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Autore: umavez    06/07/2013    5 recensioni
In una notte passata fuori dal villaggio della Foglia potrebbe prendere vita una serie catastrofica di eventi: imboscate, battaglie, assalti, e magari un'altra grande guerra ninja. Oppure potrebbero solamente venirsi a creare delle fastidiose scomodità, come un Naruto che ruba un cuscino, una Sakura che alza troppo il tono di voce, e un Sasuke che, come al solito, non riesce a trattenere la rabbia.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 7 | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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« Potresti ridarmi il cuscino, per favore? »

Allungò le mani verso il compagno di squadra che, come un bambino piccolo, continuava a stringere spasmodicamente un cuscino che non era il suo e che non gli spettava. Nel buio della stanza le sembrò quasi che i suoi occhi fossero diventati lucidi. Sbuffò, cercando di non fare rumore, per non svegliare l’altro.
Altrimenti si che sarebbero stati casini.
 
« Se tu mi ridessi il cuscino, io non mi arrabbierei. »
« Perché, ti stai per arrabbiare? »
 
Le sembrava abbastanza ovvio che si sarebbe arrabbiata da un momento all’altro, se quella stupida farsa non fosse finita presto. Naruto era davvero capriccioso. Non capiva che c’erano modi molto meno invadenti per attirare l’attenzione? Cercò di allungare ancor di più le braccia verso di lui, ma il compagno di squadra sembrò solamente rafforzare la presa sul cuscino, senza il quale non sarebbe riuscita a dormire.
Quel pavimento era strano, faceva freddo, e il futon era terribilmente scomodo.
 
« Se io ti ridessi il cuscino, il gioco finirebbe. »
 
Sorrise forzatamente, portandosi una mano tra i capelli e lasciando cadere l’altra lungo il fianco. Si era stufata di tenerle tese nella speranza di riavere un oggetto che era indubbiamente di sua proprietà.
« Naruto, » cominciò con calma, sapendo però che non sarebbe riuscita a mantenere quel tono di voce sino alla fine della frase « se tu mi ridessi il cuscino non finirebbe nessun gioco, perché questo non è un gioco. Finirebbe questa scemenza. »
 
Il ragazzo si imbronciò visibilmente, offeso.
 
Evitò quindi di complimentarsi per la frase di prima nella quale il ragazzo aveva azzeccato tutti i tempi dei verbi dicendogli ‘Ehi, ma allora non sei un’analfabeta come pensavo!’, riservandogli solamente un’occhiata bruciante di rabbia. Non voleva mortificarlo più del dovuto.
 
« Ma io mi sto divertendo. »
« Sei l’unico, a quanto pare. »
I toni di voce si alzarono.
 
Restò seduta sul suo futon aspettando che Naruto, seduto sul proprio davanti a lei le lanciasse il cuscino, o glielo porgesse, o facesse qualsiasi cosa. Aveva sonno, gli occhi stavano aperti per miracolo e cominciava a dolerle la testa.
 
« Ma così...cioè, se io ti ridessi il cuscino..! »
 
Divampò nell’ira più totale che doveva aver colto anche Achille, perché non badò più al tono di voce, alzandolo a dismisura fino ad urlare. E così successe il disastro.
Perché lo sapevano che se Sasuke Uchiha veniva svegliato prima del previsto, era più nervoso.
 
« Se tu mi ridessi il cuscino io starei più tranquilla, stanotte riuscirei a dormire, e magari domani mattina potrei prendere in considerazione la possibilità di perdonarti, e tu non rischieresti la vita! »
 
Naruto sussultò, cadendo all’indietro come se una folata di vento gli avesse fatto perdere l’equilibrio. Si nascose dietro a quel cuscino rubato, guardandola spaventato. Ma quello non era niente in confronto a ciò che stava per succedere.
« E se le ridessi il cuscino, riuscirei a dormire anche io! »
 
Quello era il tutto. Era il disastro.
 
Naruto si era ritrovato attaccato su due fronti, e i due fronti erano entrambi molti arrabbiati e - vista la vena pulsante sulla fronte di Sakura e il pugno stretto di Sasuke – anche molto pericolosi. Si fece coraggio e si alzò in piedi, seguito a ruota dagli altri due. Se loro potevano urlare e mettergli paura, perché lui non poteva?
« Ma se io le ridessi il cuscino lei non smetterebbe comunque di urlare, e tu non riusciresti a dormire, quindi non prendertela con me! »
 
Naruto era conscio di aver detto una stupidaggine, perché se le avesse restituito il cuscino, sapeva che Sakura – magari dopo aver borbottato qualche insulto contro di lui – si sarebbe sdraiata nel suo futon tranquillamente, e non avrebbe più aperto bocca, ma se voleva evitare di fare a pugni col teme, la colpa bisognava darla a qualcuno, no?
Che codardo!  Il fatto era che a lui quel cuscino piaceva davvero!
 
« Se tu mi ridessi il cuscino io smett-! Io non sto urlando! »
« Invece sì! E se chiudessi quella bocca una volta per tutte, magari lui ti ridarebbe quel maledetto cuscino! »
 
C’era sicuramente qualcosa che non andava. Non era lei la colpevole, era Naruto. E allora come mai Sas’ke se la stava prendendo con lei? Guardò il compagno di squadra che sì, come aveva immaginato, era decisamente più nervoso del solito, senza capire come mai le stesse urlando contro. La soluzione più ovvia era che Naruto era un manipolatore di menti molto astuto.
 
« Se invece tu la smettessi di prendertela con me e te la prendessi con chi se lo merita, magari lui me lo ridarebbe, il cuscino! E io non urlerei più! Quindi non intrometterti! Stai zitto! »
Sasuke la guardò stralunato.
 
Era quello, l’inferno? Perché Sasuke le si era appena avvicinato e le aveva puntato un dito contro, cosa che non faceva mai.
 
« Se lui ti ridarà il cuscino sarà solo perché tu avrai smesso di urlare, non io! »
« Certo, come no! Secondo te se starò zitta mi ridarà il cuscino? Si convincerà da solo? Cavolo, è Naruto! Lo conosci! »
« E perché non ci provi?! »
« Perché io smetterò di urlare quando riavrò il mio cuscino! E il mio cuscino ce l’ha lui! »
 
Indicò il punto in cui si sarebbe dovuto trovare l’altro membro del team 7, ma entrambi si ritrovarono a fissare il vuoto. Con un’occhiata rapida alla stanza notarono che il dobe si stava dirigendo in punta di piedi verso la porta che dava nell’altra stanza, dove stava dormendo Kakashi-sensei.
 
« Naruto! » urlò Sakura, indispettita.
« Vedi? » disse, rivolgendosi stavolta a Sasuke « Se tu invece di prendertela con me avessi-»
« Stavo cercando di aiutarti! Voglio solo dormire! »
 
Okay, forse avevano un po’ perso il filo del discorso. Ma Naruto non poteva cavarsela senza niente.
Sasuke si avvicinò al ragazzo biondo, dando retta alla compagna di squadra, e afferrò un’estremità del cuscino, cominciando a tirare. Se non si poteva risolvere la faccenda con le buone, avrebbero risolto con le cattive.
 
I due diedero inizio ad un tiro alla fune che agli occhi di Sakura risultò estremamente imbarazzante, accompagnata oltretutto da insulti e da minacce. Non si aspettava di certo di vedere Sasuke lasciare la presa facendo cadere Naruto all’indietro, sfondando così la parete di legno.
L’Uchiha afferrò il cuscino di Naruto e glielo porse.
 
« Prendi il suo. »
« Ma ci teneva sopra i piedi! » disse, schifata. E il ragazzo lo lasciò cadere per terra immediatamente, pulendosi la mano sui pantaloncini.
Videro il biondo tornare di fretta in camera passando per lo squarcio nel muro e buttarsi sul futon, afferrando possessivamente tutti e due i cuscini. Sasuke si lasciò cadere esausto nel suo letto. L’unica in piedi e senza cuscino era lei.
 
« Ma io..! » cercò di protestare, quando qualcosa la tirò giù per i pantaloni del pigiama.
Sasuke la fece sdraiare nel suo futon, coprendola, e le porse una parte del suo cuscino.
« E adesso dormi. » Le aveva detto, voltandosi dall’altra parte.
 
Ma  Sakura capì velocemente che dormire con lui a fianco, con la sua schiena contro la propria, risultava ancora più difficile di dormire senza cuscino. E poi c’era il suo profumo lì. Dappertutto.
 
Naruto ronfava. Kakashi-sensei, visibile dal buco nella parete, se ne stava con le mani incrociate dietro alla testa e con il libro delle tattiche della pomiciata sul volto, e dormiente o meno, se ne stava sicuramente per i fatti suoi.
 
Il silenzio era pesante, e il respiro di Sasuke vicino a lei era talmente regolare da mandarla quasi in paranoia.
Lo sentì muoversi nel futon e avvicinarsi a lei. Poi la abbracciò, stringendola a sé.
Sì che sarebbe stato difficile dormire.
Quindici anni aspettando un abbraccio, un segno d’affetto, e ora che lo aveva ricevuto lui non se ne sarebbe nemmeno ricordato. Voltò lentamente il viso per non svegliarlo. Perché Sasuke stava dormendo, vero?
 
E se fosse stato sveglio, se l’avesse abbracciata volontariamente?, si chiese.
 
La sua speranza comunque morì così come era nata. Sasuke dormiva come un bambino. Lo si capiva dal viso quasi sereno che non aveva mai quando era sveglio, dalle labbra leggermente dischiuse che durante il giorno erano tirate in una smorfia di totale indifferenza. Lo si capiva – in effetti era lampante – dal semplice fatto che, appunto, la stava abbracciando. Tornò a guardare davanti a sé, imponendosi di non pensarci. Quando si dorme si fanno cose strane.
 
Però come avrebbe voluto stringerlo a sé anche lei.
Fu tentata. Pensò che se le mattina Sasuke avesse manifestato il suo dissenso per quel gesto affettuoso, se si fosse arrabbiato, avrebbe sempre potuto dire che stava dormendo e non se ne era resa conto. Ma no, non andava bene. Quello non era un abbraccio. Quello non era un bel niente.
Si spostò un po’, facendo scivolare sul futon la mano che prima le cingeva un fianco. Si sdraiò sulla schiena, guardandolo mugugnare qualcosa, infastidito dal cambio di posizione. Vide la sua mano avvicinarsi di nuovo. Il braccio la avvolse, circondandole il ventre.
 
E infine quando sentì delle labbra premere sulle sue, si spaventò.
 
Poi Sasuke aveva poggiato la testa tra il suo seno e la sua spalla, sospirando pesantemente.
Sorrise, mentre le guance le si arrossavano, ripensando che in quella notte aveva ricevuto il suo primo abbraccio da parte di Sas’ke-kun e che aveva ricevuto il suo primo bacio. Il suo primo bacio in assoluto.
Puramente casuale, sì. Se proprio in quel momento non avesse girato la testa per guardarlo per bene, magari le labbra non si sarebbero proprio scontrate. Ma che ci poteva fare? Sasuke la strinse ancor di più, poggiando il viso sul cuscino, proprio affianco al suo. Sentì il suo respiro sulla guancia, ma non ebbe il coraggio di voltarsi per guardarlo un’altra volta.
 
Però ricevere un altro bacio – magari meno casuale di quello di prima – non le sarebbe dispiaciuto. E a Sasuke poteva sempre dire che stava sognando, se le avesse chiesto qualcosa.
Trovò di nuovo le sue labbra, e si limitò a sentirle sulle sue, senza fare altro, mentre il cuore le batteva all’impazzata. E poi sembrò esploderle del tutto quando Sasuke dischiuse le labbra, baciandola davvero.
 
Aprì gli occhi, sorpresa. Quella era l’ultima cosa che si aspettava, ed era quasi sicura che di lì a poco ci sarebbe stata una scenata come quella del cuscino, perché era tutto troppo assurdo per essere normale.
Allontanò il volto buttando il collo all’indietro, e le sembrò di vedere per una frazione di secondo gli occhi neri di Sasuke aperti, puntati su di lei, e increduli quanto i suoi. Subito dopo il ragazzo poggiò nuovamente la testa sul cuscino, e notò sollevata che non aveva ritirato il braccio che la stringeva.
 
Quello doveva essere un sogno. Per forza.
 
---
 
« Sakura-chan...» L’aveva chiamata Naruto, guardandola stupito. Ricambiò lo sguardo, non capendo come mai l’amico e anche Kakashi-sensei, sbucato dal muro aperto, la stessero guardando in quel modo.
« Che c’è? » Chiese. Poi sentì il peso di un braccio sullo stomaco, e il fiato di qualcuno – che non poteva essere altro che l’ultimo componente della squadra – sul collo e sì, capì perché avevano quelle facce, e li giustificò, perché lei al posto loro avrebbe avuto la loro stessa reazione, forse anche peggio.
 
Cercò le parole per dare spiegazioni, ma non seppe proprio cosa dire, e Sasuke proprio in quel momento l’aveva fatta avvicinare ancor di più a lui, posandole inconsapevolmente un bacio sul collo. Arrossì davanti agli altri due. Forse era il caso di staccarsi.
« Sas’ke. » lo richiamò, mentre Naruto e Kakashi erano tornati a sistemare la stanza,  a fare qualche altra cosa, sbirciando ogni tanto la scena.
Il ragazzo mugugnò qualcosa, ma non si mosse.
« Sas’ke, è ora di alzarsi. Dobbiamo andare via. Naruto e Kakashi-sensei sono già pronti.»
 
Sasuke aprì gli occhi, e a Sakura sembrò essere più bello che mai. E le sembrò quasi che fosse suo. Suo, in quel futon.
La guardò per qualche istante. Non fece movimenti avventati: non si alzò di scatto, schifato, non ritirò il braccio. Non allontanò nemmeno il volto dal suo. Rimase a guardarla, forse chiedendosi se quello che era successo quella notte fosse vero o solamente immaginazione. La guardò per minuti interi, senza fare niente. Era diventata paonazza, ma come non capirla?
 
Poi lui aveva annuito, strusciando la guancia sul cuscino per svegliarsi meglio e tirandosi in piedi subito dopo. Le porse una mano, aiutandola al alzarsi.
E poi tutto tornò come prima, tranne che per qualche sguardo strano da parte degli altri due.
 
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« Cosa ci fai qui, Teme? »
 
Il ragazzo chiamato con il dolce appellativo si voltò, incontrando due occhi grandi e celesti che non erano accompagnati da due pesanti occhiaie, come lo erano i suoi.
Quella notte non aveva dormito, e sapeva che la colpa non era stata dei borbottii insensati di Naruto, o lo sfogliare di pagine del libro di Kakashi-sensei. Era stata lei.
 
« Sembri un moribondo. »
« Tu invece sembreresti un idiota, se già non lo fossi. »
 
Il biondo gli si sedette vicino, ordinando una ciotola di ramen, probabilmente inconsapevole che le parole di Sasuke erano un vero e proprio insulto alla sua persona. Sbirciò nel piatto dell’Uchiha, scorgendo una marea di pomodori conditi.
 
« Bleah.» Sussurrò Naruto, ma l’altro non ci fece troppo caso.
 
« Ehi, Dobe. Ti devo chiedere una cosa. »
« Cosa? » biascicò Naruto, con gli spaghetti che uscivano dalla bocca.  Sasuke arrossì, ma non per la scena imbarazzante di un essere umano non in grado di cibarsi seguendo la buona educazione, no.
 
« Se il cuscino di Sakura è tanto morbido, che...»
Guardò il compagno che lo ascoltava attentamente.
« ...Che ne dici di prenderglielo qualche altra volta? »
 
Naruto sputò tutto quello che era appena riuscito a mettere in bocca. 
  
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