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Autore: Jo Harvelle    06/07/2013    0 recensioni
"Sì, forse c’è sempre bisogno di un momento di sconforto così ogni tanto, forse non c’è un’età giusta per smettere di temere il giorno che sarà domani, forse era giusto che si sentisse così vuota.
Ma ci sarà il giorno in cui verrà qualcosa o qualcuno che l’aggiusterà?"
Questa è la storia di Becky, ragazza che attraverso la musica indagherà se stessa e il mondo che la circonda.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era martedì sera.
Becky era appena tornata da lavoro, avevo lanciato il cappotto inzuppato di neve sull’appendiabiti, si era lasciata cadere la borsa di lavoro per terra, pesante, piena di cartacce inutili. Si accasciò sulla sedia della sua cucina, una cucina piccola, essenziale, familiare. Arrivò, come tutte le sere Gingi, il suo micetto, che pretendeva qualche coccola ora che finalmente non era più solo ma c’era con lui la sua compagna di piumone e di pappa.

Dopo essersi concessa qualche minuto di relax tra fusa e carezze varie, Becky andò nella sua camera, dove finalmente poté togliersi i jeans bagnati, le scarpe col tacco e il maglione lanoso infreddolito. Si guardò allo specchio: era pallida e spettinata, piuttosto deperita. S’infilò in un primo momento una vestaglia piuttosto provocante: faceva freddo e non c’era nessun uomo da aspettare, ma voleva per qualche momento semplicemente guardarsi allo specchio e piacersi. Prese il suo mp3 dal comodino e lo pinzò alla vestaglia rosa pallido semitrasparente che le copriva a malapena le gambe, s’infilò le cuffie e mise a tutto volume “Not your fault” degli Awolnation e chiuse gli occhi.

In quell’istante non esisteva più niente, se non quel ritmo semi-veloce che le faceva muovere braccia e gambe con un ritmo semplicemente perfetto; aprì gli occhi al ritornello e vide la sua immagine cantare e ballare davanti allo specchio: lei così giovane, ventisei anni appena compiuti, capelli biondo scuro lunghi e mossi che si dimenavano accompagnati da mani che volevano quasi strapparli nell’impeto, lei così ombrosa, lei che non si piaceva ma stava anche ore a cantare in lingerie davanti allo specchio solo per potersi immaginare nelle vesti di qualcun altro. Una lingerie provocante per nessuno o per se stessa? Rimise da capo la canzone, non bastavano quattro minuti di canzone per fare tutti i movimenti, per indagare il suo intimo e sfogare tutti i suoi pensieri, i dubbi, le paure degli ultimi giorni. Dove era stata Becky? “Baby it’s a wonderful news: It’s not your fault, it’s not your fault” gridava come una vera rockstar.

Finì la canzone per la seconda volta e mise la riproduzione casuale: “Fix you” dei Coldplay. Stette lì davanti allo specchio come un’ebete, improvvisamente immobile e assorta. Ci fosse stato qualcuno a guardare quella stanza al quarto piano nella periferia avrebbe pensato che era una matta, così triste, così intensa, così bella.
Si guardò intorno e vide una camera spoglia, le sue cose ordinate quasi maniacalmente per ricavare più spazio possibile. I jeans ancora a terra accartocciati sulle scarpe comprate coi suoi risparmi, il dolcevita color ruggine appallottolato sulle coperte ben tirate. Gingi ci si appallottolò sopra appena lo vide. Fuori dalla finestra la neve che cadeva incessante ormai da ore e copriva ogni forma di suono e di pensiero. I lampioni formavano come sempre quell’alone giallastro che illuminava appena i marciapiedi e le auto come fantasmi scivolavano nella via. Tolse le cuffie e sospirò, senza pensare a nulla in particolare, togliendosi la vestaglia e mettendosi una calda tuta felpata. Si chiuse la porta alle spalle e tornò alla sua serata di relax.

Sì, forse c’è sempre bisogno di un momento di sconforto così ogni tanto, forse non c’è un’età giusta per smettere di temere il giorno che sarà domani, forse era giusto che si sentisse così vuota.
Ma ci sarà il giorno in cui verrà qualcosa o qualcuno che l’aggiusterà?
  
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