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Autore: effewrites    06/07/2013    8 recensioni
[SOSPESA]
AU - TALUKE (+ Percabeth, + Lunabeth) - Rating Arancione per linguaggio e tematiche.
«Luke, ti presento Talia Grace, la mia migliore amica. Talia, lui è Luke Castellan, il mio fidanzato».
Mr. Sorriso era il tizio-nel-letto.
E Talia Grace era in un mare di guai.

Una mattina come tante altre, Talia si sveglia in un letto non suo, con i postumi di una sbornia colossale, e uno sconosciuto che le dorme accanto. Potrebbe essere una delle tante storie da una botta e via. Potrebbe non rivedere questo sconosciuto mai più. Ma, siamo seri!, a chi interesserebbe poi una storia del genere?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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TESTING, TESTING, I’M JUST SUGGESTING
YOU AND I MIGHT NOT BE THE BEST THING.

 
«Ecco a lei. Buona giornata!»
«Sì, buona giornata, come vuoi» mormorò Talia dopo aver afferrato la busta contenente il suo nuovo vestito e aver controllato per la settima volta lo schermo del suo cellulare. Silena le aveva detto che l’avrebbe aspettata alla cassa, ma sembrava essere sparita nel nulla.
«Dove diavolo sei» piagnucolò Talia uscendo dal negozio e mescolandosi alla folla del centro commerciale. Si sentiva persa, in quel luogo così differente dai mercatini e dai negozietti dove era solita andare a far compere.
Stava quasi considerando l’idea di far chiamare Silena agli altoparlanti dell’amministrazione del centro come fosse stata una bambina che aveva smarrito la sua mamma quando Talia si sentì chiamare proprio dall’amica. Si guardò intorno fino a che non individuò Silena, che si stava sbracciando per farsi notare, in compagnia di Annabeth e Luke.
Talia combatté l’impulso di ficcare la testa nella busta che teneva in mano nascondendosi come uno struzzo per poi scomparire tra la folla; si limitò, piuttosto, a dirigersi verso il gruppetto con un sorriso forzato stampato in faccia mentre imprecava mentalmente contro tutti coloro che almeno una volta nella vita avevano affermato che New York fosse una città enorme.
«Li ho visti passare mentre ti aspettavo e sono corsa a fermarli» spiegò Silena. «Ho provato a chiamarti per dirtelo ma nel negozio doveva esserci davvero poco campo, mi dispiace»
«Non importa» mormorò Talia. Aveva appena dimenticato l’irritazione provata pochi attimi prima, troppo occupata a notare come Luke avesse lasciato andare la mano di Annabeth, fino a quel momento stretta nella sua, non appena l’aveva vista arrivare.
«Allora è vero» esclamò Annabeth, senza dar segno di aver notato il comportamento del suo fidanzato. «Silena ti ha convinta a comprare un vestito!»
Talia si strinse nelle spalle con aria rassegnata. «C’è sempre una prima volta per tutto»
Annabeth rise; il cuore di Talia si strinse in una morsa, oppresso dal desiderio di riabbracciare la sua più cara amica, di strapparle risate spontanee come quella che aveva appena ascoltato, senza doversi sentire in colpa nei suoi confronti.
«Ehi, umh, Annabeth. Mi dispiace per ieri sera. Per come me ne sono andata»
«Oh no, Tals, tranquilla! Non preoccuparti, Luke mi ha detto tutto»
«Che cosa?!» esclamò Talia sgranando gli occhi e lasciando cadere la busta che aveva in mano. Luke si chinò a raccogliergliela dal momento che Talia sembrava essersi paralizzata.
Luke le aveva detto tutto? Ma tutto cosa? Se le aveva detto tutto allora perché Annabeth non l’aveva ancora scuoiata di fronte a tutto il centro commerciale? Stava aspettando un momento migliore? Non voleva testimoni? Annabeth era sempre stata furba, aveva forse intenzione di vendicarsi in maniera subdola? Talia avrebbe fatto meglio a buttarsi in ginocchio e a supplicare perdono?
«Sì, ho detto ad Annabeth che hai ricevuto una chiamata e hai dovuto correre via. Sembrava urgente» disse Luke, porgendole la busta.
Talia lo osservò, troppo spaesata persino per sentirsi sollevata. Si accorse che era letteralmente rimasta a bocca aperta e che il cuore aveva accelerato i battiti.
«Grazie» mormorò infine, prendendo la busta dalle mani di Luke.
Quindi lui l’aveva coperta. Dopo che lei l’aveva schiaffeggiato. Quel ragazzo sembrava avere come unico scopo nella vita quello di far sentire Talia una merda.
«È tutto okay, comunque?» domandò Annabeth, strappando Talia ai suoi pensieri. Gli occhi grigi della ragazza erano velati di una preoccupazione che Talia si senti in dovere di dissipare.
«Sì, sì, non preoccuparti. Solo, umh, mia sorella. Aveva bisogno di me e sembrava una cosa parecchio urgente, quindi…»
«Ehi, ho un’idea!» esclamò Silena, che detestava sentirsi messa da parte durante una conversazione. «Che ne dite se invece di rimanere qui in piedi come degli sciocchi ce ne andassimo ad un bar a bere qualcosa? Conosco un posto al primo piano del centro commerciale che deve assolutamente essere provato!»
L’idea del bere qualcosa fere eseguire un triplo salto mortale carpiato allo stomaco di Talia, ancora sottosopra dopo l’ubriacatura della sera prima. La ragazza promise a sé stessa che non avrebbe ordinato nulla di alcolico mentre insieme agli altri si dirigeva verso gli ascensori.
Intanto che sul pianerottolo aspettavano insieme ad un nugolo di persone che uno dei due ascensori disponibili si fermasse, Annabeth non smise un istante di ciarlare sulla meraviglia strutturale e architettonica che era quel nuovo centro commerciale, elogiando in particolar modo gli ascensori con pannelli in vetro trasparente che affacciavano sul cortile interno del centro.
Mentre lei parlava Luke la osservava sorridendo con uno sguardo particolarmente affettuoso, cosa che spinse Talia ad alzare gli occhi al cielo e ad incrociare le braccia al petto.
«Oh, Talia, quasi dimenticavo! Tu non hai problemi a usare questi ascensori, no?» domandò Annabeth mal interpretando l’espressione della sua amica.
Silena aggrottò le sopracciglia scure per un istante prima di assumere un’espressione desolata. «Cielo! Me n’ero completamente dimenticata, Tals! Avresti dovuto ricordar meno quando prima siamo salite!» esclamò. Ci mancava poco che i suoi grandi occhioni celesti si riempissero di lacrime.
Luke, incuriosito, alzò un sopracciglio nella direzione di Talia, che sentendosi al centro dell’attenzione  s’incupì.
«Ho dei problemi con le altezze» spiegò. «Se posso, evito di affacciarmi da luoghi molto alti. Ma non è importante. Questi ascensori sono veloci, se non guardo i pannelli di vetro non avrò alcun fastidio»
«Possiamo usare le scale, se preferisci» fece Luke.
Talia arricciò il naso. «Ho detto che non è importante. Ormai poi l’ascensore è qui, muoviamoci»
Effettivamente in quel momento si era illuminato uno dei pulsanti verdi accanto alle porte metalliche; non appena esse si aprirono la folla scemò all’interno dell’ascensore, grande abbastanza per contenere una dozzina di persone.
Talia e gli altri furono tra gli ultimi ad entrare e fu dunque su di loro che gli sguardi di tutti si puntarono non appena scattò il segnale acustico per il peso eccessivo.
«Cazzo!» mormorò Talia, sobbalzando e beccandosi un’occhiataccia da una donna ben pasciuta accanto a lei che stringeva in braccio un marmocchio. Al solo cogliere con la coda dell’occhio attraverso i vetri i sei piani che la separavano da terra, Talia aveva cominciato ad agitarsi ed era entrata in tensione. Fu dunque con grande sollievo che esclamò, rivolta ai suoi amici: «Aspetto il prossimo»
Uscì dallo stretto abitacolo e premette un altro pulsante di chiamata, ma il segnale acustico non cessò di suonare.
«Esco io, esco io» fece Luke facendosi largo tra i corpi accalcati fino ad affiancare Talia sul pianerottolo.
«Vi aspettiamo giù!» esclamò Annabeth, mentre le porte dell’ascensore si chiudevano lasciando Luke e Talia completamente soli.
 
A Talia parve un crudele scherzo del destino che nessuno degli acquirenti del centro commerciale necessitasse dell’ascensore proprio in quel momento. La sua voglia di stare da sola con Luke ammontava più o meno alla voglia che aveva di presentarsi la sera successiva alla festa di suo padre, cioè meno di zero.
«Sicura di non voler prendere le scale?»
«Sicurissima» mentì Talia, reticente a mostrare quanto l’avesse turbata il cogliere anche solo di sfuggita il livello d’altezza a cui si trovava.
Al diavolo, Tals, si disse. Non puoi lasciare che una cazzo di fobia ti condizioni fino a questo punto.
Se lo trascinava dietro sin da quando era bambina, il voler provare a se stessa di essere in grado di sconfiggere la sua più grande paura, cosa che tra l’altro l’aveva spinta a compiere i gesti più stupidi e disparati. Un esempio? Prima di andare a vivere con Percy, era andata a visitare un attico all’ultimo piano di uno dei grattacieli del centro, con grandi vetrate che affacciavano sulla città. Nonostante il prezzo esorbitante che sforava decisamente troppo il suo budget, Talia si era intestardita e aveva deciso che sarebbe andata a vivere lì. Solo l’effettiva mancanza di denaro le aveva fatto cambiare idea.
«Giuro che non ti sto seguendo, comunque. È per puro caso che ci siamo incontrati» mormorò Luke. Talia lo fissò per qualche istante; era un tentativo di far conversazione, quello?
«Non ho mai pensato che mi stessi seguendo» disse seccamente, quasi sulla difensiva. «Ma grazie per quello che hai detto ad Annabeth. Poche persone l’avrebbero fatto, dopo che… sai, no»
«Dopo aver ricevuto un ceffone tale da farti domandare se per caso ti fossi procurato un paio di minifratture nel viso? Direi che quasi nessuno l’avrebbe fatto»
Talia guardò Luke sconcertata. Davvero l’aveva colpito così forte? Possibile che non se ne fosse resa conto? Un bruciante senso di colpa si fece largo nel suo petto mentre scrutava il profilo di Luke nel timore di trovarvi un qualche livido o rossore. Luke si accorse del suo sguardo e inarcò un sopracciglio.
«Stavo scherzando, Talia. Senza offesa, ma su di una scala da uno a dieci al tuo schiaffo avrei dato un sei. Massimo sette, per essere buoni»
«Porca puttana, Luke!» esclamò Talia con un sorriso di sollievo, sentendo come un peso sollevarsi dal petto. Iniziò a ridere, e di lì a pochi secondi aveva contagiato anche Luke con la sua risata.
Riuscirono a darsi una calmata solamente quando le porte dell’ascensore si aprirono nuovamente, mostrando stavolta una cabina vuota.
Talia rabbrividì e sentì il proprio stomaco stringersi in una morsa mentre entrava; si poggiò con la schiena contro la vetrata, sfregandosi la fronte con una mano e socchiudendo gli occhi.
Finirà in fretta. Un minuto, forse anche meno, e poi sei fuori.
Luke scoccò uno sguardo a Talia, poi premette il pulsante di discesa per il primo piano. Le porte si stavano già chiudendo quando qualcuno fuori gridò di aspettare e Luke le fermò inserendo un braccio nel mezzo. Le porte si ritrassero e nell’ascensore entrò una vecchietta dai capelli bianchi raccolti in una crocchia sulla nuca che si profuse in ringraziamenti.
Poi, finalmente, l’ascensore partì. Talia chiuse gli occhi.
Dopo una manciata di secondi, però, la cabina si fermò con uno scossone. Talia dovette appoggiarsi con entrambe le mani alle pareti  per non cadere.
«Che succede?» mormorò allarmata.
«Credo che l’ascensore si sia bloccato» le rispose la vecchina con un tono di voce tale che pareva avesse appena commentato le condizioni meteorologiche, quando invece aveva annunciato quella che Talia considerò immediatamente una delle più grandi disgrazie che avessero mai colpito la civiltà umana.
«Oh mio… Oh mio Dio! Cazzo, cazzo, cazzo! Oddio. Oddio» esclamò Talia. Aveva aperto gli occhi e, invece di starsene buona in un angolo ad aspettare che l’ascensore si sbloccasse, si era ritrovata a guardare verso le vetrate, in preda ai conati di vomito.
«Che significa che siamo bloccati?!» quasi strillò.
L’anziana signora le rivolse uno sguardo perplesso, ritraendosi appena. «Immagino che tra qualche minuto si sistemerà tutto»
«Qualche minuto? Qualche minuto è troppo
«Talia» la richiamò Luke. «Calma. Capita spesso che gli ascensori si blocchino, non è nulla di grave»
Talia avrebbe avuto voglia di sbranarlo vivo.
«Come sarebbe a dire che non è nulla di grave? Siamo bloccati in una fottutissima scatola di vetro a metri e metri da terra, cosa cazzo c’è di più grave di questo?!»
Luke rivolse uno sguardo di scuse alla signora, che fissava Talia in maniera scandalizzata con una mano poggiava teatralmente sul petto.
«Ha la fobia delle altezze, la perdoni» disse.
Talia si sentì sprofondare. Si trovava in quella situazione orrenda e Luke si preoccupava del linguaggio da lei usato. La cosa peggiore fu però lo sguardo impietosito che le venne rivolto dalla vecchina.
«Stia tranquilla, povera cara» le disse la donna. «Non è il caso di piangere, suvvia!»
Talia si rese conto di avere le guance umide da lacrime di frustrazione. Oh, perfetto. Tanto per migliorare la situazione, insomma.
Luke si voltò verso di lei, con un’espressione preoccupata in volto. In un attimo era lì, accanto a Talia, sorreggendola per le spalle mentre la ragazza tentava di asciugarsi le lacrime.
«Talia» sussurrò. «Talia. Va tutto bene. Senti? È già partito l’allarme, significa che entro poco sbloccheranno la cabina»
Effettivamente, Talia si rese conto del campanello che suonava in lontananza. La cosa parve tranquillizzarla. Alzò lo sguardo su Luke, ancora vicino a lei, fin troppo vicino…
«Te l’avevo detto che avremmo dovuto prendere le scale» disse lui, accennando un sorriso. Talia scosse la testa, sforzandosi di riprendere il controllo su se stessa.
«Aspettate, vediamo se… oh, ecco!» fece la signora, tirando fuori dalla sua enorme borsa un pacchetto di Kleenex e porgendolo a Talia. «Prendete pure, con tutto il trucco che questa povera ragazza ha sugli occhi piangere non è affatto una buona idea»
Talia avrebbe voluto controbattere sulla definizione “povera ragazza”, ma desistette. Al contrario, borbottò un ringraziamento mentre afferrava un fazzoletto e lo passava sul viso, ritraendolo quasi completamente nero. Luke sorrise della sua espressione contrita.
Qualche istante dopo, ci fu un nuovo scossone. Talia sobbalzò con fare isterico.
«Tranquilla!» le disse immediatamente Luke. «Guarda, stiamo scendendo. È già finito tutto» aggiunse cercando di rasserenarla.
Talia serrò gli occhi, inspirando profondamente ed espirando con la bocca. Luke le cinse le spalle con un braccio, sfregandole la spalla con la mano.
Passarono secondo che a Talia parvero eterni, prima che il segnale acustico avvisasse dell’arrivo dell’ascensore al primo piano.
«Eccoci qua!» trillò tutta allegra l’anziana signora, rivolgendo un sorriso a Luke e Talia. «Si faccia coraggio, cara. È fortunata ad avere un fidanzato così premuroso» disse, poco prima che le porte si aprissero.
Talia sbatté le palpebre, rendendosi solo in quel momento conto del fatto che Luke la stesse tenendo stretta al proprio corpo. Poggiò le mani sul fianco di lui e lo spinse via, allontanandosi.
«Non è il mio fidanzato» disse, turbata, ma la vecchina aveva già lasciato la cabina dell’ascensore.
Talia decise di seguire immediatamente il suo esempio.
Uscì in fretta, senza sapere dove dirigersi, ma non ebbe neanche il tempo di guardarsi intorno che si ritrovò a stringere una terrorizzata Annabeth tra le braccia.
«Cielo, Talia!» esclamò Annabeth. «Cielo. Come stai? Appena ho sentito l’allarme mi sono preoccupata da impazzire!»
La ragazza si allontanò appena, scrutando in volto Talia. Le sue sopracciglia bionde si aggrottarono quando Annabeth notò gli occhi arrossati e il trucco sbavato della sua migliore amica.
«Sto bene» fece Talia, rassicurando sia Annabeth che Silena, la quale stava accarezzando teneramente la sua spalla con fare materno e protettivo. «È passata, per fortuna»
«È stata brava» disse Luke, avvicinandosi al gruppetto. Talia si lasciò scappare una risata nervosa.
«Non è vero. Ho sbroccato di brutto»
Annabeth sorrise, avvicinandosi al suo fidanzato.
«Spero che Luke sia stato un galantuomo, lì dentro!»
Talia e Luke incrociarono i loro sguardi.
«È stato fantastico» mormorò lei.
Fin troppo fantastico.
Talia si chiese perché karma e destino ce l’avessero così a morte con lei.

 

Stuck now, so long, we just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight
You can’t stop this and I must insist
That you haven’t had enough, you haven’t had enough
Testing, testing, I’m just suggesting
You and I might just be the best thing.
[Haven’t Had Enough – Marianas Trench]











 

Oh, finalmente quella sconsiderata della mia chiavetta per la connessione ha deciso di funzionare! Essendomi trasferita come ogni anno in Calabria per le vacanze, è iniziato l'incubo internet. Non mi dilungo più di tanto nel commentare il capitolo, dico solo che mi sono divertita in maniera assurda nello scriverlo! E nulla, ho notato che a molti di voi che recensite piace Taylor Swift! Ragazzi, fosse per me i titoli dei capitoli sarebbero tutti parte dalle sue canzoni! :') Yep, sono una Swiftie in piena regola, ormai credevo si fosse capito.
Per quelli di voi che sono fan della Percabeth... non preoccupatevi, non ho dimenticato Percy in un baratro a crogiolarsi nel dolore. Tra un paio di capitoli al massimo tornerà in scena anche lui! 
Baci <3

 
  
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