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Autore: aria    06/07/2013    6 recensioni
Effy non sa essere felice, però lo vorrebbe tanto. Insegue la felicità con tutte le sue forza, ma sente di non meritarla. E' colpa sua. E' sempre colpa sua. E' tutto colpa sua. Vorrebbe solo chiudere gli occhi ed essere felice. MDMA. La felicità in pillole.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elizabeth Stonem, James Cook
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MDMA

Felicità in Pillole








Piccole. Colorate. Giallo, rosa, celeste, viola, bianco, arancione, verde. Su quella rosa c'è persino una farfallina. Sembrano caramelle. Invece sono droga. Ora, che tipo di droga siano esattamente Effy non lo sa. Probabilmente MDMA, ma non è che sia sicurissima.
Le ha raccattate in giro per la stanza, non sapeva nemmeno di averle. Erano sparpagliate un po' ovunque, nel fondo di una borsa, nel cassetto delle mutande, dentro il portagioie, una persino in un paio di jeans che Tony ha lasciato a casa. Chissà da quanto tempo stava lì. Le droghe scadono? Forse. E se scadono che succede?
Effy dubita che cambi qualcosa. Comunque chissenefrega.
Freddie è morto, i suoi genitori stanno divorziando, con Pandora sta andando tutte a puttane e Tony non è lì. E' al punto di rottura, davvero non ce la fa più.
E' troppo. Come potrebbe sopportare tutta questa merda? Effy è fragile, nonostante le apparenze da dura. Non sopporta nemmeno il suo stesso nome, perché Elizabeth le sembra il nome di una persona da cui ci si aspetta qualcosa. Il nome di una persona responsabile, precisa, efficiente, perfetta. Effy invece è un nomignolo, è leggero, allegro, divertente. Con Effy vai ad una festa, ridi e poi torni a casa. Nessuno si aspetta niente da una Effy. E lei preferisce così, perché vivere cercando di accontentare le aspettative degli altri le è impossibile. Ci ha provato, con la sua treccia ordinata e la divisa della scuola, ma non c'è riuscita.
Esattamente come non è riuscita ad essere felice con Freddie. Ci ha provato. Ci ha davvero provato. Ma la realtà è che lui non la capiva veramente. Non era abbastanza danneggiato e corrotto per capirla. La loro relazione li ha distrutti, anzi ha distrutto più lui che lei, visto che Effy è ancora ritta sulle sue gambe. Freddie invece no. Si incolpa anche di questo. E' colpa sua se è morto. Colpa sua se Pandora non è più la ragazza felice e ingenua di un tempo. E' colpa sua se i suoi genitori si sono lasciati. E' colpa sua che Tony è lontano. E' sempre colpa sua. La felicità la spaventa, la terrorizza. Eppure l'ha cercata comunque. Non avrebbe dovuto perché non se la merita.
E' tutta colpa sua.
Ma ha le spalle piccole e non ce la fa più a portare tutto quel peso. E' troppo gravoso per lei.
Osserva le pasticche. Diciamo che sono MDMA, per dare una definizione. Le definizioni sono importanti, inquadrano le cose, le mettono in uno spazio definito. Effy ha bisogno di definizioni, di cose che hanno un nome e un ruolo, che può inserire in uno schema. MDMA, deciso.
Ne spinge una con il dito, quella viola, appena un po' più in alto in modo che sia allineata con le altre. Una fila regolare di felicità artificiale, allegra e colorata.
Si mette tutte le pillole nel palmo di una mano. Basta ingoiarle e tutto scomparirà. Il dolore, la rabbia, i problemi, la solitudine. Tutto. Deve solo mettersi tutto in bocca e poi buttare giù.
Ha appena aperto la bocca che qualcuno suona alla porta di casa. Per la sorpresa le cadono le pillole di mano e quelle si sparpagliano sul pavimento. Mentre esce dalla stanza ne pista una. E' a piedi nudi. Fa male. La droga fa male. Effy ride, un po' per il nervosismo, un po' perché le sembra in qualche modo distorto divertente.

Scende le scale e si chiede perché Anthea non sia andata ad aprire la porta. Probabilmente dorme. Fuori dalle finestre è buio, un buio scuro e pastoso. Deve essere veramente tardi, sua madre deve essere a letto e sicuramente avrà preso le sue “goccine” per dormire. “Goccine”. Per quanto riguarda Effy sono una droga mascherata da medicina, ma chi è lei per giudicare?

Fuori dalla porta c'è una sagoma scura, non molto alta, ma piuttosto ben piazzata. Un tipo un po' tarchiato lo definirebbe, se in quel momento il suo cervello non fosse troppo sconvolto per pensare lucidamente. Apre la porta senza nemmeno chiedere chi è. Di sicuro non è un ladro, i ladri non suonano il campanello.
“Cook,” sussurra, un po' sorpresa un po' spaventata. La lucidità le torna indietro come un elastico troppo teso che viene lasciato andare di colpo. Registra il sangue, l'aria sconvolta, il respiro pesante e soprattutto la mazza che tiene ben stretta in una mano. Si scansa per permettergli di entrare e poi chiude la porta assicurandosi di far girare il chiavistello. Ladri, non si sa mai.

Cook sta in piedi accanto a lei e la fissa come se cercasse le parole giuste o come se ne avesse troppe che gli premono tutte insieme contro le labbra.
“Ho fatto un casino.”

Effy annuisce. Non ha idea di cosa parli, ma qualunque cosa sia non vuole parlarne nell'ingresso. Gli fa un cenno con la testa e ritorna sui suoi passi. Vuole tornare nella sua stanza. La sua stanza è un posto sicuro, un rifugio, un bozzolo in cui ritirarsi. Cook la segue, in silenzio, la punta della mazza che strofina contro il pavimento.

Quando entrano nella camera Cook schiaccia la stessa pillola che aveva calpestato Effy, ma sotto la sua scarpa e il suo peso quella si sbriciola. Cook solleva il piede e vede una polverina colorata.

“MDMA,” spiega Effy, come se la cosa spiegasse qualcosa.

“Che cazzo stavi pensando di fare?”

Già, cosa pensava di fare? Mentre ci pensa si rende conto che non ha una risposta. Voleva solo essere felice, anche se per finta. Felicità in pillole. Che male c'è? Scuote la testa. Adesso c'è Cook di cui occuparsi. Individuare un problema, qualcosa da fare, e concentrarsi su quello. Prende un profondo respiro, cercando di prendere tempo per capire cosa fare. “Cos'è successo?” chiede.

Brava Effy. Analizzare le cose, spiegarle, dargli un senso.

“Sono andato a casa del tuo psicologo e credo di averlo praticamente ammazzato.”

Ecco, quello Effy non se lo aspettava. Aveva capito che aveva picchiato qualcuno, ma il suo terapista non l'aveva considerato. “Perché?”

“E' lui che ha ucciso Freddie.”

Il respiro le si blocca a metà strada tra il naso e i polmoni. Poi le esce tutto insieme e fa quasi male. Continua a respirare. Hai un cosa, un perché, un dove e, a giudicare dalla mazza, un come. Cos'è che hanno detto a quella lezione di giornalismo, cos'è che manca? Ah, già. “Quando è successo?”

“Adesso. Prima che venissi qui.”

Effy da un'occhiata alle pillole sul pavimento. Cazzo, roba sprecata. E l'MDMA costa, mica te la regalano. Non sempre, almeno. Ma adesso Cook ha bisogno di lei, del suo aiuto. C'è qualcuno che ha bisogno di lei. Lei è utile. Le piace la sensazione di servire a qualcosa, di avere uno scopo. Allunga una mano verso Cook e con gentilezza gli allenta la presa dalla mazza, che cade a terra con un suono sinistro in tutto quel silenzio. Sa esattamente cosa fare, perché è quello che una volta hanno fatto anche a lei. Lo prende per mano e lo porta in bagno.

Cook rimane i piedi in mezzo alla stanza e guarda Effy che apre il rubinetto dell'acqua calda. Poi la osserva mentre lo spoglia, con delicatezza, come farebbe una madre con un bambino.
Vuole bene a Cook. Non come vorrebbe lui, ma gli vuole bene. Non lo ama, non è sicura di sapere come si fa davvero ad amare. Sa donare tutta se stessa, ma lo fa con la forza di un uragano. Non sa moderare le dosi, come con le pillole. Le avrebbe prese tutte insieme. Effy è così, o tutto o niente. O tutto fino al limite cielo o fino al fondo dell'abisso.
Lo lava, togliendogli il sangue non suo di dosso, e poi lo avvolge in un asciugamano morbido. Ha raggiunto l'obbiettivo di rimettere in sesto Cook, ora può andare a raccogliere le pasticche.

“Domani mi accompagni dalla polizia? Voglio costituirmi.”

Un altro ostacolo tra lei e l'MDMA. Da quando Cook è così responsabile? Forse è perché c'entra Freddie. Effy annuisce. “Certo.” Lo sa quanto sia importante avere l'appoggio di qualcuno. Si porterà la pillole in tasche e poi quando avrà finito con Cook, butterà tutto giù e tanti saluti e baci. Arrivederci. Au revoire. Auf Wiedersehen.

Non pensarci nemmeno a prendere quella merda.”

Cook legge nel pensiero? No, la verità è che la conosce troppo bene. E si preoccupa per lei. Cook si preoccupa di un sacco di cose in realtà. E molto più sano di lei, da un certo punto di vista. Deve fare una lista. Mettere le cose in ordine. Primo punto: prendersi cura di Cook fino a domani.

“Vuoi dormire qui?”
Cook annuisce.


Si sdraiano a letto, sedere contro sedere. Ad Effy piace. E' intimo, ma non troppo. Forse, ma solo forse, se fa piccoli passi potrebbe riuscire a vivere con almeno una briciola di felicità. Anche una briciola piccola piccola. E' una che si accontenta e sa che la felicità assoluta non esiste. Almeno non per lei. E nel caso non ci riuscisse, la sua felicità istantanea è a portata di mano.

MDMA, felicità in pillole.

Effy sorride. E' un bello slogan.













Note:
Mi rendo conto che il finale di questa storia sia troncato e lasci l'amaro in bocca.
E dopo cosa succede? Viene da chiedersi.
Diciamo che ho cercato di mantenermi in linea con i finali di stagione di Skins.
E dopo...dopo c'è la vita che va avanti, suppongo.
   
 
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