutto e tutti:le cosce nude di Vicky che ballavano sul membro del giovane Hopkins,ed entrambi che ansimavano mentre la sua gonna si alzava e si abbassava;madame Charlotte circondata da vecchi riccastri che le mostravano anelli di diamanti e collane preziose;Becky e Liz che si facevano accarezzare da più uomini alla volta e baciare su collo,bocca e gambe;i baci intimi che si facevano dare Christine e Sophie da vecchi vagabondi allupati.
Poi c'era chi addirittura iniziava a fare la fila per me.
-Bella come una donna-
-E' un angelo-
-Quel volto di bambina mi fa partorire certi pensieri ..-
E quant'altro. Uomini che erano disposti a sacrificare le loro proprietà non erano rari in casa di madame Charlotte,soprattutto se si parlava di me. Vecchi,giovani,ricchi e benestanti(madame Charlotte sapeva che ero un gioiellino là dentro e non mi avrebbe ceduta così facilmente:la mia,a detta di tutti,bellezza eterea e infantile faceva gola a troppi ma dovevo restare un bene di lusso. Il mio prezzo era 1500 sterline:forse un po' troppi per una trovatella che aveva scambiato un bordello per un albergo,ma che compensava la sua situazione con il suo fascino e il suo silenzio),mercanti,nobili e proprietari di ogni tipo mi facevano la corte e mi lanciavano occhiate languide durante gli amplessi con le altre,e loro se ne accorsero. E presero ad odiarmi tanto da far continue pressioni su madame Charlotte affinchè qualcuno mi portasse addirittura via da lì,nonostante io piagnucolassi e pregassi di restare.
Sì,restare. Forse nessun'altra avrebbe voluto restare dentro quella topaia di puttane ingioiellate e truccate,troppo rumorose e lontane dall'ambiente raffinato e silenzioso del maniero di Alexander Campbell;forse anche lì ero soltanto una bambolina trattenuta con scopi nascosti,forse anche sarei rimasta lì solo per fare un favore agli altri,ma non avevo altra scelta:quel posto era l'unico a garantirmi un pasto caldo,un letto e un lavabo pulito,e ogni tanto qualche spicciolo. Anche le compagne non erano malaccio,talvolta:mi regalavano bei vestiti,trucchi e profumi. Vicky mi aveva anche regalato della cera rosa da mettere sul viso,profumata alla pesca,ma che usai per nascondere per benino le cuciture;madame Charlotte mi aveva insegnato ad acconciare i capelli col ferro e mi portava ogni tanto dei pasticcini di prima scelta. "Il meglio per il nostro petit ange!"era solita esclamare.
Ah creatore mio,amore mio,Alexander Campbell! Chissà cosa avresti detto guardandomi così,nella mia poltrona di velluto sanguigno,con le gambe accavallate e solo una sottana addosso! Chissà se avresti dimenticato quell'ochetta di Adelaide,oh quanto mi facesti penare e uccidere per colpa tua!
Ma quelle occhiate che mi lanciavano davano fastidio alle compagne. Le sentivo urlare all'alba dopo avermi mandato a letto.
"Deve andarsene,mr Sullivan ha cominciato persino a pagarmi di meno da quando quella ragazzina è in casa!"
"Madame Charlotte,è inammissibile! I miei clienti sono diventati i suoi spasimanti!"
-Va bene,va bene signorine-disse una mattina Charlotte sedendosi sulla sua poltrona,io intanto spiavo da una fessura della porta-Le daremo un'ultima settimana. E' abbastanza grande ormai,voi avete passato questa fase a soli tredici anni. Bene,se entro questa settimana nessun altro uomo si opporrà,la daremo ad Hopkins. A breve ci sarà pure il suo compleanno,sai che bella sorpresa!-
No,no e ancora no. Tutti,tranne Hopkins.
David Hopkins era un giovane industriale del paesino,avente sì e no trentun anni. Non era malaccio,per carità,ma aveva un'aria troppo distratta e sciocca ..Oh,tutto il contrario di te,Alexander anima mia! Ogni volta che veniva mi faceva gli occhioni da pesce lesso e mi aveva per giunta fatto recapitare una preziosissima collana importata da Parigi! E tutte se l'erano mangiata con gli occhi.
Ma io non volevo lui. Volevo stretta la mia purezza costruita e plastica,volevo ancora quell'aria da bambina con cui ero nata e con cui sarei invecchiata,se mai sarei invecchiata. Quella mattina,dopo la notizia,corsi nella mia stanza e mi chiusi dentro a piangere.
Quel pomeriggio però Vicky mi ordinò di prepararmi al meglio e di truccarmi. Oh no,non era ancora passata una settimana! Non poteva esser stato tutto anticipato!
-Avanti Dollie,è arrivato ..-
Oh no,era stato anticipato! Mi avrebbe portata via o posseduta nella mia stessa stanza,non volevo! Meglio la morte mi dissi,meglio morire! E scoppiai in un pianto dirotto.
Vicky mi guardò stranita e mi diede un piccolo schiaffo sulla guancia.
-Ma cos'hai? Dovresti essere contenta,no?-
-Come posso essere contenta?-era il momento di dirglielo!-Come posso essere contenta di diventare la concubina di un uomo come Hopkins all'improvviso! Avete detto una settimana,vi ho sentite!-
Vicky s'illuminò di rabbia,poi però i suoi occhi si calmarono.
-Ah,ci hai sentite-disse secca-Sì,una settimana. Non oggi,Dollie;oggi è venuto il ritrattista-
Avevo spesso sentito parlare del ritrattista,un certo Cedric Norton. Ogni tanto veniva per scattare qualche foto alla casa e alle sue donnine. Sospirai sollevata e mi sistemai alla bell'e meglio,arricciando i capelli col ferro,indossando un piccolo cerchietto con dei fiocchi e un vestitino azzurro che mi arrivava alle ginocchia. Avevo appena finito di spruzzarmi la colonia e di aggiustare il trucco a labbra ed occhi quando fu la stessa madame Charlotte a chiamarmi.
-Coraggio,siamo già tutte in posa!-
In salone le quattro donne erano già tutte sistemate sui divani e mancavo io sulla mia poltrona.
-Signorina Dollie,si accomodi sulla sedia!-esclamò una voce maschile alle mie spalle. Non era stridula come quella di Hopkins nè troppo cupa e sgradevole come quella dei vecchi riccastri che frequentavano la casa. Quando mi sedetti sulla poltrona nella mia posa tipica potei ammirare il suo proprietario:indossava una camicia a righe azzurrine e dei pantaloni marroni,tenuti fermi da un paio di bretelle blu scuro. Alto e dalle spalle robuste,aveva grosse braccia gentili e un cespuglio di capelli neri e mossi che incorniciava il bel viso diafano,illuminato da un paio di occhi smeraldo. I capelli poi terminavano con una folta barba e un bel paio di baffi corvini che incorniciavano la bocca sottile.
-Signore,guardate qui e sorridete!-
L'orologio ticchettò cinque minuti e dopo dalla macchina partì un flash.
-Molto bene!-esclamò Norton-Facciamone un'altra,cambiate posa ..Signorina Dollie,spostatevi per ora-
Vicky ridacchiò sotto i baffi. Madame Charlotte si mise distesa sul divano accanto a Becky,le altre due in piedi con le belle braccia rivolte verso l'alto e le ascelle fulve in bella mostra.
La foto fu scattata e tutte batterono le mani,in particolare Vicky.
-Signorina Dollie-si rivolse a me e mi sorrise. Anche il suo sorriso era bello e cercai di ricambiarlo.-Ve la sentite di fare una foto da sola?-
Tutte mi guardarono sorprese e stizzite,tranne madame Charlotte. Non faceva che sorridermi e annuire.
-Se proprio insiste,mr Norton ..-
-Allora,madamoiselle?-
-Va bene,mr Norton-
Mi sedetti sulla mia poltrona con le gambe verso il busto e le braccia sui braccioli della poltrona.
-Schiudete quella bocca,solo un po'. E' meravigliosa-
Fissai dritto lo strumento e cinque minuti partì il flash.
-Magnifica,magnifica ..-sussurrò. Se solo penso alla faccia delle compagne mi vien da ridere,soprattutto quando Norton cominciò a frequentare quella casa. No,non voleva la compagnia nè gli amplessi con le altre:stava tutto il giorno a fissarmi e a ritrarmi su carta,mi disegnava e mi sorrideva. Anche io gli sorridevo e capì di amarlo per i suoi modi gentili,per la sua art.. Amarlo?! Amare?! Come poteva mai accadere in un bordello? Nessuna delle altre s'era mai innamorata di un cliente,e adesso invece accadeva a me! E come potevo amare lui,totalmente fuori dal mio mondo? Alexander,chi è Alexander? Non conosco nessun Alexander,mi dispiace,la mia anima appartiene a Norton e soltanto a Norton .. Chissà se mi avrebbe portata con sè,se mi avrebbe mai amata,se mai sarebbe stato possibile. Una mattina si presentò con una pila di vecchi romanzi solo per me e un cappottino di velluto rosa,forse il primo cappotto visto in quella casa. Ricordo ancora la faccia sgomenta di Christine,di cui si raccontava di una presunta cotta per Norton,e da quel giorno non mi parlò nemmeno più. In quella settimana passammo un sacco di tempo insieme,più di quanto egli lo passasse con le altre compagne:mi regalò una casa di bambole e giocò con me(là dentro mi si davano diciassette anni circa,ma per tutti,ragazze e clienti,ero la bambina della casa),passeggiammo in veranda al tramonto e mi sedetti spesso sulle sue ginocchia robuste,soprattutto la sera mentre nessuno guardava. E fu in quegli attimi che spesso scapparono carezze e addirittura baci su viso e mani. Capitò addirittura che le sue mani nodose mi stringessero a sè e mi abbracciasse,poi mi accarezzasse il capo e mi guardasse dolcemente. I suoi occhi erano simili ai diamanti che madame Charlotte ogni tanto indossava,quelli azzurrini con riflessi verdastri.
-Piccola Dollie da molto lontano,sei la mia piccola musa-
E lo accarezzavo e gli sussurravo quanto gli volessi bene.
Sì,gli volevo bene,ti voglio bene Cedric..
Eran passati sette giorni.
Madame Charlotte mi acconciò con particolare grazia quel pomeriggio. Vicky mi prestò la sua sottana rosa pesca di seta e merletti,Becky mi regalò i suoi orecchini e la sua collana di perle,Christine e Sophie mi truccarono e mi misero quintali di profumo alla lavanda addosso. Hopkins si sarebbe presentato alle otto per ricevere il suo regalo di compleanno,tutto era ormai pronto alle sette e trenta:la sala,lo champagne,la torta e il caviale.
Alle sette e trenta bussarono. Madame Charlotte rimase sorpresa quando aprì la porta.
-Voglio portare via Dollie-disse deciso l'uomo alla porta. Mi sporsi per vederlo.
Alto,con le braccia robuste e i capelli corvini e gli occhi di sogno.
Era venuto a prendermi. Era venuto a prendermi Cedric Norton.
-Ma ..mr Norton ..-
-Madame Charlotte-disse baciandole la mano-Perchè nascondere un tale fiore qua dentro? Datelo a me,ve ne prego ..E' la mia musa,è la mia piccola dea ..E' quel soggetto,quel tocco in più che manca alla mia arte-
Non sapevo se piangere o ridere. Ah Alexander,quanto son felice d'averti cacciato fuori dal mio cuore per sempre!
Cedric Norton pagò più di 1500 sterline per portarmi via. Insistette tanto da far spaventare addirittura madame Charlotte sulle possibili conseguenze da parte di Hopkins.
-Ho i miei mezzi,madame Charlotte-
Sotto lo sgomento di tutte presi una vecchia valigia e caricai tutta la roba regalatami in quei tre mesi. Salutai con un bacio sulla guancia tutte,anche la piccola servetta e Becky. Con la coda dell'occhio vidi persino madame Charlotte piagnucolare.
Cedric mi fece salire su una piccola carrozza nera nella cui cabina vi erano stipate tantissime valigie.
-Addio,madame Charlotte!- Norton se ne stava andando da lì,ed io con lui.
Stavamo scappando davvero e non sapevo dove saremmo poi andati.
Cedric chiuse la portiera e mi sorrise,poi mi diede un buffetto sulla guancia. Il cocchiere scoccò la frusta e partimmo.
-Non riesco a credere a come una ragazza come te sia sopravvissuta in una simile topaia ..Ma che ti è accaduto? Chi ti ha portata qui?-
-Sono scappata dal mio paesino che si trova poco distante da qui-e qui iniziai ad inventare e a simulare,proprio quando Christine si univa ai clienti e gemeva-Sono orfana di madre dalla nascita e venne a mancarmi anche mio padre. Non avevo fratelli ma solo un vecchio cugino che mi insegnò a leggere e a scrivere,poi venne ucciso in un agguato-la verità c'era,sì,ma abbondantemente decorata e arricchita da particolari strappalacrime che mi avrebbero reso un vero angelo ai suoi occhi. E restare sua,sua,sua per sempre-Ho temuto per la mia stessa vita e scappai da lì,arrivai in questo paese sotto falsa identità. Mi raccolse madame Charlotte e vissi in quella casa per questi due mesi ..Finchè arrivasti tu-
Mi aveva chiesto di dargli del tu giorni prima. E adesso continuava ad accarezzarmi.
-Dove andremo,Cedric?-
-Poco fuori da qui. Non preoccuparti,è un posticino tranquillo. Ti prenderò anche un maestro,sai? Non voglio che ti manchi niente,niente ..-
 
 
Ricordo ancora il nostro arrivo in piena notte in quella casetta azzurrina dalle imposte delle finestre bianche,con un bel portico pieno di vasi di fiori. Ricordo ancora come il piccolo custode ci aiutò,a mezzanotte in punto,a sistemare tutti i nostri bagagli e mi condusse nella stanzetta che Cedric aveva fatto preparare per me:piccola ma proporzionata,con le pareti tappezzate di carta parati rosa tutta a fiorellini,il lettino in ferro battuto,un lavabo e una specchiera con tanto di sgabellino. Il piccolo custode portò là dentro tutta la mia roba aiutato da Cedric e poi poggiò sul comò una piccola lampada.
-Buona notte,signorinella!-esclamò il vecchietto mostrando i dentini-Coraggio Cedric,auguri buonanotte a questa signorina!-
-Certamente ..-Cedric fece una riverenza e mi baciò la mano-Buona notte,ma petite!-
Quella notte non dormii,ma immaginai di sentire addosso il battito del suo cuore e il suo respiro,il suo petto sollevarsi e riabbassarsi piano e dolcemente. Di sentire addosso lui.
Ammasso di carne morta cucito male,sotto le sembianze di una bella bambina,ammasso di carne putrefatta,giocattolino di un mortale che s'era improvvisato Dio per una notte:chi avrebbe mai immaginato che proprio questo,in sette giorni,avrebbe provato ciò per cui non era stato creato? O forse l'aveva già provato,ma quello era un morboso attaccamento a quella mano che t'aveva creato per conquistare un'altra persona e non per amare la sua stessa creazione,un'Eva al contrario che cerca di apparire il più possibilmente amabile al suo Creatore che invece la trascura. E poi s'era vendicata col veleno e col sangue e con le urla e con la morte.
Adelaide,Alexander,il maniero,i lampi che seguirono la mia nascita,ma cos'erano questi davanti alla potenza e al calore che si sprigionavano nelle mie membra assemblate male e per egoismo quegli occhi suoi?Niente,niente.
E passarono due giorni nella calma e nella solitudine:si sedette nel dondolo con me,giocò con le bambole con me,mi fotografò nei miei vecchi abiti e mi comprò caramelle rosa,azzurre e verdine e torta,tantissima torta. Mi comprò spazzole dai colori pastello,rosa e azzurrine e gialline,e mi accarezzò per ore il capo come se fossi un gattino,il suo gattino placido che si stiracchia alle sue caviglie e alle sue ginocchia.
Una mattina si presentò un uomo alto e allampanato,diafano e con uno strano taglio di capelli biondicci sulla testa. Era magrissimo e nonostante ciò con le braccia flaccide ma le mani robuste,Cedric disse che si chiamava Jerry e sarebbe stato il mio maestro di piano. Dapprima sbuffai perchè le sue lezioni si sarebbero tenute mentre Cedric era al lavoro e non avrebbe potuto guardare i miei progressi,ma poi mi convinsi all'idea che sarebbe stato un ottimo passatempo con cui ingannare le ore in attesa del suo ritorno.
Quell'uomo però,a dir la verità,nell'osservarlo mi faceva paura. Quasi quasi risi di me:un essere nè morto nè vivo,messo in vita da chissà quale destino,aveva paura di un mortale allampanato che un alito di vento avrebbe spazzato via! Ma ecco,era questa sua natura mortale a farmi paura:da mortale sarebbe stato soggetto a certi istinti che magari non avrei gradito,anche se sembravo esserci già abituata da quando frequentavo la casa di madame Charlotte e vecchi bavosi avrebbero potuto guardarmi interamente nuda ..Ma questa volta sembrava diverso,sembrava già che avessi dimenticato i tre mesi trascorsi lì e mi stupii di quanto fosse la mia memoria mutevole.
La prima settimana col pianista trascorse bene e imparai davvero molto,ma all'ottava mattina le sue attenzioni cominciarono a farsi più morbose. Prima gli sguardi:fissava i miei capelli,i miei occhi,il mio collo e le mani. "Quanto sei rosea,sembri una piccola pesca ..Sei così graziosa".
In seguito cominciò a toccarmi:prima le mani,dalle mani salì al collo e alla testa,poi scese di nuovo per i fianchi. E sapevo ormai riconoscere quando un uomo si eccitava guardandomi.
Mi spaventai e ogni mattina fu un calvario alzarmi,prepararmi e partecipare alle lezioni. Lui forse se n'era reso conto e continuava compiaciuto.
Non seppi dire una parola a Cedric fin quando,finita la lezione,mi prese per i fianchi e mi sbattè al muro.
-Baciami,piccola Dollie. Non farmi stare così solo ancora una volta-
-Lasciatemi,Jerry-
-E se non lo volessi ..-avvicinò le brutte labbra alle mie e tentò di baciarmi una,due,tre volte. Per la prima volta nella mia strana esistenza,pregai che qualcuno venisse a salvarmi in quell'istante,che si rendesse conto che a sbagliare fosse lui. E urlai,urlai per la prima volta. Di vero terrore.
-Taci,sta' zitta-
-No!-E urlai più forte,quasi sentii le cuciture del mio collo allentarsi. Sarei morta in quell'attimo,sarei morta se non fosse arrivato Cedric in quell'esatto momento. Urlai più forte e mi accasciai a terra:se avessi urlato ancora la mia testa si sarebbe staccata dal mio collo e questa sarebbe stata davvero la fine. E non volevo morire una seconda volta in quell'attimo,non per colpa di Jerry.
Quando svenni sentii i colpi dati al volto e alle braccia di Jerry da parte di Cedric,poi la porta aprirsi violentemente e chiudersi ancora più violentemente. Ero rimasta ancora illibata ma dovevo assolutamente salire nella mia stanza e chiudermi a chiave,e così rattopparmi.
-Portami nella mia stanza-fu l'unica cosa che riuscii a sussurrare e Cedric la udì,mi prese in braccio e corse con il mio peso fino alla mia stanza. Quando mi poggiò sul letto chiesi di essere lasciata sola almeno per mezz'ora,e lui acconsentì.
-A breve ti porterò qualcosa da mangiare-e sparì dietro l'uscio. Chiusa la porta,riuscii a tirare dal cestino del cucito ago e filo di lana spessi,li infilai nella cruna di un ago e davanti allo specchio mi misi a cucirmi:per fortuna che il filo si era sollevato di pochi centimetri. Quando ebbi finalmente finito,mi passai la cera rosa addosso e chiamai Cedric. 
Egli salì nella mia stanza a passo pesante,si chinò sul mio letto e mi baciò la fronte. Mi chiese come stessi,mi portò una fetta di torta di mele sfornata da poco dalla cuoca,mi coccolò e poi ritornò serio.
-Devo tutelarti meglio,Dollie.-
-Cosa intendi,Cedric?- volevi forse segregarmi in quella stanza,cambiare di nuovo paese o mettermi in collegio? 
-Vuoi sposarmi?-
Anche Alexander voleva sposare Adelaide. Adelaide sognava ogni momento di accasarsi con Alexander e mettere su famiglia,abito bianco,chiesa in festa e una grande festa nuziale. E la notte,da soli,magari dare l'inizio ad una nuova vita.
Vuoi sposarmi? Fui sul punto di svenire di nuovo,forse per l'eccessiva allegria o per ciò che mi sarebbe prospettato in futuro.
-Allora?-
Avvicinai piano il mio volto al suo. Il mio volto di bambina,come mi chiamava,e tenevo gli occhi chiusi. Anche lui lo fece e ci baciammo,e poco mancò al fare all'amore per davvero. 
 
Vestita di bianco e di pizzo,con un piccolo velo sulla testa e una tiara,sembravo una bambina nel giorno della sua Prima Comunione. E invece io,mostro senza età e senza vecchiaia,bello di morte,mi sposavo con un ritrattista conosciuto da due mesi in una piccola chiesa gremita di poche persone,tutti amici suoi. Erano circa sei gli invitati:due giovani uomini amici suoi,un certo Fred e un certo Nathan,tre donne bianche e morbide e dalle forme prorompenti(che prima mi sembrarono le mie compagne)dai nome di Lavinia,Penelope e Annette e la vecchia madre di Cedric,mrs Norton.
Quando mi incamminai per la navata centrale mi voltai spesso verso le tre giovani donne:erano bellissime e perfette e,a saperle come amiche d'infanzia del mio Cedric,quasi provai una punta di gelosia.
-Io,Cedric Norton,prometto di esserti fedele sempre,nella gioia e nel dolore,nella salute e nella malattia,e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita-
Con il suo abito nero,semplicissimo,infilò la fede nuziale nel mio indice violaceo.
Era adesso il mio turno.
-Io,Dollie ..Campbell,prometto di esserti fedele sempre,nella gioia e nel dolore,nella salute e nella malattia,e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita- e infilai la fede nel suo grosso e delicato indice nodoso.
Quando uscimmo dalla chiesa ci venne a prendere una piccola carrozza piena di fiori e fiocchi,ci avrebbe portato in casa della madre per il banchetto nuziale e la piccola festa. Appena vidi Annette e Lavinia uscire dalla chiesa sventolando le belle braccia bianche e i lunghi capelli neri e sanguigni mi strinsi al braccio di Cedric:in quel momento ebbi la paura che me lo rubassero appena diventato mio.
Eppure mi chiedevo se mi avesse condotta all'altare solo per amore e non solo per proteggermi come se fossi una sorellina o una cuginetta,la cuginetta che aveva avuto Alexander.
Eppure le mie paure erano infondate,lo avrei scoperto ore dopo,alle nove di sera circa.
La casa era tutta illuminata da candele profumate e Cedric mi condusse in braccio fino ad una nuova stanza da letto con un letto matrimoniale. Avremmo dormito abbracciati lì,tutta la notte,avrei potuto giocare con i suoi capelli e con le lentiggini nella sua schiena.
Faceva piano per non far scricchiolare le scale,poi arrivò al pianerottolo e girò la maniglia. Aprì la porta e mi fece sedere sul letto,poi si inginocchiò davanti a me.
-E adesso?-gli chiesi.
-Che vorresti fare tu?-
-Magari pensiamo la stessa cosa ..-
Ciò che facevano le compagne mi aveva sempre incuriosito. E adesso volevo provarlo,provarlo con lui.
Ci stringemmo le mani e poi si sedette accanto a me. 
-Avanti- mi disse. Io presi coraggio e mi sedetti sopra di lui,sulle sue ginocchia,come tempo prima quando era iniziata la nostra strana e assurda amicizia dentro un bordello. Questa volta però prese a toccarmi e infilò le mani sotto la sottana,iniziando a giocherellare con le mie calze bianche:aveva intenzione di strapparmele di dosso,l'avevo compreso bene.
Lo baciai in bocca e gli cinsi il collo con le spalle,lui intanto prese a spogliarmi:prima mi aprì l'abito e me lo tolse facendomelo scivolare addosso e delicatamente,io intanto m'ero fatta venire la pelle d'oca(la pelle d'oca! un mostro come me riusciva a provarla e a sentirla,soltanto con lui!)e sorridevo e mi coprivo.
-Di che ti copri?-disse baciandomi il naso-T'ho vista,sai ..-
-Sono un mostro-
Mi guardò in maniera maliziosa e mi tolse la sottana,rimasi in lingerie e calze. Mi afferrò per i fianchi,la sua presa era stretta.
-Non vai da nessuna parte-mi sussurrò e mi sollevò leggermente e mi adagiò sul letto.
Non ero stata programmata per amare.
Non ero stata programmata per essere amata.
Solo per fare amare due persone,per avvicinarle e per non farle più lasciare. Qualcosa era andato storto,avevo sbagliato un passaggio,s'era rotta la catena.
Sangue e veleno,morti e piccole ragazze non morte e quasi immortali.
Intanto m'aveva tolto le calze e mi baciava le gambe.
-Ma tu mi ami davvero,Cedric? Davvero davvero?-
S'era messo a cavalcioni su di me. Se non mi amasse era un conto,ma era terribilmente eccitato e lo sentivo.
Me lo dimostrò in altro modo:mi tolse le mutande afferrandole con i pugni. Come quando i clienti giocavano con le compagne.
Si tolse la giacca e la camicia,poi si abbassò i pantaloni e si accasciò su di me ansimando.
Fu un attimo quando mi sentii pizzicare tra le gambe nell'atto di possedermi. Faceva male,lo sapevo,sentivo il dolore:temevo che le cuciture si sarebbero rotte durante l'amplesso e sarei rimasta esanime come una bambola rotta tra le sue urla di terrore e le mie di dolore.
-Shh,è tutto normale. Stai tranquilla-e mi strinse forte mentre si faceva strada tra le cosce.
Oh Alexander,se solo avessi potuto vedermi! Guarda,guarda come egli mi ama!
Fu il più grande scacco che avessi potuto farti creatore mio,solo e soltanto creatore! Stupido ingrato,stupido,stupido Alexander!
Non seppi mai se quella notte avessi goduto per la tua sconfitta o per Cedric che,ansimante,m'aveva fatta gemere a mezzanotte in punto dopo dieci minuti di lancinante dolore. Il lenzuolo era tutto rosso e poi rosa e poi bianco e azzurrino. 
Mi chiesi in quell'attimo se fossi stata programmata anche con la possibilità di avere un figlio,e sperai di no. 
Mi baciò la bocca mentre ancora teneva le sue gambe incollate alle mie.
Ed era mio,mio soltanto,mio e basta:nessuna Lavinia e nessuna Annette avrebbero potuto rubarmelo.
-Ami solo me,vero?- e intanto avrei voluto chiedergli:e non guardi nemmeno con la coda dell'occhio Annette o Lavinia,vero?
-Buona notte-disse accarezzandomi il pube,ed ero già esausta.
 
Mi domandavo spesso perchè l'amore spesso cedesse il suo posto all'odio e alla gelosia,perchè si potesse passare dalla vita alla morte,dalla più completa felicità alla tristezza. E tutto avvenne dopo i primi mesi in cui il ritrattista Norton si fece vedere con la sua piccola e delicata signora,così piccola da spezzarsi quasi e da rompersi in mille pezzi con una sola carezza. E la colpa era loro,soltanto loro.
Tutta la sua comitiva era onnipresente in casa nostra,e in particolare Lavinia ed Annette. E s'erano peraltro fatte più belle:Lavinia era rosea e luminosa,con i bei capelli corvini che le incorniciavano il volto e gli occhi neri splendenti,piena di curve burrose e armoniose che il mio corpo di cadavere male assemblato non avrebbe mai sviluppato;Annette invece aveva lunghe trecce castane e luminosi occhi azzurrini,e lei era pallida e tonda come la luna:ma di una pienezza femminile e adulta,formata e sviluppata,non di certo la mia eterna pienezza infantile. Avevano addosso gli occhi di tutti e,per quanto spesso mi stringesse davanti a loro,temevo che un giorno avrebbero indossato anche quelli luminosi di Cedric.
I primi tempi non era di certo così:casa era sì piena d'ospiti quasi ogni sera,ma lui non si permetteva mai di avvicinarsi troppo alle signore sue amiche. Io ero sempre accanto a lui e tutti mi facevano i complimenti come se fossi stata la bimba di casa,la piccola cuginetta,mentre invece ero la moglie del padrone con cui ogni tanto scambiava qualche bacio e qualche carezza. Ma appena passarono i primi quattro mesi,dicevo,lui cominciò a freddarsi e a farsi sempre più lontano:sparirono prima i baci,poi le carezze e poco mancò a che finissero addirittura le parole! E io,mogliettina paziente,cercavo di consolarmi dicendomi "oh beh,cosa c'è meglio di una stanza nuziale per questi!".
Ma mancarono pure questi e cominciò ad uscire la sera,ritornando prima a mezzanotte,poi alle tre,poi all'alba. E nel frattempo quei rapporti con Lavinia si fecero sempre più stretti,soprattutto dopo il matrimonio di Annette con un forestiero.
Io feci finta di nulla e covavo silenziosa quel feto morto che mi portavo dentro,morto come la madre sua:l'odio,l'unico figlio che ero riuscita a generare dentro il mio grembo di cadavere. L'odio per lui così assente e così freddo,ma soprattutto per lei,lei sola:ma cos'era lei,in fondo? Una sciacquetta qualunque,una provincialotta tra tante ..La semplice invitata.
Ed io intanto attendevo,attendevo come piccola Penelope dall'inferno al mio telaio ricamando fazzoletti per asciugare le lacrime,solo le lacrime.
O forse come Didone,l'infelice Didone? Ero forse una regina però? Certo che no!
O ero Medea,piccola Medea sterile e infernale? Piccola Medea ripudiata di nascosto ma tenuta sotto lo stesso tetto? Ma che figli avrei ucciso,quali figli che ero sterile?
O forse ero Deianira parti di bambola,faccia di bambola e cuor di cadavere? Mogliettina fedele con la sua tela insanguinata dal centauro Nesso,dovevo quindi solo cingerlo con un chitone di sangue e vederlo bruciare?
Ma io ti amo,ti amo Cedric. Ti ho amato fino all'ultimo.
E lei,lei doveva morire. Ma come,come e quando?
Una notte,quando lo vidi andare via dalla finestra,mi buttai sul letto a piangere. Volevo andarmene e stavo cominciando a fare le valigie:m'avrebbe cercato se avesse voluto,sennò sarei continuata a vagare e sarei ritornata dalle compagne. Voglio un'anima di ferro e un corpo da bambina,sensibile alle lacrime anche se succube del desiderio maschile.
Parti di bambola,cuore di demone,anima volata via da chissà quando.
Afferrai un vecchio vestito,quello che avevo indossato per scappare dal mio paese,ma frugando nelle tasche trovai una boccetta:ARSENICO. Quello che avevo utilizzato per Adelaide.
Sorrisi tra le lacrime pensando alla mattina seguente:anche quella mattina sarebbe venuta Lavinia. E io,da brava mogliettina,avrei servito il tè.
E lei mi vide.
E lei mi sorrise.
E lei mi baciò la guancia e si accomodò nel salone.
E io andai in cucina.
E io versai il tè nelle tazze tutte colorate,gialline e rosa e azzurre.
E io scelsi quella rosa,Lavinia beveva sempre in quella:il rosa attirava i suoi occhietti. E giù quattro gocce.
E io andai in salone.
E io sorrisi a tutti. E il sorriso durò poco,pochissimo. Perchè fu Cedric a prendere la tazza rosa.
Diventai più bianca di quanto fossi e mancò poco che mi si vedessero le strisce di cera,e Cedric cominciò a tossire. In mezz'ora tutti se n'andarono di casa e Cedric venne messo subito a letto con una bruttissima cera,e nel suo volto vidi quello morente di Adelaide che invece avevo guardato con tanta allegria e gaiezza! Qualcuno mi aveva vinto,qualcuno che veniva dal nero ventre della mia mamma Morte aveva fatto capovolgere tutte le sorti!
-Cedric mio Dio,Cedric cos'hai ..-
-Muoio,ma chere,sto morendo ..-
E giù tutte le preghiere che m'erano state messe in testa,dato che ero stata costruita per credere in Qualcosa che nessuno m'aveva mai illustrato.
Cedric moriva invece,moriva sempre di più. E la causa della sua morte ero io,solo io e basta! O forse era lei,Lavinia,che s'era immischiata nella nostra vita quando nessuno me gliel'aveva mai chiesto! E per colpa sua l'onta di un nuovo sangue mi ricopriva interamente!
-Cedric,io senza di te non resto qui ..-
-Non dire sciocchezze ..Mio Dio,come brucio!-
Ecco,Deianira ingannata! Ecco Deianira che uccide il marito amato che tanto attendeva! Ecco Deianira delirante e frustata,assassina! Assassina!
Che spettacolo eri,amore mio! Cedric,unico uomo che mai amai in tutta la mia vita costruita,la mia vita di bambola perfetta solo per servire e unire due anime e poi degenerata,creata e plasmata per uccidere e piangere,uccidere e far piangere!
Non potevo tollerare quello spettacolo,non più. Corsi via lontano dal suo capezzale urlando come un'ossessa e mi lanciai giù per le scale con la testa rivolta verso il pavimento:spaccati Dollie,spacca quella testolina deforme!
E mi lanciai ad occhi chiusi mentre con un dito mi misi a frugare sotto il colletto e,quando trovai il mio filo nero sotto la cera rosata,iniziai a scioglierlo lentamente.
Cedric urlava il mio nome da lassù e io mi scioglievo il collo,spaccati Dollie spaccati! Muori,muori di nuovo e adesso per sempre! Per sempre!
   
 
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